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Autore: Glance    12/05/2018    1 recensioni
Nella scatola dei ricordi gli istanti hanno i colori di una fotografia.
Nella scatola dei ricordi le parole sono volate via e non esistono date di scadenza.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella scatola dei ricordi il tempo rimane immobile.
Nella scatola dei ricordi gli istanti hanno i colori di una fotografia.
Nella scatola dei ricordi le parole sono volate via e non esistono date di scadenza.
In quella piccola porzione di spazio immobile c’è ancora un noi.
Siamo lì con i nostri sorrisi, le facce dei nostri ricordi.
Perché se penso a noi, penso a noi con quei sorrisi e quei vestiti.
Perché i noi di allora sono rimasti lì, con i dubbi e tutte le contraddizioni.
Con le domande irrisolte.
Siamo seduti in gruppo sulle scale di una scuola che aveva già visto sopra i suoi gradini altri ragazzi con altri vestiti e altri sogni.
Qualcuno ride, mani poggiate sulle spalle. Complicità e sigarette.
I grandi problemi che in quei giorni sembravano non si sarebbero risolti mai.
E, la paura, di quella prima vera prova.
L’esame di stato.
Dopo, tutto sarebbe cambiato, anche se la promessa fatta a noi stessi era quella di non farlo.
A noi non sarebbe successo.
Ma il tempo, che inevitabilmente passa, scivola con le sue promesse disattese.
Ora so, che sono sempre quelle.
Che sono state sempre quelle anche per altri, che le avevano assaporate prima di quei giorni fermati sulla carta lucida di una polaroid.
Le leggo in tanti altri occhi.
Le ho lette negli occhi che ci osservavano passare, sorridendo della nostra tracotanza.
Ci siamo trasformati nel ricordo di noi stessi.
Intrappolati in una fotografia.
Li dove quelli che eravamo, saremo.
Alle vote, dentro una quotidianità che, affanna e zavorra, faccio fatica a trovare quello sguardo.
Negli occhi delineati dall’eye-liner, tra le ciglia allungate dal rimmel, cerco quella stessa luce.
Poi, il rumore di questa nuova età mi riporta al presente.
Mi volto a guardare oggetti da riporre nella borsa.
Ma ce n’é uno da cui non mi separo mai, che mi segue sempre e fa ormai parte di me.
E’ un piccolo ciondolo d’argento: una lettera.
Quella della nostra sezione.
Me la regalasti come porta fortuna al pranzo dei cento giorni.  
E’appesa li, tra gli altri ciondoli , che negli anni mi hai regalato dopo quella volta. Uno per ogni occasione speciale.
Perché ti ho fatto sudare quel si. Me lo hai sempre ripetuto.
Oggi lo so: la mia, era paura di perdere il mio migliore amico.
E invece l’amore si era solo vestito d’amicizia, ma tra i banchi di scuola si fatica a capire sentimenti tanto importanti.
Solo dopo, fuori da lì, lontano, tra altri banchi, tra quei nostri momenti di chiacchierate che dovevamo pianificare ho capito.
L’ho capito quando mi hai salutata in aeroporto.
Quando vedendo partire il tuo aereo ho sentito come una voragine nel petto.
Tu lo hai compreso ascoltandomi la sera al telefono.
“Alla fine lo hai trovato il coraggio di ammetterlo con te stessa.” Mi hai detto, mentre ti sentivo sorridere di tenerezza. “ Ti sei innamorata.”Ricordo che sono arrossita come una ragazzina.
“ Stai zitto scemo.” Ho risposto.
“Beh, poi alla fine non è che mi cambi molto. Continui a chiamarmi scemo”. Abbiamo riso insieme, fino alle lacrime. Abbiamo dovuto aspettare sei mesi prima di rivederci.
I nostri impegni, non ci lasciavano margini e, poi, dovevamo far quadrare le risorse economiche.
Sono stati anni felici, quelli venuti dopo.
Tu, mi hai resa felice.
E forse, proprio per questo, perché non hai disatteso nessuna delle promesse, perché è stato tutto come me lo hai sempre descritto quando mi parlavi di noi che, oggi, non so che fare e cosa pensare.
Perché questo non me lo avevi detto.
Di questo non mi avevi mai parlato.
Non è stato mai, un sospetto che, ci fosse qualcosa che non tornava, era più una sorta di stonatura.
Era, di fatto, tutto come prima, ma allo stesso tempo non lo era.
E non è mai stato un equivoco, è stata una certezza sin da subito.
Dovevo solamente toccarlo con mano e, quando è successo, è stato come guardare andare in frantumi uno specchio.
Pensavo di essere forte e coraggiosa.
Ti ho sempre detto che, davanti ad una eventualità del genere, non avrei avuto la forza di perdonare.
Mai avrei pensato di diventare questo.
Cerco di osservarti nel mio solito modo; sforzandomi di non farti comprendere il mio essere dilaniata da tutto questo.
Ti osservo e, anche se in modo involontario, metti il tuo senso di colpa in tutto ciò che fai.
Sai perché ho paura di parlarti?
Perché già so.
So che il primo ad essere incredulo sei tu.
Ti sei innamorato. E’ così; ne sono consapevole.
Perché se non fosse stato così, non sarebbe neanche iniziata.
Perché me ne avresti parlato e mi avresti fatta ridere degli approcci che stavi ricevendo.
Non sarebbe mai iniziata.
Non sei quel tipo d’uomo, lo so.
Solo un sentimento vero avrebbe potuto farti agire così.
E so che stai soffrendo, per me, per te, per noi.
Adesso non farai altro che ripeterti “che non mi merito questo”.
So anche che per lealtà resteresti.
Ma a me basterebbe?
Potrei volere questo per noi?
Sapendo che stai rinunciando, che il tuo cuore è altrove?
So che parlando tutto andrebbe in frantumi e non so se voglio proteggere me o te, oppure entrambi.
Oppure semplicemente sto proteggendo quel noi di tanto tempo fa che non esiste più, che è continuato ad esistere solo per me.
Sinceramente non so cosa non abbia funzionato, cosa è andato storto.
Forse sta solo nel fatto che tutto ha una fine.
Semplicemente le cose cambiano.
Quella classe di liceali in queste foto tra le mie mani si erano fatti la promessa di non cambiare e non ci sono riusciti e allo stesso modo non siamo riusciti neanche noi a non far cambiare questo nostro sentimento.
Io ho creduto fin qui che non potesse cambiare mai.
Che fossimo immuni da tutto.
E adesso cosa faccio?
Non so che fare. Cosa decidere.
Perché le decisioni le ho sempre prese con te, sei tu quello che mi ha sempre aiutato in questo.
Perché adesso più che mai ho bisogno di saggezza, e l’unica persona che mi viene in mente capace di averne sei tu.
Perché sei tu il mio migliore amico, il mio consigliere, quello che è sempre riuscito a darmi altri punti di vista.
Che mi sa tenere lontano delle mie paure e insicurezze.
Sono quello che sono anche grazie a te.
E adesso proprio per questo non so che fare.
Non riesco ad odiarti, non posso.
Mi fai rabbia, una rabbia sorda, furibonda.
Urlerei fino  a perdere la voce.
Ma so che non servirebbe.
Sono arrabbiata, ma non riesco a smettere di amarti.
So che la liceale di quei giorni ora mi guarda in cagnesco e mi toglierebbe il saluto, ma lei non sa di te quello che so io.
Non so se riusciremo a passare attraverso questo.
Non è una questione di volerlo oppure no.
Qui la volontà non c’entra nulla.
Non so se avrò la forza di cancellare quella nota di profumo dalla tua pelle che non è la mia, se avrò la forza di riuscire a non vederti stringere tra le braccia un corpo che non sia il mio e regalarle gli stessi gesti, gli stessi respiri e, mi domando: come puoi tu farli e non pensare.
Come si può, in quale modo si fa.
Me lo chiedo e non riesco a trovare una risposta e più provo a evocare le immagini di te e lei e più un senso di nausea mi costringe a deglutire.
E’ come sentirsi intrappolati: in gabbia.
Mi dimeno, sbattendo sulle pareti di questa prigione d’amore che mi hai lasciato.
Non so se hai fatto promesse.
Non so come e cosa farai.
Se aspetterò che sia tu a parlare oppure vorrò renderti il compito più facile e lo farò io.
E se invece tu non volessi parlarne?
Se stai già cercando una soluzione?
Perché di te so anche questo.
Ma forse è qualcosa che so di un te che non c’è più e non conosco.
Perché il tempo che passa ci cambia e non siamo quelli che eravamo, che abbiamo imparato a conoscere.
Pensavo camminassimo insieme, vicini.
Che fossimo una squadra.
“ Metti i piedi esattamente dove li metto io e rimani sempre dietro di me. Hai capito? Ogni passo dietro il mio.” Questo mi dicevi quando mi portavi in quelle nostre escursioni e mi istruivi serio, serio.
A me veniva da ridere, e tu mi baciavi brontolando.
Pensavo fossimo una squadra e invece non mi sono accorta che il sentiero deviava e ti ho perso di vista.
Abbiamo un’infinità di cose che ci legano, che sono diventati i nostri ricordi e non riesco a pensare che tu voglia averne altri diversi, di cui io non faccia più parte.
Ti sento entrare, fermarti alle mie spalle e hai capito che so………
 
 
Nella scatola dei ricordi il tempo rimane immobile.
Nella scatola dei ricordi gli istanti hanno i colori di una fotografia.
Nella scatola dei ricordi le parole sono volate via e non esistono date di scadenza.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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