IV.
Era una Nata Babbana
A
Hogsmeade il freddo rischiava di congelare Hermione, che aveva stretto la sciarpa rossa e oro al collo
in una morsa soffocante. Tirò su col naso e si accorse di aver perso di vista
Harry e Ron, ma gli aghi ghiacciati che le
perforavano il corpo la costrinsero a lasciar perdere e ad entrare nel primo
locale disponibile. Si sentì fortunata non appena notò l’insegna familiare dei Tre Manici di Scopa: aveva assolutamente
bisogno di bere una Burrobirra bollente.
Entrò
e richiuse alle sue spalle la porta possente, lasciando l’inverno all’esterno.
Tolse giacca e sciarpa, sollevata, e sedette sul primo tavolo disponibile,
notando all’ultimo un ragazzo fin troppo noto poco più in là. “Fred Weasley” sentenziò, alzando gli occhi al cielo e cercando
di nascondersi. Era dall’inizio dell’anno che sembrava averla presa di mira,
combinandone di tutti i colori e urtandola in continuazione – l’aveva avvisata,
Ginny, che i Prefetti dovevano avere a che fare con i
gemelli Weasley ventiquattr’ore su ventiquattro.
Attese
la Burrobirra con impazienza, quando sentì un tonfo
sulla sedia davanti a lei. “Ehilà, Granger.” Fantastico.
“Ehilà,
Weasley” rispose, ostentando arroganza. “Vattene.”
“Che
dolce” fece, ironico.
“Per
favore, voglio starmene in pace. È la mia giornata libera e devi rompermi anche
oggi?”
“Scusa,
è che, Granger, sei diventata il mio passatempo
preferito” rise tra sé e sé.
La
ragazza sbuffò, decisa ad ignorarlo – se
ne sarebbe andato, prima o poi. Arrivarono due Burrobirre
e bevve tutto d’un sorso, scaldandosi all’istante. Fred la osservò divertito. “Hai
fame? Se vuoi ti prendo qualcosa.”
“No,”
ribatté. “Non è un appuntamento. E comunque, l’unica cosa vorrei non la
vendono.”
“Cosa?”
Si
sentì, illogicamente, un po’ in imbarazzo. “La pizza.”
“Merlino,
suona così da Babbani” la canzonò il gemello,
scherzoso.
Hermione,
contrariata, alzò un sopracciglio. “Perché, la mia famiglia cos’è?”
Fred
sembrò appuntarsi qualcosa in mente, che aveva precedentemente trascurato: la Granger era una Nata Babbana.