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Autore: ___Page    23/05/2018    3 recensioni
«Allora, cosa mi raccontate?!» tiene un braccio sulle mie spalle mentre ci avviciniamo al tavolo. «Il lavoro? Il trasloco?».
«Abbiamo una piccola divergenza di opinioni sul citofono» racconta Ace con un sorrisone.
«Al lavoro tutto bene. Un po’ presi da un nuovo progetto. I Cloth Tattoo vanno alla grande».
«E al Castello?»
Law ghigna, come sempre orgoglioso del suo ospedale pediatrico.
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Ora al posto dello sterrato c’è una gittata di asfalto, per agevolare il transito di macchine e della linea di autobus che il comune di Raftel ha attivato apposta per collegare l’ospedale al centro città, ma, come quasi mai accade, non è una brutta visione. Questa strada è il preludio di qualcosa di così bello da rendere i miei ricordi su questa collina ancora più preziosi.
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«Oh santo…»
«Non t’azzardare» lo ammonisce la voce da dentro la maschera. «Pesa quanto me e caccia un caldo allucinante»
«E dire che sembra così confortevole» commenta bastardo Law.
«Grazie al cielo il resto del costume non mi va. Ma non si poteva dire ai bambini che il Dugongo Kung Fu si è slogato una caviglia. No. Perché avrebbero perso fiducia nelle arti marziali. Capisci, Law?! S’è slogato il cervello, altro che la caviglia!»
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Izou, Koala, Sabo, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Stamattina ho letto un articolo molto interessante!»
«A che proposito, Kaymie-chwan?»  le chiedo sorridente, mentre le verso il vino. Usopp tamburella con le dita contro il proprio bicchiere, in attesa del proprio turno, ma, mi dispiace per lui, prima tocca a Nami.
Il fatto che io abbia scelto di aprire un mio catering non cancella gli esami da maître da me sostenuti e, al di là della mia indole, nulla vince sull’importanza che ha l’etichetta in presenza di una signora. Nemmeno il vero amore.
Senza contare che non ho ancora del tutto sbollito dopo lo scherzo che mi ha fatto stamattina. Certo, non è stato intenzionale. Non mi avrebbe mai chiuso in macchina se avesse saputo che c’era un ragno, il mio Uso-chan non mi farebbe mai una cosa del genere, però…
Un brivido ancora mi percorre la schiena e sono costretto a scrollare le spalle per scacciarlo.
«Rapporti interpersonali. State a sentire, pare che due coppie ogni tre fingano di essere perfettamente in sintonia quando sono in presenza di altre persone, mentre in realtà covano del risentimento o sono nel bel mezzo di una lite irrisolta»
«In altre parole il cinquanta per cento di noi stasera sta solo fingendo che va tutto bene»
«La gallina che canta ha fatto l’uovo, Izou» gli fa notare la bella e saggia Nami-swan, mentre si addossa di spalle al torace del cervello d’alga.
«È un modo pittoresco per confessare, Nami?»
Il sangue comincia subito a ribollirmi nelle vene. Come si permette di dare della gallina a Nami-swan, questo impertinente, arrogante, piccolo…?
La mano di Usopp, che si posa decisa sul mio avambraccio, frena la mia filippica mentale e l’espressione saputa e determinata che mi rivolge, come ad avvisarmi che ci pensa lui, mi manda parecchio sangue alla testa.
«Voi due» li ammonisce deciso. Trattengo il fiato. È dannatamente sexy quando fa così. Sexy e… «non cominciate o lunedì lo dico a Koala»
…paraculo.
Chissà perché mi sono illuso che avesse intenzione di prendere in mano la situazione per davvero. Tuttavia, la minaccia sembra sortire l’effetto desiderato, perché Nami e Izou si fissano in cagnesco ancora un po’ ma poi entrambi desistono. Il che mi provoca sentimenti contrastanti. Sono curioso ma al tempo stesso non sono così certo di voler sapere quale concreta ed effettiva minaccia rappresenta la dolce Koala-chwan.
«Non capisco comunque il punto di quell’articolo. Non è normale mettere da parte i propri problemi di coppia quando si è in presenza di altre persone? È una questione di rispetto e quieto vivere» interviene Zoro, deviando il discorso sull’argomento originario.
«Questo perché tu hai la stessa capacità di gestione emotiva di un babbuino, Marimo»
«Che hai detto, Torciglio?»
«Sanji ha ragione. Una cosa non esclude l’altra, Zoro» si intromette Nami, facendo di me l’uomo più felice del mondo nel prendere le mie difese. «Prendi Law e Koala, loro non hanno mai finto che andasse tutto bene solo perché si è fuori tutti insieme»
«Non tirare in ballo quei due traditori, Nami»
«Izou» lo ammonisce Marco.
«Non Izouarmi, Marco-chan! Sono due paccari! Lo sanno che non si salta la cena mensile!»
«Si può saltare per cause di forza maggiore»
«E un fratello che torna dopo quasi un anno e mezzo di reclusione ad Alabasta è forse una causa di forza maggiore?»
Lo fissiamo tutti increduli per un attimo ma nessuno ha il cuore o la voce per rispondergli.
«Okay, Nami, però questo è perché Law è la persona più orgogliosa dell’universomondo e Koala non perdona facilmente. Ma se fossimo io e Sanji a litigare e io non fingessi che va tutto bene, sarei così depresso che finirei per rovinare davvero la serata a tutti!»
Mi giro a guardarlo a bocca lievemente schiusa e gli occhi che brillano. La sua spontaneità riguardo quello che prova per me mi fa sempre un certo effetto.
«Ma esattamente cosa cercava di dimostrare quell’articolo? Che le coppie litigano o che la felicità è un metro di misura per farsi accettare dagli altri?» si spazientisce Zoro. «Perché a me sembra normale che le coppie litighino!»
«Ehi» Nami si gira quasi preoccupata verso di lui e gli circonda il viso con le mani. «Amore, non te la prendere così»
«Ehi ragazzi, cosa mi sono perso?» Duval quasi ribalta il tavolo nel lanciarsi sulla propria sedia, di ritorno dal bagno.
«Secondo Kaymie, almeno due coppie al tavolo hanno una lite irrisolta in corso» commenta monocorde, Izou.
«Oh» commenta Duval, un po’ interdetto mentre la delicata Kaymie-chwan arrossisce.
«Ma io veramente non…»
«Beh sicuramente non è il nostro caso! Vero, Kaymietesoro?»
Sì, esatto, proprio così, come se fosse una parola sola.
Kaymie lo fissa a bocca aperta, confusa e felice e, per nostro rammarico, Duval ritiene sia il momento perfetto per farle un occhiolino di intesa. Che come sempre finisce per trasformarsi in una lunga e sofferta contorsione facciale di dubbio valore estetico, che comincio a sospettare possa ripercuotersi sull’innervazione del suo cranio, eventualità che spiegherebbe moltissime cose.
Come sempre, tuttavia, Kaymie scoppia a ridere innamorata, gli lancia le braccia al collo esclamando un “Oh Duval” e poi lo bacia.
Sì, non c’è proprio niente da dire. Sono una coppia invidiabile e sicuramente, se quell’articolo è vero, loro non sono due dei quattro presunti litiganti. E dire che non gli avremmo dato due berry quando, tre anni fa, ad appena quindici giorni dal loro primo incontro, complice la decisione di Kaymie di restare a Raftel e lo spavento dell’incidente al KamaBakka, hanno deciso di provare a vivere insieme da subito, lasciandoci tutti perplessi o scettici al riguardo. E invece guardateli adesso.
«Dunque…» mormora Nami, osservandoli perplessa qualche istante prima di distogliere lo sguardo e cercare un argomento di cui parlare, così da non essere costretti a osservare in diretta le loro effusioni amorose. «Allora Reiju arriva settimana prossima?» mi chiede con un sorriso gentile che ricambio sincero.
Sono davvero felice che mia sorella venga a Raftel per un po’. «Venerdì» confermo con un lieve cenno del capo. «E alla fine starà da noi»
«Così Zeff e Sora possono continuare a darci den…»  
«Zoro, è di mia madre che parli!» ruggisco.
Ma quel deficiente del Marimo evidentemente è privo di qualsiasi sentimento figliale nei confronti di quella santa donna che ha avuto le forze e il coraggio di tirarlo adulto, perché mi guarda come se non capisse dove sta il problema. «Appunto! Dovresti essere contento per lei»
«Io quoto Zoro.» interviene Izou. «Il sesso è una cosa bella a ogni età. Infatti io continuo ad avere paura che mia madre possa restare incinta di nuovo, anche se ormai l’incantesimo degli otto anni si è spezzato»
«L’incantesimo degli otto anni?» si acciglia Usopp.
«A quanto pare Laki è rimasta incinta sempre a otto anni di distanza tra un figlio e l’altro. Me lo ha spiegato Aisa la prima volta che sono andato a pranzo da loro» spiega Marco.
«Uh Sanji, falla venire al matrimonio!» esclama Izou, colto da improvvisa eccitazione.
È il mio turno di accigliarmi. «Chi? Mia madre?»
«No!» si acciglia anche lui. «Reiju!»
Sbatto le palpebre, colto alla sprovvista. «Ma non la conoscete nemmeno»
«E allora?» Izou si stringe nelle spalle. «È giovane, sicuramente più intelligente di te e Usopp non fa che tessere le sue lodi. Più siamo, meglio è! E poi non vorrai lasciarla subito così da sola. Che razza di fratello saresti?»
«Izou ha ragione, e poi è una vita che non la vediamo. Dai! Se non ha niente di adatto posso prestarle io un vestito» si offre Nami-swan.
«Così come potrebbe prestare un vestito a ogni singola invitata femm… Ouch!»
«Nessuno ti ha chiesto niente, Zoro!» gli ringhia quasi contro, tirando i pendenti agganciati all’orecchio destro del cervello d’alga.
«Beh allora… allora provo a dirglielo» cedo alla fine. «Grazie!» sorrido ai futuri sposi, grato e felice. In effetti non ero proprio al settimo cielo all’idea di lasciarla già il secondo giorno, tutt’al più che sarà uno dei pochi sabati che non lavorerò.
Non che Reiju abbia bisogno della balia ma è pur sempre della mia sorellina che parliamo. Anche se non posso dare per scontato che accetti – magari decide di sfruttare l’occasione per stare con mamma – ma Izou e Marco sono così gentili a offrirsi di aggiungerla all’ultimo che mi sembra il minimo dar loro una risposta nel minor tempo possibile, così estraggo subito il telefonino per contattarla.
Se non che, quando apro whatsapp, il nostro gruppo “Mugiwara” attira la mia attenzione con una nuova notifica di Rufy, abbastanza breve da poterla leggere senza bisogno di aprire, abbastanza inaspettata da lasciarmi per un lungo attimo interdetto a fissare lo schermo.
«Oh. Ahm… ragazzi» li chiamo, metabolizzando ancora la notizia, ma loro sono già tutti lanciati in una nuova discussione, il cui argomento mi sfugge. «Ragazzi… Uso-chan, è arrivato un messaggio sul gruppo» decido di rivolgermi direttamente a lui, che ha questa meravigliosa capacità di captare la mia voce anche nel mezzo del caos più totale e dedicarmi subito la propria attenzione, qualsiasi cosa stia facendo.
Come si fa a non amarlo?
«Qualcosa di urgente?» si stranisce lui, guardandomi da sopra la propria spalla.
«Non ne sono sicuro» mi tengo sul vago, mandandolo ancora più in confusione. Perplesso pesca il proprio cellulare dalla tasca della giacca e io studio la sua reazione.
Ora, chiariamo, non è che ci sia niente di fantascientifico o innaturale. È una donna adulta, con una relazione stabile. È perfettamente normale che sia successo. A non essere normale è venirlo a scoprire così, con un messaggio di Rufy su whatsapp.
E infatti da accigliato che era, Usopp sgrana gli occhi, così tanto da sfidare le leggi della fisica e poi, senza staccare lo sguardo dallo schermo, allunga un braccio verso Nami e comincia a schiaffeggiare l’aria finché non trova la sua spalla. «N-Nami. Nami. Nami. Nami!»
«Usopp! Che c’è?»   
«Koala è incinta!» solleva finalmente la testa per guardarla.
Segue un lungo momento di silenzio ed è difficile dire se stiano silenziosamente comunicando  con gli occhi o siano semplicemente troppo esterrefatti per riuscire a parlare. Izou sembra aver perso qualsiasi controllo sulla propria mandibola nonché l’uso della parola.
Ma, come quasi sempre accade con Izou, l’apparenza non coincide con la realtà. 
«E lo dice così su whatsapp?!?!?»
Decisamente, non vorrei essere nei panni di Marco stasera. 

 
§

 
«Non vorrei proprio essere nei panni di Marco stasera» commenta Usopp, accendendo la luce dell’ingresso mentre io chiudo la porta per la notte. Mi volto a guardarlo e lui subito abbaia: «Che c’è?» di fronte alla mia espressione scettica.
«Come se tu avessi avuto una reazione normale» gli faccio presente, superandolo per dirigermi in camera nostra, dove Usopp mi segue, per nulla intenzionato a demordere.
«Per un motivo totalmente diverso! Ma tu lo sai quante complicazioni possono insorgere durante la gravidanza? Svenimenti, capogiri, infezioni, spotting, insonnia…»
Lo fisso a occhi sgranati, mentre elenca una quantità di problemi e complicazioni che sembrano non avere fine. «Okay, okay, okay!» lo interrompo sollevando entrambi le mani. «Tutte queste informazioni da dove arrivano?»
Usopp solleva il cellulare e fa spallucce «Internet. Ho dato un’occhiata mentre tornavamo a casa»
Scuoto appena il capo, colto alla sprovvista. «Usopp perché ti comporti come se questa gravidanza fosse tua responsabilità?» indago con calma, alla ricerca del reale problema che, lo so fin troppo bene, si nasconde dietro questa montagna di agitazione.
Lui comunque non sembra dell’idea di collaborare, a giudicare da come sgrana gli occhi prima di ribattere, come se fosse una cosa ovvia: «Beh siamo colleghi! Una qualsiasi di queste cose…» indica il cellulare. «…potrebbero capitare al lavoro e se la capita qualcosa mentre è al lavoro poi chi lo sente Law! Insomma lo conosci, Law, è iperprotettivo, se dovesse anche solo sospettare che io e Nami non eravamo preparati per intervenire potrebbe anche decidere di usarci come cav…» le mie mani sulle spalle riescono a frenare il suo agitato e sfiancante discorso e la maschera comincia lentamente a frantumarsi sotto il mio sguardo comprensivo ma saputo.
«Usopp. Sei preoccupato che possa succederle qualcosa di grave, vero? Tipo, un arresto cardiaco». Deglutisce a vuoto e sobbalza, reazione sufficientemente eloquente per me. Piego lievemente le labbra in un sorriso. «Sei proprio così sicuro che tu e Izou non abbiate la stessa motivazione?»
«Io… So che è s-stupido, sono passati tre anni ma…»
«Ma hai seriamente creduto che ti stesse morendo tra le braccia e non riesci a non essere spaventato. Lo capisco. Ma Koala è in ottime mani e un bambino è una cosa bella. Prova a metterti nei suoi panni, non vorresti che tutti fossero felici per te?»
«Eh» sbuffa una risata, gli occhi al pavimento. «Sì, suppongo di sì» si passa una mano sul volto mentre io scivolo con le mani ai lati del suo collo. «Sono uno sciocco»
Socchiudo le palpebre, in contemplazione. «Solo dolce, Uso-chan» lo bacio sulla punta del naso. «E sarai un bravissimo zio»
Mi guarda di sottecchi, da in mezzo le sue lunghissime ciglia che farebbero morire d’invidia qualsiasi donna, l’espressione tra il divertito e l’indignato. «Come hai detto? Io sarò uno zio eccezionale! Il migliore!» si ringalluzzisce, spingendo il petto in fuori. «Mio caro, tu non ti rendi conto, quello che hai di fronte è “best dad ever material”!» esclama con fierezza, facendomi ridere.
«Beh di sicuro io vedo un sacco di “boyfriend material”» ribatto, avvicinandomelo, un braccio saldamente avvinghiato intorno alla sua vita, le labbra a meri centimetri di distanza. «E sinceramente sono molto curioso di scoprire cosa ci si può fare esattamente con tutto questo materiale di alta qualità»
Usopp sorride, un po’ imbambolato ma non mi sfugge il lampo che gli attraversa gli occhi e che mi manda un brivido lungo la colonna vertebrale. In un attimo la sua bocca è sulla mia e ci stiamo spingendo a vicenda verso il letto.
Uso-chan ha chiaramente bisogno di rilassarsi. Adesso ci penso io. 
 

 
§ 

 
«C’è ancora un’ultima cosa di cui mi raccomando, la più importante di tutte,…»
 

Entro in casa a passo di marcia e districo furente la sciarpa leggera che mi si è attorcigliata al collo. Il sospiro di Marco alle mie spalle, che, per quanto lieve, non mi sfugge, non aiuta affatto.
Chiude la porta, mi supera per appendere la giacca all’attaccapanni e intanto mi lancia un paio di occhiate furtive ma, dopo qualche altro attimo di strenua resistenza, si arrende e si gira ad affrontarmi apertamente.
«Adesso è per Koala o…» lascia la frase in sospeso, non che ci siano molte opzioni tra cui scegliere per completarla.
E infatti io mi limito a rispondere: «O» prima di proseguire verso la camera. Non penserà davvero che sia tutto a posto solo perché ho deciso di non farmi rovinare la serata da lui e dal suo paternalistico atteggiamento.
«Izou» mi richiama, muovendosi ben più rapidamente di quanto non faccia di norma quando discutiamo, dimostrazione che è veramente preoccupato. Anche se non capisco per cosa! Se solo smettesse di fare il superansioso iperrazionale non ci sarebbe proprio niente di cui essere tanto preoccupati. «Tutto questo è ridicolo»
E si ricomincia con il paternalismo.
«Ah! Ovviamente!» esclamo e mi volto verso di lui, i lembi della camicia ora completamente aperta che svolazzano ai lati del mio torace e il mento alzato. «Perché tutto quello che faccio io è ridicolo vero?!»
«Io non ho mai detto questo» squadra la mascella, irritato come sempre dal mio interpretare liberamente. Ma non è paranoia come lui sempre sostiene quando litighiamo pesante. Dice molto più di quel che pensa con il suo modo di fare, è un qualcosa che va al di là delle parole.
Ti conosco troppo bene, Marco-chan.
«Penso solamente che sarebbe stato più corretto parlarmene prima»
«E va bene, sì! Avrei dovuto dirtelo! Hai ragione, d’accordo?!» esplodo, esasperato dal sentirmelo rinfacciare per…. Cosa sarà? La quinta volta? «Ma non sarebbe cambiato nulla, te lo avrei comunicato e basta. La mia decisione è questa!»
Abbassa gli occhi al pavimento ma non mi sfugge il lampo di rabbia che glieli attraversa un attimo prima che chini il capo per cercare di nascondermi il suo stato d’animo. «Quindi è così che la vedi?» mormora, quasi impercettibilmente. «Meno male che settimana prossima ci sposiamo…»
Non è tanto ciò che dice quanto come lo dice che mi colpisce dritto al cuore. Come un proiettile che mi trapassa e mi dissangua. E ora quello agitato sono io.
«Marco, questo non ha niente a che vedere…»
«Iniziamo una vita insieme, Izou» mi interrompe, pacato ma deciso. «Da ora in poi le tue decisioni, così come le mie, si ripercuoteranno su entrambi. Non puoi più ragionare per te stesso e basta»
Lo scruto in silenzio, la bocca appena schiusa per l’incredulità. Lo ammetto, sono ferito. Non riesco a credere che lo abbia detto davvero. E francamente non saprei nemmeno cosa rispondergli.
Attraverso di nuovo la camera e, rigido come una statua di ghiaccio, esco, superandolo senza una parola.
«Izou, dimmi qualcosa…» un’implorazione la sua.
Un’implorazione che, per quanto arrabbiato, non riesco a ignorare.
«Io…» chiudo per un attimo gli occhi e riordino i pensieri prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi. «Abbiamo iniziato una vita insieme sette anni fa, Marco. Non ho mai ragionato per me stesso e basta, neppure per un secondo, in tutto questo tempo! Come fai anche solo a pensarlo?» inspiro a pieni polmoni, per calmarmi. «Questa cosa non riguarda noi, riguarda me e se hai paura che possa cambiarmi… Mi hai sempre detto di essere me stesso, me lo hai chiesto, me lo hai posto come condizione per cominciare una storia! Io sto cercando di essere me stesso e essere me stesso non mi potrebbe mai e poi mai allontanare da te. Mai, Marco!»
Sempre che sia di questo che hai paura…
Difficile dire se abbia fatto centro o meno. Per quanto bene lo conosca, quando si impegna riesce a risultare imperscrutabile anche a me. E al momento si sta impegnando davvero molto.
Ma mentirei se dicessi che non sono sollevato quando, con un ultimo sospiro stanco, si stacca finalmente da quello stipite e si avvicina per baciarmi. Se non che quando ci separiamo, qualcosa nel suo sguardo mi dice che non è ancora risolta.
«Va bene. Ho capito cosa vuoi dire» concede, con un ghigno che non mi bevo nemmeno per un attimo.
Lo hai capito, okay, ma sei d’accordo o no? E cos’altro c’è che non mi stai dicendo, Marco-chan?
«Andiamo a letto?» propone e io lo osservo attento, da vicino, senza però riuscire a carpirgli nulla.
Vorrei continuare a indagare ma il rischio di ricominciare a litigare è troppo e ho ben presente la più importante raccomandazione di padre Gan Forr.
«Sì» gli sorrido il più naturale possibile. «Andiamo a dormire»

 
§

 
«…non andate mai a letto arrabbiati l’uno con l’altro»   
 

«Non riesco ancora a crederci. Koala incinta» mormoro ravviandomi i capelli. «Davvero pazzesco»
Zoro mi lancia un’occhiata di striscio, bisticciando con il mazzo di chiavi alla ricerca di quella giusta. So che tre serrature sono una scocciatura, ma non si è mai troppo prudenti. «Che c’è di così pazzesco? A me sembra una cosa normale»
«Sì certo» sorrido. «Solo che ti fa rendere conto di quanto passa in fretta il tempo» mi giustifico, strappandogli un ghigno che si spegne quando, stufa di aspettare, allungo la mano verso di lui. «Dammi qua, che se aspettiamo te facciamo mattina»
«Sempre così piena di complimenti» ribatte ma fa come gli chiedo e posa le chiavi nel mio palmo, spostandosi di lato.
Trovo e imbrocco la chiave al primo colpo e in tre mandate la porta di casa è finalmente aperta. Purtroppo.
Ci lanciamo un’occhiata incerta, per nulla impazienti di entrare. Sappiamo entrambi cosa succederà appena superata la soglia e richiuso l’uscio. D’altra parte, è inevitabile.
Entro prima di lui e mi fermo al centro dell’ingresso, gli occhi serrati nell’attesa. Zoro sospira prima di chiudere la porta con un assordante, definitivo click.
«Si può sapere cosa ti è preso?!» alzo la voce, girandomi di scatto verso di lui che, dal canto proprio, decide di tirare dritto in cucina.
«Ho avuto le mie buone ragioni, Nami!»
«Le tue buone ragioni?» domando, raggiungendolo in cucina. «Le tue buone ragioni?!?»se pensa di cavarsela così, si sbaglia di grosso! «E ti spiacerebbe condividerle con me, queste buone ragioni, visto che sono tua moglie?!»
Finisce di bere il bicchiere d’acqua che si è versato e lo riappoggia sul tavolo, con un po’ troppa foga. «Il lavoro che ho ora va più che bene. Ed è un lavoro sicuro» afferma, lapidario.
Sbatto le palpebre un paio di volte, sinceramente interdetta. Ho sentito bene?
«Mi stai dicendo che hai rifiutato un posto come istruttore al dojo perché il lavoro al negozio di Johnny va più che bene?»
«Il mio aiuto gli serve e mi piace occuparmi delle spade»
«Non lo metto in dubbio ma Johnny può trovare qualcun altro! Zoro questa era una splendida occasione per te!» insisto, ferma nella mia convinzione che però non sembra essere abbastanza per convincere anche lui.
«Senti, Nami, ma qual è il problema?» chiede, guardando dritto davanti a sé, puntellato con le mani al tavolo. «Ti imbarazza che tuo marito lucidi lame per vivere, per caso?»
Sgrano gli occhi, colpita dalle sue parole peggio che da una pugnalata. Tra me ringrazio di essergli distante o gli avrei sicuramente mollato una sberla prima di riuscire a fermarmi.
«Come hai detto, scusa?» sibilo, gli occhi socchiusi e minacciosi.
«Nami, non…»
«Ti ricordo che mia madre, la donna che stimo di più al mondo, si è sempre guadagnata da vivere raccogliendo mandarini e arance che vende al mercato!»
«Lo so»
«Non azzardarti mai più a…»
«Scusa!» alza la voce per farsi sentire e zittirmi, intento in cui decisamente riesce. «Scusa, non era quello che volevo dire, mi dispiace» si gira a guardarmi, determinato e sincero. «È solo che non capisco, non capisco perché ti sciocca tanto la mia decisione. È così complicato credere che sono felice così?»
Lo osservo senza dire nulla, combattuta e con il cuore in guerra. Come posso rispondere sinceramente a questa domanda? Mi sta praticamente dicendo che dividere la sua vita con me lo appaga così tanto che per essere felice gli basta avere un lavoro qualsiasi che abbia a che fare con le spade.    
E se fosse così semplice, lo accetterei.
Ma non è così semplice, non lo è per niente.
Fatico a credere che dopo aver mollato tutto e aver vissuto in un altro continente per tre anni, solo per imparare tutto il possibile sull’arte della spada, lucidare quelle degli altri possa essere davvero la sua massima aspirazione.   
Ma che posso dirgli? Lo amo e voglio che sia felice, certo, però se lui sostiene di esserlo mi lascia anche senza argomenti a mio favore.
«Sei felice?» domando, giusto per levarmi ogni dubbio. Già so che non servirà comunque a niente.
E ciò nonostante il mio stomaco fa una capriola quando Zoro ghigna, ben più rilassato di quanto non sia stato per tutta la sera.
«Sì, mocciosa. Sono felice»
Prendo un profondo respiro e faccio appello a tutte le mie capacità recitative prima di andargli incontro con un radioso sorriso sul volto.
«Va bene, Zoro. Questo è ciò che conta»
Anche se non ci credo. Anche se continuo a non capire e questo mi spaventa più di ogni altra cosa. Ma siamo entrambi stanchi e abbiamo già discusso stamattina e prima di uscire per la cena.
Adesso è quasi ora di andare a letto e non dobbiamo dimenticarci la raccomandazione più importante di padre Gan Forr.
«Se sei felice, allora va bene»




 
  
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