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Autore: Padfootblack    19/05/2018    1 recensioni
E se Alex avesse intrapreso una relazione con una collega musicista? E se non fosse tutto così idilliaco?
Raccolta di song fic!
Dal testo:
Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'"autrice": Buonasera a tutti! Mi scuso, ho scritto e riscritto questo capitolo 1000 volte e continua comunque a fare schifo,
ma dovevo pubblicarlo perché ormai siamo agli sgoccioli e la storia sta finendo.
Come avrete capito, non sono rimasta affascinata da TBHC e non riesco a scrivere nulla di decente
(non che io l'abbia mai fatto, ma almeno alcuni capitoli erano leggibili, ora non riesco neanche a scrivere frasi di senso compiuto).
Mi scuso per eventuali errori grammaticali e/o di senso, l'ispirazione mi sta abbandonando come ha abbandonato il Turner della mia storia. 

Tuttavia spero che a voi l'album sia piaciuto e che abbiate voglia di leggere la fine della storia, manca poco ormai.
Okay, ho finito. 
Buona lettura,
Padfoot

***




Star Treatment

L’anno di pausa da Turner mi era proprio servito. Ora riuscivo a vedere i manifesti di TBHC e sentire la sua voce in radio senza scoppiare a piangere come una fontana. Certo, la sua visita a sorpresa allo studio mi aveva destabilizzata, ma avevo scoperto di non essere più arrabbiata con lui. Avevo passato un periodo di frustrazione e rabbia, ma il tutto era stato poi coperto dalla delusione e, più tardi, dalla rassegnazione. Lei lo rendeva felice, io no. E pensare che potesse ancora esserci qualcosa fra me e lui era sbagliato, entrambi avevamo avuto la possibilità di riprovarci e nessuno dei due si era fatto avanti. Eravamo rimasti nel nostro limbo, incapaci di dichiarare ciò che provavamo, fino a quando lui non aveva fatto un passo indietro tornando da lei. Senza che nessuno dei due lo immaginasse, era stata la scelta migliore per entrambi. Loro si sarebbero sposati e io avrei avuto la mente libera per occuparmi della mia carriera. Io e Alex avevamo stipulato un tacito accordo: non ci saremmo più cercati, se non per estremo bisogno e ci saremmo comportati da persone normali se ci fossimo incontrati in giro. Come degli adulti normali che avevano smesso di aggrapparsi al ricordo di un sentimento passato e che stavano agendo adesso, nel presente, per crearsi un futuro migliore.

 

I just wanted to be one of The Strokes
Now look at the mess you made me make
Hitchhiking with a monogrammed suitcase
Miles away from any half-useful imaginary highway

I'm a big name in deep space, ask your mates
But golden boy's in bad shape
I found out the hard way that
Here ain't no place for dolls like you and me

Mi sedetti accanto a Taylor, sorseggiando il mio martini e guardandomi in giro, studiando le persone che ci circondavano e i loro comportamenti. C’era una ragazza bassina, con lunghi capelli neri che parlava animatamente con un ragazzo moro, totalmente perso nei suoi occhi. Il cameriere portò loro due birre, ma erano troppo presi dal discorso per farci caso. Chissà cosa si stavano dicendo di così importante da sentirsi nel loro mondo, ignorando qualsiasi cosa intorno a loro. Sentii una mano accarezzarmi il braccio e mi voltai verso Taylor, sorridendole mesto. In questi giorni mi capitava spesso di estraniarmi da tutto e fare i miei soliti viaggi mentali.

“Che c’è?”sussurrò premurosa.

“Nulla, mi chiedevo di cosa parlassero quei due”ammisi.

“Del nuovo album degli Arctic Monkeys”rispose sicura.

“Sono passati quasi due anni”

“Resta un bell’argomento di conversazione”. La sedia davanti noi si spostò e mi costrinse a spostare lo sguardo dai suoi occhi a quelli di Zachary.

“Ehilà, vecchio! Auguri!”. Avremmo passato la serata a bere, aspettando la mezzanotte per festeggiare il mio compleanno. Arrivarono tutti i miei amici, chi prima, chi dopo, e il tavolo iniziò a riempirsi di persone e di chiacchiericcio. Cosa fai? Come va la vita? Ma allora, questo matrimonio? Taylor rispondeva a tutto, come se fosse una sottospecie di segretaria, io continuavo ad osservare quei due ragazzini, così innocenti e ingenuamente felici. Era inutile prendermi in giro, vedevo un ritratto di me e della piccola Brown anni fa. Anche loro avrebbero iniziato una relazione senza sapere dove andare a parare? Anche loro si sarebbero lasciati a causa dei mille impegni e dell’insostenibile distanza? E poi si sarebbero cercati per anni, fingendo che nulla fosse successo, incontrandosi in qualche camera d’albergo e sparendo la mattina dopo? Possibile. Ma forse il destino avrebbe regalato loro un’altra possibilità e una via d’uscita. Questi pensieri mi consumavano, mi sentivo un vecchio novantenne che rifletteva sulla sua vita. Da quando ero diventato così pesante? Non era un bar sofisticato di Los Angeles se non passava almeno una nostra canzone ogni ora. Star Treatment riempì la stanza di un’atmosfera malinconica, perfetta per bere un martini in solitudine pensando a tutta la mia vita, dalla mia nascita fino ad oggi. Ammiravo gli Strokes e i loro riff di chitarra suonati con un’energia inaudita. Era tutto ciò che volevo essere da giovane, un ragazzino che scriveva testi geniali e assoli che il pubblico cantava a squarciagola ai concerti. Quanto tempo era passato e quanto ero cambiato. Ora non era più la chitarra il mio strumento prediletto, ma il pianoforte. Ero cresciuto, non potevo più cantare delle risse nei pub di Sheffield o delle corse scappando dalla polizia. Non potevo più cantare delle feste fatte in casa di Matt, dei sentimenti contrastanti di una relazione a distanza o dei capricci della mia ex ragazza. Non potevo neanche cantare la delusione della fine di una storia di quattro anni e la ricerca di qualcuno che mi facesse battere il cuore di nuovo. Ogni album aveva segnato un’era della mia vita e Tranquility Base sanciva come mi sentivo in questo momento della vita: tranquillo e in pace con me stesso, stabilmente fidanzato con una ragazza a cui non importava delle distanze, sempre pronta ad aspettarmi a braccia aperte a casa. Pronta a sacrificare qualsiasi cosa per me.

Miles si sedette sul divanetto, battendomi una mano sulla spalla: “Allora?”. Annuii, non c’era bisogno di spiegargli nulla, gli sarebbe bastato uno sguardo per capire a cosa stavo pensando.

“Per quanto ancora saremmo obbligati a sentire questo album?”scherzò.

“Sei venuto qui solo per il mio compleanno?”. Miles era in tour in questi mesi, mi stupiva che avesse preso un aereo solo per bere un drink e festeggiare la mia vecchiaia.

“Come sei egocentrico, sono qui per una visita di piacere”

“Vuoi aprire un casinò?”

“Già fatto”scherzò ancora. Sorseggiò una birra e si guardò in giro, senza lasciare intendere nient’altro.

“Visita di piacere”ripetei e sorrise sornione: “Ah, vecchio curioso di un Turner. Ho visto come guardavi quei due ragazzi”

“Sono un sognatore, lo sai”

“Amy ha i capelli leggermente più corti in questo periodo”. Lo guardai interessato e, senza bisogno che gli facessi delle domande, parlò sempre con lo sguardo fisso sui ragazzi: “Ieri sono andato a farle una visita. Sta bene, anzi, benissimo. È come rinata”. Ennesima prova che stava meglio senza me. Bevve un altro sorso di birra e osservò Taylor, ma era intenta a parlare con Cameron del nostro imminente tour.

“Non ha chiesto di te, a differenza tua”sussurrò Miles.

“Non ho chiesto di lei”

“Il tuo sguardo era quello di un cucciolo bisognoso di attenzioni”. Terminai il mio Martini e distolsi lo sguardo dalla coppietta. Ero solo curioso di sapere se fosse ancora viva, tutto qui.

“Non far finta di non sapere le sue prossime date”. Sì, sapevo che l’indomani avrebbe suonato qui a Los Angeles, ma non potevo andarci. Non con Taylor nei paraggi. Miles continuava a leggermi nella mente: “Prima di stare con te, Taylor amava i Supernova”

“Non verrà mai a un loro concerto”

“Chissà perché”. Sembrava fosse venuto solo per farmi sentire in colpa nei confronti sia di Tay sia di Amy. Che razza di amici ignobili che avevo. Lo osservai con un sopracciglio alzato, chiedendogli silenziosamente di mettere fine ai miei tormenti. Mi diede un buffetto sulla testa, sorridendo affettuoso: “Ti prendo in giro, dai. Mi sei mancato”.

I just wanted to be one of those ghosts
You thought that you could forget
And then I haunt you via the rear view mirror
On a long drive from the back seat

But it's alright, 'cause you love me
And you recognise that it's ain't how it should be

 

Scesi dal palco e bevvi una bottiglietta d’acqua nel giro di pochi minuti, il caldo di Los Angeles era capace di prosciugare un intero oceano. Abbracciai Miles, Breana e Matt e li ringraziai per essere venuti a seguire il concerto, mi avevano dato la carica giusta per affrontare la serata. Una piccola parte di me si sarebbe aspettata la presenza di Turner al concerto, in fondo casa sua era a un quarto d’ora di macchina dal teatro in cui avevamo suonato. Ma di certo aveva di meglio da fare e una persona speciale con cui trascorrere il giorno del suo compleanno.

“Sei stata fenomenale”esclamò Breana.

“Grazie, ma stavo quasi cadendo all’inizio, l’ho vista davvero brutta”

“Non sarebbe un concerto dei Supernova se non rischiassi la vita mentre corri da una parte all’altra del palco”mi prese in giro Miles: “Andiamo a bere?”

“Noi non possiamo, abbiamo la babysitter a casa”ci informò Matt: “Ma ci vediamo a Sheffield, siamo lì prossima settimana”

“Mi tenete un posto dietro le quinte?”domandai ironica.

“Anche più di uno”rispose Breana: “Mark vuole conoscerti”. Erano settimane che Breana tentava di farmi uscire con Mark, il suo caro amico d’infanzia, ma continuavo a tergiversare cambiando argomento.

“Sono contenta che il concerto vi sia piaciuto!”esclamai: “Ci vediamo a Sheffield allora!”. B mi sorrise, ma i suoi occhi erano chiari: non avrebbe smesso di propinarmi l’uscita con Mark. I due sposini se ne andarono, mano nella mano, innamorati come il primo giorno.

“Andiamo a bere?”chiese di nuovo l’incorreggibile Miles.

“Sì, grazie”lo supplicai: “Dammi solo un attimo per sistemarmi perché puzzo di concerto”. Uscii dal teatro e salii sulla macchina che ci avrebbe portati all’hotel, attendendo i miei colleghi che erano ancora dietro le quinte a parlare con Rick. Cercai di sistemarmi i capelli per quanto potessi, erano davvero troppo lunghi, necessitavo di un taglio al più presto. Li raccolsi in una crocchia e guardai fuori dal finestrino la gente passeggiare per le strade calde di Los Angeles. Non capivo come così tante persone decidessero di trasferirsi in questa città: era calda, umida, piena di gente a cui importava solo dell’estetica e perennemente luminosa. Il mio spirito mancuniano aveva bisogno della nebbia e della pioggia, almeno una volta a settimana. Osservai il mio riflesso nel finestrino, avevo il trucco sbavato e delle occhiaie predominanti. Attraverso lo specchio notai una figura vestita come il protagonista di un film anni ‘70 che camminava lentamente guardandosi i piedi. Aveva un’andatura ciondolante, sembrava camminare senza una direzione precisa. Non poteva essere lui, aveva le spalle troppo larghe. Eppure per un secondo mi sembrava di averlo visto. Sorrisi e mi diedi della stupida, erano passati anni e scambiavo ancora passanti casuali per Turner. D’altronde io ero venuta qui, nella sua città e non l’avevo cercato. Lui abitava qui e non era venuto al concerto. Stavamo semplicemente rispettando il nostro accordo.

Your eyes are heavy and the weather's getting ugly
So pull over, I know the place
Don't you know an apparition is a cheap date?
What exactly is it you've been drinking these days?

 

Passai davanti al teatro e vidi la scritta “Supernova” a caratteri cubitali. Non l’avevano ancora tolta ed erano le due del mattino, il concerto era finito da ore. Avrei dovuto andarci, come gesto di pace, per farle capire che, nonostante non avessimo più rapporti, tenevo ancora alla sua musica. Anche se gli anni passavano e nessuno dei due aveva il numero dell’altro, qualche volta la mente mi riportava ai momenti passati con lei. Forse avremmo dovuto chiarire una volta per tutte, dirci tutto quello che ci passava per la testa e solo allora saremmo riusciti a costruire le basi di quella che avrebbe potuto essere una solida amicizia. Sicuramente ora era con Miles a bere da qualche parte. Mi sarebbe bastato fare il numero del mio amico, mi avrebbe detto subito dov’era e li avrei raggiunti, avrei bevuto qualcosa con loro, come facevamo da ragazzini. L’alcol mi avrebbe aiutato a raccontare tutto ad Amy e a supplicarla di sotterrare l’ascia e fare le persone mature. Avevo passato i miei migliori anni con loro due, cosa avrei dato per provare la stessa leggerezza di quando ero giovane e mi bastava suonare una chitarra per sentirmi vivo. Una goccia mi bagnò il viso e alzai lo sguardo. Amy era stata capace di portare le nuvole anche a Los Angeles, tra poco sarebbe arrivato un acquazzone. Rimasi fermo a fissare la pioggia colpirmi prima lentamente, poi più velocemente e violentemente. Tutti si rifugiavano nei bar e sotto gli ombrelli, incapaci di sopportare delle gocce d’acqua. La popolazione di Los Angeles si sarebbe decimata se solo avesse sperimentato le piogge inglesi. Camminai per la strada, godendomi ogni singola lacrima d’acqua che pioveva dal cielo, incurante degli sguardi degli altri. Ero Alex Turner e, tutto sommato, la vita mi stava sorridendo.

   
 
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