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Autore: LiciaTavanzi    20/05/2018    0 recensioni
Sensualità al femminile.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ INCIDENTE         
 
Stavamo piangendo la morte di mamma io e mia sorella Sonia.
Ci avevano informato che si era schiantata con l’auto in compagnia di una persona priva di documenti. Pensai, ovviamente a Bruno suo convivente da una quindicina d’anni.
All’obitorio ci mostrarono la mamma sfigurata e ci mettemmo un po’ per riprenderci. Identificata lei dovevamo fare la stessa cosa con lui. Quando scoprirono il suo volto affermammo, quasi ad una voce:
“Sì, è Bruno, il suo compagno.”
“Brunella, forse” corresse il dottore con un mezzo sorriso.
“Come Brunella?” mi stupii.
Quello scostò maggiormente il telo e scoprì il cadavere interamente: privo dei vestiti maschili col seno e il pube in vista Bruno era proprio una lei.
“Claudia...” sussurrò, incredula, la mia sorellina. Io ero attonita, senza parole nè pensieri e fu un vero tormento passare poi dalla polizia a spiegare cose che ignoravamo.
Ponendo in secondo piano le nostre consuete attività restammo insieme due giorni a casa di mamma; di Bruno, veramente, dato che i soldi provenienti da tre profumerie erano suoi.
Non potevamo fare a meno di tornare a quattordici anni prima e, sicure che di mamma avremmo sempre avuto da parlare e piangere, si continuava a girare coi pensieri e coi ricordi su di lui. Lui, sì, perchè era stato sempre un uomo per noi, un uomo importante.
Dopo la separazione dei nostri genitori eravamo state affidate a un istituto religioso. Fu Bruno a toglierci di là e a volerci con loro due per ricostituire una famiglia. Un paio di anni dopo papà riuscì a ottenere il nostro affidamento.
“Claudia, eravamo tutte donne in casa” osservò mia sorella.
“E che ne sapevamo, Sonia? Io dodici anni, tu dieci. Aveva pure una voce mascolina, almeno mi pare.”
Non riuscivamo proprio a entrare, retrospettivamente, in quello stato di cose. Sembrava tutto complicato.
“Li vedevamo a letto stretti stretti, ‘azzeccati’ dicevamo, ti ricordi?” e rivissi sia la situazione che l’invidia che sentivo. “Non riesco proprio a pensare che non stessero insieme come marito e moglie.”
“Li sentivamo fare eh, Claudia?”
“Come no? Io mi ci attizzavo, ti confesso.”
“Io pensavo a lui e mi facevo, Claudia.”
“Lo  so, lo so. Io temevo, o speravo, che ne so? di sentirmi strusciare il coso da qualche parte prima o poi. Non l’ha fatto, certo, ma ricordo che ci stringeva volentieri, ci toccava, ci baciava in bocca. E sì, a me sì.”
“Davvero? E mamma?”
“Quando lo fece la prima volta minacciai di riferire, ma non l’ho fatto. Mi dava i soldi.”
“Puttana.”
“E che vuoi? Mi piaceva pure, non era mio padre, era grande ed era pure bello.”
“Per forza, era femmina.”
Lo avremmo fatto in seguito ma, allora, nessuna delle due volle rimarcare che con Brunella mamma era sempre raggiante di felicità.
 
Licia Tavanzi
 
GLI  AMICI                     
         
“Antò” fece Pasquale con la faccia seria, “domenica quando abbiamo finito il pokerino tu e Serena vi siete strusciati e vi siete baciati.”
“Ma, Pascà, fossi uscito scemo? È per questo che mi hai convocato in gran segreto?”
“Non negare, farabutto. Vi ho visti: tua moglie si era chiusa in bagno e io sono sceso per mettere la macchina in garage. Ti sei alzato e ti sei incollato al sedere di mia moglie.”
“E l’hai vista in sogno la scenetta?”
“Avevo tutto pronto per spiarvi: bastava lasciare la macchina accesa, salire sulla scaletta e guardare se restavi al tuo posto o se ti buttavi addosso a Serena. Attraverso i mattoni forati del balcone ho visto tutto.
E come si strusciava quella zozza.”
“Beh, che vuoi fare allora?”
“È molto che va avanti questa storia?”
“Pascà, è quasi un anno.”
“Beh, Antò, so’ contento perchè io mi faccio tua moglie da due anni”.
“Emilia? Veramente?”
“E già.
Per me come stanno le cose … va bene così.”
“Sì, pure per me.”
Si guardavano fissi già da un po’, alla ‘Mezzogiorno di fuoco’. Fu Antonio a interrompere il silenzio:
“Le mettiamo in condominio? è così?”
“Sì, sì.”
“Pascà, se Emilia la vuoi tutta per te io ti uccido.”
“E chi la vuole? cioè ... per sempre: io sono innamoratissimo di Serena.”
Silenzio. Troppo per Antonio:
“Pascà, mi prometti di dirmi tutto quello che fai con Emilia?”
“Se non ti incazzi e se farai pure tu lo stesso.”
“Promesso” e Antonio abbrancò Pasquale in un abbraccio stretto stretto. “Il più meglio amico mio...”
“È vero? Quant’è bello quando ci si capisce così bene.”
“Sai, Pasquale” commentò Antonio, commosso, “quando a Emilia, un po’ serio e un po’ scherzando, ho proposto lo scambio di coppia così in generale, si è fatta afferrare per pazza. E puttaneggiava con te già da almeno un anno a quanto mi dici. Io mi sentivo in colpa perchè avevo cominciato con Serena.”
“Hai capito? Per il piede nostro una scarpa deve bastare; però, nella scarpa loro di piedi ne vogliono due.”
“Eh?”
“Quando si sentono attizzate le donne non le frena niente”.
“E noi le attizzeremo; come vogliono loro. Anzi ci organizzeremo per farci cornificare molto, molto di più: io con la tua e con la mia, tu con la mia e con la tua, sc.mo come non ci hanno mai consentito di fare.”
“...senza che loro ne sappiano niente.”
“E certo. Che, scherzi? Quelle le corna le vogliono solo mettere. Sarebbero capaci di tagliarcelo.”
“Antò, sono convinto che quelle, così facendo, nel proprio letto matrimoniale ci si mettono con più voglia.”
“Poco, ma sicuro.”
Erano euforici senza aver bevuto niente felici della saldezza della loro unione.
Domenica, carte in mano, tutti assieme, tutti innamorati di tutti, con i giusti limiti naturalmente: poteva esserci migliore prospettiva?
Anche le mogli, infatti, sempre ciù-ciù-ciù a ridere e scherzare erano proprio il ritratto dell’amicizia.
 
Licia Tavanzi
 
 
L’ APPARENZA                                          
                         
“Lo vedi quello nel macchinone?” chiede Stefania dando di gomito alla compagna. “Mi ha dato buca.”
“Pure a te? Stefy, quello mi piaceva un sacco” racconta Emanuela. “L’ho tenuto sulla corda per due ore lì al muretto della piazza: strette, bacetti e poi? basta, nulla più. Mare davanti, mezzanotte, lui bello, tutti gli ingredienti necessari per una scopata grande e discreta e ci ho ricavato solo un appuntamento inutile.
Credevo di fargli crescere l’interesse mentre friggevo solo io. Se ha fatto lo stesso pure con te lo saprai come fa.”
“Se lo so? Manu, mi ha portata in barca l’altro ieri e mi ha conquistata più parlando che altro. Solo a guardarlo mi sentivo i brividini.”
“Non ci hai fatto niente? Stavate soli, no?”
“Come è successo a te: appuntamento e non si è fatto vedere. Fosse stato per me ero pronta subito; ma lui remava e parlava e quando si riposava un po’ veniva a sfiorarmi con le labbra e con le mani, mi faceva fare altra acquetta sotto e si rimetteva ai remi.
Mi dicevo che stava preparando il terreno, lo zappettava e quando fosse stato dissodato e tutto aperto, bello ricettivo… No, non era bastato a farlo eccitare, lui.”
Il quadro è completo e chiaro per Manu ed è intollerabile. Strattona l’amica:
“Vieni, Stefy. Voglio proprio dirgliele sul muso a quel mascalzone.
Quella a fianco a lui è la prossima vittima, quella che resterà con tante illusioni a bocca asciutta se lo lasciamo fare. Vieni, vieni.”
Il bell’oggetto di tanto desiderio però, forse per averle notate, ingrana e corre via.
Un altro paio di belle figliole sta guardando e una di loro interroga le due bloccate nello slancio:
“Ragazze, scusate. Conoscete quello in Ferrari? Tony? Per caso vi ha dato appuntamento e non è venuto?”
“Lina” interviene la sua compagna con un gesto di scusa a Manu e Stefy, “su Tony so tutto io.
Me ne vergogno tanto ma gli sono stata dietro per giorni e giorni con la bava alla bocca.
Con quello tutte in bianco, è vero?” e gira lo sguardo su tutte e tre. Chi confermando il consuntivo atroce di non aver beccato neanche un po’ di sesso da quel turpe individuo, chi scuotendo la testa rispondono a Gemma.
“È fatto proprio così quello” pontifica l’esperta in toniologia; “tutte vorremmo farcelo ma nessuna ci riesce. Ci fa girare la testa con le sue maniere, con la bocca tutto miele, con quella macchina ...”
“È bello” aggiunge Stefy, “questo è il fatto.”
“Sì” continua Gemma, “è vero. Per risvegliare i bassi istinti femminili non c’è di meglio di una bella faccia su di un bel corpo di maschio: per quest’insieme anche madre Teresa di Calcutta avrebbe tentazioni.”
“Fosse frocio?” chiede Lina.
“Non mi risulta” risponde Gemma: “non l’ho mai visto in compagnia maschile e non è neanche sposato.
Volete sapere che ne penso? È uno che adopera tutte le sue arti seduttive e poi si ritrae appagato dalla conquista ormai fatta; come fanno tante di noi se vogliamo essere sincere. Credo sia fondamentalmente frigido e l’atto sessuale non è fra le sue impellenze. Quindi gioca con i nostri sentimenti e sai le risate che si fa a lasciarci appese dopo averci portato a fare l’acquolina in bocca.”
 “Sì, solo lì?” sospira Stefy, rassegnata come tutte.
Di tutto quel chiacchiericcio da donne ci rimediano solo la conoscenza reciproca con l’ampliamento della cerchia.
“Ragazze” conclude Manu, “sembriamo soldati che si sentono parenti solo per aver combattuto sullo stesso fronte.”
“...e perduto.”
“Già. Io propongo di attendere un paio di giorni, parlare con quella che stava in macchina adesso e aggregarla al club ‘Vaffanculo, Tony’. Che ne dite?”
 
Licia Tavanzi
 
(Ringrazio chi legge e gradisce. Vi do appuntamento alla prossima domenica, 27 maggio, con altre storie)
   
 
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