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Autore: Anima1992    21/05/2018    0 recensioni
Siamo in un era moderna, in un mondo dove la magia e il realismo coesistono in perfetta armonia. Miltopia è la città della nostra protagonista.
Ariel è il suo nome, principessa e futura Regina di Miltopia.
Ariel è una ragazza curiosa e furba, le piace scappare dalla vita di corte di tanto in tanto.
Un giorno però si spinge decisamente oltre seguendo una piccola lucina bianca ed è lì che incontrerà il fedele guardiano della foresta.
Rufus.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Mi ero davvero svegliata presto quel giorno, l'orologio segnava le cinque del mattino, ma ero contenta di ciò, a quell'ora tutti dormivano, nessuna macchina girava per le strade, e io potevo sgattaiolare fuori senza che nessuno se ne accorgesse.

Frettolosamente mi preparai e mi calai dalla mia finestra con la solita corda, ero molto atletica grazie al fatto che praticavo molti sport: Equitazione, nuoto e ginnastica artistica.

Tutto pur di evitare gli impegni reali, non che non mi piacessero, ma ero una ragazza avventurosa!

Il mondo nascondeva troppi segreti, non potevo passare i miei giorni chiusa in un castello!

Presi la mia Merla dalla stalla, sì, Merla era il nome della mia cavalla, so che è il nome più brutto di sempre, ma in mia difesa ero davvero piccola quando la chiamai così!

Sistemai la sella e le saltai in groppa, lei sapeva già dove andare.

Mi ero fissata con la foresta che circondava il mio castello.

Un paio di notti prima ero certa di aver visto una luce provenire dal centro della foresta, volevo assolutamente scoprire di cosa si trattava.

Una volta immersa nel verde feci rallentare Merla, dovevo stare attenta a fare più silenzio possibile, tesi tutti i sensi in attesa di captare qualsiasi suono.

Finalmente sorrisi vittoriosa, davanti a me vi era una piccola lucina che sembrava saltare sulle foglie, scesi dal cavallo cominciando ad avvicinarmi lentamente, non volevo spaventarla o farle del male, ma solo sapere cos'era...

Purtroppo si accorse di me, la sentii a malapena urlare e scappò via, senza perdere tempo la inseguii.

Neanche vidi dove stavo andando, le gridavo di fermarsi, che non le avrei fatto del male, ma nulla servì.

E mentre lei sembrava non finire mai le energie, dopo varie cadute dovute alle radici rialzate, e rami presi in faccia, iniziai ad affannarmi.

Mi fermai e ripresi fiato.

– Fiu! Che corsa, eh Merla? – Mi guardai attorno. – Merla?...oh-oh. –

Imparare a seguire le tracce sarebbe senz'altro stato la prossima cosa che avrei fatto, ma in quel momento dovevo uscire da quel casino, possibilmente prima che i miei si accorgessero della mia scomparsa.

Mi raccolsi i lunghi capelli neri con un elastico, odiavo legarli, li volevo sciolti e ribelli! Ma faceva davvero troppo caldo e avevo bisogno d'aria.

Iniziai a camminare cauta pensando di tornare indietro, ma la realtà era che non riconoscevo niente, neanche un masso del mio percorso precedente.

Tutto mi sembrava dannatamente uguale.

Sospirai, ero sull'orlo della disperazione ma non dovevo farmi prendere dal panico, un modo c'era e l'avrei trovato.

Ovviamente il cellulare l'avevo lasciato a casa, non sia mai che qualche suono o radiazione allontani le creature magiche della foresta.

Complimenti Ariel, i miei più vivi complimenti.

Poggiai la schiena a quella che credevo fosse una parete rocciosa coperta dall'edera, beh, la pianta era quella, il punto era che mancava la parete.

Gridai cadendo giù, chiusi gli occhi contando i secondi che mancavano alla mia fine, in pochi secondi rividi tutti i miei quattordici anni.

Una lacrima mi scese, ma presto si mescolò con l'acqua.

Ero finita in fondo a un lago e velocemente riemersi riprendendo fiato, ero viva! Esultai urlando di gioia.

– E anche questa volta Ariel sconfigge la sfortuna, yeah! –

– Vuoi stare zitta?! –

Mi pietrificai.

Una voce maschile alle mie spalle mi aveva appena gridato di stare zitta? A me? La principessa di Miltopia?

Mi girai verso di lui pronta inveirgli contro.

Ma feci tutt'altro...

Davanti a me vi era un ragazzo mai visto, la sua pelle era color dell'oro e i capelli verdi, quella davanti a me doveva essere per forza una creatura magica!

– Chi... sei? – Balbettai emozionata come una bambina davanti a un pupazzo gigante di unicorno. (Sì, me l'hanno regalato da piccola. E lo adoro.)

– Rufus, e tu? Cosa fai da queste parti? Gli umani non possono accedere a questo lato della foresta. – Il suo tono era duro e severo, eppure non mi dava l’impressione di volermi fare del male.
– Ehm, io stavo seguendo una luce, l’ho persa e sono caduta quaggiù non volevo infrangere nessuna regola, giuro! –

Alzai le mani cercando di apparire più convincente possibile, non gli staccavo gli occhi di dosso neanche per un'istante.

– Una luce? – Notai che in mano aveva un bastone molto lungo con incastonata sopra una pietra azzurra.

– Non so cos’era l’ho vista saltellare sopra alle foglie. –

– Probabilmente era un fuoco fatuo. – Allungò il bastone verso di me. – Perché la seguivi? –

Deglutii. – Volevo solo vedere una creatura magica, non avevo cattive intenzioni. –

Mi studiò per un attimo, guardai fissa i suoi occhi color ambra.

– Bene. – Rinfoderò il bastone alle sue spalle e mi porse la mano. – Vieni fuori da lì ora. –

Afferrai la sua mano e mi guardai attorno, era una caverna molto spaziosa, illuminata da miliardi di piccole lucciole, l'entrata era enorme e coperta da liane.

– Tu sei un’umana vero? –

– Si! Sono Ariel la principessa di Miltopia! – Ammisi con fierezza. – Tu invece cosa sei? –

– Io sono il guardiano della foresta, sono stato creato dall’energia degli alberi per difendere questo territorio dagli intrusi. –

– Intrusi come me? –

– Un po' più temibili. –

– Guarda che io sono pericolosissima! –

– Certo, tu grande ragazza di…? –

– Quattordici anni! –

Ridacchiò e cominciò a camminare io lo seguii guardando sempre le lucciole, avrei voluto rimanere in quel posto per sempre.

– Devi tornare al castello giusto? –

– Si! Ma non c’è fretta! Solo la mia Merla… –

– Merla? –

– Il mio cavallo! –

Scoppiò a ridere piegandosi addirittura in due, incrociai le braccia assottigliando gli occhi e rivolgendogli il mio sguardo più truce.

– Come si fa a chiamare una cavalla Merla, ma poverina! –

– Senti, avevo quattro anni eh! – Gli feci la linguaccia ma poi sorrisi appena, era difficile essere me stessa con altre persone, soprattutto a corte.

– Dunque, hai perso la tua cavalla mhmm… –

Fece un verso molto simile a un cinguettio, pochi secondi dopo un passerotto si poggiò sulla sua spalla.

Parlava con gli animali e io ero invidiosa da morire! Avrei tanto voluto riuscire a parlare con la mia Merla.

– La tua cavalla si trova alle porte della foresta, in attesa del tuo ritorno suppongo. –

Sospirai sollevata, lei almeno era al sicuro.

– Vieni, ti riporto a casa. –

– Aspetta! – Lo fermai afferrandogli il braccio con entrambe le mani. – Non portarmi ancora a casa! Voglio conoscere di più questo posto, e anche te! –

– Me? –

– Tu sei un guardiano della foresta! Quali sono i tuoi poteri? Come passi le tue giornate? –

Continuava a guardarmi come se fossi un alieno, e probabilmente ai suoi occhi ero davvero così, ma volevo assolutamente rimanere con lui un altro po'.

– Facciamo così, mentre ti accompagno a casa, ti racconto un po' di cose, va bene? –

Mi sorrise, annuii felicissima e percorremmo la strada verso casa.

Durante il tragitto mi raccontò che anche lui era affascinato dagli uomini, era curioso di sapere di più della nostra tecnologia, amava farsi raccontare dagli uccelli o altri animali che avevano a che fare con gli uomini, di come vivevamo, le nostre regole e i nostri usi comuni.

– Facciamo così! Io tornerò a trovarti appena potrò, e ti racconterò tutto quello che c'è da sapere su noi uomini, magari ti mostrerò anche come funziona un cellulare o un computer! –

– Mi piacerebbe davvero tanto. –

– Però, come ti ritroverò? –

Si tolse una collana da sotto la camicia, era pieni di ciondoli luccicanti e azzurri, curiosa.

– Cos'è? –

– Questi ciondoli devono stare sempre insieme, quando si allontanano perdono la loro luminosità, ma più si avvicinano più tornano lucenti. – Presi il ciondolo osservandolo.

– Che figata! Ma non era meglio un tom tom? –

– Cosa? –

Ridacchiai. – Nulla ti prendevo in giro! Allora a presto Rufus! –

Corsi verso Merla abbracciandole il muso, quando mi voltai il misterioso ragazzo non c'era più.

Sorrisi contenta tornando al castello.

Tornai da lui dopo una settimana, mi raccontò dei fuochi fatui che nutrivano le piante e facevano da vigilanti, appena qualcosa non quadrava riferivano tutto a lui.

Mi spiegò che oltre a parlare con gli animali, grazie alla pietra di energia che era sul bastone, riusciva a comunicare anche con le piante, oppure a ridare forze a una fata o un fuoco fatuo in fin di vita.

Io invece, gli mostrai come funzionava il cellulare e conobbe anche Merla, comunicando con lei venni a scoprire molte cose di lei! Cosa gli piaceva, cosa no, infatti il nostro rapporto migliorò tantissimo.

Tornavo sempre più spesso da lui, a volte sgattaiolavo via di notte per stare insieme a Rufus.

Ed era tutto davvero magico, lui era un ragazzo così curioso, così pieno di energie, una volta mi portò su una montagna altissima dove urlammo a squarciagola, quel giorno ci sentimmo i padroni del mondo.

I miei ovviamente non apprezzavano tutte quelle uscite, e più gli anni andavano avanti più facevo difficoltà a raggiungerlo, i balli di corte, le riunioni, regole e quant'altro mi tenevano molto impegnata.

Non volevo allontanarmi da lui, e l'idea di scappare per rimanere nella foresta con Rufus mi allettava sempre di più

Il giorno del mio diciassettesimo compleanno stranamente mi diede appuntamento di sera, dentro la caverna, davanti al lago dove ci siamo incontrati la prima volta.

Fortunatamente avevo imparato a conoscere bene la foresta in quei tre anni, Salii in groppa a Merla e galoppai verso la caverna.

Non sapevo per quale motivo, ma ero emozionata, avevo fretta di arrivare, il cuore mi batteva fortissimo e non smettevo di sorridere, mi sentivo un po' scema. Ma quella sensazione mi piaceva tantissimo.

 

   
 
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