Sorella della pigrizia, la Poltrizia non è altro che un sentimento umano.
Uno di quelli scomodi e reconditi, che si celano nell'animo per giocare con la vita del disgraziato.
Pur essendo un sentimento, che nel bene o nel male deve venir accettato, questo particolare rode le fondamenta del noi, io, che ci identifica. Come un giocattolo impolverato, si risveglia dal suo opercolo e, con mestizia, giunge davanti a te sotto forma di regalo.
Un invitante gesto affettivo non può essere rifiutato, la Poltrizia, questo lo sa. Illudendoti di non fare nulla di sbagliato, s'insinua nelle tue membra e lascia che il torpore sopraggiunga. Non che tu possa farci nulla, una volta accettata, anche inconsciamente, la tua vita ne viene stravolta, e niente rimarrà com'era una volta.
Non che tu lo voglia. O possa volerlo. Così dolce il suo camino, altrettanto sinuoso il suo invito di restare al calduccio di quel lettuccio ove da stamani poltrisci.
Passa il tempo e non te ne accorgi, stai lì a rimirare il soffitto, sperando in qualcosa che accada. Ma è meglio di no! Vuoi davvero che qualcosa turbi il tuo tiepido lucore? Ti trovi illuminato in una bella stanzetta accogliente, perché dovresti sforzarti e reagire a qualsiasi stimolo? Dormi con me. Giaci qui. Il tempo passa ed è un ostacolo. Fermati ed accettami. Perché io sono diventata te e tu non sei più.