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Autore: Florence    16/05/2018    1 recensioni
Scoprirsi, perdersi e ritrovarsi oltre il tempo, oltre il dolore, oltre una lontananza che strappa l'anima.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: questo capitolo è collocato temporalmente durante la serie tv. Quindi 6 anni prima del precedente. Torniamo al flash back.

Armatevi di pazienza, che è parecchio lungo… diciamo che compensa il precedente :-P

16 - Il tempo delle mele (Sei anni prima)

Da mesi Marinette si era abituata ad aver difficoltà nel prendere sonno: la notte dopo la sua prima battaglia non aveva chiuso quasi del tutto occhio. D’altronde come avrebbe potuto farlo, nel momento che la sua vita era stata sconvolta da una tale responsabilità a solo quattordici anni?

Ma quella notte era diversa… perché si sentiva così inquieta e strana? In fondo aveva appena vissuto il giorno più bello della sua vita, cosa c’era che non andava? Si rigirò nel letto, in attesa. La piccola sagoma di Tikki riluceva appena davanti alla finestra tonda, mentre scrutava i tetti di Parigi.

Alla domanda di Adrien aveva risposto con un bacio e vi si era annullata, venendo del tutto assorbita dalla nuova e splendida sensazione che la sua vicinanza le stava suscitando. Si guardava intorno e vedeva solo lui: lui con gli occhi penetranti e dolci, con il sorriso sincero, lui che aveva braccia forti per accogliere la “sua piccola principessa”, lui che aveva riempito l’aria col suo profumo e i sogni con l’elettricità dei suoi baci.

-Andiamo-, le aveva sussurrato all’orecchio e, stringendola con le mani grandi alle spalle, l’aveva fatta alzare dalla panchina dei giardini per riportarla a casa sua.

Salutarsi sulla porta di casa era stata un’impresa difficilissima, così come cercare di tenere nascosta quella felicità che parlava di sé attraverso gli occhi lucenti e la pelle accaldata.

-A domani-, lo aveva salutato abbassando lo sguardo e iniziando a contare i secondi che l’avrebbero separata dal loro nuovo incontro. Che si sarebbero detti, dopo aver lasciato decantare per una notte intera quei dolcissimi attimi? Come avrebbero dovuto comportarsi a scuola? Che avrebbe dovuto raccontare ad Alya?

-A dopo…-, un guizzo malizioso negli occhi aveva acceso il saluto di Adrien, prima che lei salisse le scale di casa.

-E se non avessi capito nulla, Tikki?-, domandò Marinette, facendo sussultare l’amichetta, che la raggiunse vicini al letto.

-E se… semplicemente… Adrien non fosse Chat Noir?-, aprì le mani in grembo: -In fondo non l’ha mai ammesso… Né io ho chiesto nulla. L’ho semplicemente dato per scontato.-

Che si fosse aperta una voragine sotto di lei, se avesse preso un siffatto abbaglio!

Tikki sbuffò: -Plagg l’aveva detto…-, borbottò tra sé e sé.

-Plagg?-, forse c’era una speranza allora, -Quando lo hai…?-, un gesto vago con la mano, la domanda chiaramente implicita.

-Mentre ti stavi facendo mangiare la faccia da Adrien-, spiegò la kwami, facendo arrossire l’amica: due braccine stizzosamente lasciate crollare verso il basso.

Quindi era Chat Noir, se c’era Plagg insieme a lui. Marinette si lasciò cadere di nuovo supina sul letto.

-Sinceramente… pensi che sia normale il fatto che non sia particolarmente sconvolta da questa sconvolgente notizia?-, era più una domanda a se stessa che rivolta alla bestiolina.

-Sinceramente, Marinette?-, Tikki era esausta per quella situazione, -Sinceramente mi domando come abbiate potuto passare più di metà delle vostre giornate a meno di un metro di distanza e non esservene accorti da mesi-, le sorrise.

-Stai dicendo che siamo due idioti?-, domandò Marinette, riflettendo sul fatto che però anche una mente sveglia come Alya avrebbe potuto arrivarci, o Nino o…

-Siamo due idioti, Marinette, è inutile illudersi che le cose non stiano così-, Marinette sussultò quando la testa bionda di Chat Noir fece capolino dalla finestra sopra il suo letto, intrufolandosi nel discorso e nella sua camera.

Era venuto!

-Cia…ciao…-, salutò, rannicchiandosi a sedere con le ginocchia al petto in un angolo del letto.

Chat Noir, non Adrien, era davanti a lei, accovacciato per portarsi alla sua altezza.

-Buonasera, Principessa-, le disse, prendendole una mano e baciandola.

Che tenerezza gli faceva Marinette, piccola e dubbiosa, mentre lo guardava con occhioni grandi e sinceri. La bocca semi aperta, gli angoli leggermente piegati all’ingiù!

L’ultima volta che era stato lì non sospettava nulla che lei potesse essere Ladybug, c’era andato solo per Marinette e il loro incontro era finito nella maniera più straordinaria che avrebbe potuto immaginare.

Poi si era messo nel mezzo Adrien…

-Marinette-, si avvicinò a lei, che non pareva essere a suo agio, non come il giorno prima, almeno, -Va tutto bene?-, le posò una carezza sullo zigomo con il dorso della mano guantata, Marinette socchiuse gli occhi al contatto, imprigionando la mano tra la sua guancia e il collo.

-Sì-, un soffio, -Solo che… è strano…-, lasciò che il ragazzo si insinuasse con la mano tra i suoi capelli dietro la nuca, reclinò la testa, scoprendo il collo.

-Vuoi che sia lui?-, le domandò, avvicinandosi alla pelle candida e provocandole un brivido con il leggero soffio delle sue parole.

Marinette non rispose, crogiolandosi nella carezza che Chat Noir continuava a farle sulla testa e nei piccoli baci che le aveva posato sul mento. Cercò la mano del ragazzo e si adoperò per sfilargli il guanto.

-Viene via-, constatò, passando ad interessarsi alla cintura, semplicemente annodata attorno alla sua vita. Allungò la mano fino alle orecchie nere: erano sempre state un mistero per lei.

-Attenta ragazzina…-, la voce roca di Chat Noir e quello sguardo affilato sgretolarono la sua sicurezza. Lasciò perdere le orecchie, scivolò con il tocco di un polpastrello su tutto il bordo della maschera e arrivò più giù, a quella zip che le aveva aperto le sette meraviglie del suo cuore.

-Attenta…-, mormorò ancora il ragazzo con il viso affondato nell’incavo del collo di Marinette. La sentì armeggiare con lo scollo della maglia del pigiama e ci infilò una mano dentro. Adrien spalancò gli occhi venendo dolcemente straziato da un brivido lungo tutta la schiena.

-E’ tuo-, Marinette estrasse il campanello caldo di lei e si sfilò la collana improvvisata, cercando di sciogliere il doppio nodo. Sorrise lievemente imbarazzata, perché non le riusciva, provò a tirare la stoffa, ma peggiorò soltanto la situazione.

-Sei buffa-, constatò Chat Noir, godendosi il rossore indispettito che affiorò fino al naso di Marinette, -Non mi ero accorto che eri così incantevole-, anche attraverso le pupille allungate, Marinette vide uno sguardo dolcissimo e disarmato e per la prima volta fu certa che c’era Adrien, sotto la maschera.

Il ragazzo prese la collana e, con i denti, spezzò il cordino: -Che ci vuoi fare?-, diede un leggero colpetto sul naso di Marinette con il campanello. Lei lo afferrò e tornò ad armeggiare alla zip della sua tuta di pelle. Le sue mani si muovevano con la stessa sicurezza di quelle delle sarte che lo avevano sempre misurato, imbastito, decorato e impacchettato prima delle sfilate.

-Ecco: adesso sei Chat Noir-, esclamò e fece tintinnare il globo dorato con un leggero colpetto dell’unghia.

Lui sorrise sornione e stava per risponderle con una delle sue classiche battute, quando Marinette afferrò il campanello e tirò giù, senza prevviso, e con tutta la veemenza e l’urgenza di una quindicenne innamorata, lo spogliò abbassandogli la giacca e attaccandosi al suo petto nudo.

-Ma…Marinette…!-, aveva allargato le mani, colto alla sprovvista dalla passionalità della ragazza e la fissava stretta a sé, che strusciava il viso sulla sua pelle. Sentì un lieve ronzio scaturirgli dentro e non riuscì a controllarsi, evidentemente imbarazzato. Avrebbe voluto staccarla, ma anche ricambiare in tutto e per tutto il trattamento e perdersi sulla sua pelle.

-Lo sapevo che facevi le fusa-, biascicò Marinette staccandosi con riluttanza da lui e tirando su la zip; -E… il tuo costume è fantastico, seriamente!-, fece passare un dito sulle cuciture all’altezza delle spalle, ne apprezzò la curvatura.

-Anche il tuo è fantastico, credimi Marinette!-, si liberò del tutto dalle sue grinfie di gattina eccitata, sbilanciandola finché non fu supina sotto a lui. Rimase su di lei con il peso distribuito tra le ginocchia e le mani affondate nel materasso ai lati della faccia di Marinette.

-Plagg, trasformami-, ordinò senza prevviso e i suoi occhi tornarono ad essere normali, puntati su di lei, per godersi ogni istante del suo scontato e meraviglioso imbarazzo.

Il kwami nero le atterrò in mezzo al petto.

Adrien Agreste era nel suo letto, stava sopra di lei e la guardava con un’espressione da… aiuto!!!

Marinette si sollevò sui gomiti cercando di indietreggiare per sottrarsi a quella posizione sconveniente che le avrebbe causato un infarto di lì a poco e solo allora vide gli occhietti socchiusi di Plagg conficcati nei suoi, la stessa espressione di Adrien sul visetto tondo e le due zampette aperte innocentemente sui suoi seni. Marinette con una manata lo fece volare via, urlando e il kwami finì spiaccicato sul muro.

-Plagg!-, strillò Tikki accorrendo al capezzale dell’amico. Vide il suo ghigno, afferrò il libro di fisica che Marinette aveva lasciato accanto al letto e glielo tirò sulla testa, -Maniaco!-, squittì.

La ragazza allungò una mano verso l’esserino per chiedere scusa, ma fu catturata in un abbraccio dolcissimo del suo Adrien. Dimenticò presto gli spiritelli e si accucciò nel calore dell’abbraccio del ragazzo.

-Non sai da quanto tempo sognavo una cosa del genere-, gli confessò mordicchiandosi la punta di un dito, -Scusami per… poco fa-, in effetti era stato un comportamento veramente poco consono alla sua consueta apparenza. Com’ere possibile che a Chat Noir aveva ripetutamente messo le mani dentro alla tuta senza provare la minima vergogna, mentre con Adrien era tutto così più complicato?

-Non ti scusare-, fu torturata da un lungo bacio sul collo, -Sentiti libera di spogliarmi quando vuoi e dove vuoi-, sussurrò sulla sua pelle Adrien: Oh Mamma! Quella non era una frase da Adrien…: -Ma se mi avverti, prima, sarebbe ancora meglio-, completò e tornò a guardarla con occhi…da Plagg.

-Parlavamo del tuo costumino-, un sorriso a labbra stirate, -Lo sai che è come se non avessi niente addosso, cara Ladybug?-, passò un dito lungo il suo braccio, impigliandosi nella stoffa del pigiama, -Non che non mi piaccia…-, dal polso passò al fianco, -…Ma temo che piaccia anche a molti altri…-, lungo la gamba, -… e io sono molto, molto geloso…, girò verso il ginocchio, -…e vorrei che certe curve non diventassero di pubblico dominio...-

-E’ un’armatura-, rispose Marinette, ghiacciando i bollenti spiriti di Adrien. I suoi occhi perplessi domandarono tacitamente una spiegazione: -Non si può togliere. Non ci sono zip o cuciture… è spalmata sopra a me-, gli sorrise sghemba, -C’è un solo modo per toglierla…-, catturò le sue labbra in un bacio: -E’ sapere chi c’è sotto la maschera e infilarsi in camera sua di notte, quando non è trasformata…-

-E quello lo posso fare solo io-, concluse per lei Adrien.

-Assolutamente-, era felice della possessività intrinseca in quella affermazione.

-Quindi, se Chat Noir fosse riuscito a conquistare Ladybug, non avrebbe potuto sperare di… approfondire il loro contatto… senza passare da Marinette?-, una domanda scontata, a quel punto.

-Se per te è un peso, dimmelo-, si tirò su, chiaramente consapevole che era una domanda retorica pure la sua.

-Dovrò spogliare Marinette, allora-, le sorrise sulle labbra lasciandole un brivido sospeso in mezzo al cuore, e l’abbracciò, mostrando come, in quel momento, aveva cose più dolci e importanti a cui pensare. Marinette sapeva di essere rossa, rossa e appagata.

-Non hai idea di quanto sia felice che dietro quell’armatura ci sia tu-, esordì con semplicità, -Anche se mi dovrò abituare all’idea di non avere più una ragazzina imbranata che balbetta alle mie spalle-

-Non sperare che la mia fosse una copertura-, ammise Marinette, -Io sono molto, molto imbranata…-

-Ma almeno smetterai di balbettare?-, le rivolse un sorriso fiducioso a trentadue denti. Un ciuffo biondo gli ricadde su un occhio, lo spostò con la mano, tirandosi indietro i capelli. Era bellissimo!!!!

-Non sbabbettrerò più, daccrodo-, rispose in un sospiro, senza rendersi conto di quel che aveva appena detto. Adrien si illuminò in un sorriso allegro, soffocò una risata e la abbracciò stringendole delicatamente la testa tra il petto e l’incavo del gomito, -Che ragazza che ho!-, la prese in giro.

Marinette si sentì di nuovo colta dal calore improvviso di un lanciafiamme.

-Riguardo a… questa cosa qui…-, non riusciva a chiamarla con il suo nome, -Come dobbiamo comportarci con tutti gli altri?-, gesticolava avanti a sé cercando di spiegare le parole non dette.

-Sei la mia ragazza?-, era una domanda?

-Io… sì?-, era una risposta!?

-E allora comportati come se fossi la mia ragazza!-, ovvio.

Marinette si mise a gambe incrociate e lo fissò seria: -Io non lo so come si comporta la ragazza di Adrien Agreste-, spiegò piccata: -La ragazza di Nino Lahiffe è semplicemente se stessa, Alya lo schiaccia, povero Nino… ma ogni tanto si fanno le coccole davanti a tutti. La ragazza di Ivan è timida come sempre e gli lancia sorrisi e occhiate allo zucchero…-, stava a lui parlare, no? No???

-Ok… io non so come si comporta la ragazza di Adrien Agreste, hai capito? Ho il terrore che Chloe mi strozzi, ho il terrore che la gente pensi “con che racchia sta quello strafigo di Adrien?”Ho il terrore di metterti in imbarazzo per… quello che sono e per come mi comporto e…-, le tappò la bocca con un bacio.

-La ragazza che Adrien Agreste vorrebbe-, le spiegò, -E’ semplicemente Marinette, con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue cadute e quegli attacchi di passione come hai fatto poco fa…-

Marinette abbassò lo sguardo.

-E Marinette che ragazzo vorrebbe?-, le domandò.

-Uno che non si vergogni di lei-, rispose sicura.

Adrien scosse la testa e alzò le sopracciglia, mettendosi disteso supino con le braccia dietro la nuca.

-Sto con la rappresentante di classe, wow…-, Marinette si stese accanto a lui, la testa appoggiata nell’incavo della spalla. Fu chiusa in un dolce abbraccio.

-Sto con un fotomodello, wow…-, intrecciarono le loro dita.

Era tutto perfetto.

***

-Sveglia!-, Tikki la stava colpendo ripetutamente con la gomma di una matita, sembrava in allarme.

-Akuma?-, biascicò riparandosi gli occhi con un braccio. Aveva la lampada della scrivania puntata negli occhi, -Ma che…?-, si tirò su.

Un braccio l’afferrò dalla vita, riportandola giù. Ricadde con un tonfo su qualcosa di rigido, liscio e caldo.

-Ahi-

Marinette si voltò a sinistra, verso la testa bionda che aveva parlato. Il volto coperto dai capelli scarmigliati, la guancia schiacciata contro il cuscino, la schiena che si muoveva lenta ad ogni respiro.

-Adrien?-, era incredula: la carrozza avrebbe dovuto trasformarsi in zucca durante la notte, no? Non andava così per tutte le ragazze innamorate?

-Sveglialo prima che succeda una tragedia-, suggerì Plagg, a braccia conserte.

-Adrien! Che ci fai ancora qua?-, la voce spaventata sentendo, dal piano di sotto, rumore di tazze e posate.

-Dormo con la mia ragazza-, rispose Adrien con la bocca affondata nel cuscino. Si tirò appena su, un occhio verde aperto su di lei: -Buongiorno Principessa-, si lasciò ricadere giù.

-Adrien, svegliati-, Marinette cercò di farlo girare supino: se sua madre fosse entrata in quel momento sarebbe scoppiato un putiferio. Lui l’agguantò e la fece mettere a cavalcioni sulle sue gambe.

-Ci siamo addormentati?-, realizzò guardandosi intorno, con una mano si grattò la testa, muovendo i ciuffi di capelli. Era bello da far male.

-Accidenti…-, stampò un bacio sulle labbra del ragazzo, che sorrise e aprì del tutto gli occhi.

-Ci voleva tanto?-, ammiccò in tutta la sua essenza di Chat Noir.

-Devi andar via! Subito!-, lo spinse giù dal letto, sul pianale del soppalco, alzandosi e aprendo la finestra sul tetto. L’aria fredda li fece rabbrividire.

-Vai!-, lo spinse con tutta la sua forza e richiuse appena in tempo.

-Marinette, tutto a posto?-, dalla botola fece capolino la mamma. Non le sfuggì la finestra spalancata: -Hai caldo?-, domandò appoggiandosi con i gomiti alla botola come Giulietta al balcone: -E’… andato tutto bene ieri pomeriggio… da Alya?-

Marinette si voltò verso di lei a bocca aperta in una chiara espressione di stupore: sua madre sapeva?

-Tutto… bene…-, le rispose, chiudendo la finestra e sperando che Plagg fosse uscito assieme ad Adrien. In caso contrario lo avrebbe trovato surgelato in cima al tetto, con indosso solo una maglietta. Notò infatti con terrore che, ai piedi del letto, c’era la camicia di Adrien “… quando diamine se l’è tolta…?”

-Quella ?-, indicò con un guizzo dell’indice la mamma, riferendosi proprio a quella camicia.

Marinette sapeva di avere uno strano ghigno in faccia, la bocca storta in una specie di sorriso. Alzò le sopracciglia, scuotendo appena la testa, il mento increspato e le labbra serrate: -Non lo sai, eh?-, la mamma richiuse la botola sogghignando.

A Sabine Cheng in fondo stava bene che Marinette avesse segreti con lei e accettava anche che questi segreti potessero riguardare un ragazzo. Era quel ragazzo che la preoccupava.

Troppo bello, troppo gentile, troppo raffinato, troppo popolare, troppo distante dalla figlia. Povera Marinette, quanto l’avrebbe fatta soffrire…

***

Alya era già davanti al portone della scuola, immaginandosi che Marinette avrebbe voluto parlarle di qualcosa riguardante Adrien. Se c’era di mezzo Nath, immaginava, il biondo avrebbe dovuto decidersi se era interessato a lei o se aveva un’altra, come il comportamento del giorno prima aveva lasciato trapelare.

Scorse Marinette in attesa al semaforo accanto alla panetteria e si sbracciò per richiamare la sua attenzione.

Stava mettendo via il cellulare in tasca, quando un ragazzino sullo skate la urtò, facendoglielo cadere a terra.

-Ehi!-, gli urlò contro, vedendo che, a due passi da lei, la stessa sorte stava toccando ad un vecchietto al quale cadde il cappello per terra.

-M ci stai attento?-, ringhiò Alya alle spalle dello skater, raccogliendo il cappello e porgendolo all’uomo.

-Non siamo tutti così…-, gli disse, quasi scusandosi per la maleducazione del suo circa coetaneo, -Sta bene?-, si chinò su di lui. L’omino la squadrò dal basso in alto e sorrise: -Molto bene, grazie-

Unì i palmi delle mani davanti al petto e fece un leggero inchino, riprendendo la sua strada.

-Alya!-, Marinette la raggiunse correndo dalla direzione opposta al vecchino, si fermò mettendole una mano sulla spalle e prendendo fiato. Sorrideva felice e i suoi occhi sembravano brillare come due brillanti su una corona.

Non fu necessario che si dicessero niente, Alya si aprì in uno stratosferico sorriso inspirando quanta più aria potè entrare nei suoi polmoni e avrebbe gridato, se non avesse saputo che non era il caso di attirare l’attenzione su Marinette. L’amica la strinse a sé raggiante, incredula per qualcosa che, in verità, Alya non sapeva bene cosa fosse.

-…e?-, chiese quindi Alya, impreparata alla risposta.

-E… volevo che lo sapessi prima da me-, squittì emozionata Marinette. Prese aria, sospirò e: -Mi sono messa insieme ad Adrien!-, esclamò portandosi entrambi i palmi alle guance rosse, era euforica, quasi saltellava.

Non era quello che Alya si aspettava… uno scambio di battute equivoche, forse… un bacetto, dai, fin lì ci poteva arrivare con la fantasia, ma quello… quello era una cosa ENORME!!!

-E me lo dici così???-, l’apostrofò incredula per quello che le era stato appena confidato. Sottile strisciò nella sua testa il dubbio che forse Marinette poteva aver frainteso qualche atteggiamento del ragazzo.

-Non dirlo a nessuno, ti prego-, le prese le mani, improvvisamente seria, -E’ ancora… presto…-, spiegò, rafforzando il dubbio di Alya.

-Sei sicura che voi… cioè, non è che magari…-, Marinette comprese cosa la ragazza stesse cercando di domandarle e in cuor suo se ne sentì ferita, ma non lo diede a vedere.

-Alya, sono sicura. Credimi e basta-, per un attimo Marintte parve ad Alya così distante da lei, come una donna fatta e finita, certa della sua storia e della direzione in cui avrebbe veleggiato la sua vita.

-Ed è bellissimo!!!!-, le saltò al collo entusiasta, la donna fatta e finita!

-Ti farai strangolare da Chloe-, constatò Alya, rafforzando in Marinette la convinzione che veramente quella avrebbe potuto essere la sua fine.

-Ma tranquilla, tanto arriverebbe Chat Noir a salvarti…-, l’occhiolino che le lanciò Alya, pronunciando quelle parole, la raggelò. E se non fosse stata la sola a capire?

Alya la prese sottobraccio: -Ora voglio tutti i dettagli. Te l’ha chiesto lui? Dove te l’ha chiesto? A che ora? Vi siete baciati? Ma con la lingua o senza e…-

-Alya! Ti prego…-, Marinette aveva le mani sugli occhi, impreparata a sottoporsi ad un terzo grado del genere.

-Oh, va bene. La smetto solo perché tu non sei una ragazza normale, ma una bambina addormentata: possibile che stai con il ragazzo più bello di Parigi e te ne vergogni?-, sbottò Alya, spingendo Marinette verso la scuola, -C’è Nino-, Alya si staccò da lei e corse a dare un bacio in punta di labbra al suo fidanzatino.

E lei che avrebbe fatto, se avesse visto Adrien? Sarebbe corsa a baciarlo come Alya?

-Buongiorno Principessa-, si sentì prendere una mano, da dietro, -Dormito bene stanotte?-, Adrien le fece l’occhiolino e ricacciò una risata, vedendo il rossore distribuirsi sul viso della ragazza. La sua timida Marine…-

-Avrei dormito più comoda se il mio cuscino mi avesse coccolata di più…-, due occhi azzurri lo fissarono seri, -Intendo più carezze, più contatto-, con un eloquente guizzo delle sopracciglia lo infilò candidamente con parole inadatte al momento. Marinette sogghignò, guardando Adrien farsi paonazzo.

-E così sono riuscita a far arrossire Chat Noir…-, bisbigliò al suo orecchio, ridendo.

Adrien si portò una mano alla nuca, come faceva sempre quando era in imbarazzo, sorridendo.

-Touché-, si ripromise che gliel’avrebbe fatta pagare la successiva volta che si fossero incontrati appesi a qualche grattacielo.

Solo allora Alya si accorse di loro e, come un toro alla carica, li puntò, trascinandosi dietro il povero Nino.

-Dovremmo spiegare qualcosa…-, ebbe il tempo di dire Marinette, prima di essere raggiunti.

-Hey, Bro…-, Nino aveva un’espressione imperscrutabile, a metà tra il complice e il risentito. Adrien abbozzò un sorriso e abbassò lo sguardo: come Marinette temeva, era imbarazzato per il fatto di essersi messo proprio con lei.

Ninò colpì con un leggero pugno il bicipite del biondo e proseguì oltre: -Grande, Bro!-, esclamò poco convinto, allungandogli poi un eloquente sorriso in tralice e una strizzata d’occhi.

-Tutto qui?-, si domandò Marinette e Adrien fece spallucce: com’erano strani i ragazzi…

-Ma quella lì-, Marinette indicò sollevando il mento, -Non credo che avrà un reazione così…-

-Nel caso cadesse di nuovo vittima di un’akuma… ti prego, NON fare sciocchezze-, la implorò lui e subito si sentì arpionare al collo da Chloe, che li raggiunse al passo delle valchirie.

Marinette la fissava indispettita mentre quella stupida oca baciava la guancia del suo ragazzo e gli parlava biascicandogli nell’orecchio: -Adrien caro, mi dispiace che siano state messe in giro delle brutte voci sul tuo conto. Ma io non ci credo, tranquillo! Lo so che non può essere vero, perché tu hai classe. Ti aspetto a casa mia dopo la scuola, tu sei così bravo… me le faresti delle ripetizioni, Adrienuccio mio?-

Marinette ringhiò prima di parlare e si sforzò di non strillare: -Anche oggi Adrien è impegnato con me, dopo la scuola-, sibilò all’orecchio di Chloe, che la scacciò come se fosse stata una mosca, -Che schifo! Smettila di sognare, Marinette: torna a pulire la farina nel negozio di tuo padre-, la schernì.

Marinette cercò di ricordare i numeri dopo il due, sforzandosi di contare fino a dieci prima di reagire alle parole di Chloe, quando la mano di Adrien prese la sua, forzando il pugno serrato in cui stava covando parte della sua rabbia e intrecciando le dita con lei.

-Mi dispiace Chloe, anche oggi sono impegnato con Marinette…-, ripeté le parole della ragazza, -E anche domani, e dopodomani…-, nel dirlo aveva iniziato a posare dei piccoli baci sulle nocche delle dita della ragazza, intrappolate alle sue, lasciando a bocca aperta Chloe e chi era lì intorno. La bionda si voltò stizzita: -Non finisce qui-, minacciò mentre entrava in aula.

-Wow! Dimmi che l’ha fatto per davvero?-, domandò stralunata Alya a Nino, che fece spallucce. Si fermò per un attimo a guardare la sua creazione e il viso imbarazzato e felice della sua migliore amica: “ve lo proteggerò io questo amore”, pensò tra sé.

Sembrava che le cose andassero bene, almeno dopo metà giornata a scuola passata a perdersi senza più ritegno nella figura di Adrien, seduta a un passo da lei.

-Ti prego, facciamo a scambio di posto-, domandò Alya al biondo all’ennesima volta che lui si voltò verso Marinette, -mi state facendo salire il diabete.-

E così, per la prima volta, Marinette e Adrien sedettero vicini e nessun ostacolo fermò più le loro mani, intrecciate sotto al banco.

-Devi diventare mancino-, borbottò lei, all’ennesima volta che Adrien sfilò la sua per prendere appunti.

-Comunque oggi dopo la scuola non posso davvero…-, bisbigliò guardandola dispiaciuto: -Ho uno servizio fotografico e non posso mancare-, scosse il capo, mesto. -Tornerò a trovarti stasera, ok?-

Marinette annuì.

-Cerca di non dimenticare da me la camicia anche stanotte, però-, bisbigliò tra i denti, -Mia mamma l’ha vista…-

Adrien arrossì facendo cadere involontariamente l’astuccio per terra. Madame Bustier picchiò con il dorso della penna sulla cattedra, per far fare silenzio.

“Potrei venire nudo, così non rischio”

Marinette lesse il bigliettino che gli aveva passato Adrien e per poco non si strozzò con un colpo di tosse. Lo appallottolò e lo infilò in tasca, imbarazzatissima. Il ragazzo, invece, non aveva spostato lo sguardo dalla cattedra fissando l’insegnante a mani conserte con una splendida faccia da schiaffi.

Non sarebbero arrivati a fine anno scolastico senza essere stati sospesi almeno tre volte, ne era certa.

***

L’auto di casa Agreste era già in attesa fuori dalla scuola, quando i ragazzi uscirono al termine delle lezioni.

Marinette si domandò solo allora come aveva fatto Adrien a giustificare la sua assenza da casa per tutta la nottata.

-Devo andare-, le disse il ragazzo passandole accanto. Marinette notò con una punta di dolore che non si attardò a salutarla, né la sfiorò. Quando la portiera si aprì e ne uscì la segretaria di suo padre, si sentì radiografata da lei dalla testa ai piedi. Abbozzò un saluto alla donna, con il cenno di una mano.

Dal finestrino chiuso, uno sguardo verde la salutò languido mentre l’auto partiva.

-Segui Adrien-, comandò Chloe all’autista salendo sulla sua auto, -Alla fine sei rimasta sola-, sibilò a Marinette andando via, attraverso il finestrino aperto. Il suo sguardo trasudava disprezzo e una netta soddisfazione.

Marinette strinse i denti: avrebbe voluto dirgliene quattro alla bionda ossigenata, ma ormai quella era partita all’inseguimento. Vedendo la scena, Alya si offrì di rimanere un po’ a studiare con l’amica, anche perché la sua curiosità era davvero alle stelle e doveva in tutti i modi capire cosa fosse accaduto e come e dove e soprattutto perché tutti sapevano esattamente quello che già sapeva lei.

Stavano allontanandosi dalla scuola, quando Marinette si sentì chiamare da Nathaniel, che, con passo svelto, cercava di raggiungerle. Inspirò preoccupata, Alya la guardò pregustando una nuova puntata della telenovela che stava avvenendo quel giorno.

-Marinette, posso parlarti oggi?-, domandò quasi esasperato il ragazzo. I suoi occhi imploravano un minimo di considerazione, le sue mani sembravano sudate e teneva la testa un po’ incassata nelle spalle.

Marinette si sentì in imbarazzo per lui e, in un gesto involontariamente gentile, toccò la spalla del ragazzo con la mano: -Dimmi, Nath-, gli sorrise mortificata, sapendo che se lui era così agitato era solo per causa sua.

Nathaniel gettò un’occhiata ad Alya, avrebbe voluto essere da solo, ma non avrebbe ottenuto nulla di più e mostrò le sue carte.

-Io, pensavo… se ti andasse di trattenerci assieme per i bozzetti del corso di moda… Tu sei molto brava e io, vorrei capire come fai a indicare le misure per bene e… Magari se ti andasse di uscire insieme, dopo, per un gelato o…-, l’entusiasmo gli morì in gola vedendo gli occhi dispiaciuti di Marinette.

-Oggi non posso, Nath-, gli disse semplicemente, -Magari… magari un’altra volta-.

Si sentiva più a disagio che mai, sapendo di essere “la sua Adrien”, ma non poteva farci nulla.

Nathaniel annuì con gli occhi bassi e fece un cenno di comprensione con la mano.

Le ragazze lo salutarono e si voltarono. Era così difficile vedere soffrire qualcuno…

-Marinette, tu mi piaci tanto…-, Nath l’aveva afferrata per un polso, prima che si allontanasse lungo la via di casa. Il suo sguardo era cupo e completamente rapito dall’immagine di lei.

-Ehi!-, si intromise Alya, fermando la mano del loro compagno.

-Alya, per favore, non sono affari tuoi-, masticò tra i denti Nathaniel, sforzandosi di mantenere la calma.

-Tranquilla…-, Marinette cercò di mediare, altamente incerta su come avrebbe potuto fare.

-Marinette, io vorrei poter passare del tempo con te, da solo… Ti prego…-, cavolo, che doveva rispondergli!?

Il suo telefono si mise a squillare allegramente, Marinette lo tirò fuori dalla borsetta e vide che era Adrien a chiamarla. Era il suo Lucky Charm in quel momento: -Devo rispondere-, disse a Nathaniel liberandosi dalla sua presa.

-Pronto-, la sua voce era agitata, le mani entrambe strette sul cellulare. Non ascoltava le parole di Adrien, aveva solo un terrore matto che Nathaniel potesse fare qualche gesto avventato o che, peggio, potesse arrivare una akuma.

-Vai via! Lasciala stare, Marinette ha il ragazzo, fattene una ragione!-, Alya scacciò bruscamente Nath, che si richiuse nelle sue spalle e, con le mani nelle tasche della felpa, se ne andò a passo affrettato, passando accanto a Marinette e lanciandole un’occhiata che la fece gelare.

-Marinette? Che sta succedendo?-, dall’altro capo del telefono Adrien stava alzando la voce, preoccupato.

-Niente. E’ passato-, rispose Marinette dopo alcuni secondi di silenzio. Deglutì: -Era Nathaniel-, disse semplicemente.

-Va tutto bene? Dove sei vengo da te?-, la ragazza sorrise: com’era tenero il suo ragazzo! Non stavano insieme nemmeno da ventiquattrore ed era già così protettivo. In realtà, però, lui era sempre stato protettivo con lei, solo che non lo aveva riconosciuto dietro la maschera di Chat Noir.

-E’ andato via. Spero che non lo trovi una akuma-, bisbigliò con la bocca attaccata al telefono.

Adrien sospirò: -No, stai tranquilla: per oggi non arriveranno akume…-, ne era certo, perché suo padre non era in città…

-Mi manchi…-, confessò Marinette, capendo da sola che si erano visti solo una manciata di minuti prima.

-Anche tu, Principessa-

-Fai il bravo-, se lo immaginava già a farsi vestire e truccare per un nuovo servizio fotografico. Era così distante da lui…

-Sono sempre bravo-, soffocò una risatina, -Ti amo-, sussurrò e mise giù.

Marinette strinse il telefono al cuore, incredula per quella nuova, sorprendente sensazione di appagamento e sicurezza che traeva da Adrien. Perché a lei veniva così difficile dirgli quelle due semplici parole?

C’erano cinquanta metri scarsi dalla scuola a casa sua, ed era già successo un uragano nel suo cuore.

-Ti prego, Alya, andiamo-, Marinette prese sottobraccio l’amica e si diresse come un treno a casa.

Presero qualche dolcetto dalla boulangerie, prima di salire su e finalmente si chiusero nel loro piccolo mondo tutto rosa.

-E adesso che il pericolo Nath-Maniaco è scampato-, iniziò Alya stravaccandosi sulla chaise longue, -La mia migliore amica mi racconta per filo e per segno ogni più piccolo, turpe dettaglio della sua nuova e sconvolgente love story!-

Marinette scosse il capo e si andò a sedere in punta alla chaise longe, tenendo le mani sulle ginocchia serrate tra loro.

-Che vuoi che ti dica, Alya…-, rovistò nella sua fantasia per cercare di imbastire una storia credibile in tempo record, -Ieri Adrien mi ha chiesto di parlare e… ha detto che era dispiaciuto per come io… per come ero rimasta male l’altro giorno… e mi ha detto che non era niente vero…-

Alya alzò le sopracciglia: a lei Adrien aveva spergiurato il contrario, in realtà…

-.. e alla fine mi ha abbracciata chiedendomi scusa…-

-Ma abbracciata come “sei la mia migliore amica” o abbracciata come “vieni qua che ti voglio mangiare”?-, una mano sospesa in aria a destra e una a sinistra, nel mezzo la sua faccia interrogativa.

Abbracciata come “dove eravamo rimasti…?”, pensò tra sé Marinette, ricordando la nottata.

- Beeeehhh... diciamo che… insomma… ci eravamo già visti prima e…-

-E non hai detto nulla alla tua migliore amica??? E’ stato lui a venire a trovarti allora? Brutto bugiardo!-, Alya era infervorata come davanti ad una puntata di Grey’s Anatomy. A Marinette non andava che la sua vita venisse analizzata a quel modo, in fondo lei non era stata così invadente quando Alya si era messa con Nino.

-Alya, scusami, non mi va di parlare ancora di questo-, si alzò e iniziò a tirare fuori dallo zaino il tablet e il libro di Storia Dell’Arte, -Abbiamo da studiare Renoir adesso…-

-Con Nino è stato tutto così facile… sai, in totale onestà un po’ mi rode che lui abbia pensato che eri tu la ragazza che gli piaceva…-, Marinette si voltò di scatto verso l’amica. Parlava fissando un punto indistinto sul soffitto, un braccio sollevato, a disegnare immaginari ghirigori nell’aria, e l’altro molle sulla chaise longue, -Ma alla fine la normalità è quello che fa per noi. Da quando ci siamo dati il nostro primo bacio abbiamo fatto grandi progressi, Mari… Beh, diciamo che anche a me non va di parlare molto di questo, però volevo che sapessi che sono cose belle… perché è troppo bello quando ti senti triste e arriva lui che con un semplice sguardo ti rimette a posto, e anche se Nino è… com’è, credimi, lui sa sempre come rimettermi a posto. E quello che vedo in te e Adrien è lo stesso, però…-, si voltò verso di lei, improvvisamente seria, -Non capisco come abbiate fatto ieri a fare quelle cose in palestra… Voglio dire… tu ti reggi a malapena in piedi, Marinette, rendiamocene conto! Eppure lì accanto a lui sembravi essere nel tuo ambiente, sei stata.. wow! E alla fine?-, la guardò con un punto interrogativo in mezzo agli occhi.

Marinette rifletté lo stesso dubbio. Che diavolo stava farneticando?

-Alla fine quella cosa lì… per un attimo ho pensato che sotto sotto voi due poteste essere Ladybug e Chat Noir!-, si era alzata a sedere e continuava a parlare con le mani, rivolte verso di lei.

-E sarebbe… fantastico!-, si diede la spinta per alzarsi in piedi e la guardò soddisfatta. -Adesso, Renoir a noi!-

Marinette rimase muta come un pesce, gli occhi sgranati in una muta espressione di domanda. Qualunque cosa avesse detto, ne era certa, avrebbe sicuramente finito per ritorcersi contro di lei. Trasse un sospiro di sollievo.

-Un’ultima cosa: bellino il campanello di Chat Noir che avevi ieri al collo… Dice che lui non ce l’abbia più: mica l’avrà regalato alla mia migliore amica?-, il naso di Alya la puntava come quello di un segugio e gli occhi balenavano da dietro le lenti.

-Io non ho un campanello-, affermò in sua difesa. In fondo era vero, glielo aveva restituito giusto in tempo.

-Ieri ce l’avevi!-, Alya le allargò lo scollo per sbirciare dentro la sua maglietta.

-Ehi!-, Marinette si ritrasse spazientita.

-Ok, non c’è. Però... belle tette. Ti consiglio di mostrarle un po’ di più al tuo ragazzo…-, le fece l’occhiolino, ottenendo che diventasse rossa come un peperone.

-Alya!!!-

Alla fine, in qualche modo, le ragazze riuscirono a studiare per il giorno dopo. Marinette non vedeva l’ora che la sua amica se ne andasse, per poter essere finalmente libera di sbollire un po’ per conto suo.

Nel frattempo, ne era certa, Adrien stava passando di mano in mano cambiando e ricambiando posa e abito. Per la prima volta provò una scarica di sana gelosia.

“Voglio sapere che stai facendo”

Rimase con il dito sospeso sul display del suo cellulare, indecisa se inviargli quel messaggio oppure no. Era quasi l’ora di cena, non si era ancora fatto vivo… perché!?

Si decise ad accendere il pc: ogni tanto, quando non aveva voglia di pensare, si metteva a cercare ispirazione per i suoi modelli su Pinterest o si perdeva a guardare i video tutorial che Facebook le propinava. La prima cosa che le saltò agli occhi furono i banner pubblicitari abilmente elaborati da google sulla base delle sue ricerche. Era passato un soffio, eppure le pareva che si trattasse di una vita prima, quando cercava e ricercava le foto di Adrien su internet.

Pubblicità dei nuovo jeans by Agreste, nuova eau de cologne pour femme by Agreste, “casting per modelli Parishot”, perfino la pubblicità del Ladyblog.

Di click in click scoprì ben presto che negli ultimi giorni era stata aperta una nuova pagina Facebook su Adrien e nel gruppo “Tutte pazze per… Hot Top Boys” si mandavano spoiler di spezzoni di una nuova pubblicità.

Non ne sapeva niente, pensava che Adrien si limitasse a posare per le foto. Aprì senza molto entusiasmo uno dei link e vide alcuni secondi di un nuovo spot per la linea di intimo sportivo.

Cavolo…

Erano tre modelli, Adrien e due che non conosceva, languidamente addormentati su uno scoglio e tre o quattro sirene li stavano abbracciando, toccando…

La morbosa curiosità la portò a leggersi uno ad uno i thread sul gruppo Facebook: parlavano di quei ragazzi come di animali in vendita, si fregiavano di aver visto di persona questo o quello e che fosse o non fosse in un certo modo. Una discussione freschissima iniziava così: “E’ vero che Adrien Agreste non sta più con la Burgeois, ma ha un’altra ragazza?”, ogni parola era un angolino della sua autostima che crollava a brandelli sotto le unghie perfide dei pettegolezzi. Adrien e Chloe? Roba da pazzi, ma era da pazzi che non fosse neanche vera. In fondo era lei la nota stonata in quel jet set così lontano dalla sua realtà.

Si impose di smettere di leggere e scese per cena, ingoiando l’angoscia e il senso di inadeguatezza che le gravava sul petto. Mangiò poco e non volle il dessert.

La mamma le fece qualche domanda più strana del solito, a cui Marinette non rispose.

Aveva il bisogno fisico di annullarsi e dimenticare per un po’ quelle immagini. -Vado a farmi un bagno-, annunciò, sottintendendo che non disturbassero almeno per un po’ di tempo.

Si spogliò velocemente e non attese che l’acqua fosse a temperatura per infilarsi nella vasca. Sparse un po’ di bagnoschiuma e rimase con le orecchie in mezzo alle bolle, mentre l’acqua continuava a scrosciare e cancellare ogni rumore. I pensieri fluivano.

Lei e Adrien erano legati da un destino ben più solido di quello che stuoli di sue coetanee in fiamme potevano anche solo immaginare. Loro erano Ladybug e Chat Noir, sembrava fossero destinati a stare insieme, era così. Non poteva che essere così. Marinette constatò che, mentre Adrien non aveva avuto problemi a mostrarsi apertamente nelle vesti di Chat Noir, lei ancora era restia. Il motivo gorgogliava nel più intimo e difficilmente lo avrebbe ammesso a chicchessia. Lei non si sentiva all’altezza di Ladybug, poco importava se Adrien o chiunque altro avesse affermato il contrario. Marinette aveva avuto paura di un povero cristo come Nath, quel pomeriggio: Ladybug non avrebbe temuto un akumizzato di fattezze ben peggiori di Evilillustrator. Lei, semplicemente, aveva paura.

Aprì gli occhi per chiudere il getto dell’acqua, prima di allagare tutta la casa e fu spaventata da due occhi verdi allungati a un millimetro da lei. Soffocò un urlo e si ritrasse spaventata: -Adrien!-

Cavolo, era nuda sotto tutte quelle bolle!

-Pervertito!-, gli lanciò una palla di schiuma ignorando il suo sorriso allegro.

-Guarda che non si vede niente-, ammise lui, sedendosi sul bordo della vasca, -Purtroppo…-

Rannicchiata in modo che fosse il più coperta possibile, Marinette passò all’attacco, non potendo difendersi in alcun modo.

-A te piacerà farti vedere tutto nudo, a me no!-, squittì in un filo di voce.

Adrien allungò una mano fino alla vasca e riaprì l’acqua: lo scroscio avrebbe coperto almeno in parte le sue proteste.

-Dipende da chi mi guarda-, spiegò ammiccando.

-Tutte-, Marinette batté i palmi nell’acqua, schizzando ovunque, -Ti guardano tutte, non lo capisci?-

Chat Noir si scostò colpito dalla foga di quelle parole: era una scenata di gelosia?

-Principessa, lo sai che io non ho occhi che per te… e Ladybug-

-Sono gli occhi delle altre, che mi preoccupano-, si morse il labbro inferiore. Era ridicola e lo sapeva bene, -Per favore, puoi uscire?-, la sua voce tradiva una sottile esasperazione.

Il ragazzo la fissò per un attimo con sguardo preoccupato, si avvicinò a lei e la baciò sulla fronte.

-Fai con comodo-, la rassicurò e uscì dalla finestra dalla quale era entrato. L’avrebbe aspettata nascosto in camera sua, ne era certa.

Fortunatamente Marinette aveva preso un cambio, prima di chiudersi in bagno. Quel gattaccio… E se fosse entrato mentre lei era… a fare la pipì, per esempio? Doveva iniziare a temere per la propria privacy? Allora anche Ladybug poteva fare lo stesso e avere le porte di casa Agreste spalancate?

Si lavò i capelli e si sciacquò, uscendo dalla vasca e asciugandosi con l’accappatoio a pois che teneva dietro la porta. Passò rapidamente il phon per togliere il grosso dell’acqua e si rivestì. Accidenti… notò che aveva preso solo parte del suo cambio: mutande, calzini e la maglia lunga del pigiama… Le sarebbe toccato rientrare furtivamente in camera sperando che lui l’attendesse in terrazza.

Invece lo trovò in piedi, chino sulla scrivania a curiosare in quello che stava facendo al pc. La mano destra sul mouse e la sinistra col palmo aperto sul legno del tavolo. Gli occhi scorrevano tra le varie pagine e le discussioni, tra le foto e video che non dovevano essere ancora online. La udì arrivare, ma non si mosse. Era difficile farle capire che quello rientrava nel “Pacchetto Agreste”…

-Sono solo bugie quelle su Chloe-, le disse mogio, immaginando quello che la ragazza avesse pensato nel leggere quelle cose, -E sono bugie anche altre cose che ho letto.-

Si voltò verso di lei, che lo guardava con i pantaloni del pigiama in una mano: aveva su due calzettoni sformati che le penzolavano e una maglia larga e sottile. Le gambe nude tremavano e l’espressione che aveva in viso era di un cucciolo ferito.

-Plagg, trasformami-, bisbigliò correndo verso di lei e chi l’abbracciò fu solo Adrien. Marinette rimase immobile, era mortificata per quello che il suo ragazzo aveva appena visto.

-Non volevo che tu sapessi quello che io…-, si strinse a lui. Sentiva il calore della sua pelle attraverso la maglietta: Adrien era vero, non era solo un viso su una copertina, era vero, ed era con lei.

-Ti amo-, gli disse, e si lasciò baciare dolcemente a fior di labbra. Sorrise perché le era venuto dal cuore, vincendo l’imbarazzo che quelle due parole, con tutte le aspettative di cui erano infarciti libri e storie da bambine, implicavano.

-Devi imparare a conviverci, Marinette-, Adrien le prese il viso tra le mani e la baciò ancora, -Questa è la mia vita e ti posso garantire che farei volentieri a cambio con qualunque altra banale attività da quindicenne-, abbassò lo sguardo, -Ma non posso.-

Marinette si sollevò sulla punta dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia, -Mi ci abituerò-

Ed era vero. In fondo si era abituata in un solo giorno a baciare l’oggetto dei suoi più reconditi sogni, nonostante il timore ed era la cosa più bella che avesse mai fatto.

Le tornò in mente la domanda di Alya, sul “tipo di bacio” che si fossero dati e si vergognò… si sentiva ancora una bambina, per certi aspetti, mentre sapeva che certe urgenze erano normali alla sua età. Si affrettò a chiudere tutte le finestre sul suo pc.

-Però, Marinette, se ti presenti così, a me mi fai morire-, le disse in un orecchio Adrien, cingendole i fianchi da dietro e affondando con la faccia tra i suoi capelli. Le sue mani tremavano appena chiuse su di lei. Sarebbe potuta morire lì, felice.

-Le tue gambe devono stare coperte, se non vuoi che succeda qualcosa di tragico come l’altro giorno a scuola…-, aveva una voglia di allungare le mani e carezzare quella pelle profumata, Cristo se lo voleva…

Marinette si beò di quel contatto e si allungò verso di lui, abbracciando la sua testa sulla spalla.

-Spostati-, era impossibilitata ad obbedire, se lui le stava addosso. E onestamente non era così tanto impellente ricoprirsi… Adrien si allontanò e lei si piegò per mettere i pantaloni.

Quello che il ragazzo intravide dallo scollo largo della maglia, quando lei si chinò per vestirsi lo fece avvampare. Si sforzò di non dare a vedere il suo turbamento e si mise buono buono seduto in un angolo, cercando di calmarsi.

-Ehi, cucciolo…-, Marinette scivolò davanti a lui seduta sulla sedia con le rotelle, -Che hai?-

Sto per morire d’infarto perché ho appena visto il tuo seno nudo, ma per il resto tutto bene.

-Plagg, cos’ha?-, si rivolse al kwami, che si rintanò in un angolo, senza fiatare, borbottando qualcosa.

-Aehm… Marinette, prova a non chinarti davanti a lui…-, sussurrò all’orecchio della ragazza Tikki, con un sorrisetto malizioso. Marinette portò istintivamente una mano al seno sussultando e pregò che Adrien non avesse visto molto.

Avevano dormito abbracciati, che c’era di così strano, in fondo?

-Ho bisogno di chiederti un grosso favore, mon chaton-, Adrien si scosse, perché lo chiamava così?

-Devo saperlo quando vieni in casa mia… potrebbe essere, ecco… imbarazzante… come prima-, sperava che avesse capito.

-D’accordo-, le promise: -Solo quando dormi allora-, le lanciò un sorriso storto e… no, non era d’accordo.

-Tornando a quelle idiozie-, si avvicinò al pc e con velocità riaprì le ultime pagine visitate con un sol tasto.

-Questo è messo in post produzione-, indicò qualcosa in un angolo e chiuse la finestra, -Questo è vero, ma ti garantisco che non è andata esattamente così…- Si era fermato sul video delle sirene. In effetti le mani addosso gliele avevano messe, ma l’atmosfera non era di certo intima e sensuale come la grafica aggiunta faceva desumere.

-E oggi?-, chiese candidamente Marinette, -Che hai fatto?-

Adrien si sedette e scostò i capelli dalla fronte, -Foto con completo di mio padre, foto con completo di mio padre con giacca in mano, foto con camicia, pantaloni e cravatta lenta, foto con delle rose qua e là…-, mosse una mano, -e così via. Sempre solita roba…-

-E Sirene avviluppate non ce n’erano?-, strusciò il naso contro il suo, sollevata.

-No…-, la negazione lasciava presupporre un seguito, che non arrivò. Marinette lo scrutò con sopracciglia increspate: -…Ma…?-, domandò.

Adrien si allontanò di un passo da lei, indeciso su come affrontare un argomento che gli premeva, ma che sapeva sarebbe stato doloroso.

-Ma c’era Chloe a vedere-, ammise, pregando perché Marinette non facesse una scenata.

La ragazza espirò, guardando a schiena curva un punto più scuro sul parquet della sua camera.

Adrien aspettò che dicesse qualcosa, dopo un po’ mise le sue mani sulle spalle di Marinette e la forzò a guardarlo: aveva il faccino truce, se fosse stata piccola, sicuramente avrebbe messo su un delizioso broncino.

-Non dici nulla?-, le domandò. In risposta Marinette scosse la testa e inghiottì.

Adrien sospirò: -Come ti ho già detto prima, non c’è nulla né c’è mai stato nulla tra me e Chloe, se non che siamo cresciuti insieme e questo evidentemente le dà il diritto di seguirmi come se fossimo parenti.- Allargò le mani cercando il modo migliore per esprimere il suo pensiero: -Chloe è convinta che prima o poi le chiederò di essere la mia ragazza… ma purtroppo per lei non ha capito che non accadrà mai e che questo suo atteggiamento mi impedisce di poter essere suo amico sincero. A Chloe non rivelerei mai il mio segreto né le permetterei di rubarmi il cuore-, si avvicinò a Marinette e le prese ancora il viso tra le mani, -Perché il mio cuore e il mio segreto sono già di tua proprietà.-

Le labbra di Marinette tremarono stendendosi in un timido sorriso, allungò una mano al volto di Adrien e prese delicatamente un ciuffo di capelli tra le dita, come se volesse accertarsi che fosse vero e reale.

-E poi preferisco di gran lunga le more, alle bionde-, aggiunse con un sorriso strafottente e la divorò in un bacio.

Marinette si lasciò andare dopo una simile arringa difensiva e per la prima volta si sentì un passo avanti a Chloe e tutte le sue cattiverie. Ricambiò il bacio di Adrien con tutta la sua piccola passione, vincendo morso a morso la sua timidezza e ricordandosi che, alla fine, lei era Ladybug e lui quello Chat Noir che le aveva per primo squarciato il velo della timidezza e rubato nel modo più bello che potesse esserci stato il suo primo bacio.

-Ridillo-, soffiò tra le sue labbra, dischiudendole a lui. Lo sentì aprirsi in un sorriso mentre cercava di approfondire il loro bacio.

-Preferisco le more-, sussurrò, riprendendo dove era stato fermato, ma Marinette si staccò da lui, tirando delicatamente con i denti il suo labbro, -No, quell’altra cosa-

Adrien si chinò a baciarle il collo, tenendo con una mano affondata tra i capelli neri la testa reclinata di Marinette. -Ridillo-, insistette con un gemito la ragazza.

-Il mio cuore è tuo-, sussurrò sulla sua pelle bianca; Marinette affondò le mani tra i suoi capelli e lo tirò appena per scostargli la testa dal suo collo: -Non mi basta solo il tuo cuore, voglio tutto-, gli occhi languidi accompagnarono le mani che scesero fino alla sua schiena.

Adrien si sentì avvampare, voleva lasciarsi andare e perdersi in quella richiesta; tornò a baciarla sulla bocca e la forzò senza trovare alcuna resistenza alla timida lotta che le loro lingue iniziarono a ballare.

Avrebbe voluto lasciare libere le sue mani di muoversi sul corpo di Marinette, toccare quello che aveva visto poco prima, sentire il calore della sua pelle, ma era troppo, troppo presto per andare oltre.

Si staccò con riluttanza, percependo che anche per lei andava bene così: si guardarono ed entrambi erano accaldati, con le labbra rosse e gli occhi che scintillavano. -Grazie-, Marinette gli sorrise con una dolcezza che era quasi struggente, lui la abbracciò stretta stretta quasi avesse paura che potesse sparire da un momento all’altro e prese a baciarle i capelli ancora umidi. -Ti amo, ti amo, ti amo-, ripeteva con il cuore in gola ad ogni bacio e sentiva le labbra umide della ragazza lambirle la pelle dove era appoggiata.

Rimasero abbracciati con la sola luce tremolante del monitor acceso nella stanza ad illuminare quegli attimi di infinito che avevano scoperto essere più preziosi dell’aria.

Un “bip” proveniente dal pc li disturbò, Marinette si sciolse a malincuore dall’abbraccio per spegnerlo, ma si fermò, capendo che era stata una notifica dell’aggiornamento di una pagina instagram. La curiosità fu più forte di lei e si ritrovò davanti ad alcune foto rubate ad Adrien: lui con un completo, lui con la giacca in mano, lui con la cravatta allentata e sempre lui, con svariate rose. “LadybugChic2002” le aveva appena postate e condivise sulla pagine “Tutte pazze per… Hot Top Boys”. Marinette si voltò verso Adrien, i capelli arruffati e sparsi sul viso bellissimo: -Credo che la tua amichetta ti abbia paparazzato-, riuscì a dire prima di scoppiare a ridere come un’idiota, da sola.

Almeno non le aveva mentito sulle foto scattate, era già un ottima prova di fiducia.

Adrien osservò a denti stretti quella pagina e per un attimo fu tentato di arrabbiarsi, ma la reazione di Marinette gli suggerì che non ne valeva la pena.

-Chloe non farà mai strada come fotografa-, disse soltanto, -E la prossima volta voglio che ci sia tu, insieme a me. Vedere la mia ragazza che mi guarda, invece che gli spaghetti di mammà, renderà le mie foto molto più hot…-, si prese in giro da solo e intrecciò le dita a quelle di Marinette, che, con l’altra mano, spense il pc.

-È tardi, che pensi di fare?-, domandò lei improvvisamente rattristata. Il ragazzo guardò istintivamente l’orologio e spalancò gli occhi.

-Devi dormire My Lady-, sembrava preoccupato.

-Devi dormire pure tu Mon Chaton: domani interroga a Storia dell’Arte-, Adrien storse la bocca e inspirò tra i denti, colto alla sprovvista. In tutta quella situazione si era completamente dimenticato dei suoi doveri scolastici.

-Se mi presti il libro, potrei rimanere qua in silenzio mentre tu dormi e leggere qualcosa ora-, era una richiesta sincera, più che una proposta. Marinette gli posò un bacio sulla guancia: -Se rimani qua mentre dormo, e dormi con me, ti prometto che domani verrà Ladybug a salvarti dal professor Poiren-, lo guardò con occhi dolci: -Resti con me?-, domandò.

-Considerato che mio padre ancora non è tornato e che posso sgattaiolare quando voglio domattina prima della mia sveglia, direi che la sua richiesta è accolta, mia signora-, la afferrò da sotto le ginocchia passandole un braccio dietro alle spalle e la portò sul soppalco, mentre lei si divincolava trattenendo gli strilli per non farsi sentire dai suoi genitori.

-Prima o poi ci farai scoprire-, mormorò Adrien sulla sua bocca, accogliendola in un dolce abbraccio, -Marinette, tu mi piaci tanto-

Le stesse parole di Nathaniel!

Marinette si irrigidì a quel pensiero che era balenato nella sua mente: non aveva affrontato la questione con Adrien e non sapeva bene come farlo, in realtà. Aveva paura che si arrabbiasse e che il loro splendido idillio venisse in qualche modo spezzato da quella paura strisciante che lei covava nel petto.

-Cosa c’è?-, Adrien si era accorto che aveva detto o fatto qualcosa di sbagliato. Si tirò su mettendosi su un fianco, le testa appoggiata al pugno chiuso, il gomito accanto a lei, sul cuscino.

-C’è… una cosa che mi sono dimenticata di dirti…-, Marinette si girò dall’altra parte, dandogli le spalle. Il tocco caldo della mano del ragazzo sul suo fianco la fece trasalire, per un istante.

-Ti ascolto-

-Si tratta di Nath…-, la mano si irrigidì, lo sentì prendere aria. -Oggi lui mi ha chiesto di nuovo di… uscire insieme… e ha detto quello che mi hai detto tu adesso-

-Marinette mi piaci tanto?-, domandò Adrien, atono.

La ragazza annuì senza parlare e si rannicchiò un poco. -Ho avuto paura, Adrien…-, era sincera.

Fu stretta in un abbraccio morbido e possessivo allo stesso tempo, le parole soffiate tra i suoi capelli: -Domani voglio che sia chiaro a tutti che tu sei la mia ragazza-, la strinse un po’ di più, -Non mi importa se ti vergogni o se Kurtzberg o Chloe ci rimarranno male o se qualcuno scatterà foto e le metterà su facebook: domani il gatto marca il territorio-, disse con voce dura.

Marinette cercò la mano del ragazzo e la strinse forte al petto, travolta dal brivido che quella minaccia significava per lei.

***

Quando si svegliò era sola. La finestra sul tetto era rimasta appena socchiusa e l’aria gelida del primo mattino filtrava proprio sopra la sua testa. Era consapevole che Adrien era andato via e sapeva che non sarebbe ritornato. Uscì dal tepore delle coperte e si allungò per chiudere la botola, quindi serrò le tende e tornò a rannicchiarsi laddove prima c’era lui.

Era inquieta per la minaccia meravigliosa che Adrien aveva fatto solo poche ore prima e si sentiva come un trofeo di un duello tra cavalieri. Aveva sempre pensato che nessuno avrebbe mai potuto considerarla alla stregua di un premio o un oggetto, ma con suo sommo stupore aveva da poco compreso che, se si trattava di Adrien, era pronta a fare da trofeo, coppa e anche scudiero, contemporaneamente.

Si rigirò più volte, ma le mancava il calore del suo ragazzo a confortarla; scese dal soppalco e andò giù in cucina, a prendere un bicchiere di latte. In casa tutto sembrava immobile e silenzioso, ma più giù, nella pasticceria, sapeva che le mani forti del babbo stavano lavorando già da tempo per preparare dolci, pane, croissant.

Decise di scendere da lui e lo trovò che impastava con tutta la sua forza.

-‘giorno-, gli disse, sbadigliando, -Posso stare un po’ qua?-

Tom la salutò andando ad abbracciarla con tutta la farina addosso e le diede subito un croissant della sua prima infornata.

-Non dormivi, cucciolotta?-, si sedette accanto a lei, guardandola come una cosa preziosa. Marinette alzò le spalle, affondò i denti nel croissant e alzò in un’espressione di godimento gli occhi al cielo.

-Papà, sei fantastico-

L’uomo sorrise compiaciuto: -Hai fatto la stessa espressione che ha fatto il tuo amico l’altro giorno-, la squadrò di sottecchi e notò il rossore imporporarle le guance. -Come si chiama?-, le domandò.

Marinette fece la vaga: -Non so a chi ti stia riferendo…-, diede un altro morso e la marmellata di fragole le riempì la bocca.

-Quello che ti piace, Marinette-, il rossore aumentò.

-A… Adrien…?-

Tom sorrise soddisfatto: -Sì, proprio lui: hai ragione, sai? E’ davvero un bravo e bel ragazzo.-

Il croissant le sarebbe andato di traverso… Marinette bevve un sorso di latte che si era portata da casa.

-A mamma e me piace molto. Quindi…-, portò una manona alla nuca e sorrise, più imbarazzato della figlia, -Noi approviamo-

Marinette non fece in tempo a pararsi la bocca prima di spruzzare tutto il latte in faccia al padre, presa alla sprovvista dalla reazione di tosse, risa, affogamento che la colse a quelle parole.

Lo guardò con occhi spalancati, mentre lui, con uno strofinaccio, si asciugava ridacchiando.

-E tu sei contenta, insieme a lui?-, domandò in un ultimo affondo: era rosso almeno quanto la figlia.

Marinette non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, si limitò ad annuire stringendo tra le mani il bicchiere tanto che le nocche erano diventate bianche.

-Bene-, Tom si alzò e si avviò verso il laboratorio,- Allora… a noi farebbe piacere conoscerlo…-

Marinette si dileguò colta dal più profondo imbarazzo: come aveva fatto suo padre a sapere che lei e Adrien… Corse in camera sua senza notare la mamma, ferma vicino alla porta interna della pasticceria.

Sabine guardò la faccia rossa della figlia che le correva davanti, poi quella del marito e sorrise.

Era in pace.

   
 
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