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Autore: Vago    25/05/2018    3 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Un falco e un corvo si rincorrevano, volando in cerchio sopra una catena di alti monti innevati. Un battente vento gelido faceva vibrare le loro piume, ma i due uccelli non parevano risentirne.
- Epistola … tu credi che Epica e Tragedia siano riusciti a scappare? –
Il falco non schiuse nemmeno il becco, continuando a battere le proprie ali per mantenere la quota.
- Sai, pensavo che potremmo scappare … potremmo chiedere aiuto agli altri dei! I loro servitori potrebbero ospitarci nel Palazzo del Sole o in quello della Luna! Nessuno riuscirebbe ad arrivare fin là! –
Il falco sospirò, socchiudendo per un attimo gli occhi dorati. – Non possiamo rischiare di condurre quei mortali ai Servitori. Se si rivelassero più potenti di quanto ci abbiano mostrato finora, potrebbero mettere a rischio la stabilità del Creato. –
- Ma i Servitori … i Servitori potrebbero proteggerci! –
Il falco tornò a chiudersi nel suo silenzio, le pupille erano intente a scandagliare il terreno in cerca del più piccolo movimento sul soffice manto candido che ricopriva quelle vette.
Il vento ululò nel silenzio che era calato, portando con sé il suo odore gelido di ghiaccio.
- Secondo te … perché Epica non scappa da solo? Se non dovesse proteggerci sopravvivrebbe di sicuro con la spada del Fato. – riprese il corvo con voce tremante.
- Non lo so. Quando nostro padre gliela diede, lo prese in disparte per dirgli qualcosa. Epica non ci ha mai rivelato di cosa si trattasse. La mia idea a riguardo è che gli abbia dato quell’arma facendogli promettere che ci avrebbe sempre protetto. –
- Ma da quanto mi raccontava Storia, solo Aria, Fuoco, Terra e Acqua forgiarono le loro armi. Quella del Fato, quindi, da dove viene? –
- Non lo so. Nessuno lo sa, probabilmente, oltre a nostro padre. Si dice che abbia usato quell’arma per marcare i destini sul suo libro. –
- Quel libraccio? Ma è impossibile! Una spada del genere avrebbe strappato tutte le pagine! –
- Hai ragione, infatti sono convinto che fosse una delle poche invenzioni di Mito, questa storia. È anche vero, però, che nessuno di noi aveva mai visto quella lama, prima del momento in cui Epica l’ha portata da noi. –
Di nuovo, il silenzio cercò di sopraffare l’ululato del vento e il frusciare delle piume.
La temperatura si era alzata quel poco che bastava per permettere a un leggero nevischio di lasciare le nubi per depositarsi al suolo.
Il cielo grigio a stento si riusciva a distinguere dalla coltre candida che ricopriva quelle vette, quasi la solidità non fosse altro che un ricordo di qualcosa di sparito.
La Trama rimaneva immobile, impassibile tutto intorno. Nessuno stava provando ad attraversarla o squarciarla.
Qualcosa sollevò un ventaglio di neve farinosa al suo passaggio, troppo veloce perché un occhio potesse coglierlo.
Una creatura dalla pelliccia chiara si fermò sulla neve improvvisamente, scrutando l’ambiente circostante. Fu un fischio acuto ad attrarre i suoi occhi dorati verso il cielo, dove i due volatili scendevano rapidi in stretti cerchi.
- Tragedia? – chiese il falco non appena le sue zampe artigliate furono fagocitate dalla coltre bianca.
- Ha deciso di rimanere indietro. – fu la risposta secca che ricevette.
Il corvo atterrò, scrollandosi leggermente per far cadere i fiocchi gelidi più ostinati dalle sue piume color pece.
- Devo sigillare la Trama, adesso. Potremmo non avere un’altra occasione in futuro. – continuò con tono duro la volpe, che rapidamente mutò fino a tornare a vestire l’armatura dell’adone.
Una mano magra cinse il polso del soldato con una presa ferrea.
- Non torniamo a discuterne. Tragedia aveva ragione allora come ora che è morto. Non possiamo privarci di quella spada, non ora. O vuoi davvero sancire così la fine della nostra razza? –
- Vuoi davvero che finisca tra le loro mani? –
- Ma riesci a sentire le tue stesse parole? Quella spada non si lascia impugnare dai tuoi stessi fratelli, credi davvero che dei mortali la possano brandire? –
La lama bronzea si piantò pesantemente nella neve fresca mentre il soldato le si sedette dietro, guardando il suo stesso riflesso sulla superficie lucida.
- Cosa dovremmo fare, Epistola? Tu, che conosci tutto il Creato, dove pensi che dovremmo andare? Siamo rimasti solo noi tre … -
Il corvo atterrò poco distante, silenzioso, quasi avesse paura di intromettersi nella discussione.
- Epica, non lo so. Non so come potremmo sopravvivere, ma sicuramente privarci di quella spada non è una possibilità. Sappiamo che ci possono seguire, ma non sanno ancora muoversi agilmente nella Trama. Li possiamo sentire arrivare, possiamo scappare in tempo e poi … potremmo provare a confonderci. Potremmo andare in un foresta e lì rimanere mimetizzati nella fauna. Potranno anche raggiungerci, ma non riusciranno ad ucciderci, se non ci riconoscono. –
- Davvero? Davvero questo è il tuo piano? Nasconderci finché loro non saranno morti? –
- Conosco dei posti, migliaia di esemplari ci vivono. Perché non potremmo rinunciare alla nostra libertà per un secolo? Un solo secolo per il resto dell’eternità. –
- Ti rendi conto di quel che stai dicendo? Quanto poco vale, per te, la libertà? –
La Trama vibrò leggermente, come un’arpa le cui corde vengono accarezzate lievemente.
- Epica, Epistola, stanno arrivando … - disse debolmente il corvo tremante.
- Sono ancora lontani. Prepariamoci ad andarcene. – il soldato si rialzò da terra, lasciando che la lama sparisse nell’etere.
La spada dalla lama nera tagliò la membrana dell’aria con precisione quasi chirurgica, facendola appena increspare al suo passaggio, piantandosi con violenza al centro del torace di Epistola, che rimase attonito, con le labbra appena socchiuse e un sibilo fioco che fuggiva dalla sua gola.
Gli occhi del viandante barbuto si fecero fiochi, vitrei, mentre le marcate rughe che increspavano la sua pelle bruciata dal sole di centinaia di deserti si distendevano.
Una scintilla di volontà si accese nel suo petto.
Le folte sopracciglia castane si piegarono, stringendosi là dove il naso aquilino nasceva.
Le scarpe consumate, troppo leggere per quel terreno ghiacciato, affondarono ancor più nella neve quando le gambe che su di loro si reggevano cercarono un appoggio più sicuro.
I muscoli sottili si tesero in un ultimo sforzo, costringendo il corpo impalato ad allontanarsi dalla lama che lo aveva quasi interamente trapassato.
L’ossuta mano sinistra si strinse là dove l’armatura bronzea del soldato terminava per permettere all’elmo di incastrarsi, le dita della gemella si chiusero sulle zampe magre del corvo, sollevandolo dal manto candido di forza.
La neve depositata cercò di porre resistenza a quella corsa disperata, ma non poté impedire ai tre corpi di sparire da quelle vette quando il portatore di quella lama si fu appena affacciato al taglio che aveva prodotto nella Trama.

Il soldato e il corvo vennero scagliati su un sottobosco infestato da rovi e piccole piantine appena germogliate. Dietro di loro, il viandante cercò di mantenere l’equilibrio, ma dopo pochi secondi cadde di volto sulla poca erba che era riuscita a crescere all’ombra degli immensi alberi che la circondavano, scrollandosi di dosso la neve che si era portato appresso.
Sulla sua schiena si apriva un profondo squarcio dal quale nemmeno la sua linfa vitale pareva aver intenzione di sgorgare.
Il suo petto si muoveva sconnessamente, mentre le palpebre rugose continuavano ad essere trapassate da spasmi disperati di dolore.
L’adone si rialzò in fretta per raggiungere il viandante disteso.
La barba si mosse appena quando, una volta che il volto su cui era cresciuta fu sollevato dal terreno, provò a parlare.
- Abbiamo fatto un altro errore … – disse debolmente Epistola, lasciando che quelle parole scivolassero via dalle sue labbra socchiuse.
Un pugno bronzeo si abbatté sul suolo, rimbombando nel silenzio della foresta e facendo scappare i piccoli animali che si erano avvicinati.
- Dannazione. – si lasciò scappare Epica dall’elmo.
La Trama ritornò a vibrare debolmente.
- Presto! Andatevene! Lasciatemi! –
Il soldato guardò gli occhi induriti di Epistola, le cui iridi scure stavano via via perdendo di vitalità.
- Perdonami. – disse ancora l’adone, prima di deporre il corpo morente a terra e rinunciare alla propria armatura per assumere le fattezze della volpe, che si dileguò nel sottobosco inseguita dal corvo color pece.




Angolo dell'Autore:

Dannazione se è stato difficile decidere quando interrompere questo capitolo. Davvero.
La mia prima intenzione era (spoiler a metà) chiamarlo Epistola, Epica, Commedia. Così, per chiudere in bellezza questi capitoli sul passato. Poi, però, ho deciso di far coincidere i tempi dei capitoli dedicati al Viandante con quelli delle Muse, in modo da far terminare il capitolo 20.49 per quasi conitnuarlo con il 20.5.
Ho dei grossi progetti in mente, per quanto riguarda la gestione dei tempi e spero di riuscire a trasporlo in maniera perfetta sulla carta.
Per ora vi lascio, ma ho davvero molto da dire e vi prometto che mi prenderò il tempo necessario per snocciolare questi capitoli punto per punto.
Alla prossima pubblicazione, purtroppo ancora tra due settimane.
Vago
   
 
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