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Autore: Laura Taibi    09/05/2018    0 recensioni
"Ce l'avrebbero fatta, si disse, sarebbero riusciti a uscire da quell'incubo e avrebbero ripreso in mano le loro vite. E dopo?
Questa domanda assillava Jasper da quando lei gli aveva detto di voler tornare a casa. In quel luogo loro due erano... beh, loro due. Ma lontano da quel luogo?
Una parte di lui voleva tornare a casa, ma ce n'era un'altra, piccola e nascosta, che desiderava ardentemente restare lì con lei, per sempre."
Edito per la NullaDie edizioni e disponibile in cartaceo su amazon e (su ordinazione) nelle maggiori librerie.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jasper arrivò  di  corsa  a Walpole Park seguito da Eilise che, ormai rassegnatasi, lo seguiva senza sprecare fiato nel tentativo di fermarlo.

Chad era lì, seduto sulla solita panchina, con le  cuffie  sulle  orecchie  e  il  telefono  in  mano.  Jasper  si  fermò  a  riprendere  fiato  e,  anche  in  quel momento,  ebbe la sensazione  di  aver già vissuto quell'istante.

Eilise  lo  raggiunse,  anche  lei  con  il  fiato  corto, e gli mise una mano sulla spalla.

«Ma  dove  diavolo  credi  di  andare?»  gli  urlò annaspando.

«Senti, quello è il mio migliore amico. Se quei cosi sono qui in giro, devo avvertirlo!»

Eilise lo guardò con un'espressione  di compassione mista a esasperazione. Questa cosa lo mandò in bestia.

«Senti, non so che cosa  tu voglia da me, ma da quando sei arrivata sono  successe  cose  tremende e spaventose, quindi perché non vai a farti un giro?»  sbraitò  lui.  Eilise  mutò  la  sua  espressione da compassionevole a incredula.

«Cosa?  Ti  ho  salvato  la  vita.  Se  non  ci  fossi  stata io, a quest'ora saresti morto!» urlò lei.

«Questo lo dici tu! Magari invece quelle bestiacce sono qui a causa tua.»

«Sei un idiota!»

Jasper  stava per risponderle  quando  qualcuno gli posò  una  mano  sulla  spalla.  Lui  si  voltò  di scatto e si ritrovò di fronte Chad.

«Jas,  ti  aspetto  da  un  secolo!  Che  fine  hai  fatto?» chiese.

«Ehm...  io...»  iniziò,  ma  l'amico  aveva  già  allungato il collo oltre la sua schiena, guardando in direzione di Eilise sorridendo.

«E  la  tua  amica  qui?  Non  me  l'hai  mai  presentata...» Jasper lo guardò storto.  «È  una  lunga  storia» disse «Non ho tempo di spiegarti,  dobbiamo andarcene, siamo in pericolo!»

«In pericolo?» «Sì,  delle  specie  di  ragni giganti. So  che  sembra assurdo, ma devi credermi.»

Chad  aveva  smesso  di  guardarlo  per osservare sbigottito un punto alle sue spalle.

«Ragni neri giganti?» chiese.

«Sì.»

«Con zanne affilate e tanti occhi?»

«Esatto, ma come...»

«Via!»  urlò  Eilise  e  li  spinse  a  terra  giusto  in tempo  per  evitare  che  la  chela  affilata  dell'atrax li afferrasse.
I  tre  si  alzarono  in  tutta  fretta  e  corsero  a  nascondersi dietro un albero.

«Ci ha seguito, dannazione!» urlò Jasper.

«No»  rispose  Eilise  «Ha  seguito  te.  Sei  tu  la sua preda, devi combattere!»

Lei  si  poggiò  la  mano  sul  petto  e  di  nuovo  evocò la lancia. L'atrax spruzzò un liquido giallognolo sull'albero dove erano nascosti, e i tre si spostarono  giusto un secondo  prima di vederlo sciogliersi,  sfrigolando  come  se quello strano liquido fosse stato incandescente.

«Quel  coso  sputa  acido?»  urlò  Chad.  Eilise  lo ignorò e si preparò al contrattacco.

«Jasper, posso  tenerlo a bada per un po', ma questo è il tuo sogno, solo tu puoi ucciderlo!»
Lui la guardò interrogativa.

«La pietra!» urlò lei «Evoca la tua arma!»

Jasper non sapeva che fare, ma restare con le mani in mano non era contemplato e, se lei era riuscita a evocare la lancia, lui non doveva essere da meno.  Mise  da parte ogni esitazione e decise  che, per quanto assurdo  gli sembrasse,  se non avesse tentato,  sarebbe  stato come perdere in partenza. Si  alzò  e mise  la mano  destra  sul petto  cercando  di  evocare  qualcosa,  qualsiasi cosa.

Niente.

«Non  ce  la  faccio!  Non  funziona!»  urlò  a  Eilise.

«Devi  focalizzarti sulla  pietra!  Avvertila! Pensa  a  tutti  quelli  che  vorresti  proteggere!»  disse con  la  voce  affannata  nel  tentativo  di  tenere  il mostro a distanza.

Jasper  annuì,  si  rimise  la  mano  sul  petto  e  pensò a Chad e a sua zia Natalie, a quanto ci teneva a loro e al bisogno di proteggerli. Cercò di focalizzare  la  pietra  al  centro  del  suo  petto  e  di  riversare  su  di  essa  tutto  quello  che  provava,  finché non sentì un calore immenso.

La gemma  iniziò a rifulgere di una luce chiara, potente,  poi  la  sua  mano  afferrò  qualcosa.  Iniziò a  tirar  fuori  quel  qualcosa  con  più  decisione  fino a che non ebbe teso completamente il braccio e, aprendo gli occhi  che aveva tenuto semichiusi per via della luce, si ritrovò in mano una lucente spada  che  sembrava  fatta  interamente  di  cristallo.

Jasper  era sconvolto e orgoglioso  di  sé  al contempo. Soppesò  la spada  e si  accorse  di  sentirsi a proprio agio, come se quella lama fosse un prolungamento del  suo  stesso  braccio.  Senza pensarci  due  volte  corse  a  fianco  di  Eilise  per darle una mano.

Lei  se  la  cavava  piuttosto  bene.  Schivava  e  affondava senza esitazioni, e Jasper si sentì davvero  un  inetto  al  suo  confronto.  La  spada  era  fantastica, brillava di una tenue luce ed era bilanciata perfettamente,  ma  lui  non  sapeva  davvero  come usarla. Tentò di colpire le chele dell'atrax, ma la spada vi cozzò contro senza scalfirle.

«Sono  corazzate, devi  mirare alla testa o al corpo»  gli  urlò  lei.  Aveva  appena  finito  di  dirlo che un colpo sferrato da una delle chele la colpì e la fece volare di lato.

Jasper  si  sentiva  perso  davanti quell'enorme creatura spaventosa. L'atrax si avvicinò a lui con  fare minaccioso,  ma  Chad,  che  era rimasto in  disparte  fino  a  quel  momento,  vi  si  avventò urlando.

«Lascia  stare  il  mio  amico!»  disse,  afferrandogli una zampa. Il mostro iniziò a scuoterla e Chad  finì  contro  un  albero.  Il  ragno  si  avvicinò a lui minaccioso.

«Chad,  che  diavolo  fai?»  urlò  Jasper  tentando di  attirare  l'attenzione  nuovamente  su  di  lui.  Ma era  troppo  tardi.  L'atrax  allungò  la  chela  affilata e  la  piantò  nel  petto  dell'amico  senza  che  lui  potesse fare nulla per impedirlo.

Jasper  sentì  il  battito  del  cuore  arrestarsi  di colpo.

Chad a terra, con la schiena contro l'albero e gli occhi spalancati mentre una macchia  rossa e  scura  si  allargava  sul  suo  petto,  sporcando  le cuffiette  che  ancora  portava  a  tracolla  e  l'erba  intorno a lui.

Jasper  finì  in  ginocchio  e  un  urlo  gli  uscì  senza neanche accorgersene, mentre l'atrax,  sprezzante, staccava la chela  dal  corpo  ormai  inerte di Chad e si voltava verso di lui.

Iniziò  a  ripensare  a  tutti  quei  momenti  che aveva  condiviso  con  l'amico,  a  tutte  le  giornate passate  insieme  e  il cuore  gli si  strinse  in  una morsa, prima di dolore, poi, mentre il mostro si avvicinava, di rabbia...

Quando  l'atrax  tentò  un  affondo  nella  sua direzione,  lui  afferrò  più  saldamente  la  spada e con una spazzata  lo allontanò, poi si mise in piedi e con una forza e una determinazione che non credeva di avere iniziò a colpire e schivare ogni  attacco.  Era  come  se  a  un  tratto  riuscisse  a prevedere  ogni  mossa.  Schivò  l'ennesimo  attacco abbassandosi e, avvicinandosi, colpì proprio dove  la  chela  si  attaccava  al  corpo,  tagliandola di  netto.  L'atrax  emise  un  urlo  stridulo  e  tentò di  attaccarlo  con  la  chela  rimasta,  ma  Jasper  era pronto. Scartò di lato bloccando  il colpo  con il piatto  della  lama,  dopodiché  si  abbassò  e  con uno slancio si buttò al di sotto del mostro.

«Questo  è  per  Chad,  bastardo!»  urlò,  conficcandogli la lama in quello che presumeva essere il petto.

L'atrax iniziò a dimenarsi, ma Jasper non mollò,  anzi,  affondò  ancora  di  più  la  lama,  schizzandosi  di  un liquido  verde  scuro  che  presumibilmente era il suo sangue e che iniziò a uscire sempre più copiosamente dalla ferita.
Jasper  si  sentiva  soffocare  da  tutto  quel  sangue  che  finiva  sul  viso,  chiuse  gli  occhi  e  iniziò ad  annaspare,  tutto  divenne  scuro  e  la  spada  gli sfuggì di  mano.  Preso  dal  panico,  iniziò  a  dimenarsi  sempre  più in preda agli spasmi  per la mancanza  di  aria  finché  due  paia  di  mani  non  lo afferrarono e lo tirarono su.

Quando lo poggiarono a terra, lui iniziò a tossire, sputando e tentando di respirare con il cuore  che  batteva  così  forte  che,  Jasper  ne  era sicuro,  sarebbe  saltato  fuori  dal  suo  petto  da  un momento  all'altro.  Si  strofinò  gli  occhi  bagnati tentando  di  mettere  a  fuoco  e  si  accorse  di  avere le  mani  e  il  corpo  puliti... non  era  sangue,  era acqua.

Si guardò intorno e si ritrovò sulle sponde di un enorme  lago. Intorno  a lui c'erano  un paio di ragazzi poco più grandi, probabilmente  gli stessi che lo avevano tirato su, intenti a sorreggere un'Eilise  completamente fradicia e dall'aria frastornata mentre un terzo, alto e con capelli neri come la pece, era chino su di lei e le parlava concitatamente, avvolgendole una  coperta sulle spalle.

A un  tratto  quello  si  voltò  e  si  diresse  con  aria furiosa  verso  Jasper.  Lo  prese  per  la  maglietta e lo tirò su, guardandolo con disprezzo.  Aveva dei penetranti occhi di un azzurro chiarissimo, come se fossero fatti di ghiaccio.

«Che  cosa  credevi  di  fare?»  gli  urlò  a  pochi centimetri dalla faccia e Jasper notò che anche lui, come gli altri, aveva quella strana pietra incastonata nel petto.

«Jake  lascialo  stare!»  esclamò  Eilise  con  voce ferma, ma con un tono leggermente allarmato. Jasper  avrebbe  voluto  reagire,  ma  era  sfinito, con le gambe tremanti e le braccia come  due macigni. Tentò di dimenarsi per allontanarsi dalla presa, ma l'altro non sembrava intenzionato  a lasciarlo andare.

«È  stata  colpa  mia,  va  bene?  Adesso  lascialo e  vattene!»  urlò  lei,  stavolta  con  aria  più  sicura. Quello  sembrò  voler  dire  qualcosa,  poi  sbuffò  e, dopo una seconda occhiataccia rivolta a Jasper, lo scaraventò a terra e si voltò per andarsene. «Fa'  come  vuoi Eilise,  ma sarà solo  una tua responsabilità...  io  non  voglio  saperne  nulla» disse,  dopodiché  se  ne  andò,  seguito dagli  altri due.

Eilise si avvicinò a Jasper che iniziava a sentire mille  nuovi  sentimenti  che  gli  attorcigliarono  lo stomaco,  primo  fra  tutti  la  voglia  di  spaccare  la faccia a quel tipo.

«Scusa, non è proprio il benvenuto che danno  di  solito»  disse,  porgendogli  la  mano.  Lui  la prese e si alzò, ma le gambe lo reggevano a malapena e, a malincuore, accettò l'aiuto di Eilise.

«Dove  siamo?  Chi  era  quell'idiota?  E  il  mostro che fine ha fatto?»

Fece una pausa.

«Chad... lui...»

Eilise sorrise tristemente.

«So che sei confuso, ma questo non è il momento di parlare, abbiamo bisogno di vestiti asciutti  e  qualcosa  di  caldo»  disse,  poi  indicò  la collina davanti a lei e Jasper, per la prima volta, si rese conto che alcune casupole con i comignoli fumanti erano raggruppate a un paio di chilometri di distanza.

«Andiamo  a casa mia, lì parleremo con calma e  risponderò  a  ogni  tua  domanda»  disse.  Fecero qualche metro in silenzio, poi Eilise si voltò verso di lui.

«Ah, a proposito... benvenuto alla collina.»

   
 
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