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Autore: Kemushi    10/05/2018    1 recensioni
[Overwatch][Overwatch]" L’idea che tutto fosse rimasto come l’avevo lasciato mi confortava come se fosse una vecchia foto sbiadita.
Improvvisa come un fulmine a ciel sereno, l’ombra di qualcosa, che a prima vista definii come enorme rapace, mi riportò alla realtà, lasciando sfumare lentamente i miei pensieri. "
[Fareeha Amari / Jesse McCree]
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Fareeha 'Pharah' Amari, Jesse Mccree
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sole calava, e con esso saliva il freddo nel deserto. Mi ricordava incredibilmente Fareeah. La sua pelle aveva lo stesso colore ambrato della sabbia al tramonto..
Mi sembrava di averla conosciuta solo come si conosce il protagonista di un film; vedi ogni suo movimento, senti ogni suo pensiero, conosci ogni suo sogno, ma rimane comunque lontano, irreale, quasi come un ricordo. E così io la sentivo distante, la vedevo solo nei pensieri.
Che stupido sono stato.. Tornare, e sperare che nulla tra noi fosse cambiato, che l’amicizia non si fosse dissolta negli anni.
E ora, non solo non mi considerava nemmeno come il fratello che vedeva in me da piccola, ma serbava rancore, un rancore cieco che avrei preferito non scatenare. Ma come darle torto? Chiunque al suo posto avrebbe reagito come lei, me compreso.
- Smettila di sognare ad occhi aperti, chéri. – scandì con cura l’ultima parola, facendola suonare volontariamente di un dolce stomachevole.
Ignorai l’avviso, continuando a guardare il sole infrangersi dietro al tempio di Anubi.
- Sto solo guardando l’obbiettivo, Amélie. – la provocai.
Bugia. Stavo controllando che non ci fosse nessuno in volo sopra al tempio, ma questo non lo avrei mai potuto dire ad alta voce.
Un fruscio silenzioso, all’altezza dell’addestramento che aveva ricevuto, e il tocco gelido della canna di un fucile che premeva contro la mia guancia.
Veloce, lo ammetto, ma non mi feci battere sul tempo. Sfoderai la revolver non appena sentii la donna muoversi, puntandola al suo volto cadaverico.
- Cherchez vous la mort, cowboy? -
Due figure stanti che sovrastavano il tramonto, ad un passo dalla morte. Sorrisi, immagino fosse unascena teatrale, vista da fuori.
Un’ombra ci apparve alle spalle, da prima sottile come il fumo di una sigaretta, diventando poi un tornado di cenere, formando velocemente una figura solida e consistente.
Widowmaker si lasciò distrarre dall’uomo che apparve dietro la coltre di nebbia scura. Sfruttai l’attimo in cui abbassò la guardia, per spostarle il fucile con la spalla e premerle la canna della revolver sulla fronte.
- Come ci si sente, ragnetto? – le sorrisi, soddisfatto.
Non facevamo sul serio. Il lavoro alla Blackwatch era troppo rigido per i miei gusti; certo, il tempo libero di cui disponevo occupava maggior parte delle mie giornate, ma quando l’azione chiamava non avevo l’opportunità di tirarmi indietro. Pena la reclusione a vita. Non avevo molta scelta.
Se solo Fareeah lo avesse capito..
- Non c’è tempo per i giochi. – ci intimò Reaper, la voce filtrata dalla maschera lo rendeva più minaccioso di quanto non fosse.
Le guance pallide della donna si colorarono di un lieve rossore. Tornò seria nel giro di pochi istanti, scostando la mia arma col dorso della mano. Si inginocchiò, imbracciando il fucile con presa salda, sistemando la sua postazione da cecchino.
Sospirai. Una parte di me era soddisfatta di aver avvisato Fareeah, così che qualcuno potesse difendere il tempio da lei tanto adorato; l’altra parte di me sapeva che lo avrebbe difeso lei stessa, a costo della sua vita. Non potevo far altro che sperare.
- Il cecchino resta qui. – Reaper si avvicinò al bordo del tetto a terrazza in cui ci trovavamo. Guardò tra i palazzi, apparentemente alla ricerca di niente. Sono sicuro ci dovesse essere qualcosa, nascosto nell’ombra, qualcosa che solo uno sguardo consapevole potesse guardare.
- Sombra sta disattivando gli allarmi. – mi spiegò, vedendomi confuso.
“ Non serviranno gli allarmi, se sono pronti ad essere attaccati. “ pensai. Mi sentivo un po’ come un traditore, da entrambe le parti; avevo parlato a Fareeah del nostro attacco, ma avrei comunque combattuto contro di lei. Dopotutto, non avevo nessun legame affettivo con la Blackwatch, una loro sconfitta non mi avrebbe ferito nell’orgoglio. Indipendentemente dall’esito della battaglia, l’unico rimpianto che avrei avuto alla fine dello scontro sarebbe stato quello di non aver potuto parlare più a lungo con lei, di non averla potuta salvare, di non aver potuto trovare parole migliori. Promisi a me stesso che nessun proiettile della mia revolver avrebbe mai colpito Fareeah, per nessuna ragione al mondo.
- Io e te scendiamo sul campo, McCree. – mi sussurrò Reaper – Guideremo le truppe all’attacco. -
Annuii.
Un fischio sordo ci colse di sprovvista, come se qualcuno fosse apparso per magia alle nostre spalle, accompagnato dalla voce di una ragazzina.
- Delle truppe? – chiese la voce, quasi per scherzo – Allora siete davvero ben organizzati! -
Widowmaker si girò di scatto, il dito sul grilletto pronto a scattare. Reaper strinse i denti, impugnando le pistole.
- Amélie, resta sull’obbiettivo.- ordinò deciso – Alla ragazzina che salta ci pensiamo noi.-
Io e la donna annuimmo, pronti ad eseguire gli ordini.
Mi voltai di scatto, per prendere la mira sul nemico.
Tracer? Non l’avevo mai vista da così vicino, ne avevo solo sentito parlare. La Overwatch.. Quindi Fareeah aveva chiamato rinforzi, perfetto.
Le sorrisi. –Sei morta ragazzina. -
- Oh Oh. – La vidi sparire, davanti ai miei occhi, in una spirale azzurra, con lo stesso fischio sordo con cui era apparsa prima. Riapparve a qualche metro di distanza, seguita da una scia di debole luce.
Mi colse impreparato, ma Reaper sapeva perfettamente a cosa andava incontro. Seguì la luce con gli occhi, sparando nel punto in cui apparve prima ancora che lei fosse li; ma appena compariva, non avevo il tempo per cambiare la mira che lei era sparita di nuovo.
Mi sentivo come un bambino spaesato. Tenevo strette le pistole, cercando di seguire il suo movimento, ma ero sempre un passo indietro.
E Reaper uno avanti.
Mi sentivo inutile. Non potevo far altro che seguire la loro danza mortale, Tracer avvolta dalla sua luce azzurra e Reaper da una nube nera. Non riuscivo a seguirli nemmeno con lo sguardo.
Sentii la ragazzina apparirmi alle spalle e ridere.
- E tu chi saresti? Sei nuovo? -
Mi girai, troppo lento per lei, di nuovo. Sparì, per tornare a distrarre il suo vero obbiettivo, Reaper.
Davanti a me, ormai sparito il sole dietro al tempio, si apriva una guerra di cui non avevo assolutamente sentito l’inizio. Delle truppe confuse, di cui non capivo la fazione, si davano battaglia. Ogni tanto il mio sguardo veniva rapito da figure che ero sicuro di aver già visto, guerrieri che proteggevano il tempio da ogni direzione possibile.
Sono sicuro che il piano della Blackwatch non dovesse essere questo.
- La Overwatch?! – urlò Reaper, ansimante. Prese un attimo di tregua per osservare il lavoro delle proprie truppe; non ebbe il tempo di capire se stessero vincendo gli alleati o i nemici, che venne nuovamente rapito dalla danza frenetica delle pistole della ragazzina.
- Merde. – sussurrò Amélie, muovendo freneticamente il mirino verso la folla.
Sentii passi di numerosi piedi avvicinarsi e salire sul tetto in cui ci eravamo appostati.
Ci avevano trovati. Era finita.
- Uh, un uccellino.- sussurrò la donna, con un marcato accento francese.
Un uccellino.. Alzai lo sguardo verso il cielo. Fareeah?
- Personne n'échappe à mon regard. -
Mi buttai su Widowmaker senza pensarci due volte. Non mi importava nulla di chi ci stava raggiungendo, di chi stava combattendo, di chi avrebbe vinto, di quale tradimento mi sarei pubblicamente macchiato. Non mi importava di niente, se non di lei. Non poteva finire così, non lo avrei permesso. Spostai il fucile della donna quanto più velocemente possibile, ma sentii il colpo partire lo stesso.
- Fareeah! -
Il tempo si era congelato. Nei miei ricordi, la battaglia si era fatta silenziosa. Widowmaker mi stava urlando contro qualcosa che non capii, o finsi di non sentire, qualcosa di poca importanza, caduto in secondo piano. Vidi il colpo che volava, ogni singolo centimetro che divorava verso l’obbiettivo. Ricordo di aver sperato che qualcosa deviasse il proiettile. Sentii qualcuno, o qualcosa, prendermi le mani, forse ammanettarmi, ma non aveva importanza. Nei miei ricordi, urlai quel nome per un tempo che sembrò eterno.
Poi il proiettile raggiunse l’obbiettivo, sbagliato, per fortuna; colpì i propulsori dell’armatura, anziché la testa. Cadde giù a picco, come un peso morto.
Ma poteva essere viva; la mia Fareeah poteva essere viva, e io l’avevo salvata. Una magra consolazione, ma pur sempre una speranza.
Ricordo di essermi stampato un sorriso sul volto, mentre mi trascinavano giù dal tetto, ammanettato, inerme.
Pensai che il tramonto fosse troppo bello per partecipare ad una simile battaglia.

Spazio dell’autore ~
Sono tornata! Prima che cominciate a sbranarmi.. Lo so, sono una persona terribile. Sono passati quasi due anni da quando ho cominciato a scrivere questa storia. Non voglio cercare scuse, anche se ne avrei centinaia da elencare; assolutamente mea culpa. Mi è capitato di rileggere vecchie recensioni (sul sito e non), e ho pensato che tutti i commenti positivi non meritavano di restare a bocca asciutta. Tenterò di essere più presente, scusatemi ancora.
Grazie per non avermi sbranata, e spero che vi sia piaciuto!
  
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