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Autore: Theironlady    10/05/2018    2 recensioni
" Un eco lontano che non voleva sentire, il melodioso canto della sirena più bella e più pericolosa di tutte; avrebbe voluto potersi legare anche lui come Ulisse, bendarsi gli occhi o strapparseli addirittura dalle orbite se fosse stato necessario, e tagliarsi via entrambe le orecchie per gettargliele in pasto. "
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Jigen Daisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esalando il fumo di quella sigaretta, Jigen ripassava nella mente le mosse precise che avrebbe dovuto compiere il mattino successivo;
Detestava trovarsi in quella squallida stanza d’hotel insieme alla donna che più disdegnava al mondo, e si chiedeva per quale dannato motivo il compito di controllarla fosse toccato proprio a lui. Forse, l’unica ragione plausibile, era la sua totale indifferenza nei confronti di lei; la sua disumana bravura nell’ignorare le sue avances, le sue false moine alle quali tutti gli altri, soprattutto Lupin, crollavano inermi.
Fujiko aveva tentato di sedurre anche lui, una volta, quando si erano conosciuti, ed era rimasta quasi destabilizzata nel constatare quanto i suoi mezzi non avessero effetto sul pistolero e sulla sua incrollabile, ferrea volontà. La relazione tra i due era in effetti piuttosto distaccata e formale, come se entrambi sapessero di dover sopportare l’uno la presenza dell’altro unicamente per collaborare ad uno scopo finale insieme alla banda, che spesso si concretizzava in un colpo ricco e ben riuscito.
Stava perciò seduto sul letto, fissandosi le scarpe mentre i suoi pensieri vagavano altrove, il più lontano possibile da quella situazione, da quel luogo e da Fujiko, che stava sotto la doccia da parecchio tempo e Jigen pregava che ci restasse ancora il più a lungo possibile, e se gli fosse concesso sperarlo, che ci annegasse dentro.
Purtroppo per lui, la vide uscire appena pochi minuti dopo, con una tovaglia fin troppo corta avvolta intorno al corpo e i capelli legati in una coda che sciolse con eleganza, prima di sdraiarsi sul letto supina.
<< Certo che una bella doccia prima di andare a dormire è davvero rilassante, non sei d’accordo? >> gli domandò, mentre lo osservava spostarsi dal lato opposto della stanza, chiaramente per evitare ogni minimo contatto con lei, tanto che preferì rivolgere il suo sguardo alla carta da parati rovinata, e a qualche quadro appeso qua e la giusto per dare l’illusione che la stanza non fosse poi così malandata.
<< Se lo dici tu… >> borbottò in risposta con la sua solita voce roca e profonda, enfatizzando un tono particolarmente annoiato e disinteressato.
Lei non disse altro, e nella stanza scese un silenzio tale da sembrare completamente vuota.
Jigen intanto si era fermato davanti alla grande finestra che dava sui sobborghi della città;
si fece cullare dolcemente dal suono della pioggia che batteva sul vetro ed era rimasto lì immobile, poggiato al muro, con la mano dentro la tasca della giacca dove teneva la sua fedelissima magnum, già carica.
Quando di scatto rinsavì da quello strano stato di dormiveglia, decise di lanciare un’occhiata a Fujiko, per controllare che fosse ancora lì e che non avesse attuato uno dei suoi stratagemmi per ingannarli.
Con sorpresa, la vide dormire. Il suo corpo sinuoso era coperto solo in parte da un lenzuolo e a guardarla in quel modo le parve quasi indifesa. Per qualche minuto, venne rapito da quella vista; era come osservare una pantera nel suo riposo, letale eppure disarmata, innocua, almeno in quell’istante, ma non abbastanza da permettere allo spettatore di distrarsi, di abbandonare le difese; c’era sempre il brivido, la scintilla di paura di venire attaccati e brutalmente divorati.
Quella donna era di una bellezza disarmante, e ciò era innegabile perfino per lui.
Morse il tizzone spento che teneva tra le labbra, colto da una rabbia nervosa, ed aprì uno spiraglio della finestra per gettarlo fuori, come se insieme ad esso avesse potuto sbarazzarsi di tutti i suoi pensieri, dunque sospirò e richiuse gli occhi, per immergersi nuovamente nel suo quieto riposo.
<< Jigen… >>
Ci pensò la voce di lei a destarlo, soave e melodiosa come quella di un angelo, subdola come quella di un serpente.
Si odiava per essersi perso nel guardarla e decise di ignorare quel richiamo, sperando che si soffocasse lì, come un fiammifero che si spegne prima ancora di bruciare, per essere stato acceso troppo violentemente.
Solo pochi istanti dopo avvertì la pressione dei suoi seni sulla schiena e la stretta delle sue braccia attorno alla sua vita. Resistette all’impulso di spingerla via e spararle un secco colpo in testa.
<< Fujiko, allontanati. >>
Ma lei non obbedì a quell’ordine, anzi lo colse come una provocazione e gli si strinse ancora di più, mentre poggiava la testa sulla sua spalla.
Jigen trasalì, un brivido gli percosse la schiena nel percepire il respiro di lei sul suo collo.
Allora la spinse via con rapidità e senza la minima delicatezza, impaziente di riprendere le sue facoltà e dissipare la nebbia velenosa che tentava di offuscargli i pensieri.
Si concentrò sul vetro della finestra e quello che c’era oltre per sostituire  la visione del corpo di lei, e sullo scrosciare della pioggia per soffocare il suono della sua voce.
<< Jigen, perché mi resisti? >>
Un eco lontano che non voleva sentire, il melodioso canto della sirena più bella e più pericolosa di tutte; avrebbe voluto potersi legare anche lui come Ulisse, bendarsi gli occhi o strapparseli addirittura dalle orbite se fosse stato necessario, e tagliarsi via entrambe le orecchie per gettargliele in pasto.
<< Se ti avvicini ancora ti ammazzo. >> 
E rapidamente tirò fuori la pistola dalla tasca per puntargliela addosso.
<< Non lo farai davvero, tu mi desideri almeno tanto quanto dici di disprezzarmi. >>
Spostando la mira della magnum con l’indice, Fujiko gli si avvicinò nuovamente senza curarsi affatto delle conseguenze e di scatto lo avvinghiò in un bacio appassionato e fatale, a cui Jigen non riuscì a sottrarsi; né tantomeno riuscì a sottrarsi alle mani di lei che intanto si erano insinuate sotto la sua camicia e scese fino ai pantaloni troppo abilmente perché riuscisse a fermarle.
Gli slacciò la cintura tanto rapidamente da non fargliene quasi accorgere e fece scivolare i pantaloni fino alle caviglie, lasciando esposte le sue gambe lunghe ed esili, tremanti.
Nel momento in cui la vide inginocchiarsi davanti a lui, Jigen non riuscì a trattenersi dall’accarezzarle il viso, come per addolcire qualcosa che sarebbe stato altrimenti troppo crudo, troppo volgare per i suoi splendidi occhi dall’aspetto ingannevolmente innocente.
La detestava, eppure in quel momento non avrebbe desiderato altro che averla. Avrebbe voluto sbatterla sul letto, stringerla tanto da poterla soffocare, inebriarsi del suo profumo e del suo respiro in maniera tanto passionale da diventare violenta.
Soffocò un gemito quando vide sparire la sua erezione tra le labbra di Fujiko che intanto teneva gli occhi puntati verso di lui, per ipnotizzarlo, per fargli perdere completamente la ragione, lo guardava avidamente, voleva imprimere nella sua memoria l’estasi nell’espressione di lui, come se la cosa la eccitasse terribilmente.
Fu in quel momento che Jigen si arrese portando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi, come se al contrario di lei non riuscisse a reggere quello sguardo che gli ricordava la sua incapacità di reagire, sentendosi schiacciato dai sensi di colpa per non essere riuscito a resisterle fino a quel punto.
Ma anche nel buio delle sue palpebre, per quanto forte strizzasse gli occhi non riusciva a togliersela dalla testa in alcun modo, e più la sua immaginazione gli materializzava davanti il candido viso di Fujiko, più si accorse che combatterla ancora sarebbe stato tristemente inutile, e sospirando lasciò cadere la pistola per liberarsi le mani e poterle passare istintivamente tra le ciocche dei suoi morbidi capelli, stringendoli poi con foga come per implorarla di non fermarsi.
Si odiava per il piacere che stava provando nel guardarla in quel modo, per la facilità con cui lo aveva rapito, ma era incapace di distogliere l’attenzione da quelle grandi iridi che lo fissavano, luminose come due diamanti attorniati da lunghissime ciglia.
Arrivò al culmine del piacere dopo aver sospirato rocamente il nome di lei, e soltanto allora la vide alzarsi, stringersi al suo corpo accaldato e premere le sue guance contro la folta barba che gli attorniava il viso, per baciarlo nuovamente.
Non avrebbe potuto chiedere un modo più soave per morire, se a questo l’avrebbe portato il prendersi totalmente di Fujiko Mine.
Aveva resistito troppo a lungo a quella sublime dannazione e si chiedeva come avesse fatto fino a quel momento, senza cedere al debole che aveva per lei, senza desiderare di ascoltare la sua voce che lo chiamava, senza perdersi nel guardarla.
Tornò alla realtà soltanto quando la nube di desiderio si dissipò e il suo battito tornò a farsi regolare. Osservò ancora per qualche minuto la bellissima ladra che, avvolta tra le lenzuola, dormiva profondamente; infine si richiuse i pantaloni e tirato fuori un fazzoletto si ripulì distrattamente le mani.






( Piccola nota d'autore: qualcosa di questa coppia mi intriga parecchio, ho voluto quindi creare una situazione in cui Jigen riesca a manifestare l'attrazione che -probabilmente- ha, ma nasconde per Fujiko attraverso l'odio, e cioè nelle sue fantasie, unico posto in cui lui non possa essere davvero ferito dalle donne e da lei in particolare, spero perciò che il finale sia chiaro e comprensibile, e che abbiate apprezzato questa narrazione. )
   
 
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