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Autore: Danail    21/05/2018    0 recensioni
Brevi scorci dell'infanzia di un paladino Aasimar, raccontati da quello che resta di sua madre.
Dov'era Altarinor, dov'era finito quel piccolo mezzosangue?
Quel bastardello era diventato insolitamente assente in quei giorni, fino a sparire del tutto. Fin da quando Assymia era scivolata nella spirale del Fuoco, Altarinor era diventato un fastidiosissimo paladino in miniatura e aveva cercato in tutti i modi di aiutarla a smettere, a trovarle un'occupazione migliore. A darle di nuovo un'identità fissa, a porre fine al suo eterno viaggiare senza meta negli abissi lattiginosi della sua disperazione.
Quel microbo voleva diventare grande e forte come il padre: sapeva benissimo, non si sa come, da dove proveniva quel suo maledetto sangue celeste. Che il padre lo avesse raggiunto in sogno?

[Partecipa alla challenge del gruppo: Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart | 26 Prompts Challenge | 2-3/26: Dipendenza&Vagabondaggio]
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Il Velo degli Dei.'
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2 3 Candid Addiction

di-pen-dèn-za/

sostantivo femminile
2
L'incapacità di fare a meno di una persona ( d. psicologica ) oppure il bisogno incoercibile di un farmaco o di una sostanza: d. farmacologica; part., la condizione del tossicomane.





Va-ga-bon-dàg-gio/

sostantivo maschile

2
Essere umano o altra forma di vita senza fissa dimora


Assymia ci aveva provato in tutti i modi.
Aveva provato a smettere di colpo, e subito l'astinenza era scoppiata a bruciare in lei come un furioso incendio.
Aveva provato a smettere poco a poco. Forse così le fiamme dell'astensione non l'avrebbero presa. O, almeno, non con tale violenza.
Aveva persino provato a sentire le stupide parole di quell'ingenuo di suo figlio.
Sì, suo figlio. Nei rari momenti in cui le tornava una parvenza di lucidità, lo cercava sempre con lo sguardo. E ogni volta il piccolo Altarinor era sempre più magro, sempre più fragile, sempre più... lei.
Assymia non diceva mai nulla, in quei momenti. Cosa doveva dirgli, in fondo? Che con quei capelli bianchi e quel viso angelico le ricordava troppo il padre? Che con quegli occhi grigiastri le ricordava la polvere a cui era assuefatta, che quello era stato il colore delle sue due condanne?
Non c'era bisogno di parlargli: quel piccolo impertinente già lo sapeva. Sapeva già come era venuto al mondo: Assymia non gli aveva mai nascosto il lavoraccio che doveva compiere con uomini e donne per procurarsi il "Fuoco degli Angeli", la sua fonte di felicità fatta polvere. Lui aveva da sempre avuto la possibilità di vedere e sperimentare tutto: da quella strana sostanza dal nome peculiare al non avere nulla. Nemmeno un tetto sulla testa.
Distesa nel suo sporco ammasso di coperte, Assymia si mosse quel tanto per distendersi supina. Sì, a causa del Fuoco degli Angeli avevano perso tutto: lei non aveva più una dignità, una casa, degli affetti. E Altarinor non aveva più un'infanzia e una famiglia, distrutte entrambe dall'assenza di una madre che non lo voleva e dalla pesante eredità che il padre gli aveva lasciato.
Socchiuse gli occhi, cercando di mettere a fuoco l'ambiente oscuro, chiuso e fumoso. Da qualche parte, in un angolo in basso, doveva esserci un piccolo falò, data la luce che proveniva da lì?
Dov'era Altarinor, dov'era finito quel piccolo mezzosangue?
Quel bastardello era diventato insolitamente assente in quei giorni, fino a sparire del tutto. Fin da quando Assymia era scivolata nella spirale del Fuoco, Altarinor era diventato un fastidiosissimo paladino in miniatura e aveva cercato in tutti i modi di aiutarla a smettere, a trovarle un'occupazione migliore. A darle di nuovo un'identità fissa, a porre fine al suo eterno viaggiare senza meta negli abissi lattiginosi della sua disperazione.
Quel microbo voleva diventare grande e forte come il padre: sapeva benissimo, non si sa come, da dove proveniva quel suo maledetto
sangue celeste. Che il padre lo avesse raggiunto in sogno?
Assymia strinse di scatto i pugni e, con estrema fatica, tentò di riassettare gli stracci che aveva addosso e di rimettersi in piedi. Ne era certa, Altarinor se n'era andato.
Doveva esser successo qualcosa che aveva fatto traboccare il vaso e lo avesse fatto desistere: forse uno dei suoi clienti aveva calcato troppo la mano con lui. O forse più di uno. O forse nulla di tutto questo. Forse qualcuno -anche lei stessa, come poteva ricordare?- aveva solamente provato a fargli del male e lui si era difeso, affrontando il pericolo frontalmente o fuggendo. Chi lo poteva sapere?
Ad Assymia non importava. Doveva riprenderselo, o non avrebbe più potuto procurarsi uno degli ingredienti per il Fuoco degli Angeli. Seppur contaminato con quello umano, il sangue di Altarinor aveva la quantità sufficiente di componente celeste per produrre la polvere. E anche a basso costo.
Un passo dietro l'altro, riusciva a tenersi in piedi, nonostante tutto.
Forse era per quello che Altarinor non tornava più, per farla smettere con silenziosa forza. Sì, poteva credere che sottraendosi alla madre sarebbe riuscito a privarle della materia prima della sua rovina, e quindi riuscire a guarirla.
Una passo dietro l'altro, Assymia non aveva più la concezione del tempo.
Ma no, se lo sarebbe ripreso. Dovunque egli si sia nascosto, lei lo avrebbe scovato e lo avrebbe ripreso a sè, anche con la forza.
Un passo dietro l'altro, camminava da tanto?
Non importava che attraversasse solo quel malsano ambiente o anche città, foreste e fiumi, senza una meta e un'organizzazione precisa. Si arrangiava come poteva, come aveva sempre fatto fin da quando aveva scoperto di star aspettando un bambino e, successivamente, il Fuoco.
Non importava nulla. Non importava perché, che lui lo volesse o no, era pur sempre suo figlio. E lei lo avrebbe trovato, sempre, ovunque.


   
 
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