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Autore: DewoftheGalaxy    15/05/2018    2 recensioni
Francesco grida a Dio, lo vuole.
Grida col vento e con la pioggia, di giorno e di notte.
E il 14 settembre 1224, sul monte della Verna, la risposta di Dio arriva.
Song-Fic basata sul "Salmo" di Branduardi. I diritti vanno a lui o a chiunque sia il proprietario di questa canzone.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Giorno e notte ho gridato

Giorno e notte ti ho cercato 

Ora guardami, soccorrimi 

Che nessuno più mi aiuta.

 

 

 

Francesco gridava a Dio.
Giorno e notte gridava a Dio, da quando fratello sole si svegliava e con i suoi raggi illuminava tutto, a quando sorella luna si stagliava nella cielo scuro e gli augurava buonanotte.
Era andato lì, in quella fine estate dell’anno 1224, sul monte della Verna accompagnato solo da frate Leone, per onorare la Vergine e San Michele Arcangelo, ma in verità c’era molto di più.
Era stanco Francesco: stanco dei problemi che il suo Ordine stava attraversando anche se lui non ne era più alla guida da tre anni, stanco di essere considerato un santo da folle idolatranti.
Voleva silenzio, pace e solitudine.
Voleva smetterla di andare in giro per l’Italia a farsi curare da medici sempre diversi.
Perché il mondo non si fermava per un attimo? E dov’era Dio in tutto questo caos?

 

 

Nella mia umiliazione

La mia immensa confusione

Chi con me si rattristasse

Invano io cercai

Senza trovare…

 

 

Francesco voleva il suo Dio, il Dio che aveva amato e per il quale aveva lasciato tutto.
Forse tutto questo casino, immenso casino, era un piano di Dio, ma Francesco non lo capiva.
Lui non era solo una creatura dopotutto?
Una creatura in perfetta comunione con le altre, con le quali parlava, ma pur sempre una creatura.
Sempre fango.
Sempre argilla.
Sempre cenere.
E ora quella cenere gridava al suo Modellatore, lo voleva dal più profondo del suo animo.

 

 

Io, straniero ai miei fratelli,

Pellegrino per mia madre

Ho guardato

Ma non c’era 

Chi potesse consolarmi.

 

 

Quando sorella pioggia e fratello vento gridavano anche Francesco gridava.
Li sentiva nella sua grotta, la prima che scivolava contro le sue pareti e il secondo che soffiava fra le fronde degli alberi e le rocce coperte di muschio della Verna. La Verna. Alta e scura che si ergeva come un bestia in agguato in mezzo alla valle.
Da lì, dal Masso Spicco, Francesco gridava a Dio, per quel Dio aveva lasciato tutto, all’inizio era stato etichettato come pazzo da tutta Assisi e aveva abbandonato i suoi genitori e la sua casa, un brillante futuro da giovane mercante…..
Tutto per Dio.
E ora…ora Lui dov’era quando aveva più bisogno? Quando di notte piangeva per i tanti problemi? Dov’era quel Dio sulla croce che tanto aveva amato, del quale amore il suo cuore bruciava?

 

Tu conosci i miei sentieri

Ora veglia in mia difesa

Sono stato calpestato 

Che il tuo aiuto non mi manchi…

 

 

C’erano solo frate Leone, fedele compagno, fratelli animali: frate lupo, frate leprotto e fratelli uccellini, che gli facevano sempre compagnia, sia di giorno, sia di notte nella grotta e fratello falco, che la mattina lo svegliava con il suo grido e, se il fraticello era troppo stanco, allora il falco passava più tardi.
Solo loro aveva lì?
Certo, a San Damiano aveva Chiara, la dolce e bella Chiara…ma poi?
Tutto il resto del mondo l’aveva per caso abbandonato?
I frati non erano come i primi compagni: loro non volevano essere poverissimi e gioire della natura, loro voleva regole precise e teologia, conventi in muratura e rigidità.
E la gioia, la gioia dell’umiltà e della semplicità, che fine avevano fatto? Ciò che voleva Francesco era stato gettato via.

 

 

 

La mia voce ha gridato,

La mai voce ha supplicato

Nella polvere giacevo,

Ma Tu hai preso la mia mano

Mio Signore!

 

 

Il 14 settembre 1224 la sua richiesta fu esaudita.
Dopo giorni di supplica, dopo giorni di preghiere rivolte al cielo…..Lui era lì.
Lui, Lui in croce.
Un Serafino in croce, bellissimo e lucente.
L’amore genera amore, e lì c’era l’Amore. Meraviglioso, stupendo, perfetto.
Negli occhi del Serafino si vedevano mondi, creature e ancora amore. Amore che brucia, Amore che sempre arde e mai si estingue.
I Serafini sono la gerarchia angelica più vicina a Dio e sono angeli con sei ali. Ali che bruciano.
In quel momento, mentre Francesco guardava estasiato la visione, il corpo dell’amante divenne simile a quello dell’Amato. Un brivido d’amore che gli scosse il corpo, insostenibile più del dolore.
Si accasciò a terra esausto.
Ed in un attimo tutto fu compiuto.

 

 

Quando Leone, frate Leone, andò a trovare Francesco quella mattina, come faceva sempre, si aspettava di trovarlo come sempre a pregare disperato rivolto al cielo.
Non fu così.
E gli animali dovevano già averlo capito, visto che circondavano Francesco.
Leone li spostò e prese l’amico fra le braccia.
Lui era pallidissimo, con due occhiaie scure attorno agli occhi e le labbra esangui.
Era stremato.
<< Leone…>> La voce del fraticello era flebile come un filo di vento.
<< Shh…Stai calmo, Francesco, stai calmo, non ti sforzare….adesso ti porto nella grotta va bene? E tu lì riposi al calduccio….>>
Francesco sorrideva. << Lui mi ha parlato Leone!…>>
<< Ti ha…parlato? >> L’altro non capiva.
Ma quando l’amico cadde in un sonno esausto, caldo di febbre e visioni, fu allora che capì.
Rimase a bocca aperta.
Sul corpo estenuato di Francesco erano impresse le Piaghe dolorose e gloriose di Gesù Crocifisso.

 

 

 

   
 
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