Libri > I Miserabili
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Autore: _Noodle    09/05/2018    0 recensioni
Ballet!AU.
“Grantaire si era dimenticato che cosa si celasse dietro tutto quello, oltre quell’invalicabile barricata che separava lui stesso dal suo futuro. […] Tuttavia, la forza di poche parole era stata in grado di fargli tornare la voglia di salire sul palco. La forza di chi le aveva pronunciate lo aveva trascinato verso il suo vecchio ed eterno sogno dopo due anni in cui si era smarrito, in cui l’ago della bussola aveva puntato sempre verso ovest, dove il sole tramonta.”
Storia di un amore che spacca le ossa, ma che non lascia nessuna ferita.
[Pairings: E/R, Courfeyrac/Jehan, Joly/Bossuet, Combeferre/Eponine, Marius/Cosette]
Dedicata alle mie fonti di ispirazione costanti.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Grantaire, Jehan, Les Amis de l'ABC
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grand Allegro.
 
 
 
 
 
 
<< Come sarebbe a dire che vi siete scambiati le borse? >> aveva esordito Jehan, il cellulare tremante di messaggi accostato all’orecchio. Era arrivato a casa da qualche minuto e una telefonata inaspettata di Grantaire l’aveva colto di sorpresa. Dalla voce affannata e stridula, si sarebbe aspettato che l’amico stesse per comunicargli una notizia da far accapponare la pelle. Per fortuna, invece, non era accaduto niente di tragico o costellato di macabri dettagli.
<< Io e Enjolras ci stavamo cambiando vicini, probabilmente non ci ho fatto caso e ho preso la sua per sbaglio! Ho sempre odiato le borse tutte uguali, lo sai che non riesco a sopportare le divise! Non dovrebbero sorprendersi se poi succedono queste cose. Tu perché oggi non avevi quella ufficiale? >> sbraitò Grantaire, confuso, infastidito, ma anche piuttosto divertito dalla situazione al limite del surreale. Pensava che confondere la propria borsa con quella del ballerino che il primo giorno di lavoro gli aveva dato dello smidollato fosse alquanto grottesco.
<< Perché non è obbligatorio! Te la forniscono con l’ingresso in compagnia, ma puoi benissimo scegliere di non usarla! >> ridacchiò Jehan sdraiato sul divano, le gambe accavallate sul bracciolo. A quell’informazione seguì un silenzio ricolmo di imbarazzo.
<< Dirmelo prima!? >>
Entrambi scoppiarono a ridere, ancora più increduli di essersi ritrovati coinvolti in un tale equivoco.
<< Scusa, pensavo lo sapessi! E adesso, che stai facendo? >>
<< Sto andando a casa sua a portargliela! >>
Prouvaire sbarrò gli occhi, si mise a sedere e alzò un braccio tagliando l’aria. Anche se Grantaire non poté vederlo, immaginò che l’amico avesse reagito esattamente in quel modo.
<< Jehan, so che hai lanciato le braccia! >>
<< Hai frugato nei suoi documenti? >> lo interruppe immediatamente il poeta, facendosi per qualche secondo più serio.
<< Cosa avrei dovuto fare? Io non ho le mie chiavi di casa e lui non ha le sue >> concluse Grantaire, la voce metallica della metro che annunciava la fermata di Denfert-Rochereau.
<< Giusto! Beh, spero che tu riesca a trovarlo, non vorrei fosse andato da qualche parte che non sia casa sua! Magari ritorna stanotte! Magari ha deciso di partire per l’Alaska senza dirlo a nessuno, sai con tutti quei vestiti…>>
<< Signore Santo, Jehan, smettila di preoccuparti! >>
I due avevano ricominciato a ridere. Prouvaire aveva deciso di sdrammatizzare per evitare di preoccuparsi e Grantaire l’aveva seguito a ruota, sperando tuttavia di trovare Enjolras a casa sua. Avrebbe potuto dormire da Jehan nella peggiore delle ipotesi, ma in quel momento nessun letto pareva comodo quanto il suo e dopo quella giornata faticosa lo agognava più di qualsiasi altra cosa.
<< Va bene, mamma >> fece il verso Jehan, alzandosi dal divano in cerca di aria fresca, per quanto fosse possibile.
<< Ti aggiorno su come vanno le cose, ciao! >>
 
La dolorosa pressione che il gomito del fisioterapista stava esercitando sui suoi muscoli lo stava mandando fuori di testa. Per quanto ancora sarebbe andata avanti così? Non era certo che tutte quelle sedute di fisioterapia stessero funzionando, dal momento che il dolore continuava a manifestarsi prima e dopo la lezione. C’era tuttavia da considerare che Enjolras, sebbene avesse parecchia resistenza fisica e fosse in grado di sopportare ore ed ore di lezioni, aveva una capacità piuttosto scarsa di sopportare quei trattamenti.
<< Mi dispiace di non essere riuscito a riceverti prima, ma purtroppo avevo altri appuntamenti! Hai fatto gli esercizi di stretching che ti ho consigliato stamattina? >>
Joly, questo era il nome di uno dei fisioterapisti dell’Opéra, stava massaggiando Enjolras in modo tale da facilitare la circolazione del sangue e da ridurre il dolore dovuto alla contrattura. Era un lavoro infame, faticosissimo e intuitivo quello del fisioterapista, ma Joly se n’era innamorato fin da quando era piccino, da quando si era rotto una caviglia e un abile dottore l’aveva aiutato a guarire in tempo record. Aveva deciso di fare di quella originaria passione per il corpo umano il suo lavoro. Joly era un tipo apparentemente gracile, dal naso a punta e dagli occhi vivaci. Aveva una voce leggera e soave, un volto dalle mutevoli espressioni comiche e  uno spiccato senso dell’umorismo. Tuttavia, questo lato affabile di Joly che trasmetteva tranquillità a tutti i suoi pazienti e amici, certe volte veniva sopraffatto da un lato più cupo e tormentato, da un mostro dal volto a lui assai ben noto: l’ipocondria. Ebbene sì, sebbene fosse un medico, era noto a tutti che Joly soffrisse di questo disagio, che a volte lo coglieva nei momenti più insospettabili. Questo suo costante e non troppo latente malessere, accostato al suo frequente buon umore, aveva fatto sì che il giovane fisioterapista avesse preso l’abitudine di girare con uno specchietto da trucco in tasca, necessario per osservare che la sua lingua fosse sempre in buone condizioni e che nessuna strana creatura cercasse di coglierlo alle spalle.
<< Gli esercizi? Ma certo! Finita l’audizione sono stato più di un ora a fare defaticamento. Quando ci impiegherà il dolore a cessare? >> domandò Enjolras stringendo e digrignando i denti.
<< Io non mi preoccuperei più di tanto, ancora qualche seduta e  tornerai come nuovo. Ti ho anche messo i Tape questa mattina, faranno il loro effetto. Non devi preoccuparti, le contratture sono normalissime per chi come voi stressa i muscoli in questo modo. Comunque, ho il sospetto che tu non sia rimasto fermo durante le vacanze >> cantilenò Joly, lanciando un’occhiataccia al ballerino sotto le sue grinfie. Viste le faticose performance dell’anno precedente, il fisioterapista si era raccomandato che Enjolras non praticasse esercizio almeno per qualche settimana, ma evidentemente non era stato così.
<< Se lo dici alla Fantine ti spezzo le gambe, Joly >> sibilò il biondo, lasciando che un urlò fuoriuscisse dalle sue labbra quando Joly toccò un punto particolarmente fastidioso.
<< Ehi! Va bene che ci conosciamo da un anno, ma non prenderti tutte queste confidenze, amico! Sai che del mio fisico e della mia salute non si deve parlare… >> ridacchiò amabilmente.
Tre colpi decisi e una richiesta di entrare. Qualcuno aveva bussato alla porta interrompendo la sua risata.
<< Chi è? >>
<< Ehm, sono Grantaire. Ho per sbaglio confuso la mia borsa con quella di Enjolras, sono venuto a riportargliela e a riprendere la mia. >>
Joly ed Enjolras si guardarono con preoccupazione. Un silenzio spettrale avvolgeva i loro corpi. Come poteva Grantaire sapere che Enjolras si trovasse lì? Chi gliel’aveva detto? E, cosa più importante, come aveva fatto a confondersi e a prendere la borsa sbagliata? Enjolras si rimproverò per non averci fatto caso, ma l’irritazione e il fastidio per il fatto che qualcuno avesse toccato qualcosa di suo, annebbiarono qualsiasi altro pensiero.
Il biondo aprì la porta con foga, dopo aver tentennato per qualche istante a scendere dal lettino. Joly rimase immobile a fissare la scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi, sbigottito.
<< Che cosa? >> sibilò Enjolras con malcelata ira, aggrottando le sopracciglia a tal punto da farle incontrare.
<< Hai preso la mia borsa? >> continuò, occhi conficcati in quelli sbalorditi di Grantaire. Quest’ultimo di certo non si aspettava che Enjolras l’avrebbe abbracciato e si sarebbe inchinato a lui per quel nobile gesto, ma di certo non sospettava che potesse reagire con così tanta rabbia. Glielo si leggeva in faccia, traspariva dal calore della sua pelle: Enjolras era furioso.
<< E sono anche stato a casa tua, ma tu non c’eri >> rispose Grantaire, rincarando volutamente la dose per capire fino a che punto si sarebbe spinto.
<< Cosa!? >>
Joly si avvicinò lentamente ad Enjolras, percependo anche lui che la tensione di quel momento lo stava mettendo particolarmente in difficoltà.
<< Non sapevo come cercarti, poi non trovandoti a casa ho pensato di ritornare qui e per fortuna eccoti! >> spiegò Grantaire, sorridendo in modo spontaneo.
<< Chi ti ha detto che ero qui? >> Enjolras si accorse soltanto in quell’istante di star ancora indossando dei terrificanti pantaloncini inguinali di colore grigio e corse immediatamente a rivestirsi. Grantaire aveva già visto troppo di lui.
<< Me l’ha detto Courfeyrac. Tra l’altro, mi ha detto che Marius è già arrivato. Lo sai che sono già le sette e mezza? Non sei felice di aver ritrovato due paia di chiavi nello stesso giorno? >> l’artista aveva iniziato a ridacchiare, ancora incredulo per quelle reazioni, evidentemente dovute all’imbarazzo.
<< Ti prego ridammi le chiavi, prenditi la borsa e vattene. >>
<< Ti ho fatto una cortesia a venire qui, non trattarmi in questo modo! Tu non ti sei nemmeno accorto dello scambio >> si giustificò il moro, consapevole di avere fatto la cosa giusta.
<< Non me ne sono accorto perché stavo facendo altro! >> ribatté Enjolras, afferrando il manico della sua borsa. Grantaire non si decideva a mollare la presa, quasi il biondo la dovesse conquistare accettando il fatto che lui si era comportato nel modo migliore.
<< Come avrei dovuto comportarmi secondo te? >> domandò a quel punto, desideroso di spiegazioni. Lo sguardo di Joly rimbalzava da una parte all’altra come se stesse seguendo una partita di tennis.
<< Non lo so, magari avresti potuto essere più attento nel momento in cui te ne sei andato a casa? Tu di solito afferri quello che ti capita? Ti piace rubare le cose degli altri? >>
<< Rubare? Ma… >>
La porta alle spalle di Grantaire si spalancò nuovamente, urtandogli le spalle.
<< Ehm, è permesso? Joly, hai finito? >>
<< Se sei già entrato perché chiedi permesso? >> sbraitò Enjolras, indispettito da quell’intrusione indesiderata.
Il ragazzo che aveva fatto capolino nello studio fisioterapico di Joly era piuttosto alto, dal fisico asciutto e soprattutto completamente calvo. Indossava una maglia gialla con al centro la scritta “Mr. Brightside”, e dei jeans strappati sulle ginocchia, non tanto per moda quanto per logorio.
<< Oh, Bossuet! Sì, stavamo andando tutti a casa, non è vero ragazzi? >> s’intromise Joly, salutando il suo coinquilino, nonché migliore amico. Cercò di sistemare lo studio e di radunare in fretta le proprie cose per far sì che tutti si allontanassero, ma nessuno pareva ne avesse la minima intenzione.
<< Ah, tu sei Bossuet! Ho sentito parlare di te durante il pranzo! Io sono Grantaire. >>
<< Molto piacere! E chi ti ha parlato di me? >>
I due si strinsero la mano sotto gli occhi increduli di Enjolras, che li osservava come se fossero stati una rara specie di animali che familiarizzavano tra di loro.
<< Cazzo, ora basta, ridammi le chiavi! >> sbraitò con poco tatto, strattonando la borsa che teneva ancora in mano Grantaire.
<< Ho interrotto qualcosa? >> domandò il nuovo arrivato grattandosi la testa, sperando di comprendere qualcosa di più riguardo alla follia in atto.
<< Niente di importante, Enjolras è solo un po’ infastidito da un malinteso che si è creato per via… >>
<< Joly, non ti ci mettere anche tu. Non mi piace che si frughi nelle mie cose, non mi piace per niente. Avresti potuto evitare di rovistare tra i miei documenti e riportarmi la borsa domani. A casa ho altri vestiti, avrei potuto portare quelli, o forse tu non ti cambi mai? >>
Grantaire scoppiò in una fragorosa risata, urtando per sbaglio lo stomaco di Bossuet con un gomito. Il macchinista indietreggiò di scatto, sbattendo contro la porta.
La situazione stava decisamente precipitando.
<< Enjolras, dimentichi un particolare essenziale: NESSUNO DEI DUE AVREBBE POTUTO RIENTRARE IN CASA! >> esclamò Grantaire, fingendo di perdere le staffe, un ghigno beffardo che illuminava il suo volto divertito. Era bello avere ragione, soprattutto se quello ad avere torto era Enjolras. Il biondo, dopo quella definitiva sentenza, uscì dallo studio a passo svelto, il proprio borsone in spalla e i capelli ritti sulla testa.
<< Lasciami almeno il tuo numero di telefono, potrei avere bisogno di chiamarti nel caso succedesse ancora! >> gridò Grantaire, affacciandosi sul corridoio.
Joly e Bossuet lo guardarono allibiti. Era la prima volta che vedevano Enjolras così tanto adirato, soprattutto con un ragazzo che conosceva appena. Joly era sicuro che quell’atteggiamento indisponente fosse dovuto alla violazione della privacy: Enjolras odiava che gli altri venissero a conoscenza di ciò che riguardava la sua vita privata. Ciò che mostrava sotto i riflettori era ben altro da quello che realmente accadeva nella sua intimità e nella sua interiorità.
<< Vai al diavolo. Grantaire! >> vomitò, scendendo le scale dell’Opéra. Non appena arrivato al Martini Bar, avrebbe ridotto Courfeyrac in un mucchietto di ossa.
 
Bossuet e Joly erano saliti macchina, finestrini abbassati (in realtà quello dal lato del passeggero era rotto) e borse scaraventate sul sedile posteriore. Entrambi erano provati dalla lunga giornata di lavoro: Joly per i diversi trattamenti effettuati ai pazienti e Bossuet per il faticoso lavoro di progettazione della scenografia de “La Bayadère”.
<< Secondo te perché si comporta in quel modo? >> domandò Bossuet a Joly, una volta messa in moto l’auto. Abitavano a circa venti minuti dal Palais Garnier.
<< Non tutti sono un libro aperto come lo sei tu, Bossuet. Enjolras, rispetto ai ragazzi della nostra età, è decisamente più restio a parlare della sua vita privata >> gli confidò il fisioterapista, usando il carattere estroverso di Bossuet come metodo di paragone.
<< Capisco. Spero che Grantaire non se la sia presa. Essendo nuovo, non so che bella impressione possa avergli fatto >> commentò.
<< Da come ridacchiava, penso che si sia soltanto divertito. E poi la colpa è di quel Courfeyrac, il nuovo barista del Martini! È stato lui a dirgli dove poteva trovare Enjolras >> ironizzò Joly, ancora inebetito da quella surreale esperienza.
Bossuet accese la radio, afferrò un cd e mise in play la traccia numero quattro. Under Pressure nella versione dei Queen e di David Bowie fece tremare le casse della macchina, lasciando che qualche granello di polvere danzasse nell’aria. Joly starnutì. I due, non appena il giro di basso iniziale si concluse, iniziarono a cantare: Bossuet cercava di imitare la meravigliosa voce di Freddie Mercury con un’interpretazione da oscar, mentre Joly intonava le parti cantate da David Bowie. Muovevano la testa e le schiene a ritmo, lasciando che le loro voci fluissero per le strade di Parigi come un canto di rivolta. Inframmezzavano il testo con risate e riff di chitarra e ogni qualvolta Bossuet si sporgeva fuori dal finestrino per intonare i molteplici “Um bum ba de” Joly scoppiava in una fragorosa risata.
<< Can't we give ourselves one more chance? Why can't we give love that one more chance? >>
Cantare insieme dopo una lunga giornata in cui erano stati separati era la cosa che piaceva loro di più. Ritornavano immediatamente ragazzini, l’odore dell’adolescenza a colmare i loro cuori ormai troppo cresciuti. Stavano bene. Al tramonto, inscatolati nella macchina di Bossuet, con Joly al volante e le loro parole a far tremare l’atmosfera, loro stavano bene. Bossuet e Joly erano essenzialmente felici delle loro vite, del loro convivere ormai da tanto tempo, del loro condividere preoccupazioni e sventure, di essere una squadra composta soltanto da due elementi, forti come mille. La precisione di Joly compensava la maldestra attitudine di Bossuet, e quest’ultimo forniva all’altro tutta la spensieratezza di cui avesse bisogno. Sotto pressione o meno, affrontavano la vita a morsi e a gomitate, resistendo alla monotonia della città e dello scorrere delle ore.
<< Quali sono i programmi per stasera? >> Joly stava avvertendo un certo languore e sperava che Bossuet capisse a quali programmi si stava riferendo.
<< Ordiniamo giapponese? >>
<< Preferirei italiano! >> ammise il fisioterapista, sognando di addentare una succulenta pizza con le acciughe, un toccasana per la gola.
<< E italiano sia! >> decretò infine Bossuet, sbattendo la mano sul cruscotto, ancora infervorato dalla canzone che li stava accompagnando.
<< Ma i piatti sporchi li lavi tu, io non mi avvicino al lavandino con gli avanzi! >>
Risero nuovamente e la canzone, accompagnata da un ritmico schioccare di dita, svanì nel silenzio della sera.
 
Una folla di persone si era accalcata nel corridoio dell’ultimo piano del Palais Garnier. Un vociare soddisfatto sovrastava i passi di chi ancora si stava avvicinando alla piccola bacheca in legno, dove appesi vi erano due fogli stracolmi di nomi. Erano le assegnazioni delle parti.
Tutti i ballerini si sarebbero aspettati che sarebbero usciti almeno due giorni dopo rispetto alle audizioni; Madame Fantine, invece, sembrava aver avuto da subito le idee chiare e aveva pubblicato il foglio con le assegnazioni il giorno immediatamente seguente.
Grantaire e Jehan, che avevano salito le scale convinti che avrebbero trovato il corridoio vuoto, furono assaliti dalle grida di gioia di Cosette, che corse loro incontro.
<< Ho ottenuto la parte di Nikiya! Sarò Nikiya! Sono troppo felice, ragazzi! E complimenti anche a voi >> la ragazza si allontanò saltellando verso l’aula, più raggiante che mai. I due si fissarono per un eterno secondo e senza nemmeno un suggerimento corsero verso la bacheca.
<< Permesso >> bisbigliò Jehan, scostando da davanti a sé alcuni ballerini che, secondo la sua opinione, erano lì già da troppo tempo. In quelle occasioni, perdeva ogni timidezza.
Scorse con lo sguardo l’elenco e quando giunse ai ruoli principali i suoi occhi grigi si colmarono si stupore e di lacrime.
 
 
 
Ruoli per le repliche del 17 e 20 novembre 2015 e del 3, 7, 9, 14 e 19 dicembre 2015.
 
 
Nikiya: Mlle Fouchelevent
Solor: M. Enjolras                          
Gamzatti: Mlle Thenardiér                 
L’Idolo d’oro: M. Prouvaire           
Lo Schiavo: M. Grantaire
 
 
<< Non posso crederci… >> bisbigliarono Prouvaire e Grantaire all’unisono, ognuno con un’intenzione diversa. Dalle parole del primo trasparì una gioia incredula, scoppiettante ed eterea, da quelle del secondo un sincero sbigottimento. Come aveva potuto ottenere quella parte? Lui che pensava che non ne sarebbe nemmeno valsa la pena? Chissà per quale sentimento di rivalsa o di benessere, Grantaire sorrise. Aveva finalmente cestinato il suo dolore, probabilmente messo un punto alla sofferenza che l’aveva accompagnato fino a quel momento.
<< Sembra che tu abbia ottenuto la parte per cui io avevo fatto l’audizione! >>
Jehan gli gettò le braccia al collo, stringendolo in un abbraccio da mozzare il fiato.
<< Grantaire ce l’abbiamo fatta! Mi hanno scelto come Idolo d’oro! Mi hanno scelto come Idolo! >> strillò saltellando sul posto, ubriaco di soddisfazione. Non era riuscito a fermarlo, il suo dolore non era riuscito a trascinarlo nei bassifondi della sua anima. Lui e Grantaire era stati più forti di qualsiasi malattia.
Eponine, anche lei appena arrivata, si fece largo tra di loro, le lacrime a fior di iridi a manifestare preoccupazione e tante, troppe aspettative. Sapeva di desiderare il ruolo di Nikiya, e sperava con tutto il cuore di averlo ottenuto, ma se non fosse stato così, se l’avessero scelta per le fila del corpo di ballo, si era ripromessa di non abbattersi. Sarebbe stato difficile, ma ballare era più importante di qualunque ruolo. Alzò lo sguardo, dito appoggiato sul foglio per individuare la linea giusta da seguire. Dischiuse la bocca e una lacrima solcò la sua guancia sinistra.
<< Gamzatti? Io? Gamzatti? >> balbettò, sbattendo freneticamente gli occhi, gocce di meraviglia ad inzupparle il body color topazio.
Si voltò di scatto verso gli amici conosciuti il giorno prima e si congratulò con loro, abbracciandoli con affetto.
<< Ci divertiremo, ragazzi! >> fu la sua risposta a quel cumulo di emozioni e di inaspettate belle notizie.
<< Presto, entriamo in classe e sentiamo cosa ha da dirci la Fantine! >> suggerì una volta sciolto l’abbraccio. Jehan e Grantaire la seguirono, gambe tremanti e sorriso sconvolto stampato sul volto. Parevano tre folli di ritorno dal regno della pazzia.
Una volta entrati in aula, Enjolars, fronte imperlata da un sottile strato di sudore per via del riscaldamento mattutino, si avvicinò a Grantaire. Il suo sguardo era ben diverso da quello irato del giorno prima. Era in un qualche modo rilassato o forse più semplicemente rassegnato; Grantaire non riuscì a comprendere le sue emozioni, ma sentì che qualcosa in lui era mutato.
<< Ebbene, si dà il caso che in scena dovremo collaborare >> disse il biondo, le labbra ricurve verso l’alto. Stava forse cercando di sorridere? Stava forse cercando di riappacificarsi con Grantaire? Quella giornata stava portando l’artista a credere che fosse totalmente frutto della sua immaginazione.
<< Sembra proprio di sì. >>
Enjolras gli tese la mano destra.
<< Lo permetti? Tregua artistica? >>
<< Prometto che non toccherò mai più i tuoi effetti personali. >>
<< E io prometto di non arrabbiarmi più in quel modo, a meno che tu non mi fornisca un pretesto. >>
E le loro dita si sfiorarono per la prima volta.
 

 
 
 
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E voilà! Ecco a voi il quarto capitolo! <3
Mi sono divertita veramente tanto nello scriverlo, soprattutto per la prima parte di puro disagio (con Bossuet che prende botte da ogni parte e Enjolras in boxer davanti a Grantaire). Anche se devo ammettere che la mia parte preferita è quella in cui Joly e Bossuet cantano Under Pressure in macchina; la riproduzione casuale del computer fornisce sempre ottime ispirazioni! Da questo capitolo in poi la vicenda prende davvero piede: conosciamo i ruoli che i nostri ragazzi dovranno interpretare e sappiamo anche che, per forza di cose, due dei nostri Amis dovranno incominciare ad andare d’accordo. Si prevedono molte prove insieme!
Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate <3 Un abbraccio danzante!
_Noodle
  
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