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Autore: aladoni    12/05/2018    1 recensioni
Tre anni dopo la fine della loro esperienza liceale, Emma, Chiara, Giulio e Damiano decidono di organizzare una rimpatriata atipica per rivangare il passato. Le distanze - geografiche e sentimentali - sono solo il primo scoglio che affronteranno nel loro viaggio a Verona, dove la compagnia - inizialmente non calcolata - di Fabiano e Filippo renderanno il mix ancora più particolare. Una sfida soprattutto per Emma e Filippo, che anni prima intrapresero un cammino poco definito. Riusciranno a superare le difficoltà e le diffidenze, ad andare oltre?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO I – Scivoli di nuovo
 
 
 
Agosto 2018, Verona.
 
Prossima fermata: Verona, Porta Nuova.
Next station: Verona, Porta Nuova.
 
Si chiudono le borse, si aprono gli occhi, si spegne la musica. Emma, Chiara, Filippo, Damiano, Giulio e Fabiano si preparano a scendere.
“Rega, mi son fatto una dormita spettacolare!” sbiascica Fabiano, stiracchiandosi con poca finezza. Chiara e Emma si scambiano uno sguardo divertito.
Chiara, lasciando un veloce bacio sulle labbra di Damiano, sorride a quest’ultimo e si alza per prendere la sua valigia - che, per una semplice weekend a Verona, tanto piccola non è - e si allaccia la giacchetta di pelle nera, spostandosi i capelli biondi fuori dal colletto.
Giulio e Filippo continuano ad ascoltare Tiziano Ferro, come un mantra, preparandosi al concerto della sera dopo. Due spilungoni - uno moro e l’altro biondo - che cercano disperatamente di stare comodi su quelle poltrone del vagone della classe economica.
“Se penso che domani andiamo a Gardaland, posso sentirmi male!” esclama entusiasta Damiano, alzandosi in piedi. Il suo metro e novantacinque si fa notare, in un fascio di muscoli e di boxer verde oliva. Chiara sbuffa: lo stile del suo ragazzo è decisamente discutibile, non c’è niente da fare. Non si sa vestire.
Emma ridacchia mentre afferra la borsa, arrampicandosi alla bell’e meglio sul bracciolo della poltrona, sorridendo a Giulio.
Quale bizzarro incastro di persone, che è questo. Pensa.
Ex compagni di classe, ritrovati per uno strano scherzo del destino tre anni dopo, probabilmente.
Giulio, Filippo e Damiano sono amici dal liceo, hanno fatto il viaggio di maturità insieme, lasciandosi tutto e tutti alle spalle. Chiara e Damiano, sebbene diversissimi ideologicamente e nel carattere, stanno insieme da quasi cinque anni, partendo da una scommessa fatta un Capodanno di troppo tempo fa. Nessuno gli avrebbe dato una lira, a quei due, e invece eccoli lì, a incastrare tutti loro in un viaggio alquanto alternativo. Fabiano invece è l’ultimo ad essersi unito in quella classe, un po’ strana, piena di stronzi, piena di falsi, ma anche di buoni amici. Veniva da Cuba, dove i genitori hanno lavorato per anni, e si è inserito in un gruppo già formato, creando scompigli ulteriori. Un percorso liceale molto faticoso, non c’è che dire.
Chiara e Emma sono amiche dal terzo anno di liceo, dopo un breve ma intenso alternarsi di odio-amore per colpa di Damiano. Emma aveva avuto una cotta per lui, ogni tanto ci ripensa ancora, ma con un sorriso sulle labbra. Quell’orso dai modi burberi ora non può essere nient’altro che un suo carissimo amico. Sebbene non sia una capacità tipica del carattere di lui, dimostrarlo. Ma lei lo sa. Ma quella stupida cotta le brucia ancora…
Se poi mi metto a pensare al perché io mi sia voluta immischiare in questo problema, finisce male, si dice mentalmente lei, mentre si avvia verso il portellone del vagone 12. 
I ragazzi la seguono a ruota.
Scendono tutti. L’afa di agosto li colpisce in pieno.
“E ora?” chiede Fabiano, mentre arrotola le cuffiette per riporle nella loro custodia di plastica. Maniacale, pensa Emma con orrore.
“E ora ci fumiamo una bella sigaretta e poi andiamo a casa.” dice Filippo, tirando fuori dalla tasca dello zaino un pacchetto di Philip Morris blu. Emma gli si accosta, “Me ne alzi una, Pippo?” chiede.
Lui la guarda insistentemente per qualche secondo, poi le lancia il pacchetto.
Giulio sbuffa, è circondato da fumatori. Guarda l’orologio a muro della stazione. 14.36
L’appuntamento con la proprietaria della casa è alle 15.00
“Vogliamo avviarci?” chiede Chiara. Tutti annuiscono.
Che il viaggio abbia inizio.
 
 
 
Aprile, 2018, qua e là.
Durante un’inusuale chiamata Skype a quattro, Giulio e Damiano da Berlino, Chiara da Roma e Emma da Madrid, i lunghi racconti e le ultime novità hanno portato a una lieve nostalgia per i ‘vecchi tempi’, alla spensieratezza degli anni del liceo, alle litigate e gli screzi, e poi infine al rivivere i ricordi più simpatici e piacevoli passati in compagnia.
“Andiamo a sentire Tiziano Ferro!” propone Chiara, cui sguardo non è fissato sulla webcam, ma da qualche altra parte nello schermo del computer. Tutti ridono leggeri, fantasticando.
Giulio, realistico come sempre: “Oh ma sì, che ci vuole a trovarci tutti nella stessa città, nello stesso giorno?” Dalla finestra della chat in cui compare Chiara si ode un sonoro sbuffo, eco del sogno infranto. Damiano sorride alla webcam: “Dai dicci, quando sarebbe?”
Il sorriso raggiante della sua ragazza, organizzatrice compulsiva di viaggi, è la ricompensa per essere stato al gioco. Anche Emma ci scherza su, fomentando quelle fantasticherie.
“È quest’estate! Quattro date, a fine luglio e prima metà di agosto. Roma, Milano, Torino e Verona.” inizia la bionda, di nuovo presa da una finestra del suo computer.
“Tu, Dam, dovresti essere a Roma verso fine luglio, corretto?” chiede. Damiano annuisce.
“Tu, Giulio, ci hai detto che quest’anno non farai lo stage per la banca di Berlino, e che ti è saltato il viaggio con la tua famiglia, no?” insiste, aspettando un altro assenso.
“E tu, Emma, hai deciso di lasciare l’appartamento a fine luglio, appena dopo le tue praticas.
Practicas.” ride l’amica interpellata, per poi annuire.
“E allora andiamo a Torino o a Verona! Le date sono 5 e 10 agosto. Io non ho ancora nulla da fare, voi?” esclama a una piccola camera Chiara, l’eco della sua voce in differita che rimbalza sulle reti di due nazioni differenti.
“In caso, Torino no. La conosco e non mi è piaciuta.” brontola Giulio.
“A Verona si mangia molto bene.” continua Emma.
“E da lì si va a Gardaland!” la butta lì Damiano, divertito.
 
 
 
Agosto 2018, Verona.

Verona sfila davanti ai loro occhi, bella ed eterna anche lei, come Roma, la loro città natale. Qualche foto, una capatina veloce al bar in una vietta un po’ angusta, poi di nuovo tutti in marcia.
Chiara e Emma chiacchierano tra loro più avanti.
Dietro, il quartetto di maschi se la ride indicando persone e parlando di stupidaggini. 
“Che te ne pare?”  chiede Chiara, aspirando un tiro da un’altra sigaretta.
Emma alza le spalle. “Verona è bellissima, me la ricordavo così!” dichiara sorridendo alla sua amica. Chiara sorride di rimando e si guarda un attimo intorno, per poi concentrarsi sulla figura che l’affianca. Emma le sorride, con quel suo nasino e le labbra sottili. Quei capelli castani che da poco ha imparato ad ammansire, con le punte rovinate da quella stupida scommessa che l’ha vista costretta a tingersele di viola alla maturità: non ha la pazienza di stare appresso ai suoi capelli, e a distanza di anni le sue punte sono tornate a chiederle il conto.
“E per quanto riguarda la compagnia, invece? Ci siamo allargati.” chiede, sospettosa.
Emma sorride “Non mi dispiace, lo sai.”
Oh, non saprei.
 
 
All’incrocio tra via Valerio Catullo e via Corte Farina si trova il portone con il numero civico 12 e, di fronte ad esso, una anziana figura dal rovinato vestito a fiori. Chiara ed Emma si avvicinano, riconoscendo - tramite la loro visita su Google Maps Streetview - il portone della loro casa per il fine settimana. La signora lì davanti, di conseguenza, deve essere Giada Bellagi, la proprietaria.
Le ragazze si fanno strada, superando quei quattro bradipi, affiancando la signora.
“Benvenute!”
“Buon pomeriggio!” risponde Emma, sorridente.
La signora si sporge un po’ per vedere i ragazzi girare l’angolo, poi torna a guardare le due giovani donne che sono di fronte a lei.
“Tutto bene il viaggio, mie care?” chiede, sorridendo cortese alle ragazze e intavolando con loro una rapida conversazione.
Chiara, immedesimatasi nella perfetta versione di mamma-accompagnatrice, estrae il suo portafoglio dalla borsa, cercando al suo interno la ricevuta di avvenuta prenotazione e la Carta d’Identità.
“Tutto in regola, siamo noi.” afferma, indicando tutti.
La proprietaria sorride e tira fuori il mazzo di chiavi. “Orbene dunque! Vi mostro la casetta. Ci sono state delle leggere modifiche all’appartamento, rispetto alle ultime foto caricate sul nostro sito: un’esigenza dei vecchi inquilini. Ma non temete,” tranquillizza, “ci sono sei posti letto e due bagni, che è fondamentale.” 
 
Un salotto luminoso, orientazione ad est, una cucina americana con un tavolo bianco e due comodi divani dalla fantasia un po’ dubbia, si presentano agli occhi dei giovani ragazzi.
Il corridoio stretto e lungo mostra cinque porte in legno bianche.
Non erano una matrimoniale e 2 camere con letti singoli? pensa Chiara, dando un’occhiata alle stanze. Assottiglia lo sguardo, tentando di far quadrare il tutto.
“Il cambiamento di cui parlava sono i due letti matrimoniali al posto del letto a castello e i due letti singoli, signora?” dice, con voce leggermente tirata.
Damiano e Filippo si scambiano uno sguardo strano, leggermente divertito.
Non pensano alla stessa cosa, però. Solo che ancora non lo sanno.
La signora si gira, il viso luminoso, l’espressione rilassata.
“Come vi avevo accennato, l’ultimo gruppo di persone che è arrivato qui - ed ha lasciato la casa esattamente ieri - erano tre dolci coppie. Ci hanno chiesto di cambiare la sistemazione dei letti. Sono stati qui due mesi, sapete? Non si poteva certo dire di no. Spero la questione non vi metta in difficoltà. In caso contrario, chiedo scusa. Ora chiamo immediatamente mio figlio Albertino per trovare una soluzione.” dice, con tono calmo e accondiscendente.
È questione di un battito di ciglia. Chiara si accinge a sorridere, dicendo che sì, grazie, sarebbe fantastico. Emma rilascia un brevissimo sospiro, non sapendo neanche bene perché. Giulio e Damiano si lanciano una brevissima occhiata, mentre Fabiano inizia ad elaborare una teoria tutta sua. Basta niente, a volte. Tutto ciò scompare, come un castello di carte al vento, senza brutalità.
Così, semplicemente.
“Non c’è alcun problema, signora. Possiamo tranquillamente dividerci in coppie con le camere, così come sono.” dice Filippo, sorridente, con la sua faccia da schiaffi, quella voce un po’ roca, quegli occhi azzurri che se la ridono.
Puff. Così se lo ricorderà Emma, il suono del castello di carte che viene spazzato via.
Puff, non c’è più. Tre grandi matrimoniali.
La signora si apre in un sorriso radioso: “Oh, ma sarebbe fantastico! Dovete sapere che mio figlio Albertino è molto indaffarato, deve stare appresso a quella bisbetica della moglie, ha altri due lavori… sarebbe stato un dramma chiamarlo per aggiustare questa situazione! E l’ultima cosa che vorrei è dargli fastidio, quasi a ferragosto.” conclude, con voce affranta, gelando Chiara e Emma.
Cosa si può dire a una donna così, adesso?
Filippo annuisce, fingendo di comprenderla. È un bravissimo attore, pensa Emma.
Terribilmente bravo. E lei l’ha sempre saputo.
“Nessun problema, davvero. Ci organizziamo tranquillamente tra di noi. La casa è stupenda, complimenti.” conclude, poggiandosi con nonchalance sulla mensola del corridoio.
Emma perde qualche secondo di troppo ad ammirarlo.
Chiara annuisce e si gira, dando le spalle alla signora, osservando i ragazzi.
“Ma sì! Emma ed io siamo in una matrimoniale, voi decidete liberamente.” dice, pensando logicamente. Filippo sorride e scuote la testa. Emma sbianca leggermente. Fabiano accompagna la signora Bellagi fuori dalla porta, firmando per tutti il foglio di check-in e garantendo di farsi sentire, in caso di necessità.
 
Alla fine del corridoio, le voci si mischiano, le frasi si interrompono, i pensieri rimangono inespressi.
“Ma no! Chia, ti pare che vi dividiamo? Te e Dam vi prendete una camera, e noi ci dividiamo le altre.” dichiara con una semplicità disarmante Filippo.
Giulio sorride, ha capito. “E come dovremmo dividerci. Io ed Emma?”  chiede, sorridendo alla diretta interessata. Emma sorride di rimando, pensando che no, non vorrebbe davvero dividere Chiara e Dam solo perché è l’unica ragazza spaiata.
“Alla fine ci siamo visti tutti nelle peggiori delle condizioni, tra i 100 giorni e i capodanni vari. Non sarà poi un dramma!” dichiara lei, sdrammatizzando. Con Giulio ci ha dormito un pomeriggio.
Con Fabiano no, in effetti, ma non sarebbe un problema.
Con Filippo sì, sempre lì, a quei maledetti 100 giorni. E forse non è il caso di ricordarlo a voce alta.
Giulio sorride e aspetta pazientemente.
“Apposta! Siamo come fratelli, no?” chiede Filippo, alzandosi in piedi e posizionandosi alle spalle di Emma.
“Decisamente…” borbotta lei, sorridendo a Chiara.
“Quindi una coppia vale l’altra, purché non roviniamo il fine settimana alla vera coppia della casa!” continua Filippo, passando un braccio intorno alle spalle di Emma. Lei annuisce, confusa.
“Allora Emma ed io dormiamo insieme. Nessun problema vero, chica?” lo interrompe Giulio.
“Nessun problema, sei come un fratello per me.” dice Emma sorridendogli e avviandosi a lasciare le sue cose nella seconda stanza. Gli altri seguono la sua iniziativa.
Filippo la guarda entrare in una stanza e sorride sbieco.
 
 
 
Aprile 2014. Anno della maturità.

“Di che parlate, belle signore?” chiede Filippo. L’aula della 5D è completamente coperta da un chiacchiericcio assordante, dovuto all’ora di buco imprevista. Emma e Manuela, la sua compagna di banco, stanno tranquillamente sedute ai loro posti, chiacchierando come tutti gli altri. Filippo, la camicia azzurra arrotolata sulle braccia, quella sua mano sempre lì a toccarsi i capelli - un terribile tic che ha qualcosa di affascinante - e quel suo sguardo divertito, si avvicina alle due ragazze con indifferenza, aspettando una risposta.
“Oh, stavamo parlando di te proprio!” lo prende in giro Emma, sorridendogli.
Manuela ride ed annuisce “Di quanto Emma sia innamorata di te” continua il gioco, facendo ridere la sua amica mora. Filippo posa lo sguardo prima su Emma, poi su Manuela.
Sorride leggermente.
“In questo caso, dovresti farti raccontare da Emma le cose che le farei, se solo fossimo anche per una sola, benedetta volta, da soli, lei ed io.” dice candidamente prima di voltar loro le spalle, lasciandole così, leggermente basite. Emma diventa completamente paonazza.
 
 
 
Agosto 2018, Verona.

Damiano si avvicina a Filippo, ridendo “Che intenzione avevi?” chiede.
Filippo sorride e si mette lo zaino in spalla “Assolutamente nulla. Pensavo solo che fosse un'opzione valida, tanto quanto la sua.” dice, tranquillo, indicando Giulio. Damiano borbotta un "sì, sicuro". Giulio scoppia a ridere e Filippo scuotendo la testa si rivolge al suo amico: “Comunque sia, a che gioco stai giocando, tu?”
Giulio alza le mani, afferra il suo zaino e si avvia a lasciare la sua roba nella camera da letto, per poi tornare verso il salotto.
Dalla camera matrimoniale in fondo, si sente Chiara urlare “Tra un’ora usciamo! Ho prenotato la visita guidata all’Arena!”
"Non correre", ammonisce Giulio, superando Filippo. Non correre.  





















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Ciao car@ lettore/lettrice. Se sei arrivat@ fino a qui, lasciami dire due parole in più.
"L'ultima notte al mondo" è una breve storia senza pretese, nata come idea di one-shot almeno tre anni fa, e abbandonata nella cartella insieme ad altre idee, mai più toccate. Sono un po' arrugginita (e forse l'avrai notato dallo stile del capitolo, o forse no) perché sono anni che, al di là dei saggi universitari e poche piccole idee, non torno a scrivere con continuità. 
Stasera è tornata la voglia di farlo e di impegnarmi. Il capitolo è stato spezzato, l'idea ampliata, la tastiera sfiorata di nuovo.
La fantasia non è mai andata via, quella proprio no!
Spero di ritrovarti ( e ritrovarmi) già al prossimo capitolo! E, come sempre, avere dei feedback sarebbe bello! 
Buona notte, 
Chiara
 
   
 
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