Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: momoallaseconda    24/05/2018    4 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era passata una settimana dalla partenza di quell'assurdo viaggio alla ricerca del vero amore di Sanji. UNA SETTIMANA! E in una sola settimana avevano già affrontato più guai di quanto tutti e quattro si sarebbero mai sognati!
Certo, poi in un modo o in un altro erano sempre riusciti ad aggirare l'ostacolo, ad arginare le perdite o a mettere una toppa... la parola chiave era quella... aggirare. Di provare a risolvere ormai non ci provavano neanche più. Non era ancora capitato che riuscissero a sistemare in maniera definitiva il problema che gli si presentava davanti. C'era sempre qualcosa che metteva loro i bastoni tra le ruote e Nami era assolutamente certa che non fosse un caso, avere Rufy per fratello era già di per sé una garanzia di fallimento. Potevi decidere di ignorarla, potevi convincerti che non esistesse e non potesse condizionare la tua vita. Potevi perfino andare dall'altra parte del mondo, prendere ogni tipo di precauzione, ma alla fine dovevi aprire gli occhi e renderti conto di stare combattendo una battaglia persa. Non importava cosa tu potessi fare o dove tu andassi... quando voleva colpirti, la sfiga sapeva sempre come trovarti!
Tra tutte le cose che avevo messo in conto ci sarebbero potute capitare questa era senza dubbio l'unica che non avevo programmato!”
Nami si passò una mano sul viso senza smettere di marciare sul marciapiede, aveva bisogno di muoversi e di non incrociare lo sguardo con nessuno. Non aveva più nemmeno le forze per una crisi isterica da manuale, sapeva che li avrebbe direttamente strozzati se si fosse fermata e per evitare a sé stessa i successivi vent'anni di galera non si fermava da più di mezz'ora, ovvero da quando lei e Zoro avevano ritrovato Sanji e Rufy.
Di tutte le più basse e miserabili cose che avevo pensato, questa è senz'altro la peggiore!”
Farsi fregare in quella maniera era persino peggio della storia di Teach e Sanji lo sapeva perfettamente. Da mezz'ora Nami non la smetteva di inveire contro di lui e ovviamente Rufy, a Zoro non pareva vero per una volta essere l'unico estraneo ai fatti. Se ne stava seduto su quella panchina tutto tronfio con un sorriso insolente in viso che Sanji vedeva perfettamente nonostante ormai fosse piena notte e l'unica cosa che illuminava quel tratto di autostrada era il piccolo lampione sopra di loro. Dovette trattenersi dal fiondarsi su di lui per levarglielo dalla faccia. Non sarebbe servito a niente, avevano torto marcio e Nami probabilmente si sarebbe imbufalita ancora di più. Avevano già perso tre ore alla stazione di polizia per denunciare il furto ma erano certi che non avrebbero trovato mai nulla, sicuramente il ladro era già lontano.
Sanji si accucciò meglio nel suo angolino di fianco alla panchina, cercando di divenire un tutt'uno con l'asfalto, vergognandosi per la propria stupidità. Nami gli passò davanti a passo di marcia per la centesima volta bofonchiando parole tra i denti che non afferrò e ne fu contento, prima di arrivare infondo al marciapiede e tornare indietro, senza dare adito di volersi fermare a parlarne. Quasi non avevano potuto spiegarsi, avrebbe voluto chiederle ancora scusa, soprattutto per la sua borsa, ma lei non sembrava dell'idea di concedergli udienza. Almeno aveva afferrato che il danno era per lo più opera di Rufy e Sanji ne era segretamente felice perché aveva già iniziato a pagare il suo debito, mentre a lui era stato concesso di riposarsi.
Nami senti, per quanto ancora devo agitare il cartello?”
Sanji scosse il capo ma nessuno rispose.
Perchè non si è ancora fermato nessuno, forse dovremmo scrivere Dressrosa un po' più grande...”
Silenzio.
Sabo mi ha detto che gli autostoppisti non fanno mai una bella fine...”
Nulla. Rufy tentò di nuovo mentre Zoro gli scoccava un'occhiata ammonitrice.
E poi mi sarebbe venuta anche un po' di fame.”
Nami nemmeno lo guardò, gli passò dietro senza fermarsi e lo appiattì al suolo. Quello bastò a Rufy per capire che non era ancora il momento di chiedere clemenza e che continuare a sgolarsi con le auto di passaggio agitando il cartello per Dressrosa era cosa buona e giusta. Almeno gli avrebbe evitato un altro pugno.
Ma non ci prende nessuno...” mugugnò più a se stesso che a chiunque altro.
Sanji sospirò all'ennesimo passaggio furioso di Nami e all'ultima auto che sfrecciava via ignorando palesemente Rufy e il cartello. Si erano messi lì perché quell'autostrada era l'unica che portava direttamente in Spagna e loro si sarebbero accontentati di raggiungere almeno il confine ma sembrava un'utopia pure quella. Le auto che passavano erano sempre meno man mano che la notte avanzava e non avrebbe scommesso il penny di Izou che qualcuna di queste si sarebbe mai fermata. Guardando com'erano messi, capiva gli automobilisti.
Zoro si schiarì la voce. “Ragazzina dai siediti, consumerai il marciapiede continuando così.” poi allargò il ghigno. “Non vale la pena farsi venire un'ulcera per questi due tonti!”
Sanji l'avrebbe volentieri strozzato ma si trattenne per il rotto della cuffia. Maledetto marimo!
Nami, con suo enorme stupore, sospirò arrabbiata e fermò la marcia proprio davanti alla panchina. Ci si sedette con un tonfo secco mettendosi le mani nei capelli e seppellendocisi.
Sanji avvertì distintamente un laconico 'questa è l'ultima volta che faccio un viaggio con voi.' e dovette trattenersi di nuovo dallo scattare al collo di Zoro che annuiva comprensivo continuando a ripetere quanto fossero stati scemi lui e Rufy. Gliele avrebbe fatte pagare tutte prima o poi.
È tutta una perdita di tempo!” mormorò Nami a nessuno in particolare ma catalizzando l'attenzione di tutti. “Dovremo restare qui fino a che non ci viene un'idea migliore! A quest'ora non ci prende nessuno e, se ci va bene, saranno dei maniaci!”
Sanji deglutì cercando di sembrare incoraggiante. “Non dire così, Nami-san. Vedrai che andrà tutto bene, tra poco qualcuno si fermerà e quando saremo a Dressrosa chiederemo aiuto a Viola!”
Lei gli lanciò un'occhiata assassina attraverso i capelli e Sanji sbiancò, accucciandosi ancora di più nel suo angolino e tentando di diventare invisibile.
Zoro ridacchiò sommessamente guardando distrattamente oltre le spalle di Rufy che continuava indefesso ad agitare il cartello sopra la testa. Si accigliò appena notando i fari di un auto in lontananza che iniziava a rallentare e poi ad inserire la freccia destra.
Per una volta torcigliolo ha ragione...” commentò sbalordito.
Nami e Sanji alzarono la testa di scatto sentendo il familiare motore di un auto fermarsi proprio davanti a loro. Ad occhi sgranati videro il grande finestrino di un camion abbassarsi e un'inquietante -e stranamente familiare- ciuffo blu fuoriuscirne accompagnato dal suo esuberante proprietario. “Serve un suuuper passaggio per Dressrosa, ragazzi??”
Sanji rimase senza parole come tutti tranne Rufy che sorrise entusiasta nel rivederlo.
Franky!!!!”
Nami sorrise a denti stretti, incredula di aver ritrovato il camionista di Elbaf e ancora memore dell'ultima esperienza su quel camion.
Lui parve riconoscerli solo dopo qualche attimo perché sollevò gli occhiali da sole per guardarli meglio e sgranò gli occhi. Occhiali da sole... in piena notte... Sanji inserì immediatamente la cosa nella cartella 'prudenza' e la depositò in un angolino del suo cervello deciso a soffermarcisi sopra più tardi.
Ma siete quelli del Gay Pride!!! È pazzesco!! Che ci fate da queste parti??”
Franky aprì la portiera con un gran sorriso e Rufy non se lo fece ripetere appollaiandosi al suo fianco. “Saltate su fratelli!! Vi porta il Boss a Dressrosa!!”
Sapendo di non potersi permettere di fare la schizzinosa, Nami fece spallucce guardando gli altri due e facendosi sentire solo da loro. “Poteva andarci peggio...”
Zoro e Sanji annuirono.
Franky ondeggiò sul sedile lanciando a tutti occhiate entusiastiche. “Allacciate la cintura! Sarà un viaggio suuuuuper!!”

*

Inghiottì l'ultimo boccone e allontanò il piattino con le briciole della crostata che sua madre aveva preparato quel pomeriggio. L'aveva spazzolata in pochi minuti e la donna lo guardava fin dall'inizio in fervente attesa di giudizio.
Chopper le sorrise soddisfatto. “Questa è senz'altro la migliore!”
Sora Vinsmoke annuì con sollievo. “Per fortuna.” si lasciò sfuggire.
Chopper ridacchiò. “Non ti preoccupare mamma. Vedrai che andrà bene!”
Lei si alzò con un sospiro dal tavolo per avvicinarsi al lavello. “È la prima volta che Niji porta una ragazza a casa, voglio che si senta il più possibile a suo agio.” mormorò distrattamente iniziando a lavare i piatti.
Amerà anche lei i tuoi dolci, proprio come noi!” Chopper le portò i bicchieri, aiutandola a sparecchiare.
La madre gli sorrise riconoscente. “Lo spero!” si pulì le mani su di uno strofinaccio prima di mettersi una mano sul cuore. “Se ce la vuole presentare vuol dire che la cosa è seria! A 25 anni il mio bambino ha finalmente trovato moglie!”
Chopper rise. “Dai mamma, non esagerare! Non ha mai detto che la porta qui perché vuole sposarla!” poi aggiunse con fare cospiratore. “Però Rejiu mi ha detto di non averlo mai visto così preso da una ragazza. Anch'io sono curioso di conoscere Cosette!”
Lei annuì sempre con quell'aria trasognata negli occhi. “Non vedo l'ora che sia domani sera!” Sora scompigliò affettuosamente i capelli biondi di suo figlio più giovane. “Tutti i miei bambini riuniti di nuovo a casa!” poi parve ricordare un particolare e un velo di tristezza le cadde addosso. “Tutti tranne uno...”
Chopper si mosse a disagio sul posto, continuando ad asciugare i bicchieri, fingendo di non aver notato il cambiamento di tono nella madre e sapendo già quello che sarebbe arrivato dopo.
Tesoro, non puoi provare di nuovo a chiedere a Sanji di tornare prima dal campeggio? È via da più di una settimana, avrà delle robe da lavare, sarà stanco, affamato...”
Era lui quello stanco, stufo di non poter dire ai suoi genitori dove si trovasse davvero loro figlio, ma voleva bene a suo fratello, non voleva tradirlo. Chopper deglutì preparandosi a mentire per l'ennesima volta agli occhioni dolci di sua madre che attendevano in ansia la sua risposta.
Te l'ho detto, mamma. Sono in una zona dove i cellulari faticano a prendere...”
Sapeva che era una scusa piuttosto fiacca, ma fino a quel momento era riuscito abbastanza bene a farla passare per buona a tutti i suoi familiari. Non sapeva fino a quando sarebbe riuscito a nascondere il fatto che Sanji aveva abbandonato lo stato da tempo, in cuor suo continuava a sperare che la bugia reggesse fino al suo ritorno.
Sora sembrò ancora più avvilita. “Ma così si perderà la cena e l'annuncio del fidanzamento...”
Chopper roteò gli occhi. “Mamma, ti ho già avvertito di non farti troppe illusioni...”
Lei strinse gli occhi puntandogli l'indice contro con fare minaccioso. “Vedrai se non ho ragione! Tua madre sa sempre tutto, ricordatelo!”
Chopper ridacchiò alla sua espressione evitando di commentarla ad alta voce. Ah, se solo potessi immaginare dov'è Sanji...
Sora mise sui ripiani gli ultimi piatti e si voltò verso di lui sorridente. “Qui ho finito. Ricordati che domattina viene Ichiji a prenderti per andare alla partita e poi dovete passate in fioreria!”
Si, mamma.” rispose subito come se fosse la centesima volta che sentiva quelle parole.
Lei gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla prima di avviarsi verso la porta. Una volta sulla soglia si voltò piano verso di lui che ancora sostava vicino al lavello, immerso nei suoi pensieri.
Lo so che spesso sono troppo apprensiva. Siete grandi e dovrei lasciarvi più spazio ma...” si interruppe mordendosi le labbra indecisa e Chopper la guardò incoraggiante. “...per favore, proveresti un'altra volta a contattare Sanji? Non per la cena, voglio solo essere sicura che stia bene. Non mi sono ancora abituata al pensiero che presto anche lui potrebbe uscire di casa.”
Chopper trattenne l'impulso di abbracciarla, la sua mamma era la donna più dolce che conoscesse e per un attimo fu tentato di dirle tutto ma represse subito quell'idea per lo stesso motivo. Si sarebbe preoccupata molto di più se avesse saputo dove si trovava davvero il suo quartogenito.
Ma questa volta non voleva mentirle. “Si, dopo provo a contattarlo di nuovo.” promise e a sua madre bastò quella rassicurazione per tornare serena.
Gli mandò un bacio raccomandandosi che andasse a letto presto e lo lasciò solo in cucina.
Passò qualche minuto prima che anche Chopper si decidesse a salire in camera sua e ad accendere il computer.
Lo schermo nero si illuminò rimandandogli la propria immagine e andò subito al programma localizzatore che aveva installato per sapere sempre dove si trovasse suo fratello. Secondo i suoi calcoli avrebbero dovuto trovarsi tutti a Marijoa in quel momento.
Mentre attendeva che il satellite si allacciasse ai loro cellulari pensò di mandargli un messaggio solo per chiedergli come stava andando, almeno quello che aveva detto a sua madre non sarebbe stata una bugia, in fin dei conti voleva saperlo davvero anche lui.
Il familiare bip di avvenuta connessione lo fece accigliare. Sullo schermo in prossimità di Marijoa si trovavano effettivamente due puntini luminosi e dalle sigle con cui erano stati registrati capì che si trattava dei cellulari di Nami e Zoro. Quello che lo lasciò perplesso e vagamente preoccupato erano gli altri due puntini rossi, quelli che avrebbero dovuto corrispondere a Rufy e a suo fratello. Non erano fermi, si muovevano distintamente verso est, avevano già passato la Repubblica Ceca e non si fermavano.
Chopper sentì un brivido corrergli lungo la schiena, il gps era affidabile, non poteva sbagliare. O suo fratello improvvisamente aveva deciso di intraprendere un'altra strada e si erano divisi o c'era qualcosa che non quadrava. Pregò che si trattasse solo di un malinteso.
Prese al volo il telefono deciso ad andare a fondo della questione chiamando Nami. L'idea di essere interrogato dalla polizia per coinvolgimento nella sparizione di suo fratello non lo allettava per niente.
Deglutì a vuoto sentendo il cellulare suonare staccato dall'altra parte della cornetta.
Si rese conto all'improvviso che forse la polizia sarebbe stata il male minore.
Spiegarlo a sua madre sarebbe stato molto peggio.

*

Il rumore di una risata la fece uscire dal torpore ma le ci volle lo scossone di una buca sull'asfalto per farle aprire gli occhi. La luce solare filtrava tenue attraverso le fessure della stoffa e Nami provò un incredibile senso di dejavù risvegliarsi con lei. Erano saliti sul camion di Franky un'altra volta.
Batté piano le palpebre sentendo il corpo riprendere coscienza insieme ai suoi ricordi e al dolore della brutta posa rannicchiata in cui era stata costretta per tutta la notte. Cercò di stirare i muscoli doloranti delle braccia ma non ci riuscì perché un peso ingombrante le gravava sulla spalla e le ci volle qualche attimo nel semibuio per capire da cosa fosse causato.
Lo shock di trovare la testa di Zoro dormiente appoggiata su di lei la svegliò del tutto e fu solo per un caso che riuscì a non svegliarlo. Si mosse piano cercando di non cedere all'imbarazzo e di non pensare a quanto tempo fossero rimasti fermi in quella posa o sarebbe morta per autocombustione. Si sfilò dalla sua presa e a malincuore lo spinse con cautela contro una parete. Doveva ammettere che sarebbe volentieri rimasta ancora così se non fosse stato per l'assenza della circolazione sanguigna sul braccio.
Si massaggiò i muscoli indolenziti, timorosa di prendere troppo spazio visto che ancora era a pochi centimetri dal suo lento russare. Nella penombra inquadrò Sanji diametralmente opposto a loro, dormiva ancora sdraiato a pancia in giù su quello che sembrava uno straccio ma dopo aver abituato la vista all'oscurità capì che era una specie di stuoia da campeggio.
Dall'ultima volta che vi avevano dormito, Franky aveva fatto qualche modifica al camion, probabilmente aveva preso come una missione personale dare un passaggio ad ogni autostoppista d'Europa in difficoltà. Attorno a loro, oltre alle casse del suo carico, c'erano coperte, cuscini, materassini e quelli che avevano tutto l'aspetto di essere veri sacchi a pelo. Ricordò che pure la sera precedente li aveva guardati con orrore, decisa a non utilizzare nessuna di quelle comodità non sapendo chi o cosa le avesse usate prima di lei e aveva deciso di accucciarsi nell'unico angolo che pareva allo stesso tempo più comodo e meno sudicio. Non ricordava invece il momento in cui Zoro le si era seduto accanto, probabilmente già dormiva.
Ai suoi piedi notò una coperta abbandonata che non aveva notato prima e che copriva in parte anche lui. Era certa di non averla presa per se stessa e capì in un attimo che doveva avergliela messa Zoro addosso quando le si era avvicinato. Forse alla fine aveva deciso di rimanere nei paraggi. Il cuore le si gonfiò di tenerezza al pensiero che avesse voluto farle compagnia per tutta la notte e lo guardò dormire, consapevole di non stare facendo il proprio bene ma non concedersi quella piccola debolezza era impossibile. Sembrava così innocente. Sarebbe stato così facile avvicinarsi, fare finta di non essersi mai svegliata e ritornare a dormire con lui addosso in quella posa scomoda in mezzo alla polvere. Sarebbe stato così bello strofinare la guancia sul suo petto e respirare il suo profumo. Per un glorioso attimo pensò di farlo davvero ma la risata sguaiata di suo fratello riecheggiò in tutto il cassone, rompendo all'istante ogni sogno ad occhi aperti stesse facendo e purtroppo non fu l'unica a sentirla questa volta.
Zoro saltò su come una molla facendo cadere la coperta dalle sue gambe. Si guardò attorno qualche istante e parve ricordare dove si trovasse, chetandosi di conseguenza e tornando a sedere con una mano che passava sul viso stropicciando gli occhi.
Nami rise per quel risveglio tutt'altro che tranquillo e lui sembrò accorgersi solo in quel momento di averla accanto.
Ciao...” mormorò sorpreso, la voce impastata.
Lei gli sorrise. “Ciao. Dormito bene?”
Non direi. Che cos'era? Quella cosa che mi ha svegliato.”
Nami indicò la postazione di guida oltre la tendina dove si sentivano ancora delle voci concitate. “Rufy che rideva.”
Zoro sbuffò coprendo uno sbadiglio. “Ovviamente...” commentò stanco.
Un fascio di luce li accecò all'improvviso con un rumore di tende tirate e di casse che venivano spostate tutte insieme. L'oscurità nel cassone terminò quando Rufy lo inondò della luce solare che veniva dall'abitacolo.
Siete svegli finalmente!!” esclamò al loro indirizzo battendo le mani. “E Sanji?”
Nami non fece in tempo ad indicarlo che suo fratello gli era già saltato in groppa spezzandogli qualche costola oltre a rompergli il sonno e non si scompose quando il biondo, finalmente sveglio e in forze, cercò di strozzarlo.
Dall'abitacolo Franky si sporse un po' per richiamarli. “Fratelli, ben svegliati! Sono suuuper felice di informarvi che tra un'ora saremo a Dressrosa!!”
Sanji mollò Rufy lasciandolo agonizzante a terra e si avvicinò all'uomo sbalordito. “Veramente? Manca così poco?”
Franky alzò gli occhiali sulla testa guardandolo commosso. “Il fratellino Rufy mi ha detto che ci stai andando per farti perdonare da una ragazza!” gli posò una delle enormi manone sulla spalla. “Vedrai che ce la farai!! Faccio il tifo per te, fratello biondo!!”
Sanji lo ringraziò con un sorrisino. Nonostante tutto era grato per quella incondizionata fiducia che riceveva continuamente ovunque andasse. Quando le persone che incontrava si entusiasmavano per la sua situazione si sentiva curiosamente più motivato e deciso di arrivare fino infondo.
L'ora successiva la passarono chiacchierando e ridendo. Nami aveva lanciato un urlo di gioia quando aveva trovato il suo album da disegno nello zaino.
Ero convinta fosse nella borsa che hanno rubato!!”
Sanji tirò un sospiro di sollievo. Almeno per quello non doveva sentirsi in colpa.
Nami si sistemò vicino al finestrino, felice di aver trovato qualcosa da fare e Zoro si sorprese di nuovo a guardarla disegnare. Gli piaceva l'espressione concentrata che faceva per captare tutti i dettagli, la faceva sembrare più adulta dei suoi 23 anni. Di solito la vedeva copiare paesaggi, ne aveva fatti molti in quella settimana ma se la cavava meravigliosamente anche con i ritratti. Rufy e Franky che chiacchieravano seduti nell'abitacolo le stavano venendo davvero bene. Aveva un vero dono.
Sanji aveva appena finito di cambiarsi sul retro quando Franky annunciò finalmente l'arrivo a Dressrosa. Il biondino si fiondò nell'abitacolo per sincerarsene con i propri occhi mentre Nami e Zoro si guardavano infinitamente sollevati. Erano arrivati, non sembrava vero!
Franky entrò senza problemi in paese e dal camion riuscirono già a capire come quella città fosse diversa dalle precedenti. Passarono per le caratteristiche strade di ciottoli, sfrecciando accanto a case variopinte e vie caotiche, zeppe di turisti e vita. Il mare in lontananza rendeva unica quella bellissima città e il sole splendeva caldo sopra di loro come a dare il suo personale benvenuto. A Sanji non sarebbe potuta capitare giornata più bella per incontrare finalmente l'amore della sua vita.
Puoi lasciarci dove più ti è comodo Franky, grazie mille!”
Quello ghignò saputo. “Fratello Rufy mi ha dato l'indirizzo prima. Vi porto direttamente lì!”
Sanji sgranò gli occhi. “Non è necessario! Hai il tuo lavoro...”
Che assurdità! Hai fatto un viaggio interminabile! Basta aspettare!”
Sanji provò l'impulso di abbracciarlo.
Il camion si fermò dopo qualche minuto in una via secondaria e ne scesero col cuore in gola. Davanti a loro c'era un elegante palazzo giallo, decorato da mosaici e piante ornamentali, tipicamente distintivo di Dressrosa come tutti quelli che lo circondavano. Il numero civico corrispondeva all'ultimo indirizzo conosciuto di Viola Cortes.
Sanji deglutì piano guardando il palazzo dal basso, il cuore che batteva incessante nel petto. Era davvero lì, a due passi da lei. Ancora non ci credeva.
Franky li aiutò con gli zaini e mollò a Zoro -il più vicino- una poderosa pacca sulla spalla. “Come vi avevo promesso, eccoci qui!”
Sei un mito, Boss! Grazie!” Rufy si lasciò stritolare da quelle braccia enormi. “Il numero te l'ho dato, sentiamoci ok?”
Franky si rimise gli occhiali da sole regalando grandi sorrisi a tutti e una pacca frantuma-ossa a Sanji. “Auguri ragazzo. Vedrai che andrà tutto bene con la fanciulla!”
Sanji annuì nervoso, non si sentiva più i muscoli della faccia e, per colpa di Franky, ora nemmeno quelli delle spalle.
Ci vediamo, fratelli! Buon fortuna!”
Il camion sgommò via con un potente colpo di clacson come da suo marchio e Nami lo guardò allontanarsi strombazzante prima di girarsi verso suo fratello con un sopracciglio alzato. “Vi siete scambiati i numeri di telefono?”
Rufy sorrise raggiante. “Già!”
Ma che te ne fai del numero di un camionista europeo?”
Lui alzò le spalle noncurante. “Mi sta simpatico!”
Nami alzò gli occhi al cielo preferendo soprassedere come al solito. Si orientò verso l'amico biondo invece che sembrava essere caduto in una crisi di nervi alla vista dei citofoni.
E se non vuole vedermi? E se davvero mi odia? E se non mi lascia parlare? E se mi manda via??” Sanji si mise le mani nei capelli. “Che cosa faccio?? Che cosa faccio??”
Nami e Rufy affiancarono Zoro che già si stava esasperando per quell'ennesima dimostrazione di virilità mancata.
Non lo saprai mai se non ci provi...” grugnì incrociando le braccia.
Siamo venuti fin qui, sarebbe assurdo non farlo...” gli diede man forte Nami con un sorriso.
Ma si! E poi anche se dovesse andar male puoi sempre farti qualcuna nel viaggio di ritorno!” commentò sereno Rufy mettendosi un dito nel naso.
Zoro e Nami lo guardarono allibiti e vagamente schifati e non fecero nulla quando il calcio di Sanji gli sfondò il cranio.
Imbecille!” respirò lui affannato. “Sono solo un po' nervoso! Ne abbiamo passate così tante e adesso che ci sono...” lasciò cadere il seguito, tanto lo avevano intuito tutti. Non capitava spesso di vederlo così agitato. Se fosse andata male stavolta non avrebbe avuto un'altra occasione e nonostante tutto capivano la sua ansia.
Nami cercò di suonare tranquillizzante. “Magari se vai da solo sarà più ben disposta! Noi possiamo aspettarti giù!”
Un verso lamentoso si alzò dall'asfalto. “Che cosa?” mugugnò Rufy sollevando la testa. “No! Non ho fatto tutta questa strada per non vedere come va a finire!!”
Infatti tu dovresti essere a casa adesso...” commentò piccata Nami incrociando le braccia.
Sanji sospirò passandosi una mano sulla nuca. “No, ha ragione. Avete affrontato tutto con me. Dovete esserci, sia che vada, sia che non vada...”
Zoro ghignò. “E allora che aspetti?”
Andiamo!” Nami gli sorrise incoraggiante.
Sanji li guardò sereno, sentendosi comunque fortunato per avere degli amici così.
Rivolse l'attenzione al citofono e inquadrò subito il nome di Viola. Sapeva che doveva affrontarla, anche se avrebbe potuto soffrirne era sempre meglio che restare nel limbo del dubbio.
Si fece coraggio e premette deciso il bottone. Ora non avrebbe più potuto tornare indietro.
Tutti si misero in attesa in silenzio e per qualche attimo non accadde nulla tanto che Sanji cominciò a chiedersi se non fosse uscita di casa. Era da poco passata l'ora di pranzo, sperava di trovarla ma forse aveva sbagliato i suoi calcoli. Avrebbe dovuto aspettarla, lui lo avrebbe fatto senza dubbio, ma non voleva obbligare anche gli altri a quell'attesa. Che fare?
Il panico immotivato scemò all'istante quando sentì l'inconfondibile click di un apparecchio che veniva sollevato e una melodiosa voce di donna che risuonò nell'interfono.
Chi è?”
A Sanji andò in pappa il cervello. Si diede dell'idiota perché non aveva messo in conto che prima avrebbe dovuto spiegare chi era per poter salire e parlarle.
Io... io...”
Era fregato!
Si? Chi parla?”
Nami gli tirò una gomitata incitandolo a dire qualcosa prima di perdere l'occasione.
I-io... p-parlo con Viola?” chiese titubante.
No, non sono Viola.” una piccola pausa “Posso sapere chi la cerca?”
M-mi chiamo Sanji. Avrei bisogno di parlare con Viola, per favore...”
...hai detto Sanji?” la voce gli sembrò stupita ma non poteva esserne sicuro.
Si, Sanji Vinsmoke.” rispose per abitudine.
Nessuno parlò più dall'altra parte del citofono per diversi secondi e Sanji iniziò ad avere i primi segni di cedimento. L'ansia gli aveva prosciugato tutte le energie, faticava persino a stare in piedi.
Signora...?” Non poteva aver messo giù, la sentiva respirare attraverso l'apparecchio.
Dopo un tempo che parve infinito finalmente la voce parlò. “Quinto piano, appartamento C.”
Non capendo esattamente come avesse fatto Sanji guardò gli altri trovandoli con il suo stesso sconcerto stampato in faccia.
Salirono le scale di fretta e con poco arrivarono al quinto piano. L'appartamento che cercavano era esattamente davanti alla scala e sulla soglia li attendeva fiera una donna bellissima. Senza dubbio era sua la voce nell'interfono.
Sanji la vide per primo e notò subito che non era Viola. Si chiese se non fosse una sua parente, anche lei aveva lunghi capelli neri e un viso angelico, ma dimostrava qualche anno di più e li aspettava poggiata allo stipite con le braccia conserte e un sopracciglio curioso curvato verso l'alto.
Quindi tu sei Sanji, l'amico di penna di Viola...” mormorò saputa, come sfidandolo a contraddirla.
Tutti si fermarono nell'androne col fiato sospeso. Era una domanda?
Nami e Zoro squadrarono tesi il loro amico, non sapendo esattamente come comportarsi in quella situazione. Rufy, al contrario, sembrava congelato, assurdamente immobile sull'ultimo scalino.
Sanji avanzò incerto di un passo. “Sono io.” Aveva la spiacevole sensazione di essere sotto esame e non aveva la minima idea di come fare per superarlo.
Si aspettava di vedere del disgusto o peggio sul suo viso, invece gli sorrise teneramente e lui lo colse come un incoraggiamento. “Potrei parlare con Viola, per favore?”
Inaspettatamente lei rise. “No, mi dispiace.” comunicò tranquilla, senza perdere il sorriso.
A Sanji il cuore sprofondò nello stomaco. “Non vuole vedermi, vero?”
Di nuovo, la sconosciuta rise, dolce e diabolica. Non capiva se lo stava prendendo in giro, non riusciva ad interpretare le espressioni facciali di quella donna.
Non si tratta di questo, è che l'hai mancata. Viola è partita per le vacanze qualche giorno fa.”
Lo sconcerto arrivò dopo qualche attimo di malcelata elaborazione e gli arrivò addosso pesante come una vagonata di mattoni sul capo.
Sentì Zoro sospirare pesantemente due passi dietro di lui e Nami crollare a peso morto sui gradini, piagnucolando con la testa tra le mani. “Questo viaggio non finirà mai...”
Co-come è possibile che... m-ma io sono partito che... lei... io...”
Non riusciva a mettere in fila una frase, il cervello non rispondeva più.
La donna lo fissava corrucciata, forse cercava di dare un senso a quello sproloquio e Sanji ci riprovò.
Sono partito una settimana fa, ho letteralmente girato l'Europa per arrivare qui e... e lei...”
Dire che era sconvolto era troppo poco. Svuotato, era quella la parola giusta. Ogni emozione gli era stata estirpata via con ferocia.
La donna arcuò appena le sopracciglia in quella che doveva essere sorpresa. “Ci hai messo così tanto ad arrivare qui? Deve essere stato un viaggio impegnativo...”
Sanji abbassò sofferente le braccia e scoccò un'occhiata agli altri, sulle loro facce vedeva la stessa stanchezza che intuiva dovesse trasparire da lui. “Non puoi immaginare quanto...”
Lei sorrise ancora e Rufy si mosse irrequieto sul posto. Zoro gli lanciò uno sguardo strano.
Sono una maleducata! Si vede che siete stanchi, perché non entrate? Vi offro qualcosa, è il minimo!”
Sanji annuì esausto, incapace di rifiutare per cortesia. Avevano tutti bisogno di fermarsi per un attimo. “Ti ringrazio... ehm... signorina..?”
Con un sorriso malizioso la donna si spostò di lato. “Oh, sono la coinquilina di Viola. Mi chiamo Nico Robin, ma potete chiamarmi Robin.”








Angolo Autore:
Salve!
Piccolo appunto... per forza di cose qui i fratelli Vinsmoke non sono gemelli. Più o meno hanno un paio d'anni di differenza l'uno dall'altro e i tre più grandi vivono per conto proprio. La linea di successione è però la stessa, ovvero Reiju è la più grande, poi c'è Ichiji, Niji, Sanji, Yonji, per finire Chopper che è l'ultimo in questo universo (e tecnicamente ha 16-17 anni). Siccome non l'avevo mai specificato, volevo solo rassicurare che non era un errore di distrazione!
Colgo di nuovo l'occasione per ringraziare tutti quelli che passano di qui e inseriscono la storia nelle varie categorie o la recensiscono! Vi adoro, non sapete quanto mi spronate! E scusate sempre per i lunghi tempi di attesa, sto cercando di fare il possibile!
Grazie, mille grazie davvero!
Al prossimo capitolo!
Momo



   
 
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