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Autore: corvonero83    19/05/2018    0 recensioni
"Un rumore improvviso e assordante lo ridestò dai suoi pensieri. Veniva dal piano di sotto e decise di scendere. Non era solo.
Scese le scale piano e con cura e si affacciò nella stanza dove provenivano ancora dei rumori metallici.
Si bloccò.
Vide un bambino, tutto si sarebbe aspettato ma non di certo di trovare un bambino. Uno scricciolo intento a raccogliere delle pentole che gli erano cadute e che borbottava tra se tutto concentrato in quello che stava facendo.
Quel cosino così magro, esile, assorto nel suo da fare; ebbe un flash, un bambino ugualmente magro, ugualmente assorto su un disegno, cambiava solo il colore dei capelli: quello del suo ricordo li aveva biondicci, il bambino davanti a lui li aveva neri come la pece.
Di colpo sentì gli occhi di quello scricciolo puntati su di lui." (dal Secondo Capitolo)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

 

 

Due mesi dopo

 

Clint stava cercando di rimettere in moto quel vecchio rottame ma il trattore non ne voleva sapere.

Sbuffò gettando per terra la chiave inglese.

Stava bene o meglio, cercava di sentirsi bene. Aveva volutamente interrotto i contatti con tutti. Aveva lasciato un contatto solo a Nat, in caso di emergenze veramente gravi. Ma per ora voleva pace.

Aveva ancora male al cuore. Un vuoto, quel vuoto causato da una perdita così importante lo stava ancora divorando, soprattutto la notte. Aveva tentato in tutti i modi di riempirlo ma non ci riusciva, ne la campagna, ne spaccare legna tutto il giorno, ne tirare con l’arco centrando tutti gli alberi del bosco.

Nulla.

Solo dolore. Silenzioso e subdolo.

Decise di rientrare in casa per farsi un caffè. Era quasi l’ora del tramonto e una leggera brezza rendeva godibile l’afa di quelle giornate soleggiate. Chiuse la porta del capannone e si diresse verso casa quando un ronzio attirò la sua attenzione. Un ronzio lontano che ben presto divenne il rumore di un motore. Un puntino si stava avvicinando dalla strada che portava alla cancellata. E per lui, Occhio di Falco, fu un attimo capire chi era quel puntino.

Doveva aspettarselo. Glielo aveva promesso quel giorno, prima di separare la sua strada da quella degli altri.

Sospirò rassegnato. Stava per iniziare un ‘altra missione. Forse la più importante della sua vita

Più importante di quando dovevi uccidere Natasha?”

Non lo sapeva. Sapeva solo che nel suo io più profondo era felice di avere di nuovo uno scopo.

Il tempo di raggiungere la porta di ingresso e la moto varcò la cancellata raggiungendolo.

Il pilota spense il motore e scese sicuro. Il braccio di metallo splendeva ai pochi raggi rimasti del sole.

James si tolse il casco lasciando liberi i capelli di nuovo lunghi, di nuovo arruffati.

Si avvicinò all’altro con circospezione, cercando di leggere negli occhi dell’arciere se fosse felice o no di vederlo. Il sorriso sincero di Clint lo fece tirare un sospiro di sollievo.

-Agente Barton- Bucky allungò la mano che Clint strinse saldamente.

-Non sono più agente, lo sai. Barnes mi stavo cominciando a preoccupare!-

James sorrise, un sorriso un po’ tirato ma comunque sincero.

-Ci ho messo un po’ ma l’ho trovato. So dove si trova Magneto-

Clint sospirò -Dove?-

-Polonia- James sapeva cosa stava tormentando l’arciere -Te la senti ancora? Non sei obbligato ad accompagnarmi. Clint io lo so...-

-E se è davvero morta?!- Clint lo fermò, facendogli quella domanda che li tormentava tutti e due da quando Magneto si era portato via il corpo esanime di Lena.

-Voglio vedere il suo corpo. Non mi interessa se la devo disseppellire! Non mi interessa se mi farà vedere della cenere o una lapide! Lo farò confessare. Voglio la verità!- James aveva ancora veleno dentro di se. Se non scopriva la verità su Lena non avrebbe mai potuto ricominciare a vivere come voleva Steve.

-Va bene. Vanja?- Clint capiva il suo dolore e la sua frustrazione.

-E’ già a Cracovia- James abbassò lo sguardo -Lo so che sono solo un illuso Clint. Ma quando l’ha portata via Lena respirava ancora. Debolmente ma respirava! Non credo l’abbia lasciata morire senza fare qualcosa, dopotutto è sua figlia!-

Clint annuì.

-Sono pronto, l’ho promesso a te e a Vanja. Soprattutto l’ho promesso a lei. Vieni dentro, prendiamo un caffè e poi partiamo-

Bucky sorrise con un velo di tristezza negli occhi.

Sperava di ritrovarla, viva! Forse Magneto l’aveva davvero salvata, non gli importava se doveva affrontare ancora una Lena che aveva subito un lavaggio del cervello. Non gli importava se davanti a lui si sarebbe presentata Anya e non Lena.

Voleva solo vederla viva.

Poterla abbracciare di nuovo, sentire il suo profumo.

Vedere di nuovo il suo sorriso.

 

 

Steve era steso sul letto, le braccia dietro la testa, assorto nei suoi pensieri. Si sentiva solo, abbandonato un’altra volta.

E anche questa volta poteva fare ben poco per ribellarsi.

Bucky aveva deciso di seguire il suo cuore e il cuore del Soldato gli imponeva di cercare la verità su quella ragazza mutante. Lena forse era viva e se così fosse, Bucky lo doveva giustamente scoprire.

Solo, perché non lo voleva con lui?

Steve lo avrebbe seguito in capo al mondo.

“’Till the end of the line”

Ma Bucky era sparito da una settimana senza lasciare traccia.

Con lui era scomparsa anche Natasha. Non dal nulla e non senza averlo avvertito prima. Due giorni dopo la lotta con Magneto la Vedova si era presentata nel suo appartamento per dirgli la verità: non sarebbe mai potuta essere una fidanzatina modello.

Ma questo Steve lo aveva sempre saputo. Il problema tra loro era la chimica. Non poterono non finire con il baciarsi di nuovo e dal bacio a toccarsi e da lì direttamente sul tavolo della cucina. Il solo pensiero di quello che aveano fatto (di quello che gli aveva fatto Natasha!) in quell’appartamento lo faceva arrossire e soprattutto l’idea che Sam potesse scoprirlo lo divertiva. Ma non aveva detto niente all’amico che in quei giorni era ancora ricoverato in ospedale.

Natasha gli aveva dato quel poco che poteva dargli di se stessa per poi scappare. Senza una parola. Anche lei.

Come Bucky.

“Maledetto addestramento russo!” pensò riluttante.

Proprio Sam lo riportò alla realtà.

-Capitano ho una lettera per te-

Steve si sentiva ancora un po’ scombussolato -Natasha?- chiese speranzoso.

-Non voglio darti false speranze. Il mittente non c’è e il destinatario è scritto a macchina-

Steve prese la busta e rassegnato l’aprì.

Pensava che neanche Clint sapeva nulla della Vedova e la cosa un po’ lo preoccupava. Ma anche Clint aveva avuto la sua dose di dolore in quell’ultimo scontro, l’arciere voleva solo stare solo a masticare la sua rabbia.

Erano stati distrutti emotivamente.

 

Caro Steve

mi dispiace davvero molto di averti abbandonato dopo averti ritrovato. Sai bene che il mio cuore ha bisogno di verità. Non ti ho voluto con me perché questa è una mia guerra personale. Tu non c’entri nulla e so che devi risolvere anche tu le tue. Rimettiti in forma perché tornerò presto.

Abbiamo settantanni da recuperare, giusto?

Tuo “fino alla fine”

 

Bucky”

 

Il Capitano sorrise a quelle parole. Almeno lui si era degnato di scrivergli due righe.

“Sei stato un fulmine a ciel sereno Capitano” la voce di Natasha continuava a ronzargli nella testa. E non solo la sua voce suadente ma anche le sue mani e la sua bocca che gli avevano insegnato cose assolutamente inimmaginabili per un ragazzotto di Brooklyn.

-E’ lei?-

-No, lui!- Steve sorrise -Notizie da Tony?-

-No, o meglio un messaggio in cui dice di aver cerato Banner ovunque ma senza esito-

Il Dottore dopo lo scontro con Abominio era scomparso. Tony lo aveva lasciato sottochiave in una specie di infermeria di quella Prigione ma quando erano andati a riprenderlo la porta era stata divelta e uno dei super jet tenuti nei sotterranei era sparito.

-Ha detto anche di vedere la puntata del reality questa sera-

Steve sospirò.

L’altra trovata di Tony Stark, aiutare Dwayne Michael Taylor a finanziare un gruppo di giovani supereroi in erba messi in televisione in modo che il mondo possa abituarsi all’idea di convivere con esseri con super poteri.

New Warriors li avevano chiamati.

Steve non ne voleva sapere niente!

-Ok!- Sam sparì nel salotto.

Dopo poche ore proprio una telefonata di Tony costrinse Steve ad accendere la tv.

-Tony?-

-Capitano- la voce di Stark era cupa.

-Cosa succede?-

-Accendi la tv. Dobbiamo andare in Connecticut!-

Steve non se lo fece ripetere, con il telefono in linea prese il telecomando e chiamò Sam.

Il telegiornale mandava in diretta immagini di morte e distruzione. Fuoco ovunque, donne per strada con bambini in braccio che piangevano.

“Non si capisce ancora cosa sia successo realmente qui a Stamford, nel Connecticut. Sappiamo che sono coinvolti i giovani protagonisti del reality New Warriors e che l’esplosione è avvenuta davanti ad una scuola.

La gente è impaurita e arrabbiata questi giovani super eroi o mutanti sono nostri amici o dobbiamo considerarli un pericolo per la nostra incolumità?”

Steve rimase di pietra. La voce della giornalista continuava a parlare ma lui non la sentiva più. Solo quelle immagini di distruzione e stavolta i colpevoli erano solo loro.

Super eroi che avrebbero dovuto proteggere il mondo.

Questa volta le conseguenze sarebbero state pesanti per tutti.

Sarebbe stato l’inizio di una nuova guerra, solo che il Capitano ignorava che quella guerra lo avrebbe visto lottare proprio contro molti dei suoi amici.

 

  
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