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Autore: JoiningJoice    24/05/2018    2 recensioni
Quella sulla sua città natale è una menzione passeggera, dunque, e niente lascia intendere che Jungkook e Taehyung l'abbiano notata; ma una mattina, senza alcun preavviso, Jimin si sveglia privato della presenza di entrambi e con una novità ad intossicare i suoi sensi con ricordi, stranamente positivi, che prendono possesso della sua mente ancora non del tutto consapevole.
Una mattina, senza alcun preavviso, Jimin si sveglia con l'odore del mare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome
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[Disclaimer]

Questa storia è parte di un Alternative Universe chiamato “Run” ideato da me ed Andrea (kumiho5); per far sì che comprendiate il contesto, vi lascio di seguito un riassunto veloce della trama. Buona lettura!



Jungkook e Taehyung non sono che il prodotto della società in cui sono cresciuti: poveri in canna, fin dalla più tenera età tentano disperatamente di sopravvivere tra piccoli furti e occasionali lavori per criminali più grandi di loro. È durante uno di questi lavori che conoscono Jimin, un prostituto che non esita a pugnalare alle spalle chiunque gli diventi scomodo avere attorno; una serie di sfortunate coincidenze fa sì che i tre si trovino costretti a dover rapinare assieme una banca. Inizia così un'improbabile collaborazione – e convivenza – tra Jimin, terrorizzato dai legami duraturi, Taehyung, innocente e dal cuore d'oro, e Jungkook, diviso tra l'amore e fiducia che prova per il suo migliore amico e la tesa ostilità nei confronti del nuovo arrivato.

NOTA: QUESTA AU E' UN AU VKOOKMIN IN CUI L'OT3 ARRIVA AD AVERE UNA RELAZIONE STABILE! Se simpatizzate per solo una delle alternative (TaeKook/VMin/JiKook) siete pregati di NON ROMPERE :)


Darling, We Will Never Break


“Va tutto bene.”

È questa la risposta che Jimin darebbe se qualcuno gli chiedesse come sta, cosa ne è stato della sua vita, della libertà e del totale rifiuto di legarsi ad un luogo: perché Jungkook e Taehyung sono un ottimo compromesso tra ciò che riteneva essere i principi base della sua vita ed il contrario di essi, un'esistenza stabile e sana, da persona normale; sono una via di mezzo che ha intrapreso in silenzio, spaventato dalle conseguenze ma un po' più determinato ad ogni passo.

Non vivono in una casa normale, ma in una roulotte, lontani almeno una ventina di chilometri da un qualunque centro abitato: una sistemazione instabile, che non è stata pensata per esistere in un singolo luogo, ma che per Jimin è ormai sinonimo di quella sensazione di benessere che ha imparato ad associare alla presenza di Jungkook e Taehyung. Ricorda ancora la sera in cui Namjoon, riaccompagnandoli, aveva battuto le mani sul volante e dichiarato, quasi fiero: “Con la vostra parte della rapina di ieri potrete finalmente liberarvi di quella stupida roulotte e andare a vivere in una casa come si deve, eh?”, e la perplessità che aveva seguito quella frase.

Dal sedile del navigatore, Jungkook si era voltato a guardare Taehyung e Jimin – comodamente abbracciati sui sedili posteriori – e poi aveva risposto per tutti e tre con un semplice, quasi innocente: “Perché dovremmo?”

Namjoon non aveva compreso, ovviamente: per lui, come per uno qualunque dei loro amici, quella scelta continua ad essere un mistero. Se anche sperimentassero il loro stile di vita per una settimana o un mese finirebbero per trovarlo scomodo, quasi barbarico, anche e nonostante loro stessi vivano in piccoli appartamenti ai limiti di una città che non li ha mai voluti completamente.

A Jimin piace pensare che sia stata una loro scelta, quella di abbandonare Seoul e tutti gli orribili ricordi che il suo mastodontico profilo, stagliato contro l'orizzonte, porta con sé – una ribellione al sistema, qualcosa di poetico; la verità è molto più semplice: la roulotte è stata l'ultima spiaggia dopo che Jungkook e Taehyung si sono ritrovati senza soldi, ma da allora si è trasformata in qualcosa di più. Ogni centimetro metallico di quella piccola casa mobile è pregno di ricordi, di traumi, di vittorie e sconfitte: ogni graffio, ogni seggiola traballante, ogni lavandino che non vuole mai saperne di smetterla di gocciolare. Jimin ricorda la prima volta in cui si è seduto sotto la piccola tendina che funge da patio, la prima mattina che ha passato insonne a fissare l'alba oltre il finestrino, la prima notte tra le braccia di Taehyung e Jungkook, nel letto troppo piccolo per ospitare tutti e tre; e allo stesso tempo ricorda la prima volta in cui si è voltato a guardare la porta della roulotte alle sue spalle pensando di lasciarla per sempre, e l'ultima – in circostanze quasi diametralmente opposte tra loro, una per scelta, l'altra per senso del dovere. Ricorda di essere tornato indietro entrambe le volte, però: la prima in macchina e la seconda in una tortuosa camminata da Seoul all'angolo di mondo che Jungkook e Taehyung si sono ritagliati, dopo una notte intera passata zoppicando ai bordi delle strade, ferito ma determinato a tornare nel primo luogo che, dopo molti anni, avesse potuto definire “casa”.

Jungkook e Taehyung e la roulotte sono un compromesso, è vero; ma questo compromesso fa sì che si svegli ogni mattina circondato dal calore di due persone che lo amano e che vogliono proteggerlo, e per questo e altri mille motivi Jimin pensa di non potersi proprio lamentare. Pensa, per una volta, di potersi sentire vergognosamente felice.


Ha menzionato loro solamente una volta di essere nato a Busan; solo una volta, gettando quella dichiarazione in un discorso che non aveva nulla a che vedere con lui – “Mi piacerebbe andare al mare”, “Non ci siamo mai stati, eh, Taehyungie?”, “Io sì. Sono cresciuto al mare, a Busan” – e poi più niente. Jungkook e Taehyung non hanno dato alcun segno di aver carpito quell'informazione, e lui non ha mai fatto molto per riportarla a galla.

Ci sono molte barriere che ha abbattuto, stando con loro, ma quella che riguarda il suo passato Jimin non l'ha neppure scalfita – né ha intenzione di farlo. Porta bene addosso i segni della propria infanzia, e senza la minima fierezza, ma è passato talmente tanto tempo da allora che un processo di autoconservazione l'ha portato a considerarla, in parte, la vita di un'altra persona; per cui, quando Taehyung si sporge a baciare il neo sul suo collo che solo lui e Jungkook conoscono, scosta i capelli di lato e sfiora con le labbra una piccola cicatrice, Jimin si volta lentamente e prende il suo viso tra le dita e lo conduce in un altro punto di sé; uno che non abbia mai conosciuto il dolore, l'amarezza del tradimento, che non sia mai stato macchiato di sangue.

All'inizio era difficile anche solo trovare uno di quei punti – ma piano piano, sotto le loro carezze e i loro gesti accorti, Jimin ha iniziato a percepirli meglio. Le mani di Taehyung e Jungkook lo spogliano ben più di quanto i loro proprietari possano immaginare, strappandogli di dosso la pelle sporca ed invisibile ad occhi esterni.

C'è stato un tempo in cui ha avuto paura che la sua presenza potesse sporcarli, macchiarli – ma sono forti, entrambi, molto più di lui; lo ripuliscono, lo rendono una persona migliore.


Quella sulla sua città natale è una menzione passeggera, dunque, e niente lascia intendere che Jungkook e Taehyung l'abbiano notata; ma una mattina, senza alcun preavviso, Jimin si sveglia privato della presenza di entrambi e con una novità ad intossicare i suoi sensi con ricordi, stranamente positivi, che prendono possesso della sua mente ancora non del tutto consapevole.

Una mattina, senza alcun preavviso, Jimin si sveglia con l'odore del mare.

È con gambe tremanti che scivola giù dal letto, non del tutto sicuro di essere sveglio; mentre barcolla verso l'uscita chiama i loro nomi, ma non c'è risposta. Quando finalmente apre la porta della roulotte si aspetta sinceramente di trovare qualcosa di incredibilmente stupido ad attenderlo, una piscina gonfiabile e candele aromatizzate alla “Brezza Marina” o qualunque piano architettato da Taehyung e portato in vita da Jungkook – ma non va così, affatto: deve sbattere le palpebre appesantite dal sonno un paio di volte prima di realizzare che ciò che ha davanti non è la campagna semi-desertica nei dintorni di Seoul, ma il mare; nello specifico, il lungomare di Busan.

“Ta-da!”, la voce di Jungkook è l'unico suono che avverte sopra quello delle onde che si infrangono sul bagnasciuga bianco. È davvero tutto lì: la baia e la città che sembra innalzarsi da essa come un'immensa onda con le case e i quartieri poveri più vicini al mare che mutano in palazzi, centri commerciali, grattacieli e poi si riabbassano nei quartieri residenziali, tutti immersi in quella luce blu che proviene dal cielo azzurro quanto dal litorale, da quel mare in cui da bambino ha fatto il bagno innumerevoli volte – un altro Park Jimin, diverso anche da quello costretto in un mondo terribile, una delle tante versioni di sé stesso.

“Abbiamo cercato un punto tranquillo”, aggiunge Taehyung, e Jimin realizza solo in quell'istante quanto – forse inconsapevolmente – gli stiano donando. Ha stretto le braccia al petto, le mani ferme sul cuore, tentando inutilmente di fermare la corsa frenetica che ha intrapreso. Si rilassa e scende lo scalino che lo separa da loro, afferrando le braccia di entrambi con un movimento rapido – è sempre troppo facile per lui trovare i loro polsi ed agguantarli, come fossero collegati alle sue mani, come il suo corpo fosse sempre alla ricerca dei loro.

“Andiamo”, mormora soltanto – e poi sorride, perché non ha alcuna ragione di non farlo. La spiaggia è libera, è appena l'alba, e Jungkook e Taehyung devono aver guidato tutta la notte; saranno stanchi, e sa per esperienza che non esiste niente di rilassante quanto il lasciarsi andare al dondolio incessante delle onde, senza sentire il fondo sabbioso sotto i piedi anche nel sollevarsi. Lo sa perché lo ha fatto moltissime volte, quand'era solo un bambino; e forse, pensa nel liberarsi dei pochi vestiti che indossa, non esistono poi così tante versioni di Park Jimin. Forse tutto si riduce a due Park Jimin, che ha vissuto la sua vita a fasi alterne: quello costretto ad una vita di percosse, che poteva permettersi di sorridere solamente in quelle acque, e che dopo aver lasciato sporadicamente posto all'altra versione di sé ha preso controllo del suo corpo per anni – e quello che poteva nuotare e non pensare a niente, ripulito un tempo dall'acqua salata del mare ed ora dalle mani e dai baci delle due persone che lo amano. Quello che Jimin ha deciso di essere di sua spontanea volontà.

È guardando Jungkook e Taehyung lamentarsi dell'acqua fredda, bagnarsi a vicenda con piccoli schizzi d'acqua, farsi prendere dal panico a causa dell'acqua troppo alta e rilassarsi, finalmente, che Jimin pensa: “Va tutto bene”. Un tempo, nello sdraiarsi a pancia in su ad affrontare solamente il cielo ed il sole, amava sentirsi isolato da tutto se non dal dondolio del mare; ora stringe le mani di Jungkook e Taehyung – “Come delle lontre che non vogliono andare alla deriva”, nota quest'ultimo, e la risata di Jungkook è forte e secca ed adorabilmente stupida – e, pur privato di quella sensazione di beata solitudine, sorride.

Va tutto bene.



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Ho già scritto una oneshot di quest'AU, si tratta di “Somewhere Over the Rainbow” ma...Run per me è un rifugio, una casa a cui tornare. Sono sempre felice di esporre al mondo il tassello di un mondo che ritengo essere grande e complesso e doloroso e bello.

Per chiarire qualche punto che potrebbe aver causato confusione: in questo universo Jimin è stato costretto a prostituirsi fin da piccolo, e salvo una breve relazione con un ragazzo nelle sue stesse condizioni – finita nel peggiore dei modi – non ha mai avuto la capacità di stringere legami veri e duraturi con nessuno. All'inizio del suo rapporto con Tae e Guk pensa più volte di scappare, fin quando Taehyung non viene ferito e Jimin è costretto a fare un ultimo, terribile sacrificio per consentirgli di avere le cure mediche di cui necessita e salvargli la vita.

Namjoon, che viene menzionato qui per la prima volta, fa parte del piccolo gruppo di ladri che i ragazzi creano una volta superato questo incidente e che comprende, oltre a lui ed ai ragazzi, Yoongi (un abile scassinatore) e Hoseok (un autista eccezionale); Namjoon è un esperto di truffe che si affeziona ai ragazzi non appena li conosce. Seokjin, invece, è un poliziotto assegnato al loro caso che per una serie di circostanze finisce per incontrare ed innamorarsi di Nam...non mi dispiacerebbe scrivere una NamJin ambientata in questo universo, un giorno.

Grazie per aver letto e alla prossima!

- Joice

   
 
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