Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Eleonoir Bastet    19/05/2018    3 recensioni
AVVERTENZA!
E' una storia [Luka x Marinette], pregherei quindi coloro a cui non piace la ship di non insultare e non leggere.
E' principalmente un ipotetico seguito dell'episodio 12, Captain Hardrock. 
Inoltre i protagonisti nella storia hanno sui 16/18 anni :3
Estratto dal secondo capitolo:
Non risposi, mi godetti solo la calma che il suo abbraccio e il suo tono sommesso mi trasmettevano, ed era qualcosa di veramente strano e confortante al tempo stesso.
Strano perché ci conoscevamo davvero da poco, pochissimo tempo eppure non mi dava fastidio sfogarmi in quel modo in sua presenza e anche lui sembrava essere assolutamente a suo agio. Dovevamo aver instaurato una specie di empatia e io non avevo idea di come gestirla.
« Non dare il tuo cuore in mano a persone che vogliono solo calpestarlo, Marinette. »
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Juleka, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SHAMELESS


Clicca QUI per visualizzare la storia su Wattpad!

Quella sera il cielo era magnifico, nemmeno una nuvola oscurava la lucentezza delle stelle, annunciando definitivamente l'arrivo dell'estate.

Eravamo finalmente davanti al locale che la classe aveva affittato per l'occasione, la luce variopinta degli interni e alcune lanterne molto carine rischiaravano la veranda.

E, signore e signori, ero arrivata a fine giornata senza fare figuracce in presenza di Adrien, un giorno epocale che probabilmente verrà ricordato negli annali!

Comunque c'erano alcuni nostri compagni seduti sul muretto, ma molti probabilmente erano già dentro, affiancati da altri gruppetti di ragazzi che non conoscevo. 

In particolare il mio sguardo si focalizzò sul vestito decisamente appariscente di Rose che, quando ci notò, fece un sorrisone avvicinandosi.

« Ragazzi, sono felicissima che siate qui! Sarà una serata indimenticabile! » strepitò entusiasta, saltellando sul posto nella sua nuvola di tulle e brillantini rigorosamente rosa.

Ero sempre più sicura che sarebbe stata perfetta per recitare la parte di Trilli se mai avessero fatto un film su Peter Pan.

« Pensavamo che non sareste più venuti. » ci informò Alix, sorseggiando un liquido anomalo da una lattina, col suo tipico atteggiamento da maschiaccio.

Alya scoppiò a ridere. « Wow, grazie per la fiducia! » 

Intrecciò le dita a quelle del suo ragazzo. Poi però sembrò notare qualcosa dietro di me perché iniziò a lanciare delle occhiatacce che mi allarmarono non poco.

Mi sarei dovuta girare... ? Ma se poi quella persona si fosse accorta che la stavamo fissando sarebbe stato imbarazzante... 

« Comunque sia venite dentro! C'è tantissimo cibo, le tartine poi... sono spettacolari! » intervenne la fatina bionda, interrompendo i miei ragionamenti, e prese a braccetto me ed Adrien trascinandoci all'interno. 

La stanza era spaziosa con un paio di tavoli stracolmi di vassoi che vantavano vari primi, secondi, dolci e bevande, qualche poltroncina in un angolo e una parete finestrata aperta che portava al giardino dove una band con dei ragazzi, di qualche anno più grandi di noi, si stava esibendo.

« Juleka, guarda chi ho trovato! » strillò Rose per farsi sentire da sopra il volume della musica, la povera ragazza era seduta sul bracciolo di una delle poltrone e stava sbocconcellando un tramezzino un po' più lontana dalla folla.

Probabilmente avere così tante persone intorno era un bel disagio per un carattere timido e riservato come il suo, potevo capirla.

« Hey! » ci salutò, riservandomi un sorriso sulle labbra tinte di viola scuro.

« Ciao Juleka... » ricambiai, incerta.

Ero sicura che sospettasse fosse successo qualcosa fra me e il fratello.

Anche perché sicuramente aveva notato che il doppio letto, sotto al suo, non era stato tirato fuori. Il che mi metteva non poco a disagio... speravo solo che non avesse pensato al peggio.

« Ma si può sapere chi diamine sono quei ragazzi? Non credo che nessuno di noi li conosca. » bofonchiò Nino con il piatto e le guance già piene di cibo.

I ragazzi in questione erano più grandi di noi come quelli fuori in veranda e, più che interessati a socializzare con noi, sembravano totalmente presi dai ragazzi che stavano suonando.

Juleka abbandonò il suo tramezzino mezzo mangiucchiato sul piattino di plastica colorata che teneva sulle cosce mentre Rose le avvolgeva affettuosamente il braccio dietro la schiena.

« Frequentano la stessa scuola di mio fratello. » ci informò timidamente.

« Ok, ma cosa ci fanno qui? » insistette Alya fulminando con lo sguardo, ancora, qualcuno. E quella volta mandai al diavolo la buona educazione voltandomi anche io a guardare, incontrando un paio di occhi bruni che sostennero il mio sguardo per un attimo per poi concentrarsi su Alya. 

Come biasimarlo in fondo, quella sera era veramente stupenda.

« A quanto pare il gruppo che sta suonando è nato in quella scuola e vengono sempre molti studenti ad assistere! » spiegò Rose, attirando di nuovo il mio sguardo su di sé.

Sorrisi. « In effetti sono molto bravi. »

E lo erano sul serio, c'era una batterista con i capelli raccolti a dread e uno stile molto alternativo, un bassista e un chitarrista dai capelli neri e il braccio destro tatuato fino al polso.

Ma quella che più mi aveva colpita era la cantante, non solo per i suoi capelli corti e rasati da un lato che variavano dall'azzurro al rosa, ma soprattutto per la sua voce bellissima e davvero molto particolare.

I miei pensieri vennero interrotti da due ragazze più grandi che si stavano avvicinando ridacchiando, i capelli sudati appiccicati al collo e alle tempie e il trucco ormai semi disfatto. « Scusatemi, voi frequentavate la scuola Françoise Dupont? » chiese quella mora mentre l'amica si buttava a capofitto sulle bevande che dubitavo fortemente non fossero alcoliche o perlomeno corrette.

Alya annuì e sembrava non aspettare altro perché iniziò subito a tempestarle di domande, visto che il nostro futuro liceo sarebbe stato lo stesso del loro. 

Da lì iniziarono ad aggregarsi altri due ragazzi e prima che ce ne rendessimo conto avevamo una festa nella festa.

Dovevo ammettere che mi sentivo piuttosto a disagio in mezzo ai ragazzi più grandi ma cercai comunque di partecipare alla conversazione, anche perché anche io ero piuttosto curiosa di sapere della nuova scuola. 

Mentre sorseggiavo dell'aranciata sapevo bene che probabilmente mi stavano bollando per la ragazzina pallosa e timida della situazione ma in quel momento avevo paura ad aprire bocca visto che l'amica della mora cominciò a strusciarsi e flirtare con Adrien che, nonostante l'imbarazzo, non si stava tirando indietro.

Una rabbia sorda iniziò a ribollirmi nello stomaco e la situazione dovette diventare pesante perché Alya mi sfilò il bicchiere e mi prese per mano. « Andiamo a ballare. »

Ci allontanammo di poco perché poi puntai i piedi con una smorfia. « Non ne ho voglia. »

« Allora fattela venire perché stare lì a fissarli non è un'opzione sana. » ribatté lei continuando a trascinarmi verso il giardino dove un gruppo di ragazzi stavano ballando.

E pensare che per tutto il giorno ero stata tranquilla intorno a lui... ma vedere che dava retta a una ragazza semi ubriaca che aveva appena conosciuto quando non si era accorto di me, dopo anni che gli venivo dietro, mi faceva venire voglia di prendere a pugni qualcuno. 

Alya mi tenne per mano mentre ballava, canticchiando una canzone pop che stavano suonando in quel momento. Ci misi qualche istante di troppo per riuscire a sciogliere i muscoli tesi e iniziare a ballare.

Chiusi gli occhi e mi abbandonai alla musica, i miei fianchi si mossero da soli e riuscii persino a regalarle un sorriso.

Il gruppo intorno a noi s'infoltì e anche Nino ci raggiunse ballando in modo scomposto. 

Ero così impegnata a ridere del suo modo di ballare che quando due mani mi si posarono sui fianchi trasalii.

Alya sgranò gli occhi e, voltandomi, mi ritrovai di fronte al ragazzo di prima dagli occhi scuri.

« Hey. » mi sussurrò all'orecchio mandandomi un brivido gelido lungo la spina dorsale, il suo alito puzzava di alcol.

« Hey... » risposi con una smorfia, facendo un passo avanti per mettere distanza tra me e lui ma sentii le sue mani stringermi più forte e la nausea aumentare di conseguenza.

« Non essere timida. » ghignò lui e più si premeva su di me con le sue mani che scivolavano lungo il mio corpo, più il panico iniziava a bloccarmi il respiro.

« Hey bello, toglile le mani di dosso. » sibilò Alya, avanzando verso di lui con tutta l'aria di volerlo prendere a calci.

Non fu necessario.

Affondai il tallone nel suo piede premendo con tutto il mio peso, complimentando me stessa per aver indossato dei sandali con il tacco quella sera. 

Lui grugnì dal dolore mollando la presa e ne approfittai per correre a rifugiarmi all'interno del locale, dove c'era Juleka, sperando che non mi avesse vista.

Speranza vana perché riuscì ad intercettarmi quasi subito e, diverse capatine al bagno e qualche canzone dopo, mi ritrovai costretta ad intrufolarmi nel unico posto dove non avevo ancora provato a nascondermi, dietro al palco.

Imprecai sotto voce mentre indietreggiavo verso la staccionata che separava il giardino dall'altra proprietà, gli occhi fissi sulla folla.

Si poteva sapere perché continuava a seguirmi?! Non ero l'unica ragazza lì e di sicuro nemmeno la più bella, diamine. 

Forse era uno di quei ragazzi che... 

« Sto iniziando seriamente a pensare che abbiamo una qualche specie di calamita o qualcosa di simile. » disse una voce alle mie spalle. 

Trasalii con un gridolino soffocato, voltandomi di scatto, finendo per urtare qualcosa. Probabilmente l'attrezzatura per montare il palco perché dei pezzi di metallo caddero a terra accompagnati da un rumore infernale.

Una risata cristallina sovrastò il chiacchiericcio che sentivo provenire dal giardino e la musica, invogliandomi ad alzare lo sguardo dal disastro che avevo creato.

Luka era comodamente appoggiato alla staccionata, i suoi capelli catturavano le luci colorate del palco risaltando l'azzurro delle punte ed indossava una semplice maglia nera a maniche corte e dei jeans sdruciti. 

Sgranai gli occhi e arrossii violentemente per la figuraccia, evidentemente l'universo non sopportava il fatto che non ne avessi fatte oggi.

Accidenti, pensai.

O forse lo dissi perché lui non la smetteva di ridere sommessamente.

« È un vizio di famiglia andare a nascondersi nei posti dove c'è meno gente possibile? » borbottai, scavalcando dei fili per avvicinarmi.

Lui prese il labbro inferiore fra i denti soffocando la risata ma un sorriso stupendo gli rimase comunque sulle labbra, non aiutando per niente il mio cuore. « Scusami, non volevo spaventarti. »

« F-Fa niente. » balbettai imbronciata, appoggiandomi alla ringhiera di fianco a lui, turbata più dal fatto d'essere così remissiva con lui che dal fatto che avesse riso, di nuovo, della mia goffaggine.

Da quello che mi disse quella sera in camera sua, avevo capito che non era una cattiveria... per niente.

Scossi la testa per evitarmi di arrossire.

A proposito, avevo detto che mi ero appoggiata alla staccionata di fianco a lui? Ecco... fate come se non l'avessi mai detto. 

Perché la posizione che lui e il suo metro e una Tour Eiffel trovavano comoda era invece uno strazio per me e il mio metro e uno sputo.

Mi rigirai per ben tre volte prima di arrendermi e staccarmi con una mancata nonchalance per spostarmi davanti a lui, dando le spalle al giardino.

Mi schiarii la voce. « Comunque, non credevo saresti venuto... »

Oh wow, bravissima Marinette. Una frase meno compromettente non potevi dirla? 

Inclinò la testa da un lato, studiandomi, gli occhi di ghiaccio riflettevano le luci del palcoscenico sopra di noi. « La cosa ti turba? »

Ecco, appunto.

Afferrai un pezzo di metallo dietro di me e lo strinsi forte, sentendo l'improvviso bisogno di sostenermi a qualcosa.

Distolsi lo sguardo quando sentii il calore che avevo dentro arrivarmi alle guance. « Perché dovrebbe? »

Okay, beh... in realtà avrei gradito molto se me lo avesse detto prima o che, perlomeno, ci fosse venuto a salutare.

Non che comunque gli avessi dato molte occasioni per dirmelo visto che dopo che ci eravamo svegliati nel suo letto ero letteralmente scappata, evitandolo per tutto il resto della mattinata.

Sospirò. « Sono venuto ad aiutare i ragazzi con l'attrezzatura e mi hanno chiesto di sostituire Camila per un po'. » 

Anche se era chiaro che avrebbe voluto rispondere alla mia domanda e in cuor mio lo ringraziai per non averlo fatto, sarebbe stato troppo imbarazzante per me.

« Camila... la cantante? » chiesi, ricordandomi che alcuni ragazzi avevano nominato questo nome.

Annuì. « Tu, invece. Che ci fai qua dietro? »

Come potevo fare per spiegargli che un ragazzo voleva... 

« Scappi da un ragazzo? » aggiunse con un sorrisetto.

Oh.

Mi accigliai, sospettosa. « Come fai a saperlo? » 

Vai a vedere che era pure un indovino.

Oppure mi spiava...

Okay, no. Non potevo essere così paranoica ed egocentrica d'averlo pensato sul serio.

Spostò lo sguardo facendo un cenno con il mento. « Perché sembra proprio che ti abbia trovata. »

Mi voltai di scatto, guardando nella direzione in cui stava guardando lui, intercettando il ricciolo moro dagli occhi scuri che non mi stava dando tregua.

« Oh, no... » gemetti sofferente, cercando invano di nascondermi dietro a qualcosa.

Speravo che non mi avrebbe seguita anche fino a casa perché non volevo nemmeno sapere cosa avrebbe fatto se mi avesse raggiunta.

« Ma perché... ?! » sbottai irritata. La risposta non tardò ad arrivare.

« Devi averlo respinto, invogliandolo ancora di più. Lo fa con tutte. Tra l'altro sembra anche parecchio incazzato. » disse con un tono e un atteggiamento talmente tranquillo che quasi pensai mi stesse prendendo in giro, aveva persino un sorrisetto ironico stampato sulle labbra.

« Adesso vorresti dirmi che è colpa mia? » borbottai acidamente.

Il suo sorriso si allargò. « No... »

Si staccò dalla staccionata, avvicinandosi. « Ma conosco un trucco che lo farà sparire in un attimo. »

Aspetta un secondo...

« Quale... quale tru... » balbettai ma ogni pensiero razionale finì all'inferno quando le sue dita sfiorarono la mia guance, leggere come una piuma.

Sgranai gli occhi senza fiato mentre mi tirava indietro i capelli e guidava la mia testa vicino alla sua.

Troppo scioccata per opporre resistenza, mi ritrovai a fissarlo negli occhi, le bocche così vicine che potevo sentire il suo respiro caldo sulle labbra e il suo profumo, ormai diventato familiare, non aiutava per niente a dissipare il groviglio di pensieri che stava diventando il mio cervello.

Inclinò la testa senza mai distogliere lo sguardo dal mio e le sue labbra mi sfiorarono la curva della guancia, il cuore che martellava con violenza nella cassa toracica.

Non volevo che mi baciasse. Non mi sentivo pronta a gestirlo... non avevo nemmeno cominciato a provare a gestirlo.

Soprattutto quando il suo fiato mi stuzzicò il punto sensibile appena sotto l'orecchio e sentii i muscoli del ventre contrarsi, facendomi sussultare.

Una paura irrazionale mi assalì. 

Avevo paura perché, a conti fatti, Luka era il primo ragazzo che mi fosse mai stato vicino in quel modo. 

E sì ero inesperta... ma mi piaceva troppo per respingerlo. 

« Fidati di me. » mi disse all'orecchio, sovrastando la musica ad alto volume che vibrava nel mio petto.

Ci stavo provando, ma non avevo idea di cosa avesse intenzione di fare ed eravamo in territori delicati per me.

Le sue labbra mi scivolarono sulla guancia, il suo naso toccò il mio e i miei occhi si chiusero automaticamente.

La paura svanì nel esatto istante in cui le sue labbra sfiorarono morbide le mie, una scarica calda mi attraversò il corpo e le mie mani si staccarono dal metallo per afferrare la sua maglia.

Ma lui non andò oltre, si limitò a sfiorare, accarezzare... senza mai oltrepassare la soglia di un bacio vero e proprio, facendomi girare la testa e sospirare di frustrazione.

Schiusi le labbra, bramando più contatto, rubandoci i respiri a vicenda ma la sua presa salda sulla mia nuca gli donava il totale controllo della situazione e quando alla fine si allontanò un po' io stavo tremando.

Ci volle un minuto buono prima di capire che mi aveva detto che il ragazzo se n'era andato e altrettanto per capire di quale ragazzo stesse parlando.

O perché fossi lì.

O come mi chiamavo.

Accidenti... 

E dire che nemmeno mi aveva baciata.

L'unica consolazione era che anche lui sembrava scosso e il suo respiro accelerato. 

« Adesso... » disse poggiando la fronte sulla mia, catturando i miei occhi un'ultima volta.

« Non mi rivolgerai più la parola per un'altra settimana? » continuò, un sorrisetto gli incurvò un angolo della bocca e io non riuscii più a sostenere il suo sguardo. 

Mio malgrado, scoppiai in una risata sommessa. « No. » 

ANGOLO AUTRICE


Aggiornamento aggiornoso a tutti gentaglia 🌈✨

SIETE CONTENTI?

NO?

NEMMENO IOH.

Chiedo profondamente scusa per il ritardo clamoroso ma mi è capitata una cinciarella caduta dal nido e me ne sono sono dovuta occupare, ma adesso l'ho dovuta cedere a un nostro amico veterinario e... immagino non ve ne freghi niente vero?

Ok.

Me ne farò una ragione TT-TT

Spero di essermi fatta perdonare comunque😅

Purtroppo vi chiedo di avere pazienza perché fra circa 3 settimane ho gli esami e sono sommersa di roba da studiare quindi il periodo tra un aggiornamento e l'altro potrebbe essere lungo. Ma appena li finisco sono tutta vostra :3

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e come al solito ringrazio chi ha visualizzato/votato/commentato i capitoli precedenti! Fiorellini a voi 🌸

Al prossimo capitolo 🌚

Eleonoir
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Eleonoir Bastet