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Autore: CloudyCat95    16/05/2018    1 recensioni
Chloe era una ragazza di ventun'anni cresciuta in un'ambiente cattolico di tabù ormai socialmente superati. Il sesso non era contemplato nell'ideale della sua famiglia, infatti l'aveva portata al mondo la cicogna. Praticamente casa e chiesta dall'1 ai 14 anni, in un contesto di proibizionismo verso qualsiasi forma vista come ribellione o maleducazione verso i genitori.
Genere: Satirico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Diario di una vita non programmata

Introduzione a una vita


Chloe era una ragazza di ventun'anni cresciuta in un'ambiente cattolico di tabù ormai socialmente superati. Il sesso non era contemplato nell'ideale della sua famiglia, infatti l'aveva portata al mondo la cicogna. Praticamente casa e chiesta dall'1 ai 14 anni, in un contesto di proibizionismo verso qualsiasi forma vista come ribellione o maleducazione verso i genitori.
Un'altra epoca, quasi, rispetto a quella che si ergeva nel mondo esterno alle sue mura di casa.

Lei però non era cresciuta così, stranamente. Da sua madre che le aveva sempre ripetuto "Ragiona con la tua testa, non farti influenzare dalle idee degli altri" - quando palesemente pensava di crescerla facendola pensare come lei e il resto della famiglia - alla vita scolastica che le dava quel senso di libertà, temporanea, che tanto bramava ogni giorno.
Litigava spesso con i suoi genitori, in particolare con sua madre, anche per le più piccole sciocchezze: rientrare a casa a mezzanotte piuttosto che alle undici di sera - "Se è buio alle undici ci sarà lo stesso buio a mezzanotte!" - o sentirsi proibire di vestirsi in un certo modo - un paio di leggings leopardati color acquamarina non la facevano certo una puttana, con quel visino dolce da bambolina che aveva -.
Insomma, fortunatamente poco a poco si stava prendendo la libertà che desiderava, lottando, litigando, contro le persone che, alla fine, l'unica colpa che avevano era quella di amarla troppo con una mentalità ristretta.

A sedici anni, a rigor di poi, aveva fatto IL guaio: la prima cotta, quella che ti fa esplodere le farfalle nello stomaco ogni volta che si incontra lo sguardo dell'altro. Diceva, all'inizio, di faticare a ricordarsi il volto di lui.
All'inizio, le lotte in casa: un fidanzatino a sedici anni? Giammai!
L'unica cosa di cui non si pentì era di aver trovato in quel periodo la forza di lottare di più per la sua libertà.
Conseguenze: perdita della verginità, ideale (sbagliato) del primo amore che doveva essere anche l'unico, quasi cinque anni di sofferenza, frustrazione, e semi-depressione che l'avevano portata ad essere una persona fredda e distaccata. L'empatia innata che aveva, quella però, non gliela poteva togliere nessuno.
La rivincita: mollò quel ragazzo pochi giorni prima di Natale, che erano pochi giorni prima del compleanno di lui, che erano, di fatto, pochi giorni prima di Capodanno.

La sua VERA libertà, quella che ne aveva proprio il sapore, se l'era finalmente presa.
Un altro tipo di libertà che aveva percepito, la prendeva attraverso l'odore: l'odore intenso, l'odore dell'uomo che, paradossalmente, di lì a poco avrebbe amato come non mai.
Scopamici, si definivano. Fcevano sesso, si divertivano insieme, ma si bramavano più del normale, più di una semplice amicizia di letto. Lui l'ha voluta subito, sin dal primo momento in cui l'ha posseduta. Lei, con la voglia di avventura e libertà che le ribollivano nel sangue, al massimo aveva accettato per una relazione aperta.
Dopo una sola settimana la relazione si trasformò in chiusa, perché lui, Yari, le aveva fottuto il cervello.
   
 
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