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Autore: Zomi    08/05/2018    4 recensioni
-…il più grande Colossal del ventunesimo secolo!!!- urlò iper eccitato Emporio, saltando a piè pari, con tutta la sua imponente e ambigua figura, sulla scrivania di mogano, gettando le braccia al soffitto del suo piccolo e sgargiante ufficio.
-Immaginate: lei, stoica imprenditrice dalle forme fatali e dagli occhi di cerbiatta che incontra lui…- si portò una mano alla fronte, reclinando all’indietro il capo sospirando in una overdose di inspiegabile emozione -… passionale e dallo sguardo freddo uomo d'affari che apre il suo cuore solamente a lei…- unì le mani sotto il mento sporgente e appuntito, fissando negli occhi i due attori -… e dopo innumerevoli, straordinarie, incredibili sfighe… SCOPPIA L’AMMMMOREE!!!!-
-BRAVA, SUPER BRAVA!!! E’ così… così… COMUOVENTE!!!!-
[...]
-Quindi…- sbottò, tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona -… io e la strega dovremmo interpretare due idioti innamorati?-
-Oh non solo quello, tesoro…- gli fece l’occhiolino Ivan.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Emporio Ivankov, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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La tv crepitò mezza frase prima che il telecomando, su ordine del pollice violento che lo governava, cambiasse canale continuando la sessione di zapping forsennato.
Se fosse stato per lui, avrebbe lasciato Dressrosa quel pomeriggio stesso.
La città gli stava antipatica già prima, figuriamoci ora che era venuto a conoscenza di chi l’avrebbe affiancato nel film che avrebbe consolidato la sua carriera.
Premendo a caso un pulsante che comandava l’apparecchio televisivo, lanciò un’occhiata alla capricciosa attrice che aveva occupato, con una conquista violenta e veloce degna dell’impero romano, la stanza padronale della suité elité dell’Hotel SunFlower, vietandogli ogni accesso.
Non trattenne un grugnito, un’occhiata lanciata alle sue valigie accatastate frettolosamente sull’uscio della camera dove erano state malamente abbandonate al cambio di albergo, maledicendo Franky, complice di quell’assurda situazione.
Era stato costretto a lasciare il Sunny in fretta e furia, salendo nell’auto in cui la strega già lo aspettava e venendo scarrozzato per mezza città solo per seminare possibili paparazzi, prima di poter approdare la nuovo segretissimo Hotel.
Il tutto per una maggior segretezza della pellicola.
Il tutto solo per farlo innervosire ulteriormente.
 
 
-Sarà la stella di diamante della nostra produzione!- urlava l’ambiguo ed enorme personaggio che zampettava euforico nella saletta VIP, lo sguardo della sua elegante assistente sempre posato su di lui.
Lei… forse.
Esso?
Zoro non aveva ben capito se fosse un uomo o una donna, né tanto meno voleva saperlo.
Quel che gli era chiaro, da dietro la sacca del ghiaccio posata con cura e maniacale precisione sul naso contuso, era che quel bizzarro essere fosse il tanto citato Emporio Ivankov, proprietario dei Kamabakka’s Studios, famoso in tutto il mondo per i suoi film campioni di incassi, ricco possedente di attività annesse al campo cinematografico e amorevolmente indicato, ma su esclusiva solo per gli amici, con il nomignolo di Iva.
Liberò un basso respiro, masticando un’imprecazione quando le vie aeree nasali doloranti fremettero per il soffio, imponendosi di rimanere concentrato sulle parole dell’omone, piuttosto che sul suo bizzarro vestiario e atteggiamento.
Era un professionista ed era lì per lavorare.
Anche se, lanciò un’occhiata di striscio alla figura che occupava un divanetto alla sua destra, presentiva che non sarebbe stato affatto facile girare la tanto cara pellicola al ricco impresario con la collega lì presente.
Seduta con gambe accavallate e braccia strette sotto i seni, Nami non provava nemmeno a celare la rabbia che legava i suoi nervi in fasci pronti a scattare e a mietere vittime senza discriminazione tra coloro che osavano anche solo rivolgerle un cenno di saluto.
Dopo il lancio, aveva recuperato la sua scarpetta di cristallo investendolo con urla e insulti, minacciandolo di morte e insinuando che fosse leggermente un coglione.
Che dolci parole erano volate, che sguardi assassini gli aveva lanciato, ed era certo che lo avrebbe preso volentieri per la gola se il suo agente –Jinbe se non sbagliava- non l’avesse tenta stretta con entrambe le braccia, chiedendole di calmarsi e di darsi un contegno prima che…
-SONO QUI PASTICCINI!!! DOVE SONO I MIEI DUE INNAMORATI?!? DOV’È LA MIA FUTURA COPPIETTA CICCIA?!?-
Si, così era entrato in scena Emporio Ivankov, accompagnato dalla sua sobria assistente.
E così li aveva trovati: Zoro a terra con il naso sanguinolento, Franky che cercava ti tamponargli l’epistassi con il suo fazzoletto ancora grondante di romantiche lacrime, Nami inferocita che si sbracciava mentre un sospirante Jinbe richiamava a sé tutta la sua pazienza.

 
 
La Tv canticchiò, attirando l’attenzione di Zoro che storse il naso mettendo a fuoco dei fiori mal disegnati sgolarsi in una canzoncina infantile e idiota.
Era trascorsa quasi un’ora da quando avevano messo piede nella nuova stanza d’hotel e non aveva ancora avuto l’occasione di mettere piede nemmeno in bagno.
Pardon, non l’occasione, il permesso!
-Tsk- grugnì, un nuovo colpo di zapping, il capo voltato verso la camera padronale e al bagno annesso –Hai finito?-
Il fruscio di vestiti che faceva da sottofondo al chiacchiericcio incomprensibile della televisione si bloccò di colpo. Pochi felpati passi e una cascata di onde ramate, accostate a un visino candido e ad occhioni densi e cioccolatosi, si affacciarono alla porta spalancata della camera, squadrandolo stravaccato sul divano.
-Ti serve qualcosa?- cinguettò Nami, il capo piegato su una spallina della canotta nera che indossava.
-Il bagno- sbottò scontroso Zoro –Voglio farmi una doccia-
Una semplice doccia prima di dormire, per rilassarsi e recuperare le energie per affrontare il manicomio che l’avrebbe atteso l’indomani con il primo giorno di riprese.
Era chiedere troppo?
Nami sorrise, dolce e cara come una cucchiaiata di miele, sollevando una mano e alzando un dito medio in direzione dell’attore.
-Per quel che mi riguarda puoi andare a lavarti nel fiume… ed annegarci!-
Un colpo di reni per dargli le spalle e la visione del suo sedere nei striminziti short sportivi che non lasciavano molto all’immaginazione, e il mormorio di vestiti ricominciò selvaggio, incurante della presenza di Zoro e di cui aveva bisogno.
-Dannata str…- digrignò i denti, massaggiandosi il ponte del naso e imponendosi una calma non sua.
Chi?
Chi glielo faceva fare?
Chi gli imponeva l’obbligo di sopportare una vipera del genere?
Perché diamine doveva dividere la stanza con lei e il suo carattere di merda?
Perché?!?
 
 
-…il più grande Colossal del ventunesimo secolo!!!- urlò iper eccitato Emporio, saltando a piè pari, con tutta la sua imponente e ambigua figura, sul basso tavolino da thè che ornava la stanza, gettando le braccia al soffitto.
-Immaginate: lei, stoica imprenditrice dalle forme fatali e dagli occhi di cerbiatta che incontra lui…- si portò una mano alla fronte, reclinando all’indietro il capo sospirando in una overdose di inspiegabile emozione -… passionale e dallo sguardo freddo uomo d'affari che apre il suo cuore solamente a lei…- unì le mani sotto il mento sporgente e appuntito, fissando negli occhi i due attori -… e dopo innumerevoli, straordinarie, incredibili sfighe… SCOPPIA L’AMMMMOREE!!!!-
-BRAVA, SUPER BRAVA!!! E’ così… così… COMUOVENTE!!!!- soffiò rumorosamente in un fazzoletto grande come una tovaglia Franky, battendo mani e piedi per il riassunto del film di Ivan, asciugandosi gli enormi lacrimoni che gli scendevano da dietro gli occhiali da sole.
Zoro storse le labbra, fissando il transgender che ancora torreggiava la stanza da sopra la scrivania.
Quella era la trama del film?
Un Lui stereotipato e una Lei vestita di cliché e abiti vari, che non si sapeva come si sarebbero innamorati?
Era quello il colossal che avrebbe raso al suolo miliardi di cuori di fan e confermato il suo ruolo come attore di alto livello?
Adagiò il ghiaccio secco sul divanetto che occupava, i singhiozzi di Franky ignorati come anche lo sguardo serio e scuro di Jinbe puntato al produttore cinematografico.
-Mi sembra un riassunto alquanto scarno- affermò serio e composto l’agente, unendo le mani sul pancione da quarantenne, trascurando volutamente la pernacchia della sua cliente, emessa con fin troppa enfasi.
-La sceneggiatura è in fase di scrittura- saltò giù a piè pari dal tavolino Iva, ancheggiando fino a portarsi davanti all’imponente uomo –Ma una bozza ben più corposa vi è stata già consegnata- gli regalò un occhiolino, prima di assottigliare lo sguardo colorato di ombretto viola e lanciare un’occhiataccia furente alla sua assistente –Giusto Reiju?-
La donna, sorriso composto e mani giunte su una cartellina ben stretta al grembo, annuì cordiale, ondeggiando il ciuffo biondo fragola che le accarezzava l’ovale del viso.
-La consegna è stata effettuata in data dodici maggio a Mr. SeaKnight- guardò convinta Jinbe, piegando educata poi gli occhi cerulei a Franky, intento a riprendersi dal commovente riassunto della trama –E a Mr. CuttyFlam in data odierna-
-Super confermo sorella!- alzò il pungo al cielo l’agente, sentendosi chiamato in causa.
Iva annuì, le mani unite dietro la schiena al livello dei reni, pronto a riprendere la sua filippica sull’importanza della pellicola e sul suo impatto sociale negli anni avvenire, ma un frusciò morbido di gambe e la voce dolcemente tagliente di Nami lo costrinsero ad eseguire una piccola piroetta su se stesso, concedendosi il lusso di ammirare la giovane attrice.
-La scenografia inviataci quindi non è definitiva- parafrasò le parole del produttore la ramata, accompagnandole con un sorriso sibilino -Possono esserci modifiche, cambi di personaggi, di trama- resse lo sguardo serio e multicolor del produttore, non accennando ad abbassare il suo -Tagli di scene- azzardò con sicurezza.
Iva ancheggiò sul posto, guadagnando una smorfia da Zoro e un sopracciglio alzato dal suo agente.
-Mia bigné ramata- miagolò allungando un braccio -Ovvio che si! I cambiamenti sono il pane di questo mondo: lo impone la dea ispirazione! Dovresti saperlo schiocchina- tese due dita, agganciando una paffuta guancia dell'attrice, strattonandola bonariamente nonostante le proteste della rossa.
-Ma!- mollò la presa prima che Nami le artigliasse il polso -Alcune cose presenti nell'attuale sceneggiatura sono intoccabili-
 Si fece serio, scrutando il volto della ragazza e i suoi occhi nocciola puntati su di lui.
-E perché mai?- lo interrogò ancora.
-Ma ovvio pasticcino!- volteggiò Emporio, camminando per la stanza -Perché ciò che piace a me non si tocca!-
Nami storse le labbra e Zoro fu quasi tentato di chiedere spiegazioni riguardo quello scambio di battute, ma preferì rimandare.
Aveva una strana sensazione al riguardo, ma poteva benissimo essere un trauma cranico causato dalla scarpetta della sua Cenerentola.
-Quindi…- sbottò, tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona -… io e la strega dovremmo interpretare due idioti innamorati?-
Era la prima volta che prendeva parola, e forse fu l'appellativo con cui indico la collega, forse il suo tono altamente sfrontato e insensibile verso la sacra pellicola della casa, o forse semplicemente nessuno si aspettava che dopo il colpo ricevuto fosse in grado di comprendere ciò che si era detto, fatto sta che tutti i presenti lo guardarono con occhi sgranati, chi con sguardo offeso per essere stata definita una "strega", chi con rabbia per aver definito la sua perla un film con due innamorati idioti, chi sperava che la riunione finisse in fretta e senza vittime.
-Oh non solo quello, tesoro…- gli fece l’occhiolino Ivan, prendendo posto su una poltrona.
-Vi ho già parlato della clausole del contratto che avete firmato?-

 
 
Eccolo lì quindi.
In un altro Hotel per evitare che qualcuno venisse a conoscenza della presenza di due famosi attori in città.
In una stanza non abbastanza grande per sopportare la presenza dell'improvvisata coinquilina e collega, in quella convivenza forzata imposta dalla casa produttrice per evitare di dare troppo nell'occhio.
La clausola del contratto firmato lo imponeva senza alcuna possibilità di protesta.
Su un divano, comodo per carità e un frigo bar ben rifornito a portata di mano, ma con una ragazza che, se la notte precedente gli aveva regalato un pezzo di paradiso nella toilette di un bar di terz'ordine, ora gli stava facendo pagare cara la permanenza in quell'inferno di stanza, dove le sue scarpe tappezzavano il salottino, la sua scorta di profumo sembrava essere esplosa con gran fragore impestando ogni stanza e i suoi vestiti figliavano di secondo in secondo.
Eccolo lì, Zoro, impegnato a gare zapping e a ignorare i trentadue diversi modi in cui avrebbe potuto uccidere Nami.
Lei, la sua lingua biforcuta con cui lo stilettava ogni volta che gli rivolgeva parola e quel carattere tutto acidità e sarcasmo.
Che le aveva fatto poi per meritarsi quell'atteggiamento?
Non voleva che si sapessero i loro recenti trascorsi?
O si vergognava del malizioso regalino che gli aveva lasciato?
-... un deficiente! Altro che attore: era un piano perfetto! E lui che fa? Se ne sta zitto! Zitto! Ahhhhh!!!-
No, decisamente c'era dell'altro sotto.
Magari la sera prima era davvero troppo sbronzo, e aveva fatto o detto qualcosa che l’aveva offesa nel loro breve ma intenso incontro, che lui purtroppo non riusciva a ricordare.
Era stato brusco?
Aveva dei ripensamenti sul luogo scelto per il loro rendez-vous?
Ma non era stata lei forse a sceglierlo e a lasciarlo, alla fine di tutto, per prima e con quel simpatico regalino che ancora possedeva, disperso nel mezzo delle sue valigie?
Di che diamine si lamentava?!?
-… e ora devo pure dividerci la stanza! Come se non fosse sufficiente sopportarlo sul luogo di lavoro! E poi chi lo conosce?! Chi l’ha mai visto recitare?!?-
Zoro grugnì dal naso, fermando lo zapping televisivo su un canale a caso.
Non provava nemmeno a non farsi sentire quella iena ramata: lo insultava a gran voce dalla camera.
-Reciterà da cani!-
Le immagini confuse della pubblicità si susseguivano senza lasciare alcun ricordo nella memoria di Zoro, troppo concentrato a cogliere ogni singolo insulto che l’attrice gli dedicava.
-… upido contratto! Oltre al danno la beffa: divieto di lasciare la stanza d’Hotel senza scorta, divieto di parlare con i giornalisti, divieto di divulgare informazioni inerenti alla pellicola, divieto di interagire con l’esterno, divieto di parlare! Non basta incontrare il collega idiota sperando che facesse l’unica cosa giusta: anche Iva doveva mettere la sua dose di scemenza!-
La Tv parlava indefessa e inascoltata, trasmettendo pubblicità a raffica mentre Zoro contava.
Contava gli insulti che volavano per la stanza e né contò sette prima di sbottare e alzarsi in piedi dal divano, pronto ad affrontare la strega in formato Marilyn Monroe che era appena sbucata fuori dalla stanza padronale.
Era stanco di venir sgridato per non sapeva nemmeno lui che colpa, e non aveva alcuna intenzione di subire una simile compagnia per tutta la durata delle riprese.
Ringhiò e strinse gli occhi, squadrando severo la rossa nella sua striminzita canotta e mutandine nere a seguito.
-Ehi- parlò autoritario –Parliamoci chiaro razza di…-
-Non provarci nemmeno!- l’additò Nami, la striminzita canotta che fasciava il suo corpo formoso e angelico.
Attraversò la distanza che li separava in un fruscio leggero di capelli e, puntato il dito contro i pettorali di Zoro, lo affrontò senza alcuna traccia di paura.
-Non emettere una parola- lo avvertì –Forse non ti è chiaro, ma tutta questa situazione non mi piace affatto-
-Tranquilla: mi è chiaro- grugnì, per nulla disposto ad essere soggiogato da una dittatrice in gonnella come quella –Come mi è chiaro che tu c’è l’abbia con me per non so quale motivo-
Gli occhi nocciola di Nami si assottigliarono, ardendo di piccole braci iraconde.
-Tu non… mi prendi in giro?!?- strillò –Oh dovevo saperlo!- ringhiò –Scommetto che a te non da alcun fastidio!-
-Oh no, credimi- tornò steso sul divano, non riuscendo a capire il senso di quella discussione ma decidendo che da straiati sul divano, e con il sottofondo incomprensibile della pubblicità, fosse nettamente più rilassante affrontarla –Mi da un gran fastidio dividere la camera con te- sbottò, non frenando lo sguardo dal concedersi una languida panoramica della siluette della collega.
Gambe lunghe, fianchi morbidi, seno abbondante, e quel sedere alto e sodo, da tenere tra le mani e premere tra le dita…
-Certo- rise Nami –Si vede da come mi guardi quanto ti dispiace-
-Stavo giusto pensando che è un peccato che un bel fisico come il tuo sia associato al caratterino di merda che ti ritrovi-  parlò diretto come era nel suo essere.
Il nasino da Cleopatra di Nami si arricciò in una smorfia, e un vestito non ben definito volò contro il volto di Zoro.
Almeno questa volta non era una scarpa.
-Idiota!- tornò nella camera.
-Eri più simpatica ieri sera- sbuffò il verde, tornando a guardare distrattamente la tv, dove lunghe gambe zampettavano sullo schermo e una canzone in sottofondo accompagnava la loro camminata.
-Che hai detto?- la sentì urlare dall’altra parte della parete, ma non le concesse risposta, improvvisamente rapito da ciò che vedeva.
Era una vecchia pubblicità di intimo femminile, ricordava che era appena ventenne quando avevano iniziato la messa in onda, ma nonostante il lustro passato dalla sua prima apparizione, manteneva ancora il suo fascino grazie al sbarazzino gioco di inquadrature che, lo ammetteva anche Zoro, rendevano efficace e indimenticabile lo spot in cui poche cose erano presenti: una canzoncina sciocca, delle seducenti gambe prive di un corpo superiore e un marchio di moda.
L’inquadratura infatti correva dietro alle gambe in movimento sulle note del jingle, sollevandosi quando quelle si fermarono.
Tese e unite tra loro, le gambe permettevano alla camera di correre verso l’alto e inquadrare, nella sua perfezione, un sedere sodo e alto, dalle natiche piene e in cui affondare le dita, il tutto avvolto in uno slip semplice e che doveva –doveva- essere il protagonista dello spot.
Zoro ghignò, annotando la visione della pubblicità tra le poche cose positive della giornata e, premuto il tasto apposito del telecomando per fermare la schermata del video, fissare per un ungo attimo quel bel sedere che aveva accompagnato le sue notti nelle fasi finali dell’adolescenza.
Ah, bei tempi quelli, in cui non c’erano arpie ramate che berciavano senza motivo nei suoi confronti, agitandosi in una stanza non abbastanza grande con indosso solo una stupida canotta e delle mutand…
Schioccò la lingua sul palato, colto da un’improvvisa epifania.
-Strega!- chiamò privo di tatto, ricevendo come risposta un nuovo lancio di abbigliamento.
-Ti avverto Roronoa- lo minacciò Nami, avvicinandosi e brandendo un paio di zeppe –Queste che vedi sono un paio di zeppe firmate e potrebbero ben presto diventare la causa della tua morte-
-Lo sapevo- ghignò Zoro, ignorando totalmente ciò che gli diceva.
Piegò appena il capo, le iridi nere ruotate a studiare con attenzione il fondoschiena dell’attrice, il sorriso bastardo sempre più ampio.
-Quello- indicò a dito teso il sedere fisso sullo schermo piatto del televisore -È il tuo- alzò gli occhi e il ghigno verso Nami, beffardo e privo di paura.
Lo aveva stretto tra le mani la sera prima, e da ore gli girava sotto al naso con indosso poco o nulla: non poteva sbagliarsi.
Era sicuro, quello della pubblicità era il sedere di Nami Cocoyashi.
Ritrasse il braccio e si sistemò meglio contro lo schienale del divano, godendosi l’espressione scioccata della ragazza, che zigzagò lo sguardo da lui alla Tv.
Le guance dell’attrice diventarono bordeaux, il ghigno di Zoro si accentuò vittorioso nell’aver messo in difficoltà l’acida collega e le chiappe immortalate sullo schermo rimasero ferme a pavoneggiarsi della loro bellezza.
Le zeppe, in fine, volarono nella stanza.

 
   
 
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