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Autore: Ace Sanchez    25/04/2005    15 recensioni
Una storia situata in un universo alternativo. I protagonisti di Pokemon come non li avete mai immaginati nella più bella fanfiction mai scritta su questa serie.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brock | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pokemon Master

Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm

Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Parte 13 - Risoluzioni - seconda parte

"No, non ti credo!" rispose lui con rabbia, mentre cadeva in ginocchio davanti a Misty. "Non ho mai fatto niente per farti del male, Misty." Le prese le mani fredde. "Io non farei mai-"

Oscurità. Nero. Ombre.

D'improvviso lui sgranò gli occhi e si ritrovò immerso in un mare nero e vacuo. Sentendosi profondamente confuso, si fissò le mani, ora vuote, poi alzò gli occhi. Sembrava che si fosse svegliato in un posto dove c'era solo la notte - con gli occhi non vedeva niente intorno a lui. Nulla se non un freddo etereo che stava lentamente entrando nelle sua pelle, fino alle ossa.

Dov'era lei? Si fermò e si guardò di nuovo intorno. Forse una domanda migliore era, dove si trovava lui?

La risata sinistra e infantile di qualcuno echeggiò dietro di lui e Ash si girò di scatto, preso di sorpresa da quel suono.

Nulla. Solo l'orizzonte nero.

La risata echeggiò ancora e lui girò di nuovo la testa, nella direzione in cui stava guardando prima. Questa volta la vide. In lontananza, una bimba piccola e carina con capelli rossi annodati ai lati della testa, con indosso un vestito giallo, stava sparendo nell'oscurità. Non doveva avere più di cinque anni.

E gli pareva di conoscerla.

"Misty?" esclamò, estremamente sorpreso. Sembra lei ... o almeno, una sua versione molto più giovane.

La ragazzina si fermò e lo guardò con grossi occhi blu. Le sue pupille si dilatarono nel vederlo. Si affrettò ad alzare la gonna quel tanto che bastava per correre via.

"Misty, aspetta!" Non capiva nulla, ma aveva sperato di poter ricevere una qualche risposta. Dopo essersi aggiustato sulle spalle il mantello e lo zaino, cominciò a inseguirla.

Mentre correva, si chiese senza troppo pensarci in che posto si trovava. Era strano. Anche se non si distingueva assolutamente alcun contorno nell'oscurità, e l'ambiente non era che un nulla sterminato, riusciva a correre come se stesse su un pavimento. Rise un poco a quel pensiero. Sfortunatamente, anche la ragazzina riusciva a correre.

Tuttavia, sembrava che il vuoto nel quale si trovavano stesse iniziando a illuminarsi ... e a solidificarsi. Senza nemmeno comprenderlo bene da principio, si trovò tutto d'un tratto in mezzo a una foresta. E non una foresta qualunque, notò. La foresta di Vividian. Una foresta di Vividian più giovane. La foresta di Vividian della sua infanzia.

Ora, mentre correva, pestava foglie secche ed erba, e sottili fasci di luce solare filtravano giù, dall'alto manto arboreo, fino alla foresta sottostante. Il dolce profumo della terra e dell'erba si fecero gradualmente riconoscere dal suo naso. Ma nonostante tutti i suoi sensi gli dicessero che stava correndo nella vecchia foresta, il suo udito non gli dava la stessa impressione. Non sentiva nulla della vita di una foresta, alcun suono che la indicasse come popolata. Come se non fci fosse un solo essere vivente in giro. Sentiva solo i suoni che lui stesso produceva. Sentendosi a disagio al pensiero, si tolse dei rami dagli occhi con un braccio, mentre la'ltro teneva le pieghe del suo mantello e lo zaino ben dietro.

Quando l'ultimo cumulo di fogliame gli andò via dagli occhi, la bambina era all'improvviso davanti a lui, lì in piedi, in attesa. Incrociò le gambe con disperazione e scivolò di lato, col mantello che volava dietro di lui. Riuscì a fermarsi giusto davanti a lei, a meno di un metro di distanza.

Grandi occhi blu lo fissarono, senza muoversi, nonostante la sua testa arrivasse solo a metà della sua coscia. Le piccole mani erano ferme sui fianchi, sopra il vestito giallo, e con le labbra faceva una smorfia carina. "Signore, perchè mi stai ceguendo?" La sua voce infantile era parecchio irritata.

Sentendosi all'improvviso imbarazzato, Ash sgranò gli occhi e si grattò la testa. "Uhm ... ehm. Volevo solo .. chiederti ... qualche domanda." Da vicino, la somiglianza della bambina con Misty era stupefacente. Doveva essere lei .. da bambina. Solo una cosa era diversa. I capelli rossi della bambina presentavano un lungo ciuffo biondo oro, a destra del viso.

Una delle sopracciglia sottili della bambina si alzò dubbiosa. "Domande?"

Pensò in fretta. "Mi ... sono perso. Puoi dirmi dove sono?"

La bambina lo guardò sospettosa. "Mia mamma mi ha detto di non parlare con gli etranei ... ma tu non fai paura da vicino." Si guardò di lato un paio di volte poi tornò su di lui. "Siamo nella mente della mia amica," disse piano, in tono cospiratorio.

"La tua amica?"

"Sì. Non è molto felice. Felice come me. E' triste sempre." La bambina abbassò gli occhi, un'espressione infelice sul suo visino.

"Come mai?"

"Lunga stoia." Poi alzò lo sguardo, e gli occhi le si illuminarono di nuovo. "Ma era felice prima! Vuoi vedere?"

"hm-"

La bambina si girò di scatto, facendo segno con le piccole mani. Ash fu sorpreso di vedere che erano gli stessi gesti che Misty faceva quando usava le su abilità elementali. Ma era ancora più sorprendente vedere che la foresta iniziava a sparire e diventare qualcosa di diverso. La terra si spaccò in due e l'acqua cominciò a scorrervi in mezzo a formare un lento fiume in movimento. Il suono dell'acqua diventò sempre più violento e costante. Quando Ash sgranò gli occhi, vide Misty lì, dodici anni, seduta sulla riva, a pescare in un giorno di tanti anni fa. Aveva un'espressione di pace, ma dietro la facciata percepiva la sua solitudine.

La sua canna pescò in quel momento un Ash di dieci anni. Sorpresa, studiò la figura fradica e scomposta che aveva portato a riva. Dopo una serie di eventi, che includevano una sgridata per il Pikachu stanco e a pezzi che aveva visto nelle sue braccia, finì con Ash che le rubava la bicicletta, e Misty che gli gridava dietro, imbufalita.

Ash fece una smorfia dispiaciuta al ricordo.

Ma la bambina che lo guardava stava ridendo. "Non sembra, e non ha capito neanche lei, ma le piaceva quel bambino e il suo pikachu .... ma non quando ha preso la bici!" Ridacchiò, un suono raggiante.

Era così contagioso, che persino Ash rise.

"Ora in questa capice una cosa sul bambino." Muove di nuovo le braccia e questa volta, si trovano in una normale foresta. In questa scena, un Ash di dieci anni affronta per la prima volta, col suo nuovo caterpie, il Team Rocket. Misty, dodici anni, assiste.

"E questa ... " La ambina dà vita a un altro ricordo, e poi a un altro. Ash ride mentre ricordo le varie scaramucce e avventure che avevano vissuto, riportate alla vita dalla piccola Misty davanti a lui. Alla fine, c'erano alcune immagini di lui e Misty che lottavano in fondo a Victory Road, ognuno con uno sguardo feroce sul viso, pieni di lividi entrambi. Lui aveva persino un occhio nero. Naturalmente, prima di ammettere che si piacevano, dovevano picchiarsi a morte.

"Ma è stato il bambino a falla diventare triste," disse la bambina all'improvviso, piano, mentre le sue immagini sparivano come fumo al vento.

Un tuono risuonò feroce in lontananza nel cielo e le ombre caddero improvvise su di loro, tagliando via la luce. Stupito dall'improvviso cambiamento, Ash alzò lo sguardo e vide grosse nuvole nere che non c'erano prima nel cielo chiaro, passare sopra il sole dorato, coprendolo come una mano copre la fiamma di una candela. Erano tornati nel mondo presente ... un mondo coperto di ombre. Un vento gelido faceva volare i lembi del suo mantello e sentiva i capelli scompigliarsi, muoversi a ritmo delle foglie tremanti sugli alberi e dei cespugli intorno a lui.

I suoi occhi tornarono sulla bimba, preoccupati. Stava in piedi, con lo sguardo rivolto al cielo oscurato, la pelle pallidissima. C'era una nuova spaventosa oscurità nei suoi occhi mentre le nuvole nere si riflettevano in quelle pozze di cielo. Il suo vestito giallo non era più luccicante, ma si era oscurato, per essere del,lo stesso colore della desolazione intorno a loro. I capelli rossi vivaci erano ora scuri come il sangue che scorreva e il ciuffo su di essi, era bianco come la più fredda delle nevi.

Senza un'altra parola, fece un nuovo movimento, si fermò, poi lasciò che le braccine senza forza le cade4ssero lungo i fianchi. Ma questa volta gli occhi blu brillarono di un bianco artico pur nelle ombre dipinte in essi dal cielo ombroso sopra di loro. Mentre l'immagine che richiamava veniva alla luce, Ash si allontanò di un passo, con un mano che copriva gli occhi dal vento che soffiava ora furiosamente.

L'oscurità emise una luce improvvisa e poi si materializzò. Misty, diciotto anni, era ferma sulla riva erbosa mentre un Ash, di età corrispondente, fissava le violente onde del lago schiantarsi, con la schiena rivolta a lei. Il vento freddo e rigido soffiava senza fermarsi, disordinando i loro vestiti, facendo persino venire i brividi. Il cielo era totalmente grigio e non passava un solo fascio di luce.

"Ash?" C'era uno sguardo sempre più confuso sul viso di Misty. "Pensavo ... volessi vedermi."

L'altro Ash si girò. "Ciao Misty." Passò qualche altro secondo prima che girasse completamente la testa, guardandola da dietro la spalla, offrendole un sorriso triste, col vento che gli scompigliava i capelli neri e li faceva andare sopra gli occhi marroni. "Io .. volevo solo parlarti."

Uno sguardo preoccupato apparve sul viso di lei. Lei gli andò incontro di corsa e gli prese un braccio. "Cosa c'è che non va?"

Lui sembrò irrigidirsi al suo tocco, poi sospirò, come rassegnato. "Nulla davvero .... è solo che ... da quanto stiamo insieme?"

A quella domanda, Misty si allontanò di un passo, lasciandogli il braccio, come se fosse diventato un serpente. Uno spaventoso sospetto iniziò a farsi largo nel suo sguardo. "Cosa ... cosa stai cercando di dire?"

"Niente ... oh, solo che ... penso di aver bisogno di stare da solo. Sai quando sei andata a visitare le tue sorelle a Cerulean un paio di mesi fa? Ecco, penso di aver bisogno anche io di stare da solo."

"Vuoi ... vuoi lasciarmi?"

"Solo per un po'."

L'Ash che guardava la scena non poteva più rimanere zitto. "Ma che diavolo? Non è mai successo!" Guardò la bambina, come a chiedere conferma. "Io non mi ricordo! E' totalmente sbagliato!"

Ma la bambina non rispose - stava ancora guardando la stessa scena che si svolgeva. Misty ora si stava allontanando dal suo alter-ego, che era tornato a guardare silenzioso le onde infrangersi. Una singola lacrima, non vista, come a chiedere perché, fu fatta sparire rapidamente con la bocca.

Ash scosse la testa e continuò a parlare, "E' ... falso .."

"Beh, per forza è falso."

Sentendo quella voce senza inflessioni, Asyh alzò lo sguardo e vide Sabrina in piedi, col mantello viola chiaro e i capelli verdi e lunghi incredibilmente fermi, nonostante il vento. Le foglie che volavano intorno a loro sembravano attraversarla come se non fosse solida .. lei o le foglie.

Lui socchiuse gli occhi. "Che vuoi dire?"

Come se non lo avesse sentito, continuò a parlare con quella sua voce senza emozioni. "Ma in fondo, quel che ricordi tu nemmeno è corretto." Senza troppa cura fece volare una mano in aria. Apparì rapida un'immagine, di lui e Misty sul lago, lui in ginocchio che le chiedeva di sposarlo. Con lo stesso movimento, la fece sparire con una movenza di mano.

Confuso, Ash scosse la testa con forza, mentre inconsciamente faceva un passo all'indietro. "Non è vero. Ricordo quel giorno come fosse ieri."

Per la prima volta in anni, o almeno così pensò Ash, Sabrina sembrò provare un'emozione. Uno strano mezzo sorriso più triste che divertito. "Saresti sorpreso di quanto possano essere inaffidabili i nostri ricordi, specialmente in momenti di grande stress."

Numerosi eventi cominciarono orribilmente a trovare il loro posto, nella sua testa. Nella tempesta di pensieri, tutto quello che riuscì a fare fu chiedere, con voce debole, "Non mi importa di me, ma cosa hai fatto a Misty?"

Annuì davanti alle immagine che la bambina dai capelli rossi stava ancora guardando. "Le ho alterato i ricordi ... le ho fatto credere che ti stessi allontananda da lei giornon dopo giorno." Disse, come se stese parlando del tempo.

"Perchè?"

Gli occhi luminosi di Sabrina si incollarono ai suoi. "Perchè il sole brilla? Perchè le ombre sono scure? Perchè l'acqua è bagnata? Perchè le rocce sono dure? Perchè è così. E' destino. Senza dolore, non c'è incentivo a crescere. La separazione vi ha costretti a diventare più forti. O diventavate più forti o morivate. O diventavate più forti o lasciavate morire il mondo."

La rabbia fece brillare gli occhi di lui d'oro. "E' stato tutto un gioco per te, non è vero? Beh, ho delle novità per te. Non me ne frega niente di questo mondo! Può andare all'inferno, a cui io e te apparteniamo!"

Sabrina lo fissò, per niente scomposta. "Non è vero. Ci tieni molto a questo mondo. Alle persone che ami. E ai pokemon. Essere ferito come lo sei stato può averti fatto pensare una cosa diversa, ma pensa a tutto quello che hai fatto negli anni passati."

Ash le offrì un sorriso ironico e debole. "Ucciso un mucchio di persone."

"Per proteggere quelle a cui tenevi."

Ash la interruppe con un gesto deciso della mano, e alcune delle foglie intorno a lui si disintegrarono alla forza della sua rabbia. "Come ho detto, difendimi quanto ti pare, ma io so chi sono. Sono pazzo! C'è qualcosa dentro di me che vuole distruggere le cose che amo tanto quanto voglio salvarle." Guardò di nuovo la ragazzina. "Quello che voglio sapere è perchè, se tu hai fatto solo sembrare che ci stessimo allontanando, mi odia così tanto?"

Sabrina seguì il suo sguardo ancora una volta. "Osserva."

Ash notò che la scena che la bambina stava ora guardando era cambiata ancora una volta. In essa, Misty vagava per la foresta, con un'espressione determinata e preoccupata sul viso. Sembrava distrutta, come se non avesse dormito da giorni. La pelle era pallida, i lunghi capelli rossi spettinati, con alcune ciocche sfuggite alla coda che le cadevano sugli occhi, gonfi. I vestiti sembravano messi addosso di fretta, come se non le importasse di cosa indossava - un paio di jeans spiegazzati e un maglione blu poco curato.

"Hurgh?" brontolò il suo Starmie curioso, mentre le stava di poco sopra, in aria, mentre la seguiva a breve distanza.

"Andiamo a trovare Ash, Starmie." rispose lei, senza distogliere gli occhi da davanti, mentre si districava fra alberi, cespugli e rocce. "Sono preoccupata per lui." Chiuse gli occhi per un attimo, poi li aprì. "Non è più in sè da un po' di tempo a questa parte. E' come se volesse evitarmi. E ora è sparito da due giorni ...."

"Hurgh..."

"Sì, so che è abbastanza grande per prendersi cura di se stesso, anche se conoscendolo, non è una scusa che tenga," disse secca, anche se con un senso di frustrazione. Si scostò una ciocca dalla guancia, poi si fermò per inserirsi nel sentiero che di solito Ash percorreva, dietro due grossi alberi e varie pietre di medie dimensioni. "Io-io mi chiedo solo cosa abbia potuto trattenerlo tanto da non aver tempo di vedermi ... " Si strofinò gli occhi con il dorso della mano. "Cioè, cos'ho fatto di male?" Poi sorrise piano fra sè, anche se sembrava più triste che divertita.

Mentre guardava la scena svolgersi, Ash poteva solo rimanere in silenzio, col petto che gli si comprimeva. Quando era successo questo? Non ne aveva idea. Sapeva solo che si sentiva malissimo per Misty. .

All'improvviso si sentirono, nel fogliame e provenienti dalla radura, delle voci e Misty si fermò rapidamente, e ovviamente aveva riconosciuto quelle voci.

Anche Ash le aveva riconosciute. Era lui. E un'altra ragazza.

Ridevano piano fra loro. "Ma che bello," disse la ragazza. "Mi piace andare in campeggio."

"Beh, sai che devo andare a Indigo Plateau la prossima settimana, pensavo sarebbe stata una bella idea."

Misty sgranò gli occhi anche se il suo viso non mutò di espressione mentre si avvicinava per guardare meglio da uno degli alberi che le coprivano la vista, accucciandosi. Ai piedi della collina c'era una piccola radura dove era piantata una tenda, e vicino vi era un fuoco che bruciava, lentamente.

Nella scena, Ash e una ragazza dai capelli blu sedevano l'uno di fronte all'altra, a gambe incrociate, e le loro ginocchia si toccavano.

Duplica? Era scioccato. Più che scioccato. E quello laggiù doveva essere lui.

Ma se era sorpreso, non sembrava invece che lo fosse la Misty nella scena. Aveva addosso solo un'espressione spaventosamente vuota. Se i suoi occhi non fossero stati aperti, sarebbe sembrata come addormentata. Lo Starmie dietro di lei si fermò totalmente.

Ash e Duplica risero di nuovo per qualcosa. Il suo cappello L'aveva messo sopra la testa di lei ed era carina mentre lo indossava.

E poi si baciarono.

Misty si alzò in piedi, si girò, e se ne andò in silenzio.

La scena sparì.

La bambina cadde a terra, piangendo, con la faccia nascosta nelle mani.

Ash si sentiva intorpidito. "Niente ... NIENTE di tutto questo è mai accaduto." disse, senza alcun tono. Poi, mentre assorbiva quello che aveva appena visto, sentì qualcosa crescere dentro. Sentì la morsa nel suo petto farsi più stretta, i palmi delle mani iniziarono a fargli male mentre stringeva sempre più i pugni e le unghie si conficcavano nella carne, con gli occhi che bruciavano.

Quel qualcosa che sentiva era rabbia. Pura furia.

Un tuono risuonò nel cielo e strisce di fulmini blu spaccarono il cielo nuvoloso. Iniziò a piovere, e il vento soffiava quasi orizzontalmente sulle cime degli alberi. L'aria diventò densa a causa delle foglie che volavano in giro e dell'acquazzone che aveva trovato spazio per scendere attraverso il manto erboso, bagnando tutto ciò che si poteva vedere.

Si girà di scatto, e l'aria intorno a lui si rompeva a causa dell'oscura elettricità, un'elettricità nera che ora il suo corpo stava liberando senza controllo. Le foglie svolazzanti e la pioggia si disintegravano, entrando in contatto con l'aura che lo copriva.

In totale contrapposizione, Sabrina lo guardò calma, con le mani dietro la schiena, noncuranti.

"Come ti sei PERMESSA." I suoi avambracci si alzarono di loro volontà, i gomiti si attaccarono ai fianchi e i pugni iniziarono a brillare nell'oscurità che stava loro attorno, neri anch'essi, ma luccicanti di fulmini repressi.

Gli occhi di Sabrina guardarono solo per un attimo le sue mani, poi tornarono sulla sua faccia. "Per quanto quella scena abbia aiutato il destino, credo di non poterne prendere una personale responsabilità." Guardò dietro di lui e la sua figura si illuminò un poco, con gli occhi che brillavano di giallo. E lui sapeva che stava usando le sua abilità psichiche.

Lui si girò e vide che la scena che la ragazzina aveva creato tornò a presentarsi, e a continuare da dove si era interrotta, dopo che Misty se n'era andata.

Ash e Duplica non si baciavano più. Infatti, Duplica sembrava piuttosto contrariata.

Qualcuno uscì da dietro la tenda. Qualcuno alto con lunghi capelli dritti e marroni, con la pelle scura, che indossava abiti marroni, da campeggio. Gli occhi sottili nascondevano appena il brillio di soddisfazione.

"Devo dirlo, sei stata piuttosto brava," disse Brock a Duplica con un sorriso. Si portò una mano sopra gli occhi per osservare la cima della collina, da dove Misty aveva guardato la scena, ma da cui era ovviamente da tempo sparita. "Penso l'abbia bevuta."

'Ash' sparì all'improvviso, diventando un sasso piccolo, violaceo e simile a un ameba. Duplica si mise in piedi. Non ci si poteva sbagliare ora. Era furiosa. "Non riesco a credere che tu possa esserne così felice," sbottò, guardandolo. "Hai appena fatto molto male alla ragazza che mi hai detto di amare."

Brock si limitò a scuotere la testa, con un 'espressione divertita sul viso. "Non capisco perché sei arrabbiata. Anche tu ami Ash, no? Ora puoi averlo.

Duplica sembrava solo più disperata. Poi un orrore crescente le crebbe negli occhi mentre fissava Brock, che le sorrideva a malapena, mentre capiva cosa aveva appena fatto. "Non so come mi sono fatta convincere a fare questo. Se avessi davvero amato Ash, avrei voluto che fosse felice." Mentre il suo cosino le saliva sulle spalle, iniziò a girarsi, determinata. "Metterò fine a tutto questo ..."

"Perfetto, confessa cosa hai fatto. Ma anche dopo che saprà perchè l'hai fatto, credi di essere pronta a vedere Ash che ti odia?"

Quelle parole la fecero fermare. Gli occhi marroni erano pieni di lacrime. Che ti è successo, Brock?" chiese piano, ma era una domanda retorica e non si girò a guardarlo. "C'è qualcosa di sbagliato ihn te." Si mise una mano sulla fronte, ma poi si fermò sentendovi qualcosa lì. Il capello di Ash, lo indossava ancora. Sentendosi improvvisamente disgustata di se stessa, se lo tolse di scatto e lo buttò a terra, poi corse a immergersi fra gli alberi, con una lacrima che le cadeva giù da una guancia.

Brock la guardò scappare per un momento. Poi, scuotendo ancora la testa, gli apparve uno sguardo confuso sul viso. "Cosa mi è successo? Non lo so," rispose all'aria, l'unica rimasta ad ascoltarlo. Poi il suo guardo si indurì mentre guardava il punto in cui Duplica aveva fatto cadere il suo cappello. Ci passò accanto e lo prese.T

La scena sparì di nuovo.

Ad Ash sembrava che il mondo fosse stato messo sotto-sopra. La sua rabbia era sparita ed era stata rimpiazzata da una sensazione di puro intorpidimento. Vagamente, sentiva la pioggia che gli passava fra i capelli bagnati, appiattendoglieli contro la testa, ora che l'acqua era libera di colpirlo.

Brock che li tradiva. Duplica che lo amava. Brock che li tradiva.

Duplica che lo amava.

Ma che diavolo? Non si meritava nemmeno di essere amato.

Brock che li tradiva.

C'era qualcosa di sbagliato. Non poteva essere vero.

Sabrina rispose a quel pensiero. "E' vero invece. Come pensi che io sia rimasta coinvolta? Ha chiesto il mio aiuto, e io sapevo che sarebbe venuto da me?

Si girò di nuovo verso di lei. "E naturalmente, tu l'hai aiutato."

"Naturalmente."

I suoi pensieri tornarono a Brock. Per tutto quel tempo, aveva pensato a Brock come a un amico. Come tutti i suoi amici, li amava, combatteva per loro, li difendeva, voleva loro bene. L'amicizia era una delle poche cose in cui credeva davvero, infatti era stata l'unica cosa a cui aveva creduto, in tempi in cui tutto il resto era perduto.

Ma l'amicizia non poteva essere a senso unico. L'amicizia era una relazione biunivoca, proprio come l'amore - infatti, era solo un tipo diverso d'amore. Proprio come un amore tormentato non poteva sopravvivere, un'amicizia tormentata faceva la stessa fine.

Si sentiva tradito.

E doveva sentirsi così. Era 'stato' tradito. In una parte del suo cervello, crebbe l'orrore. Un nuovo sentimento verso il suo vecchio e più fidato amico di un tempo. Era odio?

Ma poi la parte razionale del suo cervello interferì. Se era odio, di di certo non era immeritato. Pensò a tutto quello che era successo. A quello che Misty e gli altri gli avevano detto tutto il tempo. Ma la sua lealtà lo aveva reso cieco tutto il tempo e gli aveva nascosto la verità.

Rise piano di se stesso. Solo in un mondo come questo una lealtà senza confini era un difetto.

Brock non solo aveva distrutto la sua relazione con Misty, l'amore della sua vita, tutti quegli anni prima, ma aveva cercato attivamente di ucciderlo, non una volta, ma ripetutamente. Non c'era nemmeno da domandarselo. Brock lo odiava.

"Ma naturalmente, come sai ora, nemmeno a te sono state risparmiate delle manipolazioni psichiche," disse Sabrina, rompendo i suoi pensieri. "Non pensavo che in un qualche modo saresti riuscito a proteggerti da esse."

Con crescente disagio, Ash si concentrò sugli occhi di lei, che sapevano così tanto. "Cosa vuoi dire?" chiese.

"Pensaci. Se solo Misty ti avesse lasciato, perché l'avresti odiata e ti saresti sentito tradito da lei per così tanti anni? Al contrario, un tuo nuovo contatto con lei avrebbe dovuto facilmente farvi ricordare il vostro amore, le vostre anime avrebbero dovuto ricordarlo almeno, se non le vostre menti."

"N-non lo so." Ma aveva paura di saperlo invece. Nel più oscuro recesso della sua mente, si alzarono ricordi dimenticati., Ricordi dimenticati che sapeva che in un qualche modo lo aveva spaccato in mille pezzi già una volta.

"Come è labile la mente umana. Quando qualcosa fa troppo male, a tal punto che la mente sa di non potersi riprendere nel saperla, prova a dimenticarla. A coprire la verità. Misty non era l'unica fra voi a essere testarda. Quando se n'è andata, tu non ti sei arreso, vero?

"Io ... io ... non ricordo."

Come se nemmeno avesse sentito quella dichiarazione fasulla, Sabrina continuò. "Ma certo che non ti sei arreso. Stiamo parlando di quel 'Ash', ricordi? Un tempo campione della lega Pokemon. No ... tu l'hai trovata."

E così quei ricordi dimenticati esplosero dentro di lui, dai recessi della sua mente.

Chiuse e riaprì gli occhi.

Una figura si materializzò improvvisamente davanti a lui. Misty. I suoi occhi avevano un aspetto che lo spaventava sin nel profondo. Non era rabbia o scocciatura. Erano stranamente indifferenti. E fu allora che si rese conto che c'era qualcosa di tremendamente sbagliato. Avrebbe potuto subire la rabbia di centinaia di Misty, perchè questo significava che era normale. Ma questa indifferenza ...

"Perchè mi hai seguito?" chiese Misty a basa voce. Indossava il mantello blu da viaggio, un nuovo che svolazzava sciolto al vento. un piccolo zaino marrone era appeso a una spalla. I lunghi capelli rossi sembravano più scuri di sera; li teneva sciolti sopra le spalle e la schiena, ed era assai diversa da quando li portava in una coda. Sembrava più matura, più bella. Inavvicinabile.

La foresta intorno a loro era calma.

Proprio come tutti quegli anni prima, Ash rimase spiazzato, come se questo fosse tutto uno scherzo. Guardò i propri vestiti, e non era più il mantello nero di Pokemon Master che indossava, ma quello marrone da viaggio che aveva avuto prima della guerra. Persino la pioggia battente era sparita, e anche se si trovavano ancora in una foresta, non si trattava più di quella di Viridian, ed era sera, con la luna che li illuminava dall'alto, attraverso gli spazi lasciati dai rami di fogli molto sopra di loro.

Si ritrovò a dire le battute che conosceva. "Perchè te ne vai? Perchè sei partita? Non capisco."

I suoi occhi acqua lo guardarono con la vitalità di due zaffiri inanimati. "Vado via. Per vivere la mia vita."

"Ma io pensavo ... io ti amo. Tu hai detto che mi amavi. Per cui, perchè te ne vai? Siamo una squadra."

Lei scosse la testa, il viso ancora indifferente. "Amore. E' una parola forte. Eravamo così giovani, sapevamo almeno cosa voleva dire amore?" Lo guardò dritto negli occhi, lo sguardo piatto. Si rispose da sola. "Non penso lo sapessimo. Ci piaceva fantasticare, era tutto un gioco da bambini. Abbiamo semplicemente preso l'amicizia per qualcosa di più. Siamo più grandi ora, e abbiamo capito. Siamo adulti ... " Si fermò. "Almeno io lo sono ... tu sei ancora un bambino ..."

Un profondo dolore rimpiazzò la sua confusione. "Solo un bambino?" bisbigliò.

Senza sentirlo, lei andò avanti, "Un giorno capirai che non mi ami nemmeno, quando saprai cos'è l'amore ... proprio come non ti amo io." Si interruppe. "Chi lo sa? Forse quel giorno per te è già passato."

Il mondo gli stava rapidamente scivolando da sotto i piedi. "Ma ... quando hai deciso questo? Forse stai andando troppo di fretta." Si rimangiò l'orgoglio, qualunque cosa pur di teneral con lui. "Per favore, torna indietro con me, e forse riusciremmo a farla funzionare. Io la 'farò' funzionare. Ti proverò che non abbiamo confuso l'amicizia per amore. E naturalmente, 'siamo' prima amici prima di tutto, ed è questo quello che finora ci ha fatto andare d'accordo. Per noi, torna indietro, almeno per un paio di giorni, tempo che ci pensiamo."

"Non penso proprio," disse lei calma. Scostò lo sguardo dagli occhi di lui, e si spostò una ciocca ribelle dalla guancia. "E poi ... ho incontrato una persona, quando sei stato via l'ultima volta."

Il suo petto si rattrappì. Prima per l'incredulità, poi per la rabbia. Una rabbia che gli crebbe dentro così velocemente che non sapeva nemmeno se si era mai sentito tanto arrabbiato prima. "Allora tutti questi discorsi sono tutta una scusa, per lasciarmi per questo nuovo tizio." Rise amaramente fra sè e sè. "Uno più grande suppongo, dato che dici che sono solo un bambino. Chi se ne importa, vero, che nella mia breve vita ho raggiunto più traguardi di quanti questo tipo probabilmente riuscirà mai a raggiungere in dieci esistenze. Beh, suppongo di essere io lo stupido." La fissò duro, e ancora lei non lo guardava negli occhi. "Allora, chi è questo ragazzo misterioso per il quale mi stai scaricando come una vecchia pezza che non ti diverte più? Perdonami la torbida curiosità."

Misty si limitò a dargli le spalle, mentre si sistemava meglio lo zaino sulle spalle. "Non tiriamola oltre, rendendoci spiacevole la cosa più di quanto già non lo sia. Possiamo ancora lasciarci come amici."

"Oh, la frase 'solo amici', ora? C'era da aspettarselo." Gli occhi di lui si assottigliarono mentre guardava la sua schiena. "Ma risparmiatela. Un amico non dà le spalle a quello vecchio quando ne spunta uno nuovo. Un amico non abbandona gli amici. Se te ne vai, siamo come estranei. Anche se da come ti comporti, suppongo fossi stata sempre un'estranea, solo che non me ne ero mai accorto."

"Addio." Misty iniziò ad andare via.

"Aspetta," ringhiò lui. Le corse dietro e le si fermò davanti, tirando fuori qualcosa da una tasca del mantello. "Ti avrei dato questo un giorno, solo che non ho mai trovato il coraggio, anche se ora non ce n'è motivo. Ma penso ancora che dovresti averlo tu."

Lei lo guardò inespressiva.

Lui tirà fuori una scatoletta e la aprì, a rivelare un anello, un diamante blu perfetto incastonato nel circolo d'oro. "So che non lo metterai, ma tienilo, come segno dell'amicizia che una volta avevamo. Puoi persino buttarlo più tardi se ti va, così da non dover mai pensare a me, ma almeno io so che ti avrò dimostrato che il tempo passato insieme ha significato qualcosa per me." Poi si spostò dalla sua strada e le girò le spalle. La voce di lui diventò sempre più scura, come la sua espressione. "Ma dopo questo, è vero quello che ho detto. Siamo estranei. Addio."

E quando lei se ne fu andato, lui cadde in ginocchio sul terreno pieno di foglie della foresta. Non sapeva nemmeno come avesse fatto a resistere così tanto, ma il dolore iniziò lentamente ad uscire. Non c'era più rabbia a pervaderlo, come un anestetico. "Solo un bambino ... " bofonchiò con voce rotta fra sè e sè mentre fissava il fogliame per terra. Gli occhi gli bruciavano.

Tutto quello che sentiva dentro era vuoto.

Chiuse gli occhi, poi li riaprì.

Non fu sorpreso di ritrovarsi di nuovo nell'oscuro paesaggio onirico. La foresta di Viridian di prima, la pioggia ancora battente, le foglie ancora a volare intorno a lui come potente vento artico.

Era tutto un errore.

Misty non l'aveva rifiutato come aveva creduto allora, ma aveva solo cercato di salvarsi da chi credeva che lui fosse. Non c'era alcun ragazzo misterioso. Infatti probabilmente stava parlando di Brock, dato che sapeva che era andata da lui, ma come amici. E naturalmente aveva dubitato che si trattasse di qualcosa di più.

Lei aveva mentito a se stessa.

Ma ora che sapeva la causa di tutti i problemi, e sapeva del ricordo gelosamente nascosto dalla sua mente che lo aveva assalito, non era più capace di provare dolore. Invece sentiva sollievo, la prima vera felicità in cinque anni.

Si girò verso Sabrina, che per tutto il tempo lo aveva guardato sotto la pioggia. Poi si girò verso la bambina che ancora stava per terra, davanti a lui, singhiozzando piano fra sè e sè, e la si sentiva appena oltre il soffio del vento e il grido dei tuoni.

Sentì un'ondata di nuova determinazione. "Non mi importa di cosa pensi, Sabrina, ma ora che so cosa è successo, niente mi fermerà dal sistemare le cose." Il suo sguardo si fermò brevemente su di lei. "Nemmeno tu."

Sabrina alzò le mani e le portò in avanti, come in segno di resa. Incredibilmente, sorrise, ed era un sorriso ero. Sembrava quasi sbagliato su un viso sempre tanto serio. "Ma certo che no, Ashura. Ti auguro buona fortuna." Esitò appena. "E, se può essere d'aiuto, mi dispiace. Per tutto." La sua figura brillò di bianco e sparì.

Senza fermarsi, ritornò con lo sguardo sulla ragazzina. Avanzò piano, sentendosi ora insicuro, quando neanche un attimo prima era stato tanto deciso. Tutto quello che sapeva è che per raggiungere Misty, doveva usare questa strana versione di lei, questa immagine carina della sua infanzia.

Al suono bagnato dei suoi passi, la bambina si riprese, poi alzò lo sguardo per vederlo. I capelli, resi più scuri dalla pioggia, erano spiaccicati sul viso. Mentre lo vedeva avvicinarsi, nei suoi occhi apparve chiaro che l'aveva riconosciuto. Salto in piedi e si allontanò da lui, e tutto il tempo la furia cieca cominciava a macchiare il bel visino.

Lui si fermò.

"Sei tu!" lo accusò lei, con un grido che sorpassò la furia degli elementi. "Ti riconocco ora! Sei il bambino che ha fatto male all'amica mia! Solo creciuto!"

"Sì..." Deglutì lui. "Sono io, Ash."

"Non le farai più male, capito?" La sua voce infantile diventò improvvisamente seria e più scura. La voce adulta di Misty. Era terrificante sentirla uscire dalle labbra della piccolina. "NON PIU'."

Ash deglutì di nuovo, mentre i capelli della bambina diventavano neri, così come il vestito che indossava. I suoi occhi blu brillarono di potere mentre lo fissava con rabbia e disprezzo.

Poi, meravigliosamente, iniziò a crescer. A diventare grande davanti ai suoi occhi. Le membra si allargarono, diventando braccia e gambe sinuose, così come il corpo, e il vestito nero cresceva insieme a lei. Si formarono dei seni nella parte alta del suo vestito e persino i capelli crebbero, in proporzione alla sua altezza, perdendo la coda e cadendo liberi fino a metà schiena. I tratti carini dell'infanzia sul suo viso maturarono, la morbidezza della bambina sparì, per adattarsi alla sua forma adulta; zigomi alti sopra un naso con la punta all'insù, labbra rosate e ben formate, sopracciglia elegantemente arcuate sopra occhi blu brillanti incorniciati da ciglia setose e lunghe.

In pochi secondi, una Misty adulta stava davanti a lui, diversa solo per i capelli neri, scuri come i suoi, invece che rossi. Ma lo sguardo pieno di odio glaciale si era evoluto perfettamente, l'espressione sul suo viso mentre lo fissava era sempre quella, e le labbra erano stretta per la rabbia. Il vestito nero che indossava, carino quando era una bambina, possedeva una sensualità nuova nella versione adulta, con la gonna che raggiungeva solo metà coscia, il top senza maniche, stretto contro il petto, e bagnato per la pioggia, così da lasciare ben poco all'immaginazione. I sandali che la bambina aveva indossato erano diventati stivali di pelle alti fino alle ginocchia, neri ad accordarsi con i capelli e i vestiti.

Misty si lasciò sfuggire una risata scura, coi denti bianchi che illuminarono per un attimo l'oscurità.

"Non ti è bastato invadere la mia mente coi tuoi ricordi, ti azzardi anche a venire di persona?" Un aura oscura circondò all'improvviso il suo corpo e in un istante la pioggia che cadeva intorno a lei congelò, diventando una nebbiolina bianca che rimase ferma intorno a lei. Un mezzo sorriso le incurvò le labbra. "Non sei il benvenuto qui."

Deciso, Ash le fissò senza smuoversi gli occhi blu luccicanti. "Misty. Erano tutte bugie. Tutte quante." Fece un altro passo nella sua direzione.

"Bugie? Come quella che mi amavi?" Guardò i piedi coperti dagli stivali che si erano avvicinati a lei. "Vuoi proprio provare dolore, caro Ash?" La sua aura raggiunse il picco per un attimo.

Un dolore acuto gli attraversò tutta la pelle, e quasi gridò per quella tortura. Era come se il freddo polare gli stesse mordendo la pelle, con la forma di centinaia di aghi. Persino la pelle coperta dal mantello e dai vestiti non veniva risparmiata.

"Vai via da qui e non tornare mai più." disse Misty piano, pericolosamente. "Via di qui e non tornare mai più."

Lui scosse la testa una volta, poi cercò con determinazione di scacciare la sensazione di dolore in un angolo della sua mente. L'intero corpo gli bruciava per quel ghiaccio oscuro, eppure fece un altro passo avanti. "Questo dolore è niente paragonato al dolore che ci siamo portati dietro tutti questi anni, ognuno credendo di essere stato tradito dall'altro," disse piano. "Avevi ragione. Avrei dovuto darti retta sempre. Non siamo stati noi a tradirci, è stato Brock. Sin da allora."

"Le parole non sono altro che emissioni di aria. Gesti vuoti privi di significato." La sua aura fece un'altra fiammata, e i mille aghi di ghiaccio che sembravano volergli spaccare la pelle duplicarono la loro forza.

Questa volta Ash gridò veramente e sentiva strisce ghiacciate di lacrime cercare di cadergli lungo le guance ghiacciate, e il calore di quell'acqua gli causò perversamente ancora più dolore alla faccia. Ma riuscì ancora a fare un altro passo avanti, nonostante l'incredibile agonia. "Misty, questo inferno in terra che ci siamo creati da soli - deve avere una fine! Siamo liberi ora. Tutte quelle persone che giocavano con le nostre vite - dovremmo riprendercele le nostre esistenze. E mostrar loro che hanno fallito nel cercare di separarci." Riuscì a fare qualche altro passo in avanti, e ora solo pochissimi metri li separavano.

La rabbia maligna negli occhi di Misty traballò. Iniziò a essere piano piano rimpiazzata dalla paura. "N-non avvicinarti!" urlò. "Non mi farai più male! Non sarò più vulnerabile! Non più! L'amore è solo ... dolore ... e dispiacere!"

Questa volta la sua aura, quando crebbe, non diminuì, e Ash non credeva che fosse possibile provare tanto dolore, con gli aghi di ghiaccio ora conficcati nelle vene e nella arterie, che erano a loro volte fiumi scuri portatori di tortura. "M-Misty," disse a malapena, sentendo sangue in gola, e i capelli neri che gli cadevano davanti agli occhi. "Amare ed essere amati ... significa essere vulnerabili. Ma non lo vedi? Come tutte le cose che vivono, ci sono rischi e premi. Più grosso è il rischio, più grande è il premio. Ora lo capisco. L'amore è una di queste cose." Poi, mettendoci tutta la sua forza, andò a fare l'ultimo passo che lo separava da Misty. Si preparò a ricevere altro dolore, un dolore tale che probabilmente lo avrebbe ucciso, anche se non aveva attualmente forma fisica.

Però, stranamente, a quelle parole gli occhi di Misty si spalancarono, completamente scioccati. "Quello che hai appena detto! Era proprio come ... lei ... ha detto ..."

Alla sua confusione, lui non sprecò l'opportunità. Alzò rapidamente il braccio e l'abbracciò stretta, andando a stringerla dietro la schiena. Il suo corpo era rigido, freddo come il ghiaccio, e bagnato dalla pioggia. Posò la guancia contro un lato della sua testa. Un dolore più incredibile lo colpì, ma lo ignorò. "Misty ... una volta tu mi hai detto che non capivo l'amore. Beh, se sentirsi male dentro, un milione di volte peggio di quanto tu abbia mai fatto male a me adesso all'esterno, all'idea che tu non tieni a me, che non eri al mio fianco, che stavi buttando la nostra amicizia dalla finestra, che non volevi vedermi mai più ... se soffrire così significa che non ti amo ... allora l'amore non potrebbe esistere. Ma esiste. E lo dirò di nuovo adesso così che non ci siano più errori. Io ti amo, Mistaria! E devi essere sicura che qualunque cosa succeda, non te lo dimenticherai mai più!" Alzò la guancia dalla sua e si scostò un attimo per vedere i suoi occhi. Concentrò tutto quello che provava nello sguardo, nell'abbraccio caldo.

Dapprima il suo corpo rimase rigido, per nulla scomposto, gli occhi blu freddi come il granito. Poi all'improvviso si ammorbidì, si accaldò. Le braccia che erano rimaste ferme ai lati ricambiarono l'abbraccio, dapprima piano, poi con incredibile forza. Riuscì a vedere distintamente le ciocche bagnate dei suoi lunghi capelli tornare al loro rosso naturale. Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre continuava a guardarli, le profondità ghiacciate che diventavano un oceano caldo. "Oh, Ash ...!" gridò pianse. "Ti ho accusato di non capire niente dell'amore ... ma sembra che sia io quella che per tutto il tempo non ha capito nulla. O l'avevo capito, ma non l'ho mai ammesso con me stessa. Ma ora lo so." Lo guardò ancora più a lungo e profondamente negli occhi e la bocca si aprì appena. "Ora so che ti ho sempre amato ... forse persino dalla prima volta che ti ho pescato dal fiume ... so che ero più arrabbiata del giusto quel giorno in cui ti ho incontrato. E ora lo dirò di nuovo così che non ci siano più errori. Ti amore Ashura e farai meglio a crederci e a non dimenticartene mai più nemmeno tu!" I suoi occhi affondarono in quelli di lui, ricambiando tutti i suoi sentimenti, se non di più.

Quando le loro labbra finalmente si incontrarono era come se la foresta della sua mente intorno a loro avesse smesso di esistere. Nulla esisteva se non loro due.

Era il bacio di un nuovo inizio.

Era il bacio di tutto ciò che avrebbe sempre dovuto essere.

Il bacio di un ritorno.


<><><>

CONTINUA ...

Il capitolo finale di questa storia potete trovarlo qui: http://ipffj.altervista.org/php5/ficpage.php?cn=13&file=pmaster&dir=dark, tradotto da Kane, nel sito IPFFJ, Italian Pokemon Fanfiction Junkyard

  
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