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Autore: sara2000    12/05/2018    13 recensioni
Piccolo spin-off della mia precedente storia "Dal dolore, può nascere l'amore"
Un pensiero fuori dal coro da un personaggio particolare.
La Regina è morta sul patibolo, ma ha lasciato un dono per Oscar a una persona a lei molto cara.
Questo dono potrebbe salvare il legame padre-figlia, che sembrava incrinato da ormai 6 anni
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Normandia – maggio 1794

Guardo l'orizzonte. Il mare. Da quanto tempo che non venivo più qui? Anni ormai.
Tanti, forse più di 25. L'ultima volta avevi 13 anni...e ora? Chissà dove sei? Cosa fai, se stai bene...
Ti ho cacciata dalla mia vita 6 anni fa quando mi dissi di essere incinta del tuo soldato. Del tuo ex attendente.
Incinta di quel ragazzino che io stesso ti misi accanto quando eravate solo due bambini perché diventasse il tuo compagno di giochi. Il tuo esempio maschile.
Quanto fui sciocco all'epoca. Accecato dalla mia cupidigia e dal desiderio del figlio maschio.
Non ho nemmeno pensato che potevo incorrere in quel problema. Ai miei occhi eravate solo due bambini che giocavano insieme.
Ma lui, era un bambino; tu, realmente no. E lui lo sapeva.
È cresciuto con te, ha passato tutta la sua vita con te, dedicandosi anima e corpo sempre e solo a te.
Per te ha anche perso un occhio, per proteggerti.
E anche quando tu l’hai congedato dai suoi compiti, lui ha continuato a seguirti, e a proteggerti, arruolandosi lui stesso nei Soldati della Guardia, mettendo a repentaglio l’unico occhio che gli era rimasto e la vista. Solo un amore immenso può portare a certi sacrifici.
L'avevo capito sai che ti amava...
Ma non ho mai voluto darci peso perché sapevo che a te certe cose non interessavano.
Quanto mi sbagliavo.
Infondo, anche se ho voluto crescerti come un uomo sei sempre stata una donna. Una splendida donna.
E alla fine ti sei presentata nel mio ufficio tenendo la sua mano, e dicendomi che aspettavi suo figlio.
Ti ho detto che quel bastardo non sarebbe mai stato mio nipote e che vi avrei ucciso.
Ti ha protetta anche allora con tutte le sue forze, minacciandomi con la sua spada. La stessa spada che gli donai quando diventò ufficialmente il tuo attendente.
Per salvare te e il figlio che portavi in grembo, avrebbe ucciso il suo padrone. L’uomo che lo ha accolto nella propria casa e cresciuto come un figlio.
Un amore tra nobile e plebeo, tra servo e padrona. Una cosa inconcepibile per il mio status.
Ma non per quello che ha portato questa rivoluzione, dove siamo tutti uguali, tutti abbiamo gli stessi diritti.
Dove ora, una nobile può sposare un servo e farci un figlio, e nessuno lo chiamerà bastardo.
Ma noi nobili stiamo facendo tutti una brutta fine.
Il terrore prevale nella nazione, e la ghigliottina funziona ormai costantemente.
La monarchia è finita. Il Re è stato giustiziato, e la Regina anche.
Ed è per questo che sono qui. Esaudire l’ultimo desiderio della mia Regina, e per esaudire anche il mio.
Prima della sua esecuzione sono riuscito ad incontrarla.
Mi ha raccontato tutto di te, figlia mia. Di come ti abbia fatto avere il congedo ufficiale, e della dispensa del Re per sposarti con il cittadino André Grandier.
Mi ha detto, che da fonti sicure sapeva risiedessi in Normandia, e così mi ha dato un dono per te.
Una rosa bianca che aveva fatto con della stoffa trovata nella cella della Conciergerie.
Ricordo ancora le sue parole.

“Generale De Jarjayes, insieme al Conte Di Fersen, siete stato l’unico a restarmi accanto in questi anni.
Mi hanno tolto tutto, mio marito, i miei figli, la mia vita. Ma non potranno togliermi la mia dignità. Io morirò da Regina.
Vi chiedo un ultimo favore Generale, andate in Normandia, trovate vostra figlia Oscar, e dategli questa da parte mia. Un regalo per ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me.
Mi dispiace di non averla ascoltata quando potevo, forse tutto questo si sarebbe potuto evitare.
Vi chiedo un altro favore, Generale. Perdonatela. Perdonate vostra figlia.
Amare non è un tradimento, un disonore. Ha seguito, il suo cuore. Ha fatto la cosa più giusta.
Io so che le volete bene, che vi manca.
Cercatela, e riappianate il vostro legame. Lei vi vuole bene”

Da allora sono passati 7 mesi. Ho provato tante volte a raggiungere questo posto, ma non ci sono mai riuscito. Almeno fino ad ora.
Ho deciso di fare i conti con il mio passato.
Sto cavalcando in queste terra che mi ricordano i bei tempi passati.
Lentamente giungo davanti a quello che un tempo era la nostra dimora estiva.
Quanti anni tu e André siete venuti qui in vacanza.
Amavate cavalcare in riva al mare, sfidarvi a duello, e finché eravate bambini, fare il bagno.
Ora di quel meraviglioso palazzo non resta nient’altro che un rudere saccheggiato e dato alle fiamme.
E un nodo enorme mi si ferma in gola.
Sprono il cavallo e me ne vado. Raggiungo il centro abitato.
Non so da che parte cominciare, so solo che vivete a Dieppe.
Ma non sarà facile trovarvi, anche perché non voglio rischiare di mettervi nei guai, non so con che nome viviate, e tu, figlia mia, come nobile, rischi molto.
Mi sono fermato in una locanda per rifocillarmi, e mentre sto dando un occhiata al giornale locale, un dettaglio viene subito ai miei occhi.
Un nome.
André Grandier.
Il giornalista? Ora fa il giornalista?
Mi alzo, e vado al bancone dall’oste.
-Buon uomo, posso chiedere un informazione, voi conoscete quest’uomo? L’autore di questo articolo?-
-Mi dispiace signore, io non so leggere, ma ditemi il nome, prego-
-Grandier. André Grandier-
-Oh, Grandier, ma certo! Lo conosco benissimo, non vive molto distante da qui, prendete quella strada laggiù, quella che porta alla spiaggia, la sua è l’unica abitazione lungo il sentiero, non potete sbagliare-
-Grazie signore. Ecco a voi il denaro del pranzo, e buona giornata-
Non perdo tempo, e mi incammino velocemente lungo il sentiero che mi è stato indicato, e difatti, poco lontano dalla spiaggia una piccola casetta si erige accanto a una scogliera.
A vederla così da fuori, è piccola, ma molto accogliente.
E ora che sono qui davanti che devo fare? Dovrei bussare…ma…qualcosa mi blocca. Proprio non ci riesco.
Sono passati così tanti anni. Non mi hai mai cercato figlia mia…
Potresti non essere felice di vedermi, e odiarmi.
Io non ti odio Oscar. Odio me stesso per il male che ti ho procurato.
Mestamente mi allontano e raggiungo la spiaggia. Mi siedo su un masso e resto ad osservare lo scrosciare delle onde che si infrangono negli scogli, e lo stridere acuto dei gabbiani.
Il vento fresco di fine maggio mi soffia dolcemente sul viso, regalandomi una sensazione di benessere.
Mentre osservo il mare, tiro fuori dal mantello la rosa della Regina e la guardo. Chiedendomi cosa sia giusto fare.
In quel momento sento delle risate lungo la spiaggia. Sono voci di bambini. Un maschio e una femmina.
Li osservo da distante.
Sono popolani, ma nonostante tutto indossano degli abiti dignitosi, ben stirati e puliti.
Sono scalzi e corrono sulla spiaggia rincorrendosi con……una spada di legno???
Scatto in piedi e resto senza parole.
Quei bambini……
Oscar e André……
Si, sono loro…no…ma cosa vado a pensare. Oscar e André sono adulti. Eppure sembrano loro.
Si fanno sempre più vicini, e più li guardo e più mi ricordano loro.
-Joseph!! Joseph fermati, che poi la mamma ci sgrida!! Dobbiamo tornare a casa…-
-Ah, ah…allivo Antoinette…appetami!!-
Joseph…Antoinette……il Delfino e la Regina.
Ma allora?
Mi incammino lentamente nella loro direzione, e una volta accanto ci osserviamo tutti e tre.
Occhi come zaffiri e smeraldi, e capelli come il grano e l’ebano.
Jarjayes e Grandier fusi insieme.
Ora ne sono certo, questi due bambini sono i figli di mia figlia e di suo marito.
Sono i miei nipoti.
-Ciao bambini-
-Tao cignore!!-
-Joseph, lo sai che papà e mamma non vogliono che parliamo agli estranei…torniamo a casa!-
-Direi che i tuoi genitori hanno ragione piccola. Ma, in questo caso potete stare tranquilli, non sono un estraneo. Conosco molto bene la tua mamma e il tuo papà-
La vedo osservarmi con due occhi poco convinti.
-Allora dimmi come si chiamano?-
-Io lo ciò!! La mamma ci chiama…-
-Zitto Joseph!-
-Vostra madre si chiama Oscar e vostro padre André. Ho ragione piccola?-
Continua ad osservarmi titubante, e Dio se mi ricorda Oscar da bambina. Il piccolino invece ha la dolcezza che contraddistingueva André.
-Bavo cignore! Hai indovinato!!-
Mi abbasso alla loro altezza, e poso loro una carezza sui capelli ciascuno.
Vorrei prenderli tra le braccia e stringerli ma non posso ancora.
-Chi sei signore?-
-Sono il nonno Antoinette. Il papà della tua mamma-
E proprio mentre sto parlando con i miei nipotini, sento due voci che non sentivo da anni.
-Joseph!! Antoinette! Dove siete?-
-Su, basta giocare, tornate a casa!! E ora di cena………Oscar…guarda, sono laggiù. C’è qualcuno con loro-
Siamo ancora distanti, non possono vedermi distintamente, come io vedo solo le loro ombre, ma le voci non potrei mai non riconoscerle.
-Gnogno, gnogno, mi plendi in blaccio!!-
-Certo piccolo mio, ma dimmi, quanti anni hai eh?-
-Quasi 3…ciono grande io!-
-Oh, si, certo, e tu piccola principessa?-
-Compirò 5 anni a luglio…-
-Vuoi darmi la manina Antoinette?-
La piccola annuisce, e così con i due bambini mi avvicino ad mia figlia e a suo marito.
Appena siamo davanti l’un con gli altri e che ci riconosciamo resta scioccata
-Padre! Voi…voi qui?-
-Generale…-
Istintivamente, André si posiziona davanti ad Oscar, per proteggerla, ma gli faccio cenno che non ce n’è bisogno.
Il primo a parlare è Joseph, che scendendo dalle mie braccia corre in quelle di sua madre, e Antoinette si rifugia nell’abbraccio di André.
-Mamma hai vito? È allivato il gnogno!-
-Si…ho visto amore…Antoinette, perché non prendi il tuo fratellino e andate in casa. Io e papà parliamo un po’ con il nonno e poi vi raggiungiamo-
-Si mamma…vieni Joseph…-
Osservo i bambini correre verso casa, ridendo felici, e il cuore mi trabocca di gioia.
-Cosa siete venuto a fare qui padre? non vi permetterò di fare del male a me e alla mia famiglia-
-Non sono qui per farti del male Oscar…André, sono felice di sapere che vedi ancora…avete due bambini bellissimi……e da quello che vedo…mi stai per rendere nonno di nuovo figlia mia-
Oscar si volta nella direzione opposta alla mia, sento la sua frustrazione, e posso comprenderla.
-Sarebbero stati vostri nipoti se non li aveste rinnegati 6 anni fa…Antoinette, Joseph…sono gli stessi bastardi che mi diceste non avreste mai accettato!-
Come capisco il tuo dolore, la tua rabbia Oscar, ma se ti dicessi che all’epoca è stata la rabbia a parlare per me? Che ho sempre sperato che fossi viva e che stessi bene? E che André ti fosse sempre accanto.
E soprattutto che mi sono innamorato dei miei nipotini appena visti?
Forse non mi crederesti. Ma devo tentare.
-Oscar, perdonami, e anche tu André. Perdonate questo padre che ha fatto tanti errori, ma ai quali ora voglio rimediare.
Non voglio che mi perdoni Oscar se non te la senti, ma non odiarmi…
Ho sbagliato, tanto anche con te ragazzo mio, ma, solo guardare i vostri bambini, il mio cuore strabocca d’amore.
Ho una cosa per te figlia mia-
Si gira lentamente, con le lacrime agli occhi. André la prende per le spalle, e con lei si avvicinano a me.
Gli porgo la rosa di stoffa.
-Da parte della Regina, è per te Oscar-
Prende la rosa tra le mani, e ne accarezza i petali di cotone.
Un ultimo sguardo, poi si getta tra le mie braccia.
-Padre…Oh padre-
-Ti voglio bene bambina mia…André. Grazie per averne avuto cura. Continua a farlo-
Mi sorrise. E mi strinse la mano.
Da quel giorno i rapporti con mia figlia sono migliorati.
Ora faccio il nonno a tempo pieno…e con la prossima nave torneranno dall’Inghilterra, Marguerite e Nanny.
Antoinette, Joseph e Augustine Reynier, sono la mia gioia.
Sto giocando sulla spiaggia con i più grandi, mentre Oscar e André sono seduti su un masso, e lei sta allattando il piccolino, con André che gli accarezza la testina.
 Siamo felici, una bella famiglia.
Ciò che anni fa il dolore, distrusse, ora l’amore e la comprensione ricrearono, e forse più unita di prima.

  
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