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Autore: tixit    20/05/2018    2 recensioni
April Kepner ha avuto un incidente e si sveglia nel letto di un ospedale. Qualcuno è accanto a lei. Storia breve su un finale possibile e sicuramente alternativo per la stagione 14
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: April Kepner
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Terzo giorno

Il terzo giorno vennero le sue sorelle e pianse.
Erano state al suo matrimonio, quello che non era mai avvenuto, le solite stronze che conoscevano la sua vecchia sé e ci erano affezionate.

E' il guaio di quando si cambia con tutto il cuore e tanto sforzo, che tu quello che eri non lo vorresti più vedere intorno, ma poi salta fuori che c'era gente che lo adorava e ora si comportava come se tu fossi un assassino perché gli hai ucciso il migliore amico. O sua sorella.

Kimmie le confessò che aveva odiato l'idea che lei si sposasse a Seattle. Che April non ci restasse male, era bello sapere che lei studiava lì, faceva figo per via del mare a due passi e per via di tutte quelle montagne lì dietro l'angolo, una cosa da farti venire le vertigini, e gli scogli nell'acqua, così belli da vedere.
Ma studiare è una cosa temporanea, lo sanno tutti, come fare un anno di volontariato all'estero. Poi però si mette su casa e lei, la casa di sua sorella, lei, Kimmie, l'aveva sempre immaginata a un quarto d'ora da casa sua. Un quarto d'ora con il vecchio trattore, per intenderci. Non con la macchina figa di Jackson Avery.
Kimmie voleva farsi tutti i cazzi dei figli di sua sorella e spiegarle perché li stava educando malissimo e vederli diventare amici dei suoi e sapere che insieme avrebbero fatto scemenze tenendole segrete e che sarebbe toccato a lei il ruolo della castigamatti, cosa che tutto sommato le piaceva da impazzire perché era la sorella maggiore. E alle sorelle maggiori toccano sempre ruoli da Vecchio Testamento.

Libby le disse che detestava Jackson, si capiva che era un tipo che non aveva mai visto un maiale da vicino, se non cotto alla brace. E non aveva mai portato calzini rammendati, o preparato un banchetto per una fiera, o risparmiato un dollaro dopo l'altro per un concerto in un altro Stato ed era il classico tipo che al liceo l'avrebbe snobbata o riso di lei per tutta una serie di cose di cui invece adesso si sentiva orgogliosa, ma che allora la mettevano a disagio. Come i vestiti comodi per la fattoria ma che sembravano usciti da un catalogo di altri tempi, tutti cotone 100% e fantasie a fiorellini, delicate, mentre a lei, Libby, sarebbe piaciuto, certi giorni, indossare una maglietta degli AC DC e delle inutili borchie sui suoi stivali.
E Jackson avrebbe snobbato anche sua sorella April al liceo perché portava gli occhiali da secchiona ed i vestiti che piacevano tanto alla mamma e che le rendevano lontanissime, tutte e quattro, da un oggetto sessuale con buona pace del secolo che vende oggetti mercificando l'immagine del corpo femminile e perché stava nel gruppo dei goffi, dei timidi e di quelli che di solito non guardi mai due volte.
E aggiunse che se l'aveva guardata, se aveva guardato April, una di loro, era solo perché una sera se l'era scopata ed aveva trovato che era piacevole. Una gradevole sorpresa.
Ed aveva pensato che di quella gradevolezza poteva averne quanto ne voleva senza offrire nulla in cambio e poi decidere di non volerne più, per poi magari all'occorrenza volerne ancora. Aveva pianificato un divorzio mentre ancora se la scopava, accidenti!

E lei Libbie, lei odiava Jackson per questo e anche per altre cose, che però adesso non era il caso.

Era qui che lei aveva pianto, pianto disperata mentre le sue sorelle avevano riso per farle capire che non c'era niente su cui piangere, e poi l'avevano consolata e ingozzata di cibo cucinato apposta per lei, cosa che l'aveva fatta piangere ancora di più perché se le immaginò, che s'erano sicuramente alzate nel cuore della notte apposta per lei, per quella versione di lei che ancora amavano nonostante lei la detestasse, e per quella versione che accettavano anche se non ci andavano sempre d'accordo e che a volte proprio non capivano.

Comunque per le sorelle era chiaro, andare a Seattle era come andare a fare la spesa ad un discount, tutto finisce negli stessi sacchetti, si mescola in disordine, ma poi, una volta a casa, tutto deve finire nel giusto cassetto e non c'era un cassetto al mondo che potesse contenere allo stesso posto una April ed un Jackson.
E se Jackson l'avesse davvero amata avrebbe parlato molto prima del giorno del suo matrimonio o avrebbe taciuto per sempre. Non le avrebbe chiesto di scegliere, oltre a lui, Jackson, pure l'umiliazione di Matthew, e lei se ne prendeva la responsabilità perché lei aveva scelto, ah se aveva scelto. Lo aveva umiliato davanti alla sua famiglia ed ai suoi amici. Umiliato per uno che l'aveva già assaggiata - tante volte, pensò April, tante volte negli sgabuzzini di quell'ospedale, senza ritegno, senza un pensiero, senza dire una volta aspetta che ti porto a casa stasera, lo facciamo in un letto, o in cucina va bene, ma in posto dove siamo solo noi, dove non c'è niente di furtivo, dove non saremmo ridicoli se ci dovessero scoprire, dove c'è tutto il tempo per le chiacchiere del dopo e la dolcezza - e poi l'aveva lasciata andare. Le aveva visto organizzare un matrimonio, ma non aveva detto niente.

Per riprendersela aveva preteso in cambio l'umiliazione di un uomo. E della donna che diceva di amare.


Owen arrivò nel tardo pomeriggio e si offrì di portarle a fare un giro. April comprese che le avrebbero pulito casa, fatto la spesa, e riempito il frigorifero e che poi sarebbero tornate in ospedale da lei, senza farsene chissà poi che vanto - erano delle Kepner, erano brave persone, erano pragmatiche e non la facevano tanto lunga.

Il sorriso di Owen, bonario e un po' triste le fece capire che lui capiva - aveva una famiglia anche lui, aveva una sorella, che era simpatica ma era anche lei una versione di se stessa diversa da quella che lui aveva amato (e protetto) da bambina.

Mentre era sola ripensò a quando Owen stava con Cristina: era stato in un limbo anche lui, con una donna che lo amava, ma non abbastanza da mettere loro due al primo posto. Cristina si era presa la compagnia, la conversazione, lo stimolo intellettuale, il sesso. E l'amore, la comprensione, la presenza costante. E il cibo cucinato con amore perché la Yang non sapeva cucinare e questo era triste perché tutti abbiamo una cucina in casa e tutti dobbiamo mangiare per sopravvivere e non serve diventare degli chef. Si, si, il lavoro, era vero, prendeva tanto tempo, ma dopo il lavoro doveva esserci una vita adulta, mentre loro nel ruolo di studenti era come se si ritenessero eternamente adolescenti.Cristina era il suo lavoro. Non era altro. E non c'era proprio niente che lei volesse dare ad Owen, nemmeno una frittata, perché questo dare non era nella sua natura e la Yang la sua natura la voleva rispettare, non tentare di modificare.

Allora aveva pensato che Owen sbagliasse, lo aveva pensato con tutto il cuore. Aveva pensato che Cristina era come una brutta abitudine che gli faceva solo male, come fumare e che era il caso di smettere.

Si chiese, tra le lacrime perché avesse faticato così tanto ad essere lucida con Jackson, mentre con Owen le era sembrato tutto malinconicamente chiaro. Si chiese il perché del Montana.

Si addormentò piangendo e senza una risposta.
   
 
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