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Autore: tice    09/05/2018    0 recensioni
E se Kim fosse partita con Sean per San Diego? E se stessero tornando? E se....?
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Burgess, Sean Roman, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~Adoro la coppia Sean e Kim, secondo me non doveva andare a finire così, e per quanto adorassi la coppia Burzek, loro sono la mia coppia preferita

"Sean dove vai?”.
“In bagno, vado in bagno Kim, torna a dormire”.
Kim sbadigliò e si girò dall’altra parte, cercando di riprendere sonno, inutilmente.
Sentì la porta della camera riaprirsi qualche minuto dopo e Sean entrare.
Appena lo sentì sdraiarsi al suo fianco si girò di nuovo appoggiandosi a lui, baciandogli il costato e appoggiando la mano sul suo volto.
Si mise più comodo, facendole passare un braccio sotto il collo e avvinandosela di più. Rimasero così per un bel po’, nel totale silenzio della camera.
“A che ora partiamo?” chiese a un certo punto Kim, guardando l’orologio, “Finisco il turno alle quattro, passo a prendere Jon, carichiamo la macchina con le ultime cose e poi partiamo”.
Kim sospirò e chiuse gli occhi, godendosi gli ultimi istanti prima di iniziare quell’ultima frenetica giornata a San Diego.
Alle sette in punto Sean chiuse la porta di casa diretto al suo ultimo giorno come dipendente della forestale di San Diego.
“Jon sbrigati, tra dieci minuti passa il pullman, e se lo perdi ti tocca andare a piedi, perché sicuro io non ti porto”.
Lo sentì correre per il corridoi e scendere le scale di corsa.
“Mamma guarda che cosa ho trovatoooo!” urlò il bambino appena le fu accanto.
“Sssssssh, abbassa la voce o Lory si sveglia, fa vedere!” porse la mano e subito Jon le passo una piccola foto fatta con una polaroid.
Lei e Sean vestiti bene, in comune, a sposarsi.
L’unica foto fatta quel giorno, l’unica a ricordo di quel giorno, che, fosse stato per loro non sarebbe neanche stata fatta.
L’inserviente si era proposto di farla, raccontando che tante coppie passavano di li ogni mese per sposarsi, dimenticandosi però l’importanza del giorno.
Aveva così comprato la polaroid per immortalare quei piccoli momenti di felicità, tenendo per se i negativi, per non dimenticare.
Avevano pensato a un matrimonio in chiesa con amici e familiari, ma tra il lavoro prima e l’arrivo di Jon dopo non avevano avuto tempo, e così erano passati 7 anni da quella foto.
“Sembrano passati secoli” sorrise Kim “sei pronto ometto?” chiese poi.
“Si mamma, poi passa a prendermi papà?”
“Si tesoro”
“E partiamo?”
“Si tesoro”
“E andiamo da zia Trudy?”
“Si tesoro”
“Non vedo l’ora di conoscere di persona zia Trudy!”
Sorrise e lo aiutò a vestirsi e a indossare il suo zaino, lo accompagnò alla porta, rimase a guardarlo arrivare alla fermata del pullman.
Aspettò l’autobus, lo vide accostare e chiuse la porta solo quando fu sicura che il bambino era salito.
Ed eccolo li, il solito messaggio di ogni giorno ‘SALITO?’ si mise a ridere, e per l’ultima volta rispose con un veloce ‘SI’.
Appena Lory si svegliò, la mise nel marsupio e incominciò a girare per casa, raccattando le ultime cose che erano rimaste riempiendo gli scatoloni.
Finalmente verso le tre la casa era vuota e pulita, si sedette su una delle sedie della cucina, osservando tutti i cassetti aperti e vuoti.
Stava tornando a casa.
Lory, resasi conto che la madre aveva smesso di camminare incominciò a mugugnare e a cercare attenzioni, muovendo le manine e afferrandole i capelli.
“Ok, ok mi alzo” disse allora, cominciando a saltellare in giro per calmarla.
In quell’istante il telefono incominciò a suonare, appena rispose la voce del marito le perforò un timpano “amore ho finito prima, sto arrivando a prenderti, poi passiamo da Jon e andiamo”
“Mi chiedevo sta mattina da chi avesse preso Jon, abbassa la voce, o i vicini sentiranno tutto, gli ultimi scatoloni sono nel vialetto, incomincia a caricarli, vado a fare la doccia e poi partiamo” rispose alterata Kim.
Dopo una doccia veloce, fece il bagno a Lory, la vestì di fretta e scese le scale.
Sean era li che la aspettava, davanti alla porta d’ingresso.
“Pronta?” chiese sorridendogli mesto.
Gli si avvicinò e spostando leggermente Lory sul braccio destro, lo baciò piano, cercando di trasmettergli tutto l’amore che provava per lui, sentendo le farfalle nello stomaco.
Lory incominciò a ridere, con la sua risata cristallina, Sean la guardò e con un leggero luccichio negli occhi la prese in braccio, facendola volare, la risata si fece più forte.
Com’era fortunata pensò, era lui, lui l’uomo che amava, che avrebbe seguito in capo al mondo, per cui avrebbe fatto di tutto, e che gli aveva regalato due delle cose più importanti della sua vita.
“La macchina è pronta, possiamo andare” disse Sean con in braccio Lory.
Appena si misero in macchina si guardarono e voltandosi poi verso la casa sospirarono.
“Addio!” dissero in coro ridendo insieme.
Kim guardò la casa e si rese conto di quanto non fosse per niente dispiaciuta di quell’addio.
Arrivarono al parcheggio della scuola in perfetto orario, Kim scese dalla macchina e si diresse verso l’entrata della scuola, lasciando a Sean l’arduo compito di sbrogliare Lory dalla cintura di sicurezza.
Appena si fù allontanata dalla macchina una signora sulla quarantina la raggiunse.
“Kim cara, come va oggi? Siete in partenza?” chiese guardando la macchina piena di scatoloni.
“Joline, buon giorno, si oggi partiamo, ritorniamo a Chicago!” rispose cercando di sembrare il più cordiale possibile.
Quella donna le aveva reso la vita in quella scuola impossibile, vide gli occhi di Joline luccicare “Sean, la tua bellissima moglie mi ha appena informato che vi state trasferendo a Chicago, è un tale dispiacere per noi!”.
Si girò verso il marito che l’aveva appena raggiunta e gli lanciò uno sguardo d’odio, e si allontanò, cercando di trattenere la rabbia.
Dopo qualche minuto la campanella suonò, e i bambini invasero le scale raggiungendo i pullman o i rispettivi genitori.
Jon fece la sua comparsa qualche secondo con in mano un enorme cartellone, cercando di non cadere si fece largo tra la gente.
Quando raggiunse uno spiazzo abbastanza largo da potersi guardare intorno, notò la presenza della madre, il viso gli si illuminò e incominciò a correre, aprendo le braccia per impedire al cartellone di bloccargli il passaggio.
“Mamma, sei venuta anche tuuu!” le mostrò il cartellone che aveva in mano.
La scritta ARRIVEDERCI capeggiava su tutte le altre, in torno i nomi dei bambini e le loro mani dipinte con le tempere circondavano la scritta.
Una lacrima solitaria le solcò la guancia, Jon la guardò preoccupato, si diresse verso il padre e con la voce roca lo portò davanti alla madre.
La indicò e poi disse impaurito “mamma sta piangendo, ma papà io non ho fatto niente, lo giuro!”
Lory, nel marsupio si mosse leggermente.
Sean prese il cartellone dalle mani di Kim, lo guardò attentamente, poi sorrise.
“La mamma è molto contenta Jon, le piace un sacco il regalo che ti hanno fatto i tuoi compagni di classe, vero amore?” pose una mano sulla spalla della moglie e le fece un cenno, cercando di farle capire che Jon si stava agitando vedendo la madre non rispondere.
“Si caro, la mamma è super felice per questo regalo!- si accovacciò, così da trovarsi faccia a faccia con il bambino –hai ringraziato i tuoi compagni e le maestre?” chiese poi.
Jon fece si con il capo, Kim a quel punto lo prese in braccio e lo fece volteggiare, lui incominciò a ridere come un matto.
In quel momento la voce di Sean li interruppe “è ora di andare, abbiamo parecchi chilometri da fare prima di fermarci, e non vorrei stare in giro fino a notte fonda!” .
“Ok papà” dissero in coro.


Raggiunsero Chicago in cinque giorni, fermandosi per strada a salutare i vari parenti.
“Mamma, i biscotti di nonna Wilma hanno un cattivo sapore, ma non dirlo a papà, per favore!”, Kim guardò il marito di fianco a lei addormentato, e fece fatica a non ridere, poi guardò il figlio attraverso lo specchietto retrovisore “ok amore, rimettili nel sacchetto e mangia una delle merendine che trovi nella borsa della spesa ai tuoi piedi. Nascondi il sacchetto con i biscotti da qualche parte, appena ne abbiamo la possibilità lo buttiamo, ok?” la risata di Jon invase l’abitacolo.
Raggiunsero la casa dopo un paio di ore.
Appena scaricarono gli scatoloni iniziarono subito a sistemare, con quello che avevano la cucina, riempiendo la credenza in cucina della spesa fatta durante il viaggio.
Quando anche le camere furono sistemate tornarono in salotto, trovando Jon addormentato sul divano e Lory che correva in giro sul girello, incurante di picchiare dappertutto.
Sean prese Jon in braccio lo cambiò e lo mise a letto, intanto Kim prese Lory e dopo averle dato da mangiare e averla fatta addormentare la mise nel suo lettino, nella sua camera.
“Ok Kim, sono ormai le undici, che ne dici di andare a dormire?” chiese Sean sbadigliando.
“Hai dormito tutto il giorno in macchina e hai sonno?” rispose lei incredula, “se quello si può definire dormire… mi fa male il collo e non sento più il sedere!”.
Si avvicinarono alla camera, sentendo però Jon chiamarli dalla sua “papino domani andiamo con Lory a parco per favore?”
“Certo ometto, però adesso dormi che è già tardi. Buona notte” chiusero la porta lentamente cercando di fare il meno rumore possibile.
Finalmente in camera sospirarono di sollievo, la giornata finalmente era finita.
L’indomani mattina arrivò il camion dei traslochi con le ultime cose da San Diego.
La Platt si era organizzata per far arrivare gli armadi che avevano ordinato, in un piccolo magazzino a un paio di chilometri da loro, così, con lo stesso camion fecero l’ultimo trasloco.
Piano piano incominciarono a sistemare tutta la casa, riuscendo in un paio di giorni a finire tutto.
“Domani incontro il sergente al bar dietro al distretto così mi da i nuovi orari per la settimana prossima, mi faccio dare anche i tuoi, se riesce viene anche Voight- disse Kim prima di mettersi a letto il venerdì sera aggiungendo poi –passi tu dalla scuola di Jon? È già iscritto ma bisogna prendere i libri e gli appunti su quello che è già stato fatto nella sua nuova classe”.
“Ok!” rispose solo Sean prima di raggiungerla a letto.
Aprì le braccia e aspettò che lei ci si tuffasse dentro, inspirò profondamente, chiudendo poi gli occhi.
 

 

 

Fatemi sapere, commentate, dovrei cambiare qualcosa? Dovrei andare avanti con la storia? Ogni commento è ben accetto, che sia positivo o negativo.

Alla prossima settimana, con un nuovo capitolo
TICE

  
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