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Autore: Laylath    13/05/2018    3 recensioni
(SPOILER INFINITY WAR)
Le mani di Frigga erano sempre fresche e gentili, come una brezza di vento pronta a spazzare via il caldo opprimente. Il loro tocco sapeva di conforto, il loro profumo penetrava nelle narici ogni volta che accarezzava la guancia del figlio cadetto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mani di una madre




“Madre, scommetto che nessuno ha le mani come le tue”.
“Perché le uso per fare le magie, tesoro?”
“… anche…”
Il sorriso del piccolo Loki quella volta era stato enigmatico, ma un lieve rossore era comparso sul suo viso rivelando come dietro quella singola parola ci fosse un universo difficile da spiegare, ma allo stesso tempo ovvio per la mente di un bambino.
Le mani di Frigga erano sempre fresche e gentili, come una brezza di vento pronta a spazzare via il caldo opprimente. Il loro tocco sapeva di conforto, il loro profumo penetrava nelle narici ogni volta che accarezzava la guancia del figlio cadetto.
 
Accarezzare… adesso sembrava una parola così strana anche solo da pensare. Eppure c’era un tempo nemmeno troppo lontano in cui quel gesto era quotidiano. Loki non ci aveva mai rinunciato, neanche nell’età in cui simili effusioni potevano provocare delle prese in giro da parte degli altri ragazzi.
“Mio figlio non si vergogna delle effusioni di sua madre? Tuo fratello adesso si imbarazza a simili gesti”.
“No, madre, non potrei mai vergognarmi di qualsiasi tuo gesto”.
Lui amava troppo quelle mani, significavano sicurezza, amore e accettazione. Erano il suo rifugio contro l’incertezza che spesso gli attanagliava il cuore. Erano la sua garanzia di preferire ed essere preferito, anche se sapeva bene che la regina di Asgard non avrebbe mai escluso un figlio in favore dell’altro.
 
***
 
“Tu sei nostro figlio, noi siamo la tua famiglia”.
“…”
Quella volta le mani della regina avevano stretto le sue quasi con urgenza. Sempre fresche e gentili, ma esprimevano tutta la paura di perdere un figlio dopo che l’altro era stato bandito da Asgard.
In quel momento Loki era stato zitto, il suo cuore troppo in subbuglio per esprimere ciò che provava. Una parte di lui avrebbe voluto solo che quelle mani salissero sulle sue guance e lo accarezzassero come al solito, scacciando via i demoni e la paura.
Ma i suoi fantasmi erano troppo potenti ed erano usciti da sotto il letto. Non era riuscito nemmeno a ricambiare quella stretta, senza sapere che sarebbe stata una delle ultime volte in cui poteva godere di quel tocco così speciale.

*** 
 
“… lui non è mio padre!”
“… allora io non sono tua madre”.
“..., non lo sei…”
“Sei sempre molto perspicace riguardo gli altri, tranne che per te stesso…”
L’illusione creata da Frigga era così reale che Loki poteva quasi sentire il profumo dell’unguento che la regina si metteva quotidianamente nelle mani. Si era pentito subito di quelle accuse sbraitate al vento, ma ancora una volta il suo orgoglio aveva bloccato qualsiasi parola di scusa. Eppure le mani di Frigga si erano protese, quasi ad invitarlo a parlare: come se sapesse bene che dopo quel momento di rabbia il suo cuore si sarebbe aperto e avrebbe finalmente sfogato tutte le sue angosce.
E lui, come uno sciocco, aveva proteso le proprie cercando quel contatto che avrebbe guarito tutto almeno per qualche secondo. Che gli avrebbe fatto dimenticare di trovarsi nelle prigioni di Asgard, condannato all’ergastolo dal grande Odino per quanto aveva commesso su Midgard.
Le sue dita avevano sfiorato quelle dell’illusione e per una frazione di secondo, nemmeno un battito del cuore, quel tocco era stato reale.
Avrebbe dovuto essere reale.
Avrebbe dovuto tenerla con sé dentro quella prigione. Impedirle di stare nel palazzo, salvarla come è giusto che un figlio salvi la propria madre.

***
 
 
Madre, le tue mani… per favore, dammi le tue mani!
Aveva bisogno di quel tocco gentile. Non per mandare via il dolore di lividi inferti da un allenamento troppo duro che il suo esile corpo non poteva sopportare; non per scacciare le lacrime di un bambino che non sa bene quale sia il suo posto nel mondo.
Ma semplicemente…perché aveva un disperato bisogno di cancellare dalla sua mente le mani grossolane e feroci di Thanos su di lui. Sapevano di morte, offrivano solo morte: le aveva sentite mentre gli stringevano sempre di più il collo, con studiata lentezza. Aveva detestato quel mezzo minuto in cui le sue vene erano state costrette a pulsare contro quella pelle così ruvida e strana. Dolore, asfissia, ma soprattutto quel contatto che lo faceva rabbrividire più della consapevolezza di star per morire.
E anche se era tutto buio e sapeva di non esserci più, continuava a cercare disperatamente le mani di Frigga.
 
Le tue mani, madre…
“Loki…”
Le tue mani…
“Figlio mio…”
“Madre”.
Disse quella parola e il suo animo si inondò di un sollievo mai provato prima. Aveva corretto il suo immane errore di quella volta: l’aveva chiamata madre perché lei era semplicemente quello. E che importava se non avevano lo stesso sangue? Quelle mani, quel tocco pieno d’amore erano tutto quello che l’aveva sempre salvato dal resto del mondo.
“Madre – mormorò, aprendo gli occhi e scoprendo di essere sdraiato su un prato dall’erba color oro – tu sei…”
Frigga era inginocchiata accanto e lui e gli sorrideva.
Lo stesso sorriso di quando tornava a casa anni prima, dopo essere stato via per qualche giorno. Lo stesso che l’aveva accolto ogni mattina per secoli e secoli.
La mano della regina si posò sulla sua guancia.
Era fresca e gentile, come al solito, sapeva di vita.
Sapeva di casa.
Sapeva di lei.
“Sono nell’unico posto dove devo stare in questo momento: con mio figlio” si limitò a dire Frigga, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
Andava tutto bene.





_______________
E niente, ogni tanto ritorno a sbattere contro questo rapporto che mi manda in brodo di giuggiole.
Quale migliore occasione che il giorno della festa della mamma?



 
  
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