Jasper arrivò di corsa a Walpole Park seguito da Eilise che, ormai rassegnatasi, lo seguiva senza sprecare fiato nel tentativo di fermarlo.
Chad era lì, seduto sulla solita panchina, con le cuffie sulle orecchie e il telefono in mano. Jasper si fermò a riprendere fiato e, anche in quel momento, ebbe la sensazione di aver già vissuto quell'istante.
Eilise lo raggiunse, anche lei con il fiato corto, e gli mise una mano sulla spalla.
«Ma dove diavolo credi di andare?» gli urlò annaspando.
«Senti, quello è il mio migliore amico. Se quei cosi sono qui in giro, devo avvertirlo!»
Eilise lo guardò con un'espressione di compassione mista a esasperazione. Questa cosa lo mandò in bestia.
«Senti, non so che cosa tu voglia da me, ma da quando sei arrivata sono successe cose tremende e spaventose, quindi perché non vai a farti un giro?» sbraitò lui. Eilise mutò la sua espressione da compassionevole a incredula.
«Cosa? Ti ho salvato la vita. Se non ci fossi stata io, a quest'ora saresti morto!» urlò lei.
«Questo lo dici tu! Magari invece quelle bestiacce sono qui a causa tua.»
«Sei un idiota!»
Jasper stava per risponderle quando qualcuno gli posò una mano sulla spalla. Lui si voltò di scatto e si ritrovò di fronte Chad.
«Jas, ti aspetto da un secolo! Che fine hai fatto?» chiese.
«Ehm... io...» iniziò, ma l'amico aveva già allungato il collo oltre la sua schiena, guardando in direzione di Eilise sorridendo.
«E la tua amica qui? Non me l'hai mai presentata...» Jasper lo guardò storto. «È una lunga storia» disse «Non ho tempo di spiegarti, dobbiamo andarcene, siamo in pericolo!»
«In pericolo?» «Sì, delle specie di ragni giganti. So che sembra assurdo, ma devi credermi.»
Chad aveva smesso di guardarlo per osservare sbigottito un punto alle sue spalle.
«Ragni neri giganti?» chiese.
«Sì.»
«Con zanne affilate e tanti occhi?»
«Esatto, ma come...»
«Via!» urlò Eilise e li spinse a terra giusto in tempo per evitare che la chela affilata dell'atrax li afferrasse.
I tre si alzarono in tutta fretta e corsero a nascondersi dietro un albero.
«Ci ha seguito, dannazione!» urlò Jasper.
«No» rispose Eilise «Ha seguito te. Sei tu la sua preda, devi combattere!»
Lei si poggiò la mano sul petto e di nuovo evocò la lancia. L'atrax spruzzò un liquido giallognolo sull'albero dove erano nascosti, e i tre si spostarono giusto un secondo prima di vederlo sciogliersi, sfrigolando come se quello strano liquido fosse stato incandescente.
«Quel coso sputa acido?» urlò Chad. Eilise lo ignorò e si preparò al contrattacco.
«Jasper, posso tenerlo a bada per un po', ma questo è il tuo sogno, solo tu puoi ucciderlo!»
Lui la guardò interrogativa.
«La pietra!» urlò lei «Evoca la tua arma!»
Jasper non sapeva che fare, ma restare con le mani in mano non era contemplato e, se lei era riuscita a evocare la lancia, lui non doveva essere da meno. Mise da parte ogni esitazione e decise che, per quanto assurdo gli sembrasse, se non avesse tentato, sarebbe stato come perdere in partenza. Si alzò e mise la mano destra sul petto cercando di evocare qualcosa, qualsiasi cosa.
Niente.
«Non ce la faccio! Non funziona!» urlò a Eilise.
«Devi focalizzarti sulla pietra! Avvertila! Pensa a tutti quelli che vorresti proteggere!» disse con la voce affannata nel tentativo di tenere il mostro a distanza.
Jasper annuì, si rimise la mano sul petto e pensò a Chad e a sua zia Natalie, a quanto ci teneva a loro e al bisogno di proteggerli. Cercò di focalizzare la pietra al centro del suo petto e di riversare su di essa tutto quello che provava, finché non sentì un calore immenso.
La gemma iniziò a rifulgere di una luce chiara, potente, poi la sua mano afferrò qualcosa. Iniziò a tirar fuori quel qualcosa con più decisione fino a che non ebbe teso completamente il braccio e, aprendo gli occhi che aveva tenuto semichiusi per via della luce, si ritrovò in mano una lucente spada che sembrava fatta interamente di cristallo.
Jasper era sconvolto e orgoglioso di sé al contempo. Soppesò la spada e si accorse di sentirsi a proprio agio, come se quella lama fosse un prolungamento del suo stesso braccio. Senza pensarci due volte corse a fianco di Eilise per darle una mano.
Lei se la cavava piuttosto bene. Schivava e affondava senza esitazioni, e Jasper si sentì davvero un inetto al suo confronto. La spada era fantastica, brillava di una tenue luce ed era bilanciata perfettamente, ma lui non sapeva davvero come usarla. Tentò di colpire le chele dell'atrax, ma la spada vi cozzò contro senza scalfirle.
«Sono corazzate, devi mirare alla testa o al corpo» gli urlò lei. Aveva appena finito di dirlo che un colpo sferrato da una delle chele la colpì e la fece volare di lato.
Jasper si sentiva perso davanti quell'enorme creatura spaventosa. L'atrax si avvicinò a lui con fare minaccioso, ma Chad, che era rimasto in disparte fino a quel momento, vi si avventò urlando.
«Lascia stare il mio amico!» disse, afferrandogli una zampa. Il mostro iniziò a scuoterla e Chad finì contro un albero. Il ragno si avvicinò a lui minaccioso.
«Chad, che diavolo fai?» urlò Jasper tentando di attirare l'attenzione nuovamente su di lui. Ma era troppo tardi. L'atrax allungò la chela affilata e la piantò nel petto dell'amico senza che lui potesse fare nulla per impedirlo.
Jasper sentì il battito del cuore arrestarsi di colpo.
Chad a terra, con la schiena contro l'albero e gli occhi spalancati mentre una macchia rossa e scura si allargava sul suo petto, sporcando le cuffiette che ancora portava a tracolla e l'erba intorno a lui.
Jasper finì in ginocchio e un urlo gli uscì senza neanche accorgersene, mentre l'atrax, sprezzante, staccava la chela dal corpo ormai inerte di Chad e si voltava verso di lui.
Iniziò a ripensare a tutti quei momenti che aveva condiviso con l'amico, a tutte le giornate passate insieme e il cuore gli si strinse in una morsa, prima di dolore, poi, mentre il mostro si avvicinava, di rabbia...
Quando l'atrax tentò un affondo nella sua direzione, lui afferrò più saldamente la spada e con una spazzata lo allontanò, poi si mise in piedi e con una forza e una determinazione che non credeva di avere iniziò a colpire e schivare ogni attacco. Era come se a un tratto riuscisse a prevedere ogni mossa. Schivò l'ennesimo attacco abbassandosi e, avvicinandosi, colpì proprio dove la chela si attaccava al corpo, tagliandola di netto. L'atrax emise un urlo stridulo e tentò di attaccarlo con la chela rimasta, ma Jasper era pronto. Scartò di lato bloccando il colpo con il piatto della lama, dopodiché si abbassò e con uno slancio si buttò al di sotto del mostro.
«Questo è per Chad, bastardo!» urlò, conficcandogli la lama in quello che presumeva essere il petto.
L'atrax iniziò a dimenarsi, ma Jasper non mollò, anzi, affondò ancora di più la lama, schizzandosi di un liquido verde scuro che presumibilmente era il suo sangue e che iniziò a uscire sempre più copiosamente dalla ferita.
Jasper si sentiva soffocare da tutto quel sangue che finiva sul viso, chiuse gli occhi e iniziò ad annaspare, tutto divenne scuro e la spada gli sfuggì di mano. Preso dal panico, iniziò a dimenarsi sempre più in preda agli spasmi per la mancanza di aria finché due paia di mani non lo afferrarono e lo tirarono su.
Quando lo poggiarono a terra, lui iniziò a tossire, sputando e tentando di respirare con il cuore che batteva così forte che, Jasper ne era sicuro, sarebbe saltato fuori dal suo petto da un momento all'altro. Si strofinò gli occhi bagnati tentando di mettere a fuoco e si accorse di avere le mani e il corpo puliti... non era sangue, era acqua.
Si guardò intorno e si ritrovò sulle sponde di un enorme lago. Intorno a lui c'erano un paio di ragazzi poco più grandi, probabilmente gli stessi che lo avevano tirato su, intenti a sorreggere un'Eilise completamente fradicia e dall'aria frastornata mentre un terzo, alto e con capelli neri come la pece, era chino su di lei e le parlava concitatamente, avvolgendole una coperta sulle spalle.
A un tratto quello si voltò e si diresse con aria furiosa verso Jasper. Lo prese per la maglietta e lo tirò su, guardandolo con disprezzo. Aveva dei penetranti occhi di un azzurro chiarissimo, come se fossero fatti di ghiaccio.
«Che cosa credevi di fare?» gli urlò a pochi centimetri dalla faccia e Jasper notò che anche lui, come gli altri, aveva quella strana pietra incastonata nel petto.
«Jake lascialo stare!» esclamò Eilise con voce ferma, ma con un tono leggermente allarmato. Jasper avrebbe voluto reagire, ma era sfinito, con le gambe tremanti e le braccia come due macigni. Tentò di dimenarsi per allontanarsi dalla presa, ma l'altro non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.
«È stata colpa mia, va bene? Adesso lascialo e vattene!» urlò lei, stavolta con aria più sicura. Quello sembrò voler dire qualcosa, poi sbuffò e, dopo una seconda occhiataccia rivolta a Jasper, lo scaraventò a terra e si voltò per andarsene. «Fa' come vuoi Eilise, ma sarà solo una tua responsabilità... io non voglio saperne nulla» disse, dopodiché se ne andò, seguito dagli altri due.
Eilise si avvicinò a Jasper che iniziava a sentire mille nuovi sentimenti che gli attorcigliarono lo stomaco, primo fra tutti la voglia di spaccare la faccia a quel tipo.
«Scusa, non è proprio il benvenuto che danno di solito» disse, porgendogli la mano. Lui la prese e si alzò, ma le gambe lo reggevano a malapena e, a malincuore, accettò l'aiuto di Eilise.
«Dove siamo? Chi era quell'idiota? E il mostro che fine ha fatto?»
Fece una pausa.
«Chad... lui...»
Eilise sorrise tristemente.
«So che sei confuso, ma questo non è il momento di parlare, abbiamo bisogno di vestiti asciutti e qualcosa di caldo» disse, poi indicò la collina davanti a lei e Jasper, per la prima volta, si rese conto che alcune casupole con i comignoli fumanti erano raggruppate a un paio di chilometri di distanza.
«Andiamo a casa mia, lì parleremo con calma e risponderò a ogni tua domanda» disse. Fecero qualche metro in silenzio, poi Eilise si voltò verso di lui.
«Ah, a proposito... benvenuto alla collina.»