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Autore: Lola1991    21/05/2018    1 recensioni
-    SEQUEL DI “From the beginning”
Thorin e Laswynn sono diventati re e regina di Erebor; gli anni del loro regno trascorrono pacifici sotto la montagna e i loro figli sono oramai grandi e pronti ad assecondare la volontà della stirpe di Durin.
La prima figlia femmina, Eriu, viene promessa in sposa al figlio di Dáin, Thorin, sui Colli Ferrosi. Dopo aver accettato questa difficile decisione, alla giovane Eriu non resta altro che iniziare una nuova vita lontana da Erebor e imparare ad essere una buona compagna e una buona moglie.
Ma accanto alla comunità dei Colli Ferrosi sorgono le terre selvagge e i villaggi di Rhûn, abitate dagli Esterling e da uomini creduti malvagi e corrotti. 
Vran, giovane cacciatore, incontrerà per caso Eriu, salvandola da una morte certa. La guerra per l’anello incombe, e il male si diffonde sulla Terra di Mezzo e sui suoi abitanti.
Ma Vran e Eriu non hanno nessuna intenzione di seguire un destino imposto da altri…
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dain II Piediferro, Nuovo personaggio, Thorin III Elminpietra, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XX
 
Non so quanto tempo rimasi ad osservare Vran e suo padre, l’uno in completa adorazione dell’altro, tutti e tre stretti in quella minuscola casupola, al freddo, ma felici.
Mi sembrò dopo un’eternità che Bronnen bussò alla porta per richiamare la mia attenzione; ci eravamo trattenuti più del dovuto, e il piccolo doveva essere nutrito e cambiato. Vran me lo porse tra le braccia con mani tremanti, senza staccare un istante gli occhi dal suo visetto corrucciato. Me lo strinsi nuovamente al petto beandomi di quella sensazione, sapendo che da lì a poco me ne sarei dovuta di nuovo separare.
Io e Vran ci guardammo impacciati per qualche secondo, entrambi in piedi uno di fronte all’altra; poi lui mi afferrò saldamente le spalle, guardandomi con improvvisa serietà.
« Eriu, avevo bisogno di vederti per riprendere finalmente a vivere, perché la tua assenza mi pesava come un macinio sul cuore ». Il suo volto si addolcì, e una mano mi sfiorò delicatamente la guancia.
« Ma c’è un’altra cosa ». Abbassò la voce, guardandosi nervosamente intorno, come se temesse di essere spiato. « C’è molta agitazione tra gli Esterling… ».
Non lo lasciai terminare, scuotendo vigorosamente la testa e sorridendo nel tentativo di tranquillizzarlo.
« Lo so bene, è da molto… ».
Vran mi interruppe a sua volta.
« No, Eriu, questa volta è diverso », prese fiato, abbassando lo sguardo, « Si stanno preparando a un’insurrezione, bada bene, qualcosa di molto violento ».
Mossi un passo indietro, inorridita, mentre moltissime immagini spaventose mi si affollavano nella mente.
« Dovete stare al sicuro, tu e i bambini. Rimani nel castello, assicurati che Thorin abbia raddoppiato le guardie intorno alle vostre terre. Nessuno sa cosa potrebbero fare gli Esterling, ora che la guerra è cominciata ».
Lo fissai sgranando gli occhi, in preda al panico.
« Chi ti ha detto queste cose? E’ stato Bhreac, tuo padre? », chiesi con un filo di voce, pensando all’uomo che non vedevo da anni.
« Bhreac è stato cacciato », rispose mestamente, mentre io spalancavo la bocca indignata. « Si sta nascondendo, come me. Non ho sue notizie da tempo. »
Rimanemmo in silenzio ancora qualche minuto.
« Promettimi, Eriu. Promettimi che rimarrai al sicuro...  E di non correre rischi », aggiunse con una smorfia. Annuii debolmente, mentre Vran sfiorava la guancia del piccolo attaccato al mio petto. « Se vorrai vedermi, non venire da sola. Tieni con te un’arma. Sarà più sicuro. Ora va, si sta facendo buio ».
Lo guardai tristemente. « Te lo prometto », e mi richiusi la porta alle spalle.
 
*
 
Rientrai nella grande casa con la testa ancora piena di pensieri, gli occhi bassi e le braccia serrate, il petto ancora caldo dalla presenza del piccolo Vran, che Bronnen aveva prontamente riconsegnato alla cure amorevoli della sua madre adottiva affinché fosse nutrito. Incrociai il viso trasfigurato dal dolore di Raghnaid, seduta sola, al suo solito posto alla tavola che condividevamo: dalla morte del marito aveva perso sé stessa, e mangiava a stento. Le rivolsi un breve cenno del capo – al quale non rispose – e mi avviai a passo svelto nella camera delle bambine: l’avvertimento di Vran su un pericolo imminente mi aveva messo in un perenne stato di agitazione, e sentivo la necessità di stringere le mie figlie e assicurarmi che stessero bene.
Mi avvicinai velocemente alla loro porta, sentendo le loro voci delicate: per una volta, almeno, sembrava proprio che non stessero litigando. Sorrisi tra me e me, allungando una mano per aprire la porta socchiusa.
« Dove sei stata? Ti ho cercata tutto il pomeriggio ». Mi immobilizzai mettendo a fuoco il voto di Thorin, illuminato dalla torce del corridoio.
« Fuori, nel villaggio », risposi utilizzando il miglior tono che potevo mostrare e alzando il mento, fissandolo negli occhi con severità.
« Resta più spesso in casa. Nessun posto è più sicuro oramai ». Thorin rispose al mio sguardo, addolcendosi un poco e sfiorandomi la guancia con la mano destra, prima di superarmi e sparire nel lungo corridoio, verso il salone.
Sospirai a lungo, appoggiando le spalle contro la parete fredda. Vran e Thorin mi avevano avvertito e messo in guarda dallo stesso incombente pericolo: speravo con tutta me stessa che le mie paure fossero infondate.
 
*
 
I giorni e le settimane si susseguirono velocemente, e un altro inverno passò. Thorin era raramente al villaggio; lasciava il mio letto prima dell’alba, ogni giorno, e vi rientrava prepotentemente la sera, prendendomi senza una parola, il volto trasfigurato dall’agitazione. In quanto a me, non chiedevo nulla; dopotutto non era il compito di una moglie quello di domandare, e sicuramente Thorin si sarebbe limitato a qualche grugnito di risposta. Superavo quelle giornate lunghissime solo grazie alla presenza delle mie bambine, corrucciandomi per Vran, da qualche parte al freddo nella foresta, costantemente minacciato dai nani del villaggio e dal suo stesso popolo, per cui altro non era che un traditore.
 
Quando la bruma gelata iniziò finalmente a lasciare spazio ai primi boccioli di primavera ricevemmo dei messaggeri da Minas Tirith, la città dei Re. Mio padre mi aveva parlato di quella fortezza, del suo popolo e della prosperità che l’aveva contraddistinta.
Ma non erano buone notizie quelle che ci attendevano: la città stava per essere assediata, e Gondor chiamava i suoi alleati alla guerra. Quando il messaggero parlò, trattenni il fiato, sgranando gli occhi e osservando Thorin, seduto accanto a me, che invece rimase impassibile nella sua compostezza. Attesi in preda all’agitazione, e quando finalmente si alzò, seguito da Frang e dai suoi consiglieri più fidati, gli andai dietro a passo deciso, terrorizzata.
Sapevo che non voleva parlare di quella minaccia con me, ma dovevo sapere se ci avrebbe lasciato per l’ennesima volta.
« Thorin! », lo chiamai insistentemente, mentre questo si allontanava a passo svelto verso una delle sale per discutere con i suoi uomini. « Aspetta! », urlai ancora, disperata.
Frang mi sbarrò la strada, ponendo tra me e mio marito con la sua enorme stazza e un cipiglio a dir poco furibondo. « Allontanati donna. Non c’è tempo per le tue domande ».
Lo guardai in cagnesco, le guance rosse per la vergogna e la collera.
Thorin, poco più avanti, si voltò e intervenne. « Basta così, Frang. Andate avanti. Vi raggiungerò tra poco ».
Facendo dietrofront, mi prese per il braccio e mi allontanò dai suoi uomini.
« Cosa sta succedendo? », sibilai con appena un filo di voce, la mano di Thorin ancora serrata attorno al mio gomito.
Lui si guardò intorno con fare sospetto, serissimo in volto. « L’ultima battaglia è iniziata; il destino del nostro mondo sta per essere deciso. Dobbiamo partire. ».
Lo guardai allarmata, soppesando le sue parole. Sapevo che quel momento sarebbe arrivato, ma nemmeno cento anni mi avrebbero preparata a dovere.
« Quando? », chiesi stringendogli la mano.
« Domani, all’ alba ».
 
*
 
Nel corso degli anni Thorin mi aveva stupito come padre: per molti aspetti mi ricordava il mio, che pur non vedevo da moltissimo tempo. Era affezionato alle sue figlie; si assicurava che stessero bene, provvedeva alla loro educazione e si lasciava andare a teneri momenti di gioco quando poteva. Ma ora come potevo preparare le mie bambine? Come potevo far capire loro che il padre sarebbe partito per l’ennesima guerra, ma questa volta probabilmente non sarebbe tornato?
Spiegai con pazienza alle gemelle della partenza imminente del padre, e loro annuirono confuse, una accanto all’altra, con quei capelli rosso fuoco cosi meravigliosi. Non ci fu bisogno di parlare con Aimil: lei aveva già capito tutti prima ancora che potessi aprire bocca, e si occupò pazientemente delle sorelle, distraendole da quel pensiero.
 
Quando infine giunse la notte, dopo un’intensa giornata di preparativi e un viavai continuo di cavalieri e armi, Thorin si lasciò cadere nel mio letto, esausto ma pronto ad affrontare quella che probabilmente sarebbe stata la sua ultima battaglia. Quella consapevolezza così chiara sul suo volto mi fece tremare come una bambina.
Non ci fu bisogno di parlare; facemmo l’amore teneramente, e quando infine mi si mise accanto, affondò la sua testa sulla mia spalla. Rimasi immobile qualche istante, finché non mi accorsi che il suo respiro si era fatto più irregolare. Lo guardai confusa, e il luccichio di una lacrima mi fece realizzare quello che stava succedendo. Non avevo mai visto Thorin piangere.
Attesi che fosse lui a parlare, che si calmasse. Gli asciugai il volto con il pollice, delicatamente.
« Ho paura Eriu », disse infine, dopo quella che mi era sembrata un’eternità. « Ho paura per te, per le bambine. Ho paura per me stesso. ». Fece una pausa, mettendosi più dritto, una mano che passava distrattamente tra la chioma fiammante. « Ho combattuto tante guerre… ma questa battaglia mi terrorizza ».
« Shhh », lo interruppi sussurrando appena, spaventata quanto lui, consapevole che probabilmente quella sarebbe stata l’ultima notte in cui l’avrei visto.
Si lasciò andare contro il mio seno, e lo cullai come un bambino, finché entrambi ci addormentammo esausti uno accanto all’altra.
 
*
 
All’alba mi alzai in punta di piedi. Thorin aveva già lasciato il nostro letto: potevo ancora sentire la sua sagoma calda vicino a me. Aprii la finestra, tremando per il freddo e stringendomi lo scialle intorno alle spalle; fuori dal villaggio stava lasciando in silenzio il villaggio, il loro signore al comando con la sua armatura scintillante.





Eccomi! Perdonatemi la lunghissima assenza. Ormai siamo quasi alla fine della storia... spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, e sarà cruciale per il finale.
Un abbraccio
Lola

 
   
 
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