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Autore: TheTimeTrav    16/05/2018    2 recensioni
I segreti di lavorazione si passavano da maestro ad apprendista
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 «Quindici anni? Avevi quindici anni quando hai iniziato?» Le parole di Cleto arrivarono alle orecchie di Efraim tra un colpo di martello e l’altro: «Esatto! Armaiolo del re per quarantasette anni! Forza ragazzo, solleviamola.» Maestro ed apprendista alzarono il grosso blocco di ferro, ormai raffreddatosi, per poggiarlo nuovamente tra le fiamme; Efraim corse al mantice: ogni volta che il soffietto si abbassava, dalla fornace uscivano delle scintille che svanivano nell’aria dopo pochi istanti. Una volta reso nuovamente incandescente, Cleto riprese a battere ritmicamente sul metallo, che stava prendendo la forma di un’imponente spadone. L’ultimo colpo calò sul ferro incandescente, sprigionando minuscole scintille, e la porta della fucina si aprì. «Buongiorno, Mastro Cleto! E buongiorno anche a te, giovane Efraim.» Re Ulmrich disse ai due uomini di alzarsi, quindi si avvicinò all’incudine. «E così questo sarebbe lo spadone per mio figlio?» Il sovrano alzò la lama a livello degli occhi, per osservarne il filo; Cleto si mise alle sue spalle ed indicò davanti a sé: «Sire, vedete quelle piccole increspature nei pressi della punta? Sembrano inutili, ma in realtà permettono di trattenere per pochi, preziosi istanti la lama dell’avversario. Un vantaggio non indifferente, vero? Poi… Efraim, potresti prendere i progetti dell’impugnatura, per favore?» Il ragazzo tornò con diversi rotoli sottobraccio, quindi invitò il re ad avvicinarsi: «Le idee sono queste: ho deciso di unire praticità ed eleganza, senza aggiungere fronzoli inutili che potrebbero essere d’impaccio allo spadaccino; per questo le linee sono morbide, simili ad archi, come potete vedere qui...», Efraim percorse col dito l’elsa disegnata sulla pergamena, quindi prese un altro progetto, «… e qui.»
«Mh… interessante. Questi progetti li avete fatti voi, Mastro Cleto?» Efraim abbassò lo sguardo, imbarazzato. «Li… li avrei fatti io, mio re.» Ulmrich emise un fischio di ammirazione e diede una pacca sulla spalla al giovane. «Beh, complimenti, ragazzo!» Il re si rivolse a Cleto: «Avete trovato un ottimo apprendista, non lasciatevelo scappare… vi lascio al vostro lavoro, buon proseguimento!» I fabbri si inchinarono, sollevando il capo solo quando il re fu uscito dalla fucina.
 Dopo circa due settimane, Cleto riferì all’apprendista che il re aveva chiesto espressamente di lui, che consegnasse la spada al figlio il giorno del suo ventesimo compleanno. Da allora Efraim lavorò senza sosta, spesso anche di notte, per ultimare la spada, che fu completata in meno di nove giorni.

 Il sontuoso banchetto era stato allestito nel parco del castello: i cuochi avevano preparato carni pregiate, verdure e pani fragranti; il re aveva scelto personalmente il vino, un Reale Sangue Antico, alla cui pigiatura aveva presieduto egli stesso. I servi avevano montato una serie di lanterne tutto intorno ai tavoli, per illuminare gli invitati una volta giunta la sera, ed i cantori avrebbero allietato la festa con musica e danze. Partecipò tutta la corte, Cleto ed Efraim compresi: intabarrato nel suo elegante abito, il giovane si sentiva costretto e limitato nei movimenti, e continuava a riavviarsi dietro le orecchie i ciuffi di capelli che periodicamente sfuggivano al controllo della sua acconciatura; accanto a lui, avvolta in un panno, era poggiata la spada, già alloggiata nel fodero. «Rilassati, ragazzo: è solo una spada!» Cleto sembrava essere stato completamente inghiottito dall’atmosfera festosa: dopo aver mangiato si era gettato insieme alla Prima Governante nella Danza dei Servi, battendo le mani al ritmo dei cimbali. Quando giunse il momento della consegna dei regali, il principe si alzò in piedi e si mise davanti al tavolo d’onore, sorridendo. I Sapienti gli fecero dono di un tomo, un manuale di storia militare, di cui il giovane erede era appassionato; gli Uomini delle Isole portarono una cassa contenente otri di Oro Limpido, un liquore dal sapore speziato, la cui ricetta era avvolta dal segreto. Arrivarono altri doni, poi re Ulmrich si alzò in piedi, chiedendo il silenzio con un gesto di mano. «Figlio mio, è ora che tu riceva il mio regalo. Mastro Cleto ed il giovane Efraim ci hanno lavorato personalmente nelle passate settimane, seguendo un progetto dell’apprendista.» Si voltò in direzione di Efraim, che avanzò verso il tavolo d’onore con la spada poggiata sulle mani; fermatosi davanti al re ed al principe, si inginocchiò. Il re prese l’involto e liberò il fodero, quindi porse l’impugnatura dell’arma al figlio, che la sguainò, producendo un secco suono metallico. Alla vista della lama, lucente grazie alle lampade, tutti gli astanti applaudirono, mentre i più vicini a Cleto lo ricoprivano di complimenti. Sopra a tutto il fragore, il principe Kathren ordinò ad Efraim: «Alzati.» L’apprendista si rimise in piedi, guardando il principe negli occhi: pur essendo più vecchio di lui di un anno, il principe era più basso ed esile; Kathren mise le mani sulle spalle ampie dell’apprendista e con occhi lucidi gli disse: «Grazie, amico mio. Tu ed il tuo maestro avete fatto un ottimo lavoro.» Efraim tornò a sedersi quasi fluttuando, e non si riprese nemmeno quando qualcuno lo chiamò: si voltò e vide una giovane cameriera dai grandi occhi azzurri che lo guardava con un sorrisetto. «Sei tu quello che ha forgiato la spada, vero?» La ragazza fece un passo verso di lui. Efraim farfugliò: «Ehm, io, sì… ma ha lavorato anche...» Un sottile dito sulle labbra lo fece tacere. Un altro passo.
«Certo che quelle braccia devono essere proprio muscolose, se riescono a sollevare armi così grosse… ti va di farmele vedere da vicino?» Completamente rapito, il giovane seguì la cameriera all’interno del castello.

 «Qualcuno ha visto Efraim?» Cleto guardò in direzione di Jungras, il mastro spadaccino, che si accarezzò compiaciuto la lunga barba. «È giovane e bello, fratello mio: avrà fatto breccia nel cuore di qualche ragazza.» L’armaiolo portò il calice alle labbra. 
«Sapete, Mastro Cleto? Vi somiglia molto.»


Messaggio dell'autore: Salve! Mi sembrava giusto far sentire (nei limiti del possibile) la mia voce. Questa storia è slegata dalle altre due che ho pubblicato, che fanno parte di un progetto molto ampio che ho intenzione di portare a termine dopo averlo sviscerato completamente e le sue potenzialità sono virtualmente infinite. Vi invito a farmi sapere cosa ne pensate: ogni recensione è bene accetta, purché sia costruttiva. Peace out.
Time? 
   
 
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