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IMPERI
-Parte
seconda-
Non
passò
molto tempo dall'inizio della guerra prima che a tutti i demoni fra gli
umani
venisse dato l'ordine di rientrare agli inferi. Con urgenza, i
tentatori
abbandonarono i mortali che stavano irretendo.
Keros
arrivò a palazzo reale e subito capì il motivo
per cui erano stati tutti
richiamati. I morti, e di conseguenza le anime, erano aumentati
esponenzialmente a causa delle battaglie in corso. Gestire il flusso in
arrivo
era impegnativo.
“Nemmeno
durante la peste del 1300 ho avuto una tale mole di
lavoro…” borbottava
l'archivista, aiutato direttamente da Lucifero.
Collocare
le anime in tempo di guerra non era semplice, perché peccati
e peccatori si
mescolavano in modo confuso, fra omicidi ed ordini discutibili. Il re,
vedendo
Keros, lo accolse con un sorriso sollevato.
“Cos'è
tutto ‘sto casino?!” domandò il principe.
“Guerra…”
rispose il sovrano.
“Ne
hanno
fatte altre, prima d'ora…”
“Questa
è
diversa. Stanno litigando tutti. Guerra mondiale".
“Oh… E
che
ti serve che faccia?”.
“Di
sicuro non portarmi altre anime. Qui ce ne sono già troppe".
“Lo
avevo
intuito…”.
“Ti
dispiace occuparti dei lavori di ampliamento?”.
“Io?
Sei
sicuro? Hai sempre progettato tu ogni settore…”.
“E
con
ciò? Ho una marea di anime da sistemare e non so dove,
perché non c'è posto. E
non ho tempo per pensarci perché, come vedi, archivisti e
giudici hanno bisogno
del sottoscritto. Sono sicuro che ne sei in grado".
“Suppongo
di sì…”.
“Hai
carta bianca. Basta che fai in fretta".
“Agli
ordini!”.
Keros
era
raggiante e fiero. Occuparsi del territorio infernale era un
privilegio. Nella
sala del trono, dove campeggiava un'immensa piantina dell'Inferno,
aveva
convocato vari addetti ai lavori. Si era fatto indicare le zone
più critiche e
poi aveva suggerito varie soluzioni possibili. Alcuni settori non
potevano
essere ampliati facilmente, perché circondati da altri
territori.
“E
se
scavassimo?” ipotizzò il principe.
“Scavare,
altezza?”.
“Sì.
Verso il basso, non dovremmo avere grosse limitazioni. Così
da avere molto più
spazio per le anime attuali e future. Anche in previsione di
un'eventuale nuova
pena…”.
Ingegneri
e tecnici presero appunti ed annuirono. Keros fece loro altre
richieste,
volendo modernizzare un pochino l'ambiente in generale.
“Cerchiamo
di sbrigarci” incitò il sanguemisto “E,
in caso di problemi, non esitate a
contattarmi”.
Una
volta
avviati i lavori, il principe raggiunse il sovrano. Lì
cercò di aiutare come
poteva, fra archivi ed anime da giudicare. Poi approfittò di
un attimo di calma
per tornare nel regno umano.
“Perché,
invece di tentare, non provi a… guidare?” furono le
parole di Mihael.
Keros,
che fissava un'icona di Sophia, non si stupì nel sentire la
voce
dell'Arcangelo.
“Guidare?”.
“Hai
capito quel che intendo…”.
Il
giovane mezzodemone, con addosso una divisa militare russa, tentava
comunque di
rimanere nei paraggi dello zar e famiglia.
“Non
sono
capace…” mormorò, con un mezzo sorriso.
“Provaci.
Quel che state facendo, tu e quel demone, fa sì che tutta la
famiglia venga
pesantemente maledetta”.
“E
chi ti
dice che non sia quel che voglio?”.
“Perché
vuoi una cosa simile?”.
“E
perché
Dio vuole una guerra mondiale?”.
“Questa
è
una faccenda diversa".
“Se
lo
dici tu…”.
Mihael
lanciò uno sguardo di rimprovero verso Keros, che lo
ignorò, così come ignorò
lo stesso sguardo di Lucifero, venuto a sapere delle sue ripetute
scappatelle
nel mondo umano.
“Perché
rischiare la vita per delle anime?!” sibilava il sovrano
infernale, una volta
che il sanguemisto ricomparve all'Inferno, bloccandolo contro il muro.
“Sono
molte anime…”.
“Ne
ho
fin sopra i coglioni di vedere anime nuove. Non mi servono. Non le
voglio".
“Le
voglio io!”.
“Perché?!”.
“Belial
ha voluto il mio aiuto. Non lo deluderò. Non
fallirò".
Lucifero
inclinò leggermente la testa, con una smorfia.
“Preferisci
morire piuttosto che fallire?!”.
“Preferisco
dare tutto me stesso piuttosto che arrendermi".
“E
tutto
questo orgoglio da dove ti viene?”.
“Non
lo
so. Forse da te…”.
“Che…”.
Keros
guardò dritto negli occhi il diavolo per qualche istante e
poi girò la testa.
“Non
voglio fallire…” ripeté piano.
Satana
si
accigliò, stanco di sprecare energia per discutere.
“Il
mondo
degli umani adesso è pericoloso" disse, con sul volto
un'espressione
decisamente cupa “E qui ho bisogno di te. Il regno ha bisogno
di te. Se saprò
che sei tornato nel regno umano prima della fine della guerra, ti
farò
rinchiudere nella torre a nord. Chiaro? Incatenato come i peggiori
sovversivi”.
“Non
puoi
farlo!”.
“Scommetti?!
Non sfidarmi. Se non vuoi pentirtene amaramente. Non ho pazienza per
sopportare
le tue cazzate adolescenziali, che fra l'altro dovrebbero essere finite
da un
pezzo!”.
“Tu
non
devi permetterti di…”.
Lucifero
ringhiò e serrò la mano attorno al collo del
principe. Con le iridi che si
tingevano di rosso, frustò la coda sul pavimento e vi
lasciò un solco. Keros
capì immediatamente di dover cambiare atteggiamento e si
affrettò a mostrare
sottomissione.
Per
un
po', il sanguemisto si fece obbediente. Limitò al massimo le
visite fra i
mortali, sempre in divisa russa. Ebbe modo di salire su un treno,
avvenimento
che trovò piuttosto piacevole. Continuò a seguire
le anime che bramava anche
dopo l'inizio della rivoluzione perché, anche se non
possedevano più il titolo
di “Zar", erano comunque molte anime illustri.
Era
luglio. Alla famiglia, tenuta sotto arresti domiciliari in una villa in
mezzo
alla foresta, venne dato l'ordine di prendere le valigie e prepararsi
ad un
trasferimento. Il principe, sospettoso, tentò di capire
qualcosa di più. I
militari che sorvegliavano i Romanov erano concentrati su di loro,
mettendo in
secondo piano la servitù ed i collaboratori che avevano a
seguito. Questo
permise a Keros di rimanere leggermente defilato, mentre la famiglia
veniva
messa in fila. Successe tutto rapidamente. Non era un appello,
bensì
un'esecuzione. Si iniziarono ad udire colpi d'arma da fuoco,
accompagnati da
urla di terrore. Keros riuscì a soffocare un grido, a
fatica. Comprese che
doveva assolutamente allontanarsi da lì. L'esecuzione
proseguì, con alcuni
proiettili che venivano respinti dai vistosi gioielli che i Romanov
ancora
indossavano. Diamanti e pietre preziose emettevano un rumore
inquietante, fra
strilli e lacrime di chi li indossava. Assordato dagli spari, il
mezzodemone
iniziò a correre. Alcuni proiettili lo sfiorarono, con un
sibilo minaccioso.
Uno dopo l'altro, stavano morendo tutti.
Nobili, servi, consiglieri…
Il
sanguemisto continuò a correre. Dietro di lui sapeva di
avere altri aspiranti
superstiti, inseguiti. Li sentì cadere in terra, abbattuti
dai proiettili.
Doveva riuscire ad aprire il portale e tornare a casa. Ma non poteva
farlo in
piena vista, con gli umani che lo fissavano. Rincuorandosi
perché chi stava
sparando non aveva una grande mira, evocò il fuoco e lo
scagliò contro uno
degli alberi. Questi, complice anche il gran caldo estivo, si
incendiò
immediatamente. Gli inseguitori, intimoriti da quell'avvenimento
improvviso,
distolsero l'attenzione il tempo necessario per permettere a Keros di
aprire un
portale e tornare all'Inferno.
Mentre
i
russi tentavano invano di capire cosa fosse successo, il principe
ricomparve
nella stanza del palazzo reale dove i portali per il mondo umano
conducevano.
Ansimando, si lasciò cadere in ginocchio.
“Cazzo…”
sibilò, consapevole di aver rischiato molto e perso
altrettanto.
La
prima
domanda che percorse la sua mente fu “Ma non dovremmo essere
noi i demoni?”. In
quella guerra aveva visto compiere atrocità immani, gesti
crudeli verso
innocenti e scene degne del peggiore dei gironi infernali. Come
potevano
uccidere bambini e ragazzi così a mente fredda?
Provò ribrezzo ed un lieve
timore. Riprendendo fiato, tentò di ricomporsi. Sapeva che,
se Lucifero avesse capito
quanto successo, sarebbe andato su tutte le furie. Aprì
cautamente la porta,
sbirciando lungo il corridoio. Fortunatamente, era deserto. Tutti erano
impegnati a sistemare anime ed il palazzo era silenzioso e buio.
Sgattaiolò
fino alle sue stanze, chiudendosi nel bagno. Aprì l'acqua
della vasca, ancora
con le mani che tremavano. Tolse le vesti russe, controllando le
ferite. Per
fortuna erano solo graffi, dovuti ai proiettili ed ai rami degli
alberi. Per
calmarsi, lasciò che la vasca si riempisse e vi sciolse
delle erbe. Nell'acqua
praticamente bollente, il profumo si sprigionò all'istante.
Finì di spogliarsi
ed entrò in vasca, stringendo i denti per il lieve bruciore
procurato dalle
ferite. Lasciò che l'acqua scorresse ed immerse la testa ed
il viso. Così
facendo, gli parve di alleviare ogni sensazione. Il desiderio di
riprendere
aria lo riportò in superficie e ringhiò. Con le
mani ancorate ai bordi della
vasca, una volta che la tensione cominciò ad abbandonarlo,
iniziò ad avere la
meglio la rabbia. Aveva perso le anime, e la cosa lo mandava in bestia.
Le
aveva perse perché, uccisi in quel modo, i Romanov ed il
loro seguito erano
divenuti vittime e martiri. Keros pensò fosse una magra
consolazione essere
riuscito ad ottenere l'anima di Rasputin e di altri accanto a lui. Era
furioso
e grattò la superficie della vasca con le unghie.
Insultò se stesso per una
buona mezz'ora prima di venire interrotto da un boato e da un grido
pieno
d'ira.
“Keros!”
stava sbraitando Lucifero, sfondando la porta della camera
“Dove cazzo sei?!”.
“Ma
che
vuoi?! Sto facendo il bagno!” tentò di
giustificarsi il principe.
Il
sovrano spalancò l’uscio della stanza ed il
sanguemisto lanciò un verso di
protesta.
“Posso
avere un po' di privacy?!” sbottò il giovane
“Almeno al cesso!”.
“È
tutto
il giorno che ti cerco!” continuò a sbraitare il
re.
“E
non
puoi aspettare che finisca di lavarmi?!”.
“E
perché?! Siamo due maschi, non hai nulla di particolare da
coprire".
“Esci
di
qui!”.
“Dove
sei
stato?”.
“A
farmi
i cazzi miei. Esci di qui!”.
“Rispondimi!”.
“Esci!”.
“Non
darmi ordini!”.
“Fottiti!”.
Keros
si
era alzato in piedi, schizzando acqua un po' ovunque. Lucifero era
rimasto
impassibile, anche se visibilmente alterato. Annusava l'aria ed
osservava il
suo erede.
“Sento
odore di sangue" iniziò il re, accigliato ma calmo
“E di polvere da sparo.
Sento l'odore della paura. Sei stato nel mondo umano, vero? Hai
disobbedito".
Il
principe non rispose. Non sapeva bene che cosa dire. Negare l'evidenza
era
impossibile ma come giustificare il fallimento?
“Hai
rischiato la vita, non è così”
continuò Lucifero “Per delle
anime…”.
“Io…”.
“Keros… Ma
non ti rendi conto che…”.
“Senti… Ho
avuto una pessima giornata, ok? Vorrei solo essere lasciato in pace. Ti
prometto che adesso ti aiuterò di più, non
tornerò a caccia di anime fino alla
fine della guerra. È questo che vuoi?”.
“Io
voglio che tu sia al sicuro. Quindi sì, preferirei che
evitassi di passeggiare
fra trincee e bombe a mano. Siamo
tutti
stanchi. Anche io vorrei essere lasciato in pace, buttarmi a letto e
farmi una
dormita. Ma, indovina un po'…? Non posso! Perciò
piantala di piagnucolare e
vestiti. Mangia qualcosa e vedi di darmi una mano, o qui usciamo tutti
di
testa".
Keros
rimase qualche istante immobile, con i capelli color ciliegia che
ricadevano in
malo modo lungo la schiena e parte del viso. Si aspettava una lunga
predica o
qualcosa di peggio. Si limitò ad annuire, chiedendo un
asciugamano.
Lasciando
la stanza, intravide Simadè e Lilien che giocavano con i
cuccioli. Erano alle
prese con le prime lezioni di volo ed i loro codini si agitavano
entusiasti.
“Papà!”
lo chiamò la piccola Carmilla.
Il
sanguemisto non era abituato a farsi chiamare così e
sorrise. Poi notò come
tutta la cucciolata amasse giocare non Simadè, che parve
quasi in imbarazzo.
Keros aveva saputo, da voci di palazzo, che l'incubus e Lilien
trascorrevano
molto tempo insieme, probabilmente erano più che amici. Ma
in quel momento
aveva altro per la testa e si affrettò a raggiungere
Lucifero, che ormai era
sull'orlo di una crisi di nervi.
La
guerra
finì qualche mese più tardi, a novembre. Si fece
grande festa, per celebrare il
cessare di quell'enorme mole di lavoro. Keros e Belial discussero a
lungo sulla
Russia e sulla famiglia dello Zar. Nonostante Belial continuasse ad
elogiare la
buona volontà e le capacità del principe, questi
non smetteva di farsi domande.
Si chiedeva come altro avrebbe potuto agire per poter evitare il
fallimento.
Quanto accaduto lo ossessionò fino a quando il re, bussando
alla porta della
camera, lo riportò alla realtà. Aprendo, Keros si
ritrovò di fronte ad una
bella torta con le candeline accese. Alzò un sopracciglio.
“Buon
compleanno" esclamò Lucifero “Non dirmi che te ne
sei dimenticato”.
Effettivamente
non ci aveva fatto minimamente caso al tempo che passava.
“Il
mio
compleanno…” mormorò, confuso.
“Sono
mille e duecento. Cifra tonda! Guarda che bella torta. È al
cioccolato".
“Grazie…”.
Il
sanguemisto, non sapendo che altro dire, soffiò sulle
candeline.
“So
che
cosa desideri" ghignò Lucifero “Tu desideri
l'anima finale. Purtroppo non
ne ho a disposizione però, in compenso, mi è
stato detto che c'è molto
materiale interessante in America. È da un po' che non ci
passi. Che dici? Ci
vai a fare un giro?”.
Così,
dopo aver deposto un fiore fra le mura di Istanbul, in memoria della
propria
madre, Keros iniziò a braccare qualche anima nel nuovo
continente.
“Mi
sa
che dovrò farmi la patente…”.
Devo
dire che è faticoso scrivere questi
capitoli… Far incrociare tutto con la storia reale non
è mica facile :p come non
è facile scrivere i capitoli al cellulare (che corregge a
caso) causa pc
scassato.
Volevo
ringraziare la consulenza di Mizu Ryu (È
su EFP) riguardo ai Romanov. E poi ovviamente tutti quelli che stanno
seguendo
la storia! A presto!