La polizia mi sta addosso. Crede che io abbia ucciso il Comico.  
Che idioti. Perdono tempo con me invece di prendere il vero colpevole. Meno male che ci sono io. 
Mi chiamo Roschach. Sono un supereroe. Anzi, lo ero. Ho smesso di esserlo quando ho trovato  l'assassino di una bambina e capì quello che le era stato fatto.  
È stato il giorno in cui chi ero prima, Walter Kovacs morì, sostituito dalla mia maschera fatta di odio.  
Sono diventato un giustiziere e non ho mai provato rimorso per le persone che ho ucciso.  
Persone? No, non lo erano.  
Ogni qual volta provo un briciolo di pietà mi ritorna in mente quella notte. 
Ero agli inizi allora, un tizio mascherato che sapeva fare a pugni.  
Entrai nella casa del sospettato della scomparsa di  
 una bambina di 6 anni. Sembrava vuota. 
Mi guardai in giro alla ricerca di indizi.  
Quell'uomo era un macellaio, c'erano i suoi strumenti appesi. Coltelli, mannaie, di ogni misura erano attaccati alle pareti. E c'era sangue. 
Sangue che colava dalle carni lasciati sul bancone della cucina e altro invece secco, che segnava il percorso fatto prima di finire lì sopra. 
Mi venne un conato di vomito.  
Stavo iniziando ad immaginare cosa potesse essere successo.  
Aprì lo sportello di una stufa a legno spenta e vi trovai conferma.  
Mutandine. Da bambina.  
Era lei di sicuro, quel mostro l'aveva uccisa e molto probabilmente prima di farlo l'aveva violentata. Poi l'aveva fatta a pezzi cuocendola.  
Mi chiese se la carne sul bancone fosse la sua.  
Corsi fuori e vomitai sotto il portico. Quando finì mi accorsi che c'erano due cani da guardia in giardino ma erano troppo occupati a sgranocchiare un osso per prestarmi attenzione.  
Nel buio vidi che estremità dell'osso c'era attaccato qualcosa di scuro che strideva con quel biancore. Mi avvicinai e vidi una piccola scarpa nera. 
Avevo sbagliato, non era un osso. 
Era la gamba della bambina scomparsa.  
Era stata data in pasto ai  cani.  
Fu in quel momento che persi ogni traccia di umanità che c'era in me. 
Presi una mannaia e la conficcai nei crani di quei cani che si erano macchiati di sangue innocente. 
Sentì un rumore provenire dall'interno di quella casa-mattatoio. Vidi una luce accendersi nell'entrata e l'ombra dell'assassino comparire dietro la tenda. Tornai dentro incurante del pericolo che stavo correndo, accecato dall'odio verso quell'uomo. 
Seguendo la luce mi diressi in cucina. 
L'uomo uscì a chiamare i cani e quando li vide emise un verso strozzato, indice di paura e disgusto. 
Quando rientrò in casa lo presi alle spalle. Vidi il terrore nei suoi occhi. Il mio pugno lo colpì allo zigomo. Perse l'equilibrio e cadde a terra. Indietreggiò fino a ritrovarsi con le spalle contro il bancone. Mi venne un'idea. 
Presi la mannaia già usata prima e lo colpì in testa. Ancora e ancora. Sempre con più forza. Fino a quando la mannaia affondò nella mascella. Allora , tutto coperto di sangue, smisi di colpirlo e rimasi a guardare quello che avevo fatto.  
Non sentivo più niente. 
Riuscivo solo a vedere la bambina mentre giocava con una bambola. Non lo avrebbe mai più fatto. Non avrebbe visto un altro giorno.  
Ma neanche il mostro che l'aveva uccisa lo avrebbe fatto.  
È così che sono nato.  
Da allora ho iniziato ad uccidere quei mostri. A molti sembrerò crudele ma non mi interessa, loro se ne stanno tranquilli incuranti del male che li circonda. 
Non mi pento mai di quello che sono. 
Perché? 
Perché mentre i cani vengono soppressi gli uomini vengono messi in prigione.