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Autore: Ily Briarroot    08/05/2018    3 recensioni
Quello stesso sentimento che era mutato con il passare del tempo, di protezione e di attaccamento, era diventato forte e aveva assunto tante sfumature diverse, di difficile interpretazione. Persino lei aveva rinunciato di essere ricambiata in quello che lei definiva amore, perché aveva sempre saputo che nel cuore di lui c'era posto soltanto per un'altra persona ma lì, in quel momento, capì quel qualcosa di diverso, che non equivaleva a quel tipo di amore, ma che era ugualmente forte e bello. E che c'entrava con l'essere parte di una cosa sola, in qualunque modo lo si guardasse.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A part of me 


Ogni cosa le provocava una sorta di tensione, in quel luogo. Non vi era stata spesso per quel motivo; si guardò intorno appena, senza lasciar trapelare le sensazioni che le incuteva. 
Aveva deciso di raggiungerlo lì soltanto per renderlo partecipe, ma di certo non si aspettava la claustrofobia che l'aveva assalita da un po'. 
Subito dopo aver percorso le scale, si era fermata sulla soglia. Sperava di non vedere nessun altro, nei dintorni, finché la sua attenzione non venne catturata dalla moltitudine di documenti aperti alla rinfusa, sul tavolo, e dalle lattine vuote di birra poco più in là. 
"Quindi sei arrivata". 
Quella voce la riscosse, bloccando il flusso dei pensieri. Non era una voce troppo familiare, abituata com'era a sentirne un'altra al suo posto, più delicata e infantile. Sorrise, pensando al fatto che non ne avrebbe più sentita alcuna in ogni caso. Fece un passo in avanti, cauta, e solo allora vide il ragazzo che la guardava, in piedi. 
"Dai, entra. Perché rimani lì?".
La giovane donna si avvicinò a lui, mantenendo la compostezza del corpo e attenta al più piccolo movimento. Era assurdo. Le faceva strano pensare a quell'ambiente - quell'agenzia investigativa nella quale lui aveva vissuto con la ragazza che amava - come una minaccia. Non avrebbe dovuto incuterle quello strano timore, non avrebbe dovuto farle male più nel necessario. Subito dopo pensò allo strano scherzo del destino quando si rese conto che anche Akemi era stata lì, prima di lei. Ed era stato ciò a far nascere quell'ironia della sorte che l'aveva vista legata a Shinichi per anni. 
Inspirò, prima di riuscire a guardarlo negli occhi. Le sembrava strano accantonare l'idea di vedere il piccolo bambino con gli occhiali, al posto del bel ragazzo vicino alla finestra. Una morsa al cuore tornò a fare male. 
"Sono venuta a ringraziarti, Kudo. E a salutarti. Parto domani mattina".
Un sorriso malinconico si allargò sul suo viso, incapace di trattenere il tremore che le stava scuotendo il corpo. 
Shinichi sgranò gli occhi, dischiudendo leggermente le labbra. Deglutì a fatica quel peso che era rimasto in gola mentre la sua più cara amica parlava. 
"Non ne sapevo niente" rispose soltanto, scuotendo lievemente la testa. 
"Ho chiesto al dottor Agasa di non dirtelo. Dopotutto tu hai di nuovo la tua vita, qui con lei. Mentre io... " la ramata abbassò un istante lo sguardo, iniziando a fissare il pavimento. "Mentre io devo cercare di ricostruirne una nuova". 
Non c'era rimprovero nella sua voce, né ombra di accusa. Sollevò nuovamente lo sguardo verso di lui, ora che poteva farlo senza che le lacrime scivolassero dagli occhi verdi. 
"Ai, aspetta". 
Lui si interruppe quando si rese conto di non potere fare a meno di rinunciare a chiamarla a quel modo, anche se lei non era più Haibara. Non gli importò, perché a lei non importava. Forse era meglio così. Ne ebbe la certezza quando non lo corresse. Anzi, gli mostrò un sorriso sincero, stavolta. 
"Rimani qui. Puoi ricominciare da capo a Beika, con noi, senza abbandonare nessuno. Mancheresti molto ad Agasa e ai bambini. Mancheresti anche a me". 
Shinichi la raggiunse, fino a lasciare tra loro soltanto qualche centimetro di spazio e si accorse del pianto che l'amica stava cercando di reprimere così ostinatamente, mascherando ancora una volta le emozioni così come era abituata a fare. Ma ormai la conosceva troppo bene per potere avere effetto su di lui. 
La ragazza aveva nella mente una cosa sola, una realtà con la quale desiderava evitare di dover fare i conti. Una situazione che l'avrebbe fatta stare male, che probabilmente non sarebbe stata in grado di affrontare, nonostante avesse appena finito di lottare contro una potente organizzazione criminale. Lui e Ran, ormai era tutto ciò che vedeva. Insieme, come avrebbero voluto essere da tempo. Ed era felice per loro, non poteva negarlo.
Tuttavia vedeva la decisione di andarsene come unica soluzione di tutto. Perché lo aveva saputo, mentre temporeggiava per la creazione dell'antidoto. Lo sapeva da tempo, quando tentava di cancellare il passato e non vedeva alcun futuro. Ma adesso, faceva tutto dannatamente male. Molto più di quanto si sarebbe immaginata.
La verità era che sentiva di non c'entrare più niente con lui. 
Non c'entrava niente con la sua vita o con tutto ciò che aveva costruito, in balia di un passato da criminale con cui doveva ancora fare i conti. 
Da una parte c'era Shinichi, il bene, un colore così puro come il bianco, con una vita piena e libera. 
Dall'altra c'era lei, Shiho, Ai. Ma più che altro c'era Sherry, cresciuta nel nero dell'angoscia e della sofferenza. 
Aveva compreso che quei due anni erano stati il periodo più bello della sua esistenza, nella quale aveva conosciuto la bontà e l'amore, un tipo di amore diverso e dannatamente bello, senza il quale le sembrava di non riuscire a respirare. Si voltò velocemente quando non riuscì a trattenere una lacrima silenziosa.
"Davvero" riprese lui, comprendendo al volo lo stato d'animo dell'amica. "Ricomincia qui con noi". 
Lei rimase immobile, prima di prendere un respiro profondo e incamminarsi verso l'uscita dell'agenzia. 
"No, Kudo. Non credi che ti sia stata anche troppo in mezzo ai piedi?".
Lo disse con la solita aria sarcastica e decisa, quando invece percepiva il cuore scoppiarle nel petto. 


"Hai proprio deciso, Ai?".
Il dottor Agasa fece capolino nella camera da letto, mentre la ramata gli dava le spalle impegnata a sistemare il borsone con quel poco che aveva da inserirvi. 
Il tono dell'anziano la fece titubare qualche istante. Era decisamente giù di corda, insicuro sul da farsi e con il timore di risultare invadente con le sue parole, anche se per lui Ai Haibara era una figlia. 
"Sì, è la cosa migliore che io possa fare. Non c'entro più niente qui" rispose lei, monotona, cercando di non pensare alla sofferenza che con quelle parole stava infliggendo all'uomo che l'aveva accolta e protetta senza chiederle mai nulla in cambio. 
"Sei sicura? Pensaci bene" rispose poi il professore, nel tentativo di farle cambiare idea. "Noi saremo sempre qui per te". 
L'ennesima lacrima sfuggì al suo controllo, inevitabile. 


Era scesa in cucina a prepararsi una tazza di thé caldo, quando Shinichi la raggiunse. Lei inarcò un sopracciglio, osservandolo oltre il fumo della bevanda alla quale aveva dato un unico sorso. 
"Cosa succede, detective?" gli chiese, indifferente. Cercare di risultare distaccata era la sola alternativa che aveva, se voleva evitare di soffrire. 
Shinichi assunse lo sguardo tipico dei casi più complessi, quando ormai aveva risolto tutto e non rimaneva più neanche un briciolo di dubbio. Uno sguardo deciso, che non lasciava trapelare altro se non sicurezza. 
"Devo dirti una cosa, Ai. Prima stammi ad ascoltare" aggiunse velocemente in modo da impedirle di chiedergli qualunque cosa. La ragazza appoggiò la tazza fumante sul bancone, domandandosi quale piano diabolico avesse lui in mente - magari con la partecipazione del dottor Agasa. Non fece in tempo a fare nulla, perché il giovane riprese a parlare. 
"Non puoi andare via. E dovresti saperlo da sola il motivo". 
Shiho Miyano si accigliò di nuovo, senza parole. Non riusciva a comprendere e quel suo modo di fare la stava facendo innervosire. Era sempre così con Shinichi Kudo. 
"Cosa stai cercando di dire?".
"Ma come, non ci arrivi? Io e te siamo una squadra ormai. Se uno dei due non c'è più, anche l'altro automaticamente non esiste. In questi anni mi hai dato un sacco di spunti e aiuti preziosi che forse neanche ricordi più". 
Lo guardò negli occhi, leggendovi all'interno tutta la sincerità del mondo. Tuttavia, quando capì dove volesse arrivare, gli sorrise. 
"Kudo, non se ne parla. Sono una scienziata" affermò decisa, sospirando. "E comunque te l'ho già detto, no? Io qui con voi non c'entro nulla. Tu sei felice con lei e io lo sono per te. Ma adesso è arrivato il mio momento di mettermi in gioco". 
Shinichi la scrutò, attento, dapprima senza ribattere. Seguì i suoi movimenti, serio, forse riflettendo. Non si capiva mai cosa avesse in mente quando assumeva quell'espressione. 
"Qui hai una famiglia, che tu lo voglia o no. Senza contare che senza di te non sarebbe la stessa cosa. Non saremmo più Conan e Ai, mancherebbe sempre una parte importante". 
Shiho sollevò lo sguardo, totalmente spiazzata. Studiò il volto dell'amico, in attesa di scovare qualche traccia di sarcasmo che lui utilizzava spesso per sdrammatizzare quando era coinvolto in discorsi che non era in grado o che non aveva la voglia di sostenere. Ma dai suoi occhi blu, che ora la guardavano con affetto, traspariva quel sentimento profondo che li aveva tenuti legati per tutto quel tempo, nonostante entrambi fossero stati certi di non sopportare l'altro e di essere costretti a farlo per il bene comune. Quello stesso sentimento che era mutato con il passare del tempo, di protezione e di attaccamento, era diventato forte e aveva assunto tante sfumature diverse, di difficile interpretazione. Persino lei aveva rinunciato di essere ricambiata in quello che lei definiva amore, perché aveva sempre saputo che nel cuore di lui c'era posto soltanto per un'altra persona ma lì, in quel momento, capì quel qualcosa di diverso, che non equivaleva a quel tipo di amore, ma che era ugualmente forte e bello. E che c'entrava con l'essere parte di una cosa sola, in qualunque modo lo si guardasse. 
Lei non riuscì più a nascondere il sorriso e usò la stessa tattica di sempre. Gli mostrò il ghigno sarcastico della Ai distaccata e fredda, che però le risultò difficile, in quel frangente. 
"Mi stai dicendo che ti mancherebbe la tua assistente, Kudo?". 
Il detective scosse la testa, spavaldo. 
"Devo ripetertelo? Ti sto dicendo che mi mancherebbe la mia partner di sempre". 
Entrambe le loro espressioni si modificarono, dopo quelle parole. E il viso di Shiho, inizialmente teso e sbigottito, ora assunse un colorito leggero sulle guance, commosso e stupefatto. 
Fu quello il momento in cui Shiho Miyano decise di restare, mentre si avvicinava a lui e, per la prima volta, lo abbracciava sinceramente. Si sentì bene quando il ragazzo ricambiò l'abbraccio, spontaneamente, accorgendosi dei singhiozzi che l'amica tratteneva con fatica. Sorrise, contento per lei e per la vita che a breve sarebbe riuscita a costruire, lasciandosi alle spalle l'oscurità che ormai non esisteva più. Lì, con loro. Con le persone che le volevano un gran bene.
Perché i loro destini erano legati da tempo e non potevano sciogliersi, non ora che avevano ritrovato la serenità. Era un destino che, in un modo o nell'altro, sarebbe rimasto comune a entrambi. 



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Note dell'autrice: Ciao! 
Eccoci qui con un'altra breve oneshot :D so che dovrei aggiornare "Broken" ma è un periodo in cui - ovviamente proprio durante il periodo esami - mi vengono queste ispirazioni CoAi. Scrivendola mi sono accorta che, effettivamente, in qualunque modo finisca e anche se Shinichi e Ran finiranno insieme (come pensiamo che sia), il loro rapporto rimane semplicemente qualcosa di meraviglioso, quasi indescrivibile. E la trama per questa shot mi è uscita di getto, dopo i file nuovi (spoiler) che un po' mi hanno fatta rimanere male, se devo essere sincera xD 
Grazie a chiunque mi dedicherò un po' del suo tempo leggendo e lasciando una recensione :D alla prossima!
Ile

  
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