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Autore: heliodor    24/05/2018    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il giorno dopo
 
"La ritroveremo" disse Vyncent aiutandola a rialzarsi.
Bryce si rimise in piedi su gambe malferme. Era un miracolo che non avesse la schiena rotta. Si sentiva a pezzi e il braccio le faceva molto male, ma era ancora viva.
Per quello che le importava.
Joyce era andata.
Sparita nel portale.
E lei, da stupida, aveva colpito il portale.
"È tutta colpa mia."
"Non dirlo" disse Vyncent.
Guardava il cratere al centro della sala con sguardo preoccupato.
"Ho fatto esplodere il portale con una palla di fuoco" disse Bryce camminando verso le macerie fumanti.
"Io avrei fatto lo stesso" disse Vyncent.
Bryce sentì la rabbia assalirla. "Dov'eri tu? Era tuo dovere proteggerla."
"Era con me" disse lui abbassando gli occhi.
"Rancey l'ha presa" disse con tono accusatorio.
"Mi sono distratto solo per un attimo."
Bryce stava per esplodere, quando sentì uno dei soldati che stava scavando tra le macerie che diceva: "È ancora vivo."
I soldati rimossero le ultime pietre rivelando il corpo di Oren.
Bryce dimenticò per un attimo la sua disperazione e si avvicinò per guardare meglio.
Oren respirava, ma a fatica. Era ferito e forse aveva qualche osso spezzato, ma sarebbe sopravvissuto con le cure giuste. "Portatelo da un guaritore" ordinò. "Non deve morire o vi riterrò responsabili."
I soldati misero Oren su una lettiga improvvisata e lo portarono via.
Poco lontano giaceva il corpo di una donna.
Avvicinandosi Bryce riconobbe Wena. Aveva due buchi all'altezza del petto e lo sguardo fisso nel vuoto non lasciava molti dubbi sulla sua sorte. "Maledetta" sussurrò Bryce.
Rancey doveva averla uccisa, ma per quale motivo?
"Andiamo" disse Vyncent prendendola per un braccio.
Bryce si lasciò trascinare via, le forze che iniziavano a mancarle. Con fatica tornò nella navata del tempio, dove la battaglia sembrava terminata.
Gli ultimi due mostri giacevano senza vita. Attorno a loro contò due dozzine di streghe e stregoni che erano morti per fermarli e almeno un centinaio di soldati.
Almeno il doppio giacevano a terra, feriti o moribondi. Bryce ignorò i loro lamenti e cercò con lo sguardo il padre.
Re Andew era in un angolo della sala, in ginocchio. Avvicinandosi, Bryce notò che era chino su una donna.
Marget di Valonde giaceva e terra con una gamba spezzata e una vistosa ferita al mento sulla quale era stata applicata una benda.
I loro occhi si incontrarono.
"Bryce" disse la regina con un filo di voce.
Re Andew le fece un cenno. "Non sforzarti" disse con tono dolce.
"Come sta?" chiese Bryce chinandosi accanto alla madre.
"Bene, non corre rischi, a sentire i guaritori" disse il re. "Ma chi si fida di loro? Non sono nemmeno dei veri stregoni."
Bryce trattenne un sorriso.
Il re serrò le mascelle.
"Dov'è Joyce?" chiese la regina.
Bryce deglutì a vuoto. "Al sicuro" mentì.
Suo padre la fissò in viso e distolse subito gli occhi.
Ha capito tutto, pensò Bryce.
Un soldato arrivò di corsa. "Maestà" disse respirando a fatica.
"Hai trovato Razyan?" chiese il re.
"Sono mortificato, ma non riusciamo a trovarlo."
"Era accanto a me" gridò il re. "Non può essere andato via. Trovatelo e fatelo venire da me. Subito."
Il soldato corse via.
"Lo troveranno, non temere" disse Bryce. "C'è una confusione tremenda in giro."
Una seconda figura sopraggiunse di corsa.
Non era un soldato, ma uno stregone che indossava un mantello scuro.
"Vengo dal molo" disse Bardhian rivolto a Vyncent. "Gauwalt e i suoi hanno cercato di incendiare la flotta, ma li abbiamo respinti."
"E quel maledetto?" chiese il re.
"È riuscito a fuggire" disse Bardhian. "Mentre eravamo occupati a respingere l'attacco." Si guardò attorno. "Cos'è successo qui?"
"Ti spiegherò io dopo" disse Vyncent.
Bryce si alzò e andò via con i due. "Devo trovare Joyce" disse a bassa voce.
"Prima devi farti controllare quel braccio" fece Vyncent. Richiamò l'attenzione di un guaritore.
L'uomo si avvicinò e iniziò subito a esaminare la ferita. "Non è grave ma è profonda. Potrebbe infettarsi se..."
Bryce si divincolò dalla presa. "Ho altro a cui pensare ora."
Vyncent la trattenne per un braccio. "Non fare la stupida."
Lei lo fronteggiò a muso duro. "Non dirmi come devo comportarmi. Non hai alcun diritto."
Vyncent sostenne il suo sguardo.
Bryce si sentì vacillare. Per la prima volta in quella lunga giornata le forze le mancarono e dovette affidarsi a tutta la sua volontà per restare in piedi.
"Stai male" disse Vyncent.
"È solo un capogiro" disse evitando i suoi occhi. Non voleva che vedesse, che capisse quanto era debole e vulnerabile in quel momento. In tutti i momenti che passava con lui e che...
Si sentì mancare le forze all'improvviso. Prima una gamba e poi l'altra cedettero e si ritrovò a fluttuare mentre cadeva e cadeva e cadeva...
Quando aprì gli occhi, il sole filtrava da una finestra e le illuminava il viso. Aprì e chiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco quello che vedeva.
Vide l'armadio con le decorazioni floreali e la mensola dove campeggiavano dei libri. E le tende color crema ricamate d'oro che sua madre aveva scelto di persona nonostante lei fosse contraria.
Era nella sua camera, nel castello di Valonde.
Qualcuno doveva avercela portata perché non ricordava affatto come ci era arrivata. Doveva essere successo dopo che si era sentita male.
Perché era svenuta?
Doveva essere successo qualcosa di terribile se...
Poi ricordò tutto, all'improvviso e si sentì di nuovo vacillare, come se si trovasse sull'orlo di un precipizio.
Si concesse altri minuti per riprendersi, poi sollevò le lenzuola.
Indossava una vestaglia leggera ed era a piedi scalzi. Non vide da nessuna parte delle pantofole.
Non le importava. Era abituata ai rigori del campo di battaglia e camminare a piedi nudi non la spaventava.
Si alzò o almeno tentò di farlo. Ricadde sul letto e, delusa, attese che il capogiro le passasse.
Solo allora notò che il braccio era avvolto dalle bende. Si ispezionò il fianco e anche lì scoprì delle medicazioni. Altre ferite più piccole erano state pulite e si stavano già richiudendo.
Da quanto tempo si trovava lì?
Vincendo la nausea si alzò e andò alla porta barcollando. L'aprì e gettò un'occhiata nel corridoio.
C'erano due soldati di guardia ed Elvana.
Elvana, esclamò dentro di sé.
Vederla lì la fece sentire sollevata.
La ragazza la vide e le andò incontro. "Sei pazza ad alzarti in quelle condizioni" disse mostrandole un sorriso beffardo.
Reggendosi alla porta, Bryce grugnì qualcosa, poi aggiunse: "Mi servono un vestito e un paio di scarpe."
"Mi hai presa per uno dei tuoi valletti?" rispose Elvana. "Tornatene a letto."
"Devo vedere mio padre."
"È impegnato."
"E Vyncent."
"Lui non so dove sia, ma immagino che sia in giro per la città."
Bryce faticava a reggersi in piedi. "Elvana, non sto scherzando. È importante che io..." Non riuscì a terminare la frase. Forse l'amica aveva ragione.
"Senti" disse Elvana. "La strega bianca ti ha quasi staccato un braccio e per poco non ti ha passata da parte a parte. I guaritori dicono che una persona normale, con le tue ferite, non sarebbe mai riuscita a trascinarsi fino al tempio dell'Unico."
"Vuoi aiutarmi o no?"
Elvana sospirò. "Se la smetti di parlare forse posso trovarti un vestito decente e un paio di stivali. Ma devi tornare a letto e promettermi che ci resterai finché non sarò tornata."
Rivide l'amica solo un paio d'ore dopo. Si presentò con una camicia e dei pantaloni larghi e un paio di stivali corti color marrone.
"È quello che sei riuscita a trovare?" domandò Bryce con una punta di sarcasmo. In quelle due ore si era ripresa abbastanza da reggersi in piedi senza difficoltà.
Elvana aveva ghignato. "I calzolai e i sarti sono chiusi e lo resteranno chissà fino a quanto."
"Dimmi che cosa è successo."
"Prima o dopo che sei sparita senza dirmi niente?" chiese lei cono tono accusatorio.
Bryce sospirò. "Avevo bisogno di pensare. Da sola."
"Mi credi una stupida? Tu eri al porto, pronta a imbarcarti per chissà dove."
"Ora non voglio parlarne."
"Ma prima o poi dovrai farlo."
"Dimmi quello che sai. Adesso."
Elvana sedette accanto a lei. "Siamo stati attaccati proprio durante il matrimonio di tua sorella, nel momento in cui eravamo distratti e avevamo le difese abbassate."
"Come è potuto accadere?" Bryce se lo era chiesto per tutto il tempo in cui era tornata abbastanza lucida per porsi quella domanda.
"È arrivata tanta gente in città in queste ultime settimane. Non potevamo controllarli tutti e qualcosa ci è sfuggito."
"Gauwalt, Nimlothien e Rancey" disse Bryce. "I migliori alleati di Malag. Mancava solo lui."
"Lo so, è incredibile. Qualcuno dovrà pagare per quello che è accaduto."
"Quante perdite abbiamo subito?"
"Centinaia di soldati e decine di streghe e stregoni" disse Elvana. "Ancora non si conoscono i nomi di tutti."
"Qualcuno dei nostri?"
"No, ma..."
"Mi dirai dopo i dettagli. Quel ragazzo, la guardia del corpo. Oren. Come sta?" Era solo merito suo se era ancora viva. Non lo avrebbe dimenticato.
"Sta migliorando, ma è quasi morto. I guaritori lo davano per spacciato, ma ha la pelle dura."
"Come suo zio."
"Per uno che è senza poteri..."
"Non lo sottovaluterei se fossi in te" disse Bryce ricordando come si era battuto giù al molo. "Mythey gli ha insegnato bene e il resto deve averlo appreso strada facendo. Voglio vederlo quanto prima."
"Bene, è tutto."
"Non ancora. Mia madre?"
"Le sue ferite non erano gravi. È già in piedi."
Bryce ne fu sollevata.
"Mio padre?"
"Il re si è rinchiuso nel suo studio e ne esce solo ogni tanto. Tiene riunioni di guerra ogni ora."
"Immagino che Razyan lo stia aiutando."
Elvana esitò. "C'è una cosa che devi sapere."
 
Bryce sostò davanti al corpo di suo fratello. Razyan giaceva sul freddo marmo, al centro della sala che si trovava nei sotterranei del castello di Valonde.
Quello era il luogo migliore per conservare un cadavere in attesa che venisse seppellito.
Fissava in silenzio il volto sereno di Razyan. I valletti avevano fatto un ottimo lavoro ricomponendo il corpo, ma lo avevano coperto con uno spesso sudario per impedire che si intravedessero le ferite che aveva riportato.
Un'ombra si mosse alle sue spalle.
"Elvana mi ha detto che ti avrei trovata qui" disse Vyncent posizionandosi al suo fianco.
Mai come in quel momento sentiva il desiderio di stringerlo a sé e di trovare conforto tra le sue braccia.
Invece trasse un profondo sospiro. "Mi ha insegnato ad andare a cavallo. Sia a me che a Roge, ma nessuno di noi era bravo come lui."
"Bryce..."
"Il primo duello è stato con lui. Non mi lasciava vincere e non mi ha mai dato vantaggi. Lo sapeva che non l'avrei sopportato. La prima volta che sono riuscita a batterlo ero così felice..."
Non riuscì a dire altro.
"Tuo padre..."
"Cosa?"
"Vuole vederti, se te la senti."
Anche le voleva vederlo. "Devo fargli delle domande."
"Bryce, non credo sia il momento..."
Lei lo fissò negli occhi. "È questo il momento."
"Quello che voglio dire è che ora non bisogna fare mosse azzardate."
"E che cosa credi che dovremmo fare? Starcene qui ad aspettare che Malag ci colpisca di nuovo?"
"Tuo padre..."
"Tu non dovresti essere qui" disse Bryce con livore. "Dovresti essere alla sua ricerca."
"A che cosa servirebbe?"
Bryce scosse la testa. "Ti credevo affranto e invece sembra che non te ne importi niente."
"Sei ingiusta" disse Vyncent distogliendo i suoi occhi da quelli di lei. "Ma ho dei doveri."
"I tuoi doveri sono verso la ragazza che dici di amare" lo accusò lei. Voleva che ammettesse la verità, non le importava se in quel momento gli provocava dolore.
Vyncent annuì. "Credi in ciò che vuoi. Quando sarà il momento, farò quello che posso per riportarla indietro. Se non è già..."
"Non dirlo" le intimò lei. "Non dire quella parola."
Vyncent rimase in silenzio.
 
Bryce si fermò davanti alla porta dello studio. Nessuna delle guardie e degli stregoni che sostavano nel corridoio osò fermarla o rivolgerle la parola.
Devo avere un aspetto orribile, pensò Bryce.
Da quando si era alzata dal letto non si era guardata allo specchio. Poteva solo immaginare in quali condizioni fossero i suoi capelli.
I capelli, pensò. Mi preoccupo dei capelli mentre mia sorella si trova chissà dove e mio fratello giace in una cripta?
Scacciò quel pensiero e trasse un profondo respiro.
Bussò.
"Entra" disse una voce dall'interno.
Bryce entrò.
Come si era aspettata, re Andew era chino sulla sua scrivania ingombra di carte e pergamene. Per la maggior parte si trattava di mappe. C'erano anche lettere vergate con la sua calligrafia e della ceralacca fumante in una ciotola posta in uno degli angoli.
Non alzò nemmeno la testa. "Siediti."
Bryce restò in piedi. "Volevi vedermi?"
Il re annuì. "Ci sono cose da pianificare. Nei prossimi giorni saremo molto impegnati."
"In cosa, se posso chiedertelo?" Bryce usò il tono più neutro che poté, ma dentro si sentiva avvampare.
"Devo convocare i miei alleati" disse il re indicando le lettere. "Mi servono scorte per i messaggeri che dovranno viaggiare. E dobbiamo recuperare ogni minima informazione sul continente vecchio. Mappe, trattati, ogni cosa ci possa essere utile..."
"Padre" disse Bryce interrompendolo. "Mi hai fatto venire per dirmi questo?"
Re Andew sollevò la testa.
Solo allora Bryce notò le profonde occhiaie e il viso dal colorito terreo. Era l'aspetto di una persona che non dormiva da giorni e che quando lo faceva, era tormentato dagli incubi.
"In che cosa ti aspettavi di trovarmi impegnato?" chiese il re arrotolando una pergamena.
"Credevo stessi radunando l'esercito." Bryce indicò la scrivania. "Invece ti trovo qui a consultare mappe e scrivere lettere."
"I nostri alleati..."
"I nostri alleati non sono stati attaccati" disse Bryce alzando la voce. "Noi siamo stati colpiti. Noi dobbiamo rispondere."
Il re scosse la testa. "Tu non ti rendi conto..."
"Abbiamo una flotta. Possiamo salpare anche domani se vogliamo."
"Non siamo preparati."
"E che cosa dobbiamo aspettare?" Bryce stavolta urlò. "Che Malag venga qui con un esercito più potente e finisca quello che ha iniziato?"
"Farò in modo che non accada mai più."
"Non doveva accadere nemmeno questa volta."
"Che stai cercando di dirmi?" chiese il re alzando la voce a sua volta. "Che non sono stato capace di difendere il mio regno?"
"Non sei stato capace di difendere tua figlia."
Re Andew sollevò uno dei libri che tenevano fermi gli angoli della mappa e lo scaraventò contro il muro.
"Mi stai incolpando di qualcosa, Bryce? Credi che lo volessi? Credi che non mi dispiaccia per quello che è successo?"
Bryce respirò a fondo. "Non mi sembra che tu stia facendo molto per rimediare."
"E che cosa dovrei fare secondo te? Saltare sulla prima nave e andare sul continente vecchio da solo?"
"Sarebbe una buona idea."
"Per Malag sì, non ne dubito."
"Così è lui il problema? Hai paura di affrontarlo?" chiese Bryce con tono provocatorio.
"Sì, ho paura" gridò il re.
Quella risposta sorprese Bryce. Pensava che suo padre avrebbe reagito negando e indignandosi, ma quella resa improvvisa non se l'aspettava. L'aveva detto solo per provocarlo e sfogare la sua rabbia, ma non lo pensava davvero.
"Io non..." iniziò a dire.
"Ho paura" ripeté re Andew. "Mai come in questo momento. Il mio erede giace nelle cripte in attesa di essere sepolto. I miei due figli più grandi sono chissà dove, forse morti o in fuga dopo aver disertato. La mia figlia minore..." strinse le labbra. "Potrebbe essere in mano al nostro peggior nemico, lontana migliaia di miglia. Nella migliore delle ipotesi." Batté un pugno sulla scrivania. "Mi sei rimasta solo tu, Bryce."
Non ci aveva pensato fino a quel momento.
"Se ti succede qualcosa..." disse re Andew. "So che cosa hai intenzione di fare. Vuoi dare la caccia a Malag da sola. Te lo leggo negli occhi."
D'istinto distolse lo sguardo da quello del padre.
"E so che non basterà proibirtelo. So che se prenderai questa decisione, la metterai in atto" proseguì il re. "Ti chiedo solo di rifletterci prima di agire. Non c'è in gioco solo la vita di Joyce o le nostre, ma quelle di tutti i sudditi di Valonde. Il regno stesso è in pericolo se tu te ne vai. Senza di te non avremo più speranza."
"No ho ancora deciso se partire o meno" disse Bryce dopo qualche secondo di silenzio. "Ma se lo farò, sarà per cercare Joyce e uccidere Malag."
Re Andew annuì.
"Dimmi solo una cosa" fece Bryce. "Perché? Perché Malag cerca di rapire Joyce da quando la guerra è iniziata?"
Il re chinò la testa. "Questa storia è cominciata molto prima che tu nascessi. Che io nascessi. E all'epoca Valonde non era quella che è ora."

E con questo capitolo pieno di angst famigliare e sofferenza, inizia la terza parte di Joyce. Il word count mi ricorda che sono a quota 330,000 parole. Più o meno 1300 cartelle dattiloscritte.
È luuuuuungooooo! :)
Non c'è che dire, ho scritto davvero tanto.
Giusto per divertirsi, proviamo a fare qualche paragone (puramente quantitativo, mi sembra doveroso premetterlo).
Harry Potter e l'Ordine della Fenice è lungo 257,000 parole (è il più lungo dei sette libri della saga, gli altri sono decisamente più corti).
Casa Desolata di Dickens conta 360,000 parole, Via col Vento 420,000 e Guerra e Pace 560,000.
Insomma, vista da questa prospettiva scrivere 330 mila parole non sembra questo granché, ma vi posso assicurare che è una gran fatica. E per completare questa follia probabilmente me ne serviranno altrettante, perciò mettetevi comodi/e e rassegnatevi a seguirmi per altri mesi e mesi :)
 
Heliodor

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