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Autore: Rosalie97    09/05/2018    2 recensioni
"Lei venne da me un mattino, un solitario mattino domenicale, con i suoi lunghi capelli biondi a spandersi nella fredda aria dell'inverno sivigliano.
E se mai un giorno lei venisse da te, mio caro amico, mi raccomando: bevi avidamente dalle sue parole tanto sagge, prendi coraggio da lei come tuo trofeo per aver deciso di combattere per il trionfo del Bene... e salutala da parte mia."
Copyright © 2018 by Rose R. Night.
Tutti i diritti riservati.
Vietata la copia parziale o totale dell'opera e di ciò che contiene.
Genere: Fantasy, Mistero, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Questa One Shot è ispirata alla canzone "Lady in black" dei Blackmore's Night, cover di una canzone di Uriah Heep. Ho messo la storia in fanfiction perché prendo molto spunto dal testo della canzone e mi sembrava corretto metterla in quella categoria.
Grazie e buona lettura!

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Siviglia, 1255

È per me arduo narrare finalmente questa storia, ma il tempo è stato benevolo, e credo sia giunto il momento propizio di condividere quel che mi accadde in un lontano dicembre della mia gioventù.
Correva l'anno 1237, Siviglia era stata conquistata da Ferdinando III di Castiglia, e in città si respirava dopo molto aria di pace, di serenità. Io vivevo ancora con mio padre, all'epoca, e la mia vita non si poteva certamente definire agiata. Avevo tanti sogni, ma nonostante sia io che mio padre ci sforzassimo per renderli possibili c'era sempre qualcosa che ci impediva di riuscire nell'intento. La maggior parte delle volte questo qualcosa portava il nome di Solana.
Tutto cambiò quando feci un incontro assai particolare.
Nella tradizione del popolino, quella per lo più sconosciuta all'aristocrazia, esiste una leggenda che venni a conoscere completamente solo qualche anno più tardi, quando quel che vi sto raccontando era ormai già avvenuto: essa narra di una donna vestita di scuro, che viaggia per le terre dagli inizi del tempo, per portare amore ove la disperazione impedisce di scorgere la luce. Nessuno sa chi sia, nessuno sa quale sia il suo nome, o quanti anni abbia, ma tutti, quando vi si imbattono, la riconoscono.
Lei venne da me una domenica mattina, quando tutti erano in chiesa a pregare il buon Dio per qualche miracolo. Io mi trovavo a casa, a occuparmi della mia sorellina Paloma, e sono convinta non dimenticherò mai la sensazione di benessere che si diffuse dentro me quando vidi la sua figura oltre la sgangherata porta d'entrata.
Avvolta in un lungo abito nero privo di decorazioni e intatto come fosse appena stato creato dalle mani delle più abili sarte di Siviglia, stava ritta di fronte a me, un velo color pece a coprirle il viso, di cui a malapena potevo ammirare i lineamenti. Sapevo che era bella, nonostante fosse difficile dire con certezza quanti anni avesse.
I suoi lunghi capelli biondi si alzavano nella fredda aria mattutina, scostando lievemente il velo ma senza permettermi di scorgere altro. In qualche modo sapevo anche chi fosse, e mi accorsi di aver trattenuto il respiro quando si mosse in un quasi impercettibile movimento del capo. Non avevo idea di come sapesse chi io fossi, quando mi salutò chiamandomi per nome, né di come mi avesse trovato, perché da tempo io camminavo nell'oscurità e da mesi ormai il dolore dentro me era tanto che mi pareva che la distruzione giacesse tutt'attorno al mio corpo, impedendomi di uscire dal vortice in cui lentamente stavo scomparendo. Tutto per via di una battaglia ch'ero impossibilitata a vincere.
Non ci scambiammo convenevoli, e non so come fui in grado di farle posto e di animare i miei arti per farle un doveroso inchino, conscia di aver davanti ben più di una semplice donna. Entrò in casa con una grazia quasi divina, e si accomodò a una delle sedie del tavolo di legno rovinato dal tempo e dalle intemperie che avevamo trovato per pura fortuna io e mio padre qualche tempo addietro.
La raggiunsi, e mi sedetti dinanzi a lei, le mani unite sopra la superficie ruvida. Quando parlò, la sua voce parve rimbalzare sulle pareti, creare una nube di profumo in cui venni del tutto avvolta. Mi chiese di dare un nome al mio nemico, di raccontarle quale fosse la paura che mi teneva sveglia la notte, e di come avessi intenzione di risolvere i miei tedi. Dal canto mio fui impacciata quando le risposi. Spiegai che mi serviva aiuto, che necessitavo di alcuni cavalieri per poter sfidare finalmente Solana e suo padre e liberarmi una volta per tutte della sofferenza che quella ragazza recava a me e alla mia famiglia. E la pregai di darmi dei cavalli, per raggiungere prima la sua casa e per affrontare meglio gli uomini al suo servizio che si sarebbero presentati a noi.
La passione intrisa nelle mie parole era tanto ardente che spaventai me stessa.
Eppure, lei rispose in modo fermo. Non voleva pensare alla guerra, una così mera maniera di risolvere i propri problemi, che riduceva gli uomini ad animali. Rammento perfettamente il momento in cui mi disse: - La guerra è infida. È così facile da iniziare... ma veramente impossibile da finire.
Mi spiegò con calma la sua storia, ch'era vecchia come il mondo e che nella sua lunga vita aveva imparato cose che vanno ben oltre le impulsive emozioni umane. Lei era la madre di tutti gli uomini, e mi consigliò come agire, come risolvere le mie grane, in modo tanto saggio che ebbi paura del momento in cui lei avrebbe dovuto andarsene, darmi il suo addio e procedere per la propria strada, per trovare altre anime come la mia.
Temetti così tanto di camminare di nuovo da sola che le chiesi se volesse restare, dopo aver domandato quale fosse il suo nome, sicura della grazia che anch'esso doveva possedere.
- Il mio nome non ha importanza, pertanto chiamami Lady - disse.
- Lady, concedimi di tenere la tua mano - piansi, quando compresi che non sarebbe rimasta, - e permettimi di rimanere qui, al tuo fianco! Ho bisogno dei tuoi consigli così saggi, Solana non si arrenderà!
- Abbi fede - rispose con un caldo sorriso materno, riempiendo improvvisamente il mio cuore di vita e convincendomi che, in qualche modo, sarei riuscita a sconfiggere la mia nemica, - e fidati di me. Non esiste alcuna forza nel numero, né vi sono sogni sbagliati, se provengono dal cuore. Quando avrai bisogno di me, dei miei consigli, perché l'oscurità sarà tornata forte dentro te, non temere, non sarò troppo lontano. Ti basterà pensare a me e io sarò con te, proprio qui - si posò una mano al centro del petto.
Dopo aver detto questo, lei si alzò e camminò lentamente fino alla porta della mia al tempo umile dimora, e dopo avermi abbracciato in un modo che non credo potrebbe mai essere replicato, mi diede le spalle e si allontanò in quel giorno argentato.
Nonostante non trovassi nulla da dire, nulla per poterla convincere a rimanere un altro po' con me, rimasi affascinata a guardare finché non vidi il suo mantello nero scomparire fra le mura di pietra delle case della cittadella.
Il mio lavoro, la mia vita, non è più facile di quanto fosse prima che La Dama in Nero mi trovasse, ma ora so che non sono sola, e trovo nuova speranza, nuovo coraggio per rimanere nella luce, ogni volta che penso a quel ventoso giorno di dicembre.
Lei venne da me un mattino, un solitario mattino domenicale, con i suoi lunghi capelli biondi a spandersi nella fredda aria dell'inverno sivigliano. So per certo che non dimenticherò mai quel che mi disse, e so che se non fosse stato per lei ora non avrei realizzato il mio sogno, non possiederei una delle locande predilette di Siviglia né avrei trovato la forza di rifiutarmi di sposare un uomo che non amo per dichiarare il mio amore alla donna che mai avrei immaginato potesse vivere al mio fianco.
Ho imparato tanto dalla Dama in Nero, e se quell'incontro non fosse avvenuto temo a pensare cosa mai sarebbe potuto accadere, quale strada sbagliata la mia esistenza avrebbe potuto intraprendere.
E se mai un giorno lei venisse da te, mio caro amico, mi raccomando: bevi avidamente dalle sue parole tanto sagge, prendi coraggio da lei come tuo trofeo per aver deciso di combattere per il trionfo del Bene... e salutala da parte mia.

Nicanora

  
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