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Autore: veneresun    22/05/2018    1 recensioni
" Era come se si fosse costruita una corazza invisibile addosso, e a nessuno fosse dato di scalfirla. "
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(( Flashback ))


«Che cosa hai fatto?!»
Alice allontanò il telefono, massaggiando con la mano libera l’orecchio in cui la voce di sua madre sembrava ancora rimbombare, lasciando dopo qualche secondo un suono molto simile ad un ronzio. Probabilmente comunicarle quella notizia per telefono non era stata una grande mossa, da parte sua. Soprattutto conoscendo i problemi di sua madre nel mantenere – già in normali conversazioni – un tono di voce pacato o, quantomeno, dissimile da quello di un tenore in concerto.
Sospirò, passando la lingua tra le labbra screpolate, e fece appello a tutto il proprio autocontrollo per cercare di mantenere un tono di voce allegro e di non interrompere la conversazione.
«Mamma, è solo un matrimonio, andiamo… lo sai che non mi sono mai piaciute le cerimonie in grande stile!»
«Solo-- »
La sentì sospirare rumorosamente all’altro capo del telefono, e non le risultò difficile immaginare il modo in cui stava sicuramente passandosi una mano sul viso, chiedendosi che cosa avesse fatto di male per meritarsi un tale trattamento da parte della propria secondogenita. Di sicuro, poi, stava inviando una serie di maledizioni non meglio precisate all’indirizzo di quel giovane californiano con una faccia da schiaffi e l’atteggiamento di chi è abituato a non sentirsi mai dire di no da nessuno. Troppo affascinante, troppo alto, troppo—troppo tutto.
«Non si tratta della cerimonia, Alice. E non voglio sindacare la scelta di sposarvi in quel posto dimenticato da—a Las Vegas. Insomma, immagino che Elvis come officiante della cerimonia sia un cliché… interessante. Ma come, santo Cielo, come hai potuto sposarti senza dirci nulla?»
«Beh, tecnicamente te l’ho appena detto»
«… sai benissimo che non è la stessa cosa. Sai benissimo che questo giorno—dimmi un po’, Alice, come ti sentiresti se tra vent’anni tua figlia si sposasse – e tralasciamo il fatto che tu sia troppo giovane e conosca questo tizio da meno di un anno – e non ti dicesse nulla? Se non potessi vederla percorrere la navata, se non potessi ascoltare le sue promesse. Hai idea di come si sentirà tuo padre, quando saprà di non poterti accompagnare all’altare?»
«Vuoi farmi sentire in colpa? Perché--»
«Voglio solo farti partecipe del mio punto di vista. Tra l’altro, non solo ti sei sposata in gran segreto, ma me lo comunichi anche per telefono. Come, cosa di tutto questo ti sembrava una buona idea?»
«Va bene, ho capito, sono una figlia ingrata e degenere. Ho fatto uno sbaglio terribile, il che mi rende anche un’irresponsabile. Oh, e ovviamente sono anche un’ingenua. Ho dimenticato qualcosa, mamma?»
«Non è questo che--»
«Okay, ascolta, va bene così. Adesso ti devo lasciare, Liam è appena tornato. Oh, e ti saluta!»
«Alice--»
La cornetta venne sbattuta giù con forza, producendo un sonoro “clic”. Avrebbe probabilmente dovuto trattare quel telefono con maggior cura, considerando il fatto che non fosse suo, ma dell’hotel in cui alloggiava col suo fresco sposo. Ma, se anche l’avesse rotto, le sarebbe importato ben poco. Aveva ben altro di cui preoccuparsi, in quel momento.
Sbuffò rumorosamente e incrociò le braccia al petto, assumendo il tipico broncio che metteva su da sempre, ogni volta che le cose non andavano nel verso da lei sperato o immaginato. Le gambe, incrociate tra loro fino a quel momento, vennero stese sul materasso, procurandole una temporanea quanto quasi inconsistente sensazione di benessere.
«Qualcosa mi dice che i tuoi non hanno fatto i salti di gioia…»
Liam, tornato in camera poco prima che la conversazione venisse interrotta, le si avvicinò e si sedette ai piedi del letto, portando la mancina a carezzare delicatamente le gambe della bionda.
«Diciamo che è l’eufemismo del secolo. Sembrava quasi che avessi ammazzato qualcuno. Insomma, non mi aspettavo chissà quale esplosione di gioia da parte di mia madre, ma almeno un accenno, un minuscolo segno del fatto che, nonostante tutto, fosse felice per me. O, quantomeno, non così delusa.»
«Sapevamo che non sarebbe stato facile. Insomma, prova a metterti nei suoi panni.»
«Ti prego, non ti ci mettere anche tu con questa storia. Perché non ci prova lei, a mettersi nei miei?»
«Perché, in fin dei conti, siamo stati noi a…»
«A sbagliare? È questo che volevi dire?»
L’uomo schiuse le labbra in un sorriso divertito ed intenerito insieme, diminuendo ulteriormente la distanza che li separava. Adesso, almeno, era abbastanza vicino da poterle sfiorare le labbra con le proprie. E quel bacio delicato sembrava essere proprio ciò di cui Alice avesse bisogno. La bionda sospirò impercettibilmente, posando poi la fronte contro la spalla dell’altro, ad occhi socchiusi.
«No, non intendevo dire questo. Perlomeno, non nel senso che intendi tu. Non potrei essere più felice né convinto della mia scelta. Io ti amo, Alice. Ma sono i nostri genitori, ed è una reazione giustificabile. Vedrai, hanno solo bisogno di un po’ di tempo. E, nel frattempo, io direi di non preoccuparci troppo… questo non cambierebbe le cose. E ci sono mille altri modi di passare quella che, a conti fatti, è la nostra Luna di Miele. Non credi?»
Le labbra rosee di Alice si incresparono in un lieve sorriso, mentre la schiena era percorsa da brividi di piacere, e nello stomaco sembrava essere stato liberato un gruppo di farfalle impazzito. Era l’effetto che il tocco di Liam le aveva fatto fin dall’inizio, anche quando si limitava semplicemente – come in quel momento – a carezzarle la schiena. 
Sollevò il viso, così da posare lo sguardo su quello di lui, e sollevò le mani sul viso dell’uomo, carezzandone gli zigomi coi pollici mentre le labbra andavano ad incontrare quelle di lui. Socchiuse le palpebre, mentre la lingua si beava senza fretta il sapore dell’altro. Il fatto che sapesse di tabacco non la disturbava affatto, anzi. Era assolutamente la cosa più buona che avesse mai assaporato.
«Ecco, questo è uno dei modi che avevo in mente…»
Le parole di Liam, appena mormorate, si mescolarono al respiro di lei. Le mani, dapprima lente e delicate, vagarono febbrilmente lungo l’addome della giovane. L’abito bianco e corto venne tolto in fretta, finendo sul pavimento, che di lì a poco avrebbe ospitato anche i vestiti dell’uomo.
Decisamente un modo migliore di iniziare la loro Luna di Miele.





Ciao a tutti!
Ci tengo innanzitutto a precisare che i capitoli vengono scritti e pubblicati praticamente nello stesso momento, e non sono solita rileggere nulla(perché poi trovo cose che non mi piacciono, modifico, e alla fine cancello tutto...), quindi eventuali errori sono dovuti a distrazione, più che ad ignoranza (almeno spero!). Per quanto riguarda la storia, si tratta di un personaggio da me creato per il fakeworld di Facebook (tra l'altro, è per questo che - come nel capitolo qui sopra - uso spesso e volentieri troppo discorso diretto), mondo che però non sento più mio, e ho "abbandonato" da mesi. Tuttavia, da un po' di tempo sentivo il bisogno (?) di scrivere di Alice. e ieri, ispirata dal tempo pessimo di Milano, ho deciso di buttar giù qualcosa. E scrivo perché è un periodo un po' così, e mettere nero su bianco qualcosa mi rilassa - almeno in questo momento. 
E nulla, spero la storia possa piacere, ma comunque continuerò a scriverla, almeno fin quando questo mi darà una qualche sorta di pace.

 

  
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