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Autore: S t r a n g e G i r l    12/05/2018    7 recensioni
Spoiler 5x03
Clarke gli aveva detto che lui era il cuore, ma non era vero.
Il cuore lui in petto non se lo sentiva più. Non batteva più, era atrofizzato da sei anni.
Era morto con lei.
Non se n’era accorto prima -o forse aveva dovuto ignorarlo perché c’era sempre stato qualcosa di più urgente-, ma il suo cuore lui l’aveva dato a lei.
E l’ondata mortale aveva carbonizzato anche quello, insieme a Clarke.
Poi però, erano riusciti a tornare sulla Terra.
« Bellamy? »
Aveva guardato quella ragazzina che si era trovato inaspettatamente di fronte e aveva riso di se stesso.
Per un attimo, aveva sperato di vedere Clarke al suo posto.
Ma era impossibile.
O forse non così tanto, dopotutto.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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STELLA CADENTE

"Here we go again.
Bellamy, if you can hear me, if you're alive, it's been 2,199 days since Praimfaya.
I don't know why I still do this every day.
Maybe it's my way of staying sane, not forgetting who I am.
Who I was.
It's been safe for you to come down for over a year now. Why haven't you?" 

 


Aveva guardato la Terra dalle vetrate dell’Arca per sei anni fino a consumarsi gli occhi, fino a memorizzarne ogni sfumatura di colore, ogni increspatura.
Il suo pianeta era così vicino eppure lontanissimo. Irraggiungibile.
Come Clarke, che si era sacrificata ancora una volta -l’ennesima- per far sopravvivere gli altri.
Come Clarke, pochi attimi prima del praimfaya, mentre il razzo saliva verso lo spazio.
Come Clarke, sola, a cercare di riparare l’antenna a mani nude mentre l’ondata mortale la divorava.
Bellamy aveva contato i giorni dalla loro separazione, sempre con lo sguardo incatenato a quell’unica, minuscola macchia verde rimasta sulla Terra.
Aveva illuso se stesso in ogni sogno, in ogni fantasia che aveva creato nella sua mente per sei interminabili anni.
E non aveva smesso mai di sentirsi in colpa.
Lei era morta e lui respirava.
Lei era morta e lui sorrideva.
Lei era morta e lui no.
L’aveva abbandonata, l’aveva lasciata indietro.
Il senso di colpa, invece, quello no. Non c’era riuscito.
Se l’era trascinato dietro come piombo alle caviglie ad ogni passo.
Clarke gli aveva detto che lui era il cuore, ma non era vero.
Il cuore lui in petto non se lo sentiva più. Non batteva più, era atrofizzato da sei anni.
Era morto con lei.
Non se n’era accorto prima -o forse aveva dovuto ignorarlo perché c’era sempre stato qualcosa di più urgente-, ma il suo cuore lui l’aveva dato a lei.
E l’ondata mortale aveva carbonizzato anche quello, insieme a Clarke.
Non sentiva più niente, Bellamy. Ogni sensazione, ogni emozione gli scivolava fra le dita come acqua e non si sforzava nemmeno di stringere il pugno.
Inutile, era tutto inutile senza di lei.
Gli altri si erano adattati -persino rassegnati- a vivere sull’Arca.
Bellamy, invece, aveva fatto l’unica cosa che sapeva fare, senza Clarke: sopravvivere.
Chi siamo e quello che dobbiamo essere per sopravvivere sono due cose molto diverse.
Dopo tre anni, Echo gli si era avvicinata in punta di piedi, desiderosa di perdono e lui, alla fine,  gliel’aveva dato.
Era diventato bravo in quello.
Vuoi il perdono? Va bene, te lo do io. Sei perdonato, d’accordo?
Se hai bisogno del perdono, te lo do io. Sei perdonata.
Si era lasciato abbracciare, baciare, amare da qualcuno che non era Clarke. Da qualcuno che non era il suo cuore, perché il suo cuore era andato perduto.
Poi però, erano riusciti a tornare sulla Terra.
Aveva toccato il terriccio della foresta e aveva respirato a pieni polmoni un odore che aveva sempre sentito su di lei, sulla sua pelle e fra i suoi capelli quando l’aveva stretta a sè.
Gli era sembrato di poterla riabbracciare, solo un secondo.
« Bellamy? »
Aveva guardato quella ragazzina che si era trovato inaspettatamente di fronte e aveva riso di se stesso. Per un attimo, aveva sperato di vedere Clarke al suo posto.
Ma era impossibile.
O forse non così tanto, dopotutto.
« Clarke sapeva che saresti venuto. »
Bellamy aveva sentito una fitta, in alto a sinistra nel proprio petto.
Quel cuore, quel cuore che credeva perduto, batteva ancora da qualche parte non molto lontano da lui.
Lei era viva e lo aveva custodito con cura, tenuto al sicuro, tenuto in vita.
Aveva smesso di respirare, troppo intento a non cadere in ginocchio a terra, piegato da un dolore atroce che era dovuto ad una gioia ed una incredulità immensa.
« Clarke è viva? »
Aveva posto quella domanda senza nemmeno accorgersene e aveva scandagliato con lo sguardo la vegetazione attorno a sé, aspettandosi di vederla comparire.
« È nei guai. Dobbiamo andare. » gli aveva spiegato frettolosamente quella ragazzina, che poi lo aveva trascinato via per un braccio, raccontandogli tutto il necessario nel breve tragitto col rover fino al villaggio.
Ma Bellamy aveva carpito le sue parole solo superficialmente.
Nella sua testa continuava a ripetersi che lei era viva, che era sopravvissuta e che poteva vederla -abbracciarla, toccarla, sentirla- di nuovo.
Si può esprimere un desiderio su un tipo di stella cadente simile?
Non saprei nemmeno cosa desiderare.
Aveva espresso decine di desideri in quei sei anni di esilio sull’Arca. Anzi, aveva espresso decine e decine di volte lo stesso desiderio al nulla più assoluto dello spazio e ora era lì, davanti a lui.
I fari del rover la illuminavano così tanto che Bellamy non riusciva a staccare gli occhi dalla sua figura anche se guardarla gli faceva male.
Era luce. Era una stella cadente, la sua stella cadente.
Clarke.
Avrebbe voluto scendere di corsa dalla vettura e precipitarsi a stringerla a sé, incurante della pioggia di proiettili che gli avrebbero sicuramente rovesciato addosso.
Si costrinse invece a usare la testa, come lei gli aveva detto di fare e si assicurò che la ragazzina avesse appreso il piano.
« Non lascerò che accada niente a Clarke. Te lo prometto. »
Scese lentamente dal rover, con le mani alzate e le intenzioni ben chiare.
Al sentire la sua voce, Clarke trattenne il respiro esattamente come aveva fatto lui.
Era a terra, trattenuta da un guinzaglio, e sembrava ferita. Ma era viva.
Aveva i capelli corti, gli occhi umidi di lacrime non versate, il labbro inferiore tremante. Ma era viva.
Il cuore di Clarke non aveva mai smesso di battere e il suo ricominciò a farlo in quel momento, finalmente tornato al suo posto.
Bellamy lo sentiva spingere violentemente fra le costole, come se volesse uscirgli dal petto per depositarsi fra le mani di lei.
Respirò e gli parve di farlo per la prima volta; la sua apnea era durata sei anni.
Hai ancora speranza?
Respiriamo ancora.
« Dammi una buona ragione per non ucciderti lì dove ti trovi. »
« Che ne dici di 283? È il numero dei tuoi uomini che moriranno se non troviamo un accordo. »
A prova di quello che stava dicendo, alzò la tazza presa a bordo della Eligius.
La ragazzina, al suo segnale, ingranò la retromarcia e sparì nel bosco.
La luce si affievolì di colpo, ma a Bellamy non serviva per vedere Clarke. Clarke che lo fissava come se fosse un fantasma o un miracolo. Forse entrambe le cose: il desiderio espresso ad una stella cadente.
Pianse e lui dovette soffocare la voglia di stringerla e consolarla, anche se lei non ne aveva mai avuto bisogno davvero; era stata sempre coraggiosa, la sua principessa.
« È sufficiente. 283 vite per una. Lei deve essere piuttosto importante per te. »
Bellamy guardò Clarke e Clarke guardò Bellamy.
Il cuore, il suo cuore, batteva come mai prima d’ora.
Non era più semplice sopravvivenza ora che lei era lì.
Lei era viva e lui respirava.
Lei era viva e lui sorrideva.
Lei era viva e lo era anche lui.
« Lo è. »

 

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Sono approdata anche in questo fandom, alla fine.
Eeeeeh le cose che si fanno pur di non mettersi davanti alla maledetta tesi...
Ad ogni modo, questa piccola OS senza pretese è venuta fuori da sola in meno di un'ora, dopo la visione di un video di youtube 
particolarmente bello sulla coppia.
Non sono sempre stata una Bellarke sfegatata, ma nelle ultime due stagioni lo sono diventata eccome. E stavo trattenendo il respiro gli ultimi minuti della 5x03.
Adesso Echo la fanno sparire velocemente e in maniera indolore, mi auguro, così possiamo finalmente vederli insieme, dato che, come ogni bella coppia di una serie, ce la stanno facendo sudare.
Spero di non aver snaturato completamento il personaggio e di avergli reso un po' giustizia. In fondo, abbiamo visto com'è stato per Clarke superare questi sei anni di distanza, ma non abbiamo avuto il punto di vista anche di Bellamy perciò ci ho pensato io.
Se mi verrà l'ispirazione fra qualche altra puntata, non è detto che non ci risentiremo ;)
Siate clementi, per favore, e se ne avete voglia, sarei molto felice di ricevere anche un commentino (ino ino ino, eh. Mi accontento).

Un abbraccio.
A presto.
Strange.

PS la meravigliosa fanart l'ho trovata su internet ed è opera di Nikitajobson on tumblr (http://nikitajobson.tumblr.com)
   
 
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