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Autore: Betta3x9    08/05/2018    3 recensioni
[Raccolta di oneshort Steve/Tony scritta per la challenge del gruppo "Hurt/Comfort Italia"]
1) "A volte, Steve ha l'impressione che non sia passato che un mese soltanto dal 1945 e una vita intera da New York"
2) "Non è il peggior rapimento che gli sia mai capitato, ma è definitivamente in top five, subito dopo l'Afghanistan, pensa, ed è un pensiero straordinariamente coerente, per il suo stato".
3) Gli occhi gli lacrimano e la gola si contrae come se avesse qualcosa bloccato nella trachea e tossisce e tossisce e tossisce fino a vomitare una manciata di petali azzurri. Oh. Pensa stupidamente. Sto per morire.
4) "Ehi, non sarai al sole da troppo tempo?"
5) "Stai tenendo sveglia l'intera città"/.Tony conosce perfettamente la voce alle sue spalle. Non distoglie lo sguardo dall'incudine. "Timely è abituata ai miei orari"
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Raccolta partecipante alla challenge del gruppo "Hurt/Comfort Italia: Fanfiction & Fanart".

[https://www.facebook.com/groups/534054389951425/]

La raccolta sarà interamente focalizzata sulla coppia Steve/Tony, ma in più universi canonici.

PROMPT 1: SONNO.

Universo: MCU - Marvel Cinematic Universe.

Note: POST INFINITY WAR PARTE 1.

(Spoiler per chi non ha visto il film)

***

Le luci della strada si riflettono sulla parete di vetro, illuminando fiocamente le silhouette dei mobili e degli oggetti sparsi nella stanza.
L'uomo se ne sta con la fronte appoggiata sulla superficie trasparente e lo sguardo fisso nell'oscurità della notte al di là del vetro.

Steve indugia sulla porta, indeciso se rendere nota la sua presenza; vorrebbe fare un passo avanti e dire finalmente qualcosa, qualsiasi cosa e, allo stesso tempo, vorrebbe voltarsi e, con passi leggeri, incamminarsi verso la sua stanza, fingendo di non aver visto nessuno. Per qualche istante le due possibilità, coesistono.
Ma rimanere in silenzio è un errore che ha già commesso.


Steve si schiarisce la voce. La linea delle spalle di Tony si irrigidisce, ma non distoglie lo sguardo dalla finestra.


Tony, pensa, ma si guarda bene dall'usare quel nome. Non credevo che ci fosse qualcuno ancora sveglio, ma non si illude che qualcuno, nell'enorme palazzo reale del Wakanda, stia davvero dormendo. C'è qualcosa che posso fare?, vorrebbe chiedere, ma sa già che la risposta è no.


Non sa più come parlare con Tony Stark, ma, dopotutto, non è sicuro di aver mai imparato a farlo.


"Ancora sveglio, Rogers?"
Steve pensa alla faccia sorpresa di Bucky, prima di trasformarsi una manciata di polvere dispersa dal vento. "Il materasso è scomodo".

Anni fa, prima di quella che i giornali hanno drammaticamente soprannominato Civil War, prima di Ultron, prima della distruzione dello SHIELD, prima di qualsiasi frattura nel team - c'erano state alcune notti in cui Steve, risvegliandosi da sogni pieni di ghiaccio, trovava la luce della cucina comune accesa e qualcuno, spesso Tony, ad accoglierlo con un cenno e l'offerta di un drink.
Il materasso è scomodo? Chiedeva Tony, con studiata noncuranza e l'aria di un uomo a sua volta intimamente familiare con innumerevoli notti spese a fissare il soffitto della propria camera da letto.
Qualcosa del genere, annuiva Steve, grato per l'assenza di domande.

Nemmeno una volta Steve ha raccontato i suoi incubi a Tony, nell'enorme cucina poco vissuta, ma spesso rimanevano seduti per ore, in silenzio o a parlare di cose di nessuna importanza; spesso il chiacchierio di Tony faceva scivolare via dalla sua mente l'immagine della mano tesa di Bucky prima di cadere da quel treno tra le montagne - almeno fino alla notte successiva.

Sono passati solo sei anni.
A volte, Steve ha l'impressione che non sia passato che un mese soltanto dal 1945 e una vita intera da New York.

"Dovresti essere abituato a cambiare materasso", risponde Tony, ma il tono della sua voce è così diverso da quello di sei anni prima. "Dio solo sa dove siate stati". Borbotta, ma non è una domanda.


Steve sospetta che se Tony avesse voluto trovarli, lo avrebbe fatto da tempo.
Fa qualche passo avanti nella stanza illuminata solo dalla luce tenua della Luna e da un paio di lampade elettriche giù in strada. Al di là del vetro, la foresta wakandiana è un ammasso scuro e contorto; le sagome degli alberi spezzati e divelti sono un promemoria non necessario della battaglia di due giorni prima.


"Mi dispiace per Pepper". Dice, e, appena le parole sono fuori dalla sua bocca, vorrebbe prendersi a calci da solo. Qualsiasi persona è in lutto, in tutto il mondo - in tutto l'universo - e il primo dialogo che ha con Stark dopo due anni è per ricordargli la morte della sua fidanzata.
Tony serra la mascella, e si volta nuovamente verso il vetro. Nella luce fioca, la metà visibile del suo viso è tesa e infelice.
E' come se per la seconda volta fosse appena uscito dalla macchina a raggi gamma, in possesso di un corpo a cui non è abituato e che non sa come abitare.
"Nebula resterà nei paraggi?", chiede, cercando di cancellare la frase precedente.


Era stata la donna blù a trascinare Stark giù dalla rampa della sua astronave, una volta atterrata in Wakanda. Tony, sotto i vestiti strappati, aveva una grossa ferita al fianco, sistemata con i pochi materiali medici che avevano a bordo. Fortunatamente, Shuri era stata in grado di guarirla completamente.


"Probabilmente. Vorrà esserci se... Quando combatteremo nuovamente"

Steve annuisce. Si chiede dove sia adesso Nebula, se gli androidi come lei dormano (Visione non lo faceva) e se siano in grado di avere incubi. Si chiede se passi la notte attaccata alla presa della corrente, a ricaricarsi. Non sembra qualcosa di appropriato da chiederle.

- Non sa cosa altro chiedere a voce alta, vorrebbe essere in grado di dormire senza pensare allo Steve? confuso di Bucky prima di scomparire in un mucchio di polvere, vorrebbe voltare le spalle all'espressione dura e tesa di Tony, che non riconosce più, e attraversare la stanza buia senza pensarci due volte.
(Vorrebbe, ma non è in grado di farlo).

Vorrebbe che gli ultimi sei anni non fossero mai passati, che Tony fosse ancora in grado di ridere e sussurrare battute scandalose, come durante le notti passate svegli nella cucina nel piano comune della Stark Tower, quando, forse, non erano ancora amici, nè confidenti - ma sarebbero potuti esserlo così facilmente.
Steve avrebbe potuto dirgli Ho sognato l'acqua ghiacciata che si chiudeva su di me - e Tony, forse, avrebbe ascoltato in silenzio, oppure avrebbe ricambiato con i suoi incubi; ed è qualcosa che non è mai successo, ma sarebbe potuto accadere così facilmente -

- Più di ogni altra cosa, Steve ha nostalgia di quello che sarebbe potuto essere, di un tempo, non molti anni prima, in cui le relazioni tra lui, Tony - e il resto del team - erano ancora argilla morbida, da modellare a piacimento.

Ma lo Steve Rogers di sei anni prima era troppo impegnato a rimpiangere un altro futuro che non avrebbe mai avuto - quello del 1945 e tutti gli anni successivi - per modellare quello che si era ritrovato davanti.


"Quando il telefono ha squillato -", inizia Steve, a bassa voce. "E non - Non eri tu, ma Bruce, ho pensato - "
"Eh, Cap, non sono così facile da uccidere". Sei anni prima, una simile frase avrebbe avuto un'intonazione completamente diversa, fiera e ironica.
Giù in strada i fari di una vettura illuminano la strada e gettano una lama di luce nella stanza.
Il Tony Stark illuminato per un istante è più vecchio di quello che ha lasciato una vita prima in Siberia - ha delle rughe sul viso che Steve non ricorda e più bianco sulle tempie.
Nonostante tutto, l'impulso di voler affondare le dita tra quei capelli, è ancora lì.

Sua madre, quando era una bambino che chiedeva le cose più strane, gli aveva detto che certe cose, quando succedono, sono sempre una benedizione, indipendentemente da come si risolvono - ma Steve, quasi con vergogna, pensa che avrebbe preferito non aver mai conosciuto simili impulsi e sentimenti.

"Peter sapeva che stava per succedergli qualcosa", dice Tony talmente piano che se Steve non avesse avuto un udito superiore alla media, non avrebbe sentito nulla.
"Peter?", il nome non gli è familiare.
"Spiderman". Steve ricorda il ragazzo del Queens che non sembrava riuscire a smettere di chiacchierare nel mezzo della battaglia in aereoporto.
Tony e Nebula erano gli unici passeggeri della nave, quindi non è difficile immaginare che fine abbia fatto.
"Peter ha - aveva... Questo campanello di allarme per il pericolo. Lui lo chiamava senso di ragno. Riusciva a sentire quando qualcosa di brutto stava per accadere"
La voce del ragazzo con la divisa rossa e il volto coperto gli era sembrata incredibilmente giovane. Si chiede quanti anni avesse.
"Sapeva cosa stava per succedergli. E io ho potuto solo guardare".
"Tony", dice, usando il suo nome per la prima volta dopo anni, senza nemmeno accorgersene. "Non c'era niente che avresti potuto fare".
Tony degluitisce e abbassa lo sguardo. "Avrei potuto fare di meglio". Steve vorrebbe interromperlo, ma l'altro continua: "Peter era un bravo ragazzo. Il migliore. Migliore di me, di noi, di tutti. E non doveva nemmeno provarci - ".

Steve, finalmente, realizza che Tony non è solo triste, ma è furioso.

"Dio, avrei sacrificato qualunque cosa - chiunque, perché vivesse", dice, a denti stretti, e finalmente, distoglie lo sguardo dal vetro e guarda Steve. "Chiunque", ripete. "Me, te - chiunque".

Steve annuisce, perché è intimamente familiare con il concetto di sacrificare tutto per proteggere una persona soltanto - e non importa che ciò che ami sia dall'altro lato della linea.


Due anni non sono abbastanza tempo per smettere di amare Tony Stark, apparentemente.
Vorrebbe che lo fossero.


Non sono mai stati niente, non sono mai stati amici, non davvero, e certamente non sono mai stati amanti.

Presto, presto glielo dirò, aveva pensato innumerevoli volte Steve, nella cucina dove Tony gli faceva compagnia quelle notti che nessuno dei due riusciva a dormire, senza sapere che quel "presto" non sarebbe mai arrivato.

Certe notti, alle prime luci della mattina, quando la stanchezza si faceva sentire e il mondo sembrava avere contorni morbidi e gentili, sorprendeva Tony a lanciargli occhiate che gli facevano sospettare che forse, forse, esisteva una possibilità - per quanto piccola e folle - che forse non fosse il solo. Che forse potesse essere ricambiato.

Ma poi sono arrivati i segreti, Ultron, la Civil War e - da qualche parte nel corso degli anni, Tony ha smesso di guardarlo in quel modo.
Ha smesso di guardarlo del tutto.

"Vuoi che vada via?", chiede Steve, aspettando l'inevitabile sì.
Tony contempla a lungo la chiazza di vegetazione scura e contorta al di là del vetro. "No, resta", dice, invece, alla fine. "Anche il mio materasso è scomodo".

Steve non riuscirà mai a dimenticare che un tempo ha avuto la possibilità di allungare la mano verso Tony, nella luce morbida e rosata di una delle loro mattine insonni in spazi comuni quasi mai usati; non dimenticherà mai che è esistita, da qualche parte lungo la linea delle loro vite, la possibilità che Tony potesse ricambiarlo.

Sopravviverà.
Steve è abituato a convivere con la nostalgia delle vite che non ha avuto.

   
 
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