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Autore: tyurru_chan    09/05/2018    0 recensioni
“Tu non c’eri. Non sai cosa ha fatto nostro padre, Nathaniel.” [...]
Era bastato l’errore di un solo uomo, a condannare secoli di eroismo e giustizia.
[Nathaniel/Cousland centric]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Nathaniel Howe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Attenderò il tuo ritorno. Come comandi.”
 
Erano state le ultime parole pronunciate da Nathaniel Howe, il giorno della partenza della Lady Comandante verso Amaranthine; l’intento tattico di fronteggiare il grosso dell’esercito organizzato dei prole oscura, un piccolo gruppo di custodi scelti in prima linea verso l’ignoto.
Ma lui, non era tra questi. E non aveva in alcun modo contestato sulla decisione.
Eppure, nel proprio petto, un pallido moto di preoccupazione prese a farsi largo, mozzandogli il respiro, la presa sul proprio arco farsi salda fino a farsi male.
Un unico sol pensiero.
-So che tornerai.-
 
 
 
-È solo un’assassina.-
Bisbigli nell’oscurità, nobili intenti tradivano una reticenza e un disgusto nei toni.
Nathaniel li udiva, nulla sfuggiva al proprio udito allenato, furtivo, ogni anfratto di quella fortezza non aveva alcun segreto per lui, ne conosceva ogni passaggio, ogni luogo nascosto alla vista.
Quei sussurri traevano maggior riserbo dall’assenza della Lady Comandante e il giovane seppe, in cuor suo, di non essere l’unico a dover scontare sgradite conseguenze delle proprie azioni in nome di una giustizia derisoria.
Domandarsi se suo padre aveva, anche solo per un istante, pensato al destino della sua prole, nell’istante in cui avesse fallito nelle sue ambizioni; nel mentre incrociava in punto di morte lo sguardo della sua aguzzina, gli stessi occhi verde intenso che lui contemplava in tacita opposizione ammirato.
E ancora una volta entrò in conflitto con se stesso.
 
 
 
 
“Vorresti uccidermi?”
Un intimidazione cortese, beffardo il tono con cui ella si rivolse verso le sbarre della prigione sotterranea a dividerli da un soddisfacente confronto diretto.
“Quello era il mio intento.” Rispose senza mezzi termini, nulla ormai da perdere, la propria vita a valere quanto quella di un qualunque ladruncolo di strada.
La Cousland si avvicinò senza riserve, le dita sfiorarono il metallo arrugginito, le palpebre accigliate, appariva diffidente, lontana, ne studiava distratta l’indole decidendone le sorti.
“Fallo. E ti riserverò la stessa lama con cui ho reciso la gola di tuo padre.”
 
 
 
Il portone della fortezza, o quel che ne restava dopo l’estenuante cruenta battaglia, si spalancò; i superstiti della sanguinosa crociata ad Amaranthine fecero il loro ingresso, malconci, ma trionfanti.
La testa della Madre era stata recisa, la fortezza aveva eroicamente resistito e la città in parte era riuscita a sopravvivere agli orrori della guerra.
“Se non stai fermo non riesco a guarirti.” L’aveva ammonito un seccato Anders, un tenue azzurro pallido ne cicatrizzava i tagli, sangue ormai rappreso lambiva la pelle e l’armatura dell’arciere, esausto dal martoriante conflitto, ma vivo.
E anche lei, era li. Ne riconobbe la figura in lontananza, si alzò di soprassalto tra i borbottii poco velati del mago. Ne riconobbe i tratti, tra la folla di superstiti, a varcare la soglia della veglia.
Un peso si levò greve dal proprio animo inquieto, anche se malconcio, si adoperò per andarle incontro.
“Comandante…!”
Ella parve dapprima sorpresa, ma non mancò di riservargli un sorriso di circostanza, il capo annuiva fiero, la battaglia oltre ogni più rosea previsione era vinta.
Ai sopravvissuti l’arduo compito di vegliare sui periti, onorarne il sacrificio.
Un piede si sbilanciò, l’equilibrio venne meno, la forza di volontà che l’aveva sorretta fino a quel momento cadde. Il custode si chinò tempestivo per frenarne la caduta, attutendola contro il proprio stesso petto. Strinse appena, dandole respiro.
Spezzata, fragile nel suo esile corpo, ne sostenne il peso effimero, scuotendola per ottenerne risposta. Gli occhi vagavano in cerca di qualsivoglia ferita su quel corpo travagliato.
“Sono solo stanca…” giustificò esausta in un fil di voce, appigliandosi al proprio compagno in un istintiva ricerca di ristoro.
Vennero raggiunto dagli altri custodi, ognuno ad accertarsi dell’accaduto, ma l’arciere non cedette a nessuno di loro il personale privilegio di sorreggere il loro comandante.
 
 
 
“Avresti dovuto uccidermi. Perché alla prima occasione io lo farò.”
“A che scopo? La tua vita appartiene ai custodi grigi ora, non sei più un Howe.”     
 
  
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