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Autore: NPC_Stories    25/05/2018    5 recensioni
[Dungeons & Dragons]
Ricordate la storia del vaso di fiori divino? Parlava di un Giocatore Di Ruolo Di Merda.
Ora voglio parlarvi del suo speculare, il Dungeon Master Di Merda.
Tratto da esperienza personale, non è esattamente una storia comica, anzi è abbastanza angst.
La canzone citata è Turnover di Ruggeri.
Genere: Angst, Parodia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le Ruolate Di Merda'
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Turnover


È un segno di ottimismo,
di grande dinamismo,
di agilità mentale,
pragmatismo morale.
Il turnover!


L'annuncio campeggiava in prima posizione nella bacheca di quel gruppo Facebook, almeno per ora. Forse per qualche giorno, forse meno.
Non sembrava, a dire il vero, un annuncio poi molto promettente:

Cercasi nuovi giocatori per entrare in campagna già avviata, causa recente Total Party Kill e abbandono di tutto il gruppo.

Faith chinò la testa di lato, anche se il computer non poteva processare il suo linguaggio non verbale. Sfiorò con le dita il mousepad e la tastiera, indecisa.
Se c'è stato un Total Party Kill, come può essere una campagna già avviata? Si domandò.
Nella sua mente una piccola spia rossa che diceva “Attenzione, attenzione, possibile Dungeon Master Di Merda” si accese per amor di prudenza. Faith non era tipo da ignorare questi avvisi, ma era anche una persona curiosa. Dopotutto, a parte qualche serata della sua vita, cosa aveva da perdere? E cosa aveva invece da guadagnare? Avrebbe comunque vissuto un'esperienza nuova, conosciuto gente nuova e nuovi modi di concepire il gioco di ruolo.
Decise di rispondere all'annuncio.

La risposta fu abbastanza rapida, e ogni cosa che il suo futuro DM diceva andava a rafforzare l'opinione che già si era fatta.
È una campagna già avviata, nonostante il TPK, perché lo è nella mente del Master. I nostri personaggi in qualche modo erediteranno la missione dei precedenti e continueranno dai loro progressi. Va bene.
Devo dire, mi preoccupa di più la sensazione che qualunque Personaggio Non Giocante sia più forte di noi, e anche l'idea che la storia sia completamente già scritta… con o senza di noi, e probabilmente senza.
Oh, andiamo, Faith!
Disse a sé stessa, con fermezza. Rendi onore al tuo nome. Concedi a questa persona almeno il beneficio del dubbio. Il Master di Schroedinger. È sia Di Merda che Non Di Merda, finché non apri la scatola e guardi dentro.

La scatola puzzava di merda.
Faith non poteva ignorare questo fatto, bastava guardare la luce folle negli occhi del nuovo Master, ascoltare la sua voce acuta da insicuro cronico, per sentire l'odore. A una prima impressione, il ragazzo sembrava un socioleso che avesse trovato il suo canale di sfogo per esprimere tutta la paura e la mancanza di controllo che provava verso la vita vera. Era palese che i suoi PNG potentissimi servissero a quello, un metodo di compensazione non molto comune fra la gente con hobby più classici, ma tristemente già visto in chi ama i giochi di ruolo.
Tuttavia, conoscendolo meglio, Faith scoprì che non era solo questo, che c'erano altre profondità in lui: era anche sadico nel trattare i personaggi.

Il chierico fu il primo a morire. Aveva evocato un cavallo da guerra celestiale, lo aveva mandato a combattere contro un nemico, ma il chierico stesso si trovava nella traiettoria del cavallo. Sarebbe normale supporre che il cavallo dovesse automaticamente schivarlo, passargli accanto, o che il chierico stesso potesse fare quel mezzo passo per spostarsi dalla traiettoria pur senza uscire dal suo canonico quadretto di 1,5x1,5 metri.
E invece no.
Ah! Non hai dichiarato che il tuo cavallo ti evita o che tu ti sposti”. Esclamò il Master, gaudente. Rivolse al giocatore che muoveva il chierico quel suo sorriso speciale, da bambino speciale, il sorriso sadico di quando poteva cogliere in fallo qualcuno per una stupidata e fargli molto male.
“Ma è il mio cavallo!” Obiettò l'ingenuo.
Il Master scosse la testa, con quei movimenti esagerati da rave party, lasciandola ciondolare come se stesse per staccarsi dal collo.
“Non lo hai dichiarato. Il cavallo ti calpesta e sei morto.”
Faith rimase in silenzio, catalogando quel caso umano con interesse scientifico. Era matematicamente sicura che se il chierico avesse ordinato al cavallo di calpestare un nemico, il Master avrebbe detto che Calpestare non è una mossa supportata dalle regole, non saprei quanti danni farti tirare, non lo puoi fare, o vabbè fallo ma c'è il tiro per colpire e poi tira i danni come se fosse una zoccolata. No, non conta il peso del cavallo, conta solo il suo punteggio di Forza. E di sicuro quei danni non sarebbero stati sufficienti ad uccidere il nemico, così come non avrebbero dovuto essere sufficienti ad uccidere il loro compagno di party. In teoria.
Faith poteva udire quella conversazione immaginaria quasi come se fosse reale. No, non si fregiava di essere una sensitiva, ma non era neanche stupida.

Nathan, il giocatore del chierico, non si presentò più, ma Faith liquidò la cosa pensando che se ne fosse andato in seguito alla morte del personaggio. Era più che comprensibile.

Il secondo a morire fu il ladro.
Venne messo in prigione per aver detto una mezza parola che una guardia aveva interpretato come un insulto al re. Ovviamente non c'era stato modo di convincerla che avesse sentito male.
I suoi compagni provarono a pagare la cauzione, ma non ve n’era alcuna: il piccolo e placido regno era improvvisamente diventato una dittatura di stampo militare, e l'offesa del ladro era cosa gravissima.
Allora i suoi compagni provarono a farlo uscire, ma secondo il Master solo il ladro poteva fare le giuste mosse per far evadere qualcuno (scassinare le serrature, aprire i lucchetti, cercare le trappole), quindi gli altri erano destinati al fallimento. Liberarsi da solo? Impossibile, con le mani incatenate e senza il suo fido grimaldello.
Il gruppo ricevette la comunicazione via WhatsApp: il ladro aveva fallito il tentativo di evasione, era rimasto in cella ed era morto a causa delle ferite infette. Ferite, o per meglio dire graffi.
(E no, il gioco non contemplava dinamiche per le infezioni da ferite, ma il Master era sempre molto narrativo quando conveniva a lui, e dittatorialmente ligio alle regole quando erano i giocatori a tentare una narrazione).

Mickey, il giocatore del ladro, non rispose alla chat di gruppo e non si presentò più neanche lui. La cosa cominciava a sembrare un po’ strana a Faith.

Il terzo a morire fu il druido.
Aveva dimenticato di dichiarare che mangiava, beveva e andava di corpo ogni giorno. La sua morte fu lenta e orribile e, stranamente, non si accorse che stava morendo finché il Master non gli disse, con un sorriso sadico, che tre giorni senza bere erano troppi e il personaggio era morto.

Harry, il giocatore del druido, sbatté la bottiglia di birra sul tavolo così forte che Faith pensó che si sarebbe rotta. Poi lasciò il gioco e non si fece più vedere.

Un paio di settimane dopo, Faith fece un incubo terribile. Sognò che i giocatori erano morti davvero, che Saduel, il Master, uccideva i personaggi e così facendo uccideva i giocatori nella realtà, ed era tutto un trucco per assorbire le loro anime.
Si svegliò con il cuore in gola.
Di nuovo: non si fregiava di essere una sensitiva, ma non era neanche stupida... e sapeva che in qualsiasi film horror chi ignorava queste intuizioni finiva col morire male.
Afferrò il cellulare, sudando freddo, e in piena notte si mise a scorrere tutti i messaggi di WhatsApp che si era scambiata con il Master mentre lui, prima dell'inizio della Campagna, le stava spiegando la storia del mondo e i pregressi del precedente party.
Quello in cui erano tutti morti. E perché nessuno di loro era intervenuto sul gruppo di Facebook, sotto l'annuncio, per denunciare quanto Saduel fosse un Dungeon Master Di Merda? Di solito la gente ama fare queste uscite, criticando i Master con cui ha avuto contrasti.
Faith cercò di contattare privatamente Nathan, Mickey ed Harry, ma non ricevette risposta.
Rilesse di nuovo i messaggi con il DM, una volta, due, tre, fino a farsi venire gli occhi rossi, e infine lo vide: un codice semplice e vecchio come il mondo. Il Master non era logorroico per il solo gusto di esserlo: la prima lettera di ogni riga componeva un contratto. Un contratto vincolante che la obbligava a giocare fino alla fine, e che condannava la sua anima a servire il DM all'interno del suo mondo di gioco se fosse morta nella Campagna.
Faith cominciò a tremare, sperando di essere ancora nell'incubo, che tutto questo non fosse reale. Sì, ok, non si divertiva a giocare con Saduel, ma pensava che la decisione di restare fosse comunque sua. Per vedere quanto avrebbe resistito in quella assurda sfida a non dire mai mezza parola sbagliata, per appuntarsi cosa non fare quando era lei a fare da Master, per sondare gli affascinanti abissi della psiche umana. Pensava di avere lei il controllo, di potersene andare quando voleva. E invece...

Si svegliò, questa volta per davvero, con i sudori freddi.
Cielo. Un sogno. Era un sogno dentro al sogno. Realizzò con immenso sollievo, alzandosi a sedere. Ormai era quasi mattina e si sentiva più stanca di quando era andata a letto, questo è l'effetto che fanno i brutti sogni alle persone.
Dannazione, Saduel. Tu e la tua Campagna del cavolo. Prese in mano il cellulare, anche se, alla luce della ragionevolezza, ora le sue paure notturne sembravano sciocche.
E infatti non c'era niente, nessun contratto nascosto nell’epica di messaggi che il Master le aveva inviato, nessun codice segreto.
Faith non aveva nemmeno scritto agli altri ex-giocatori, aveva solo sognato di farlo, ma lo fece adesso. Nel frattempo, ci pensò bene e si rese conto che nessun esperimento sociale valeva tutto quello stress. Per lei D&D era più di un gioco, vero, era disposta a sacrificare parte del suo divertimento in cambio della costruzione di una bella storia epica e memorabile, ma non era disposta a fare da spettatrice mentre il Master giostrava la storia, le loro azioni, e occasionalmente la loro morte, in modo stupido e arbitrario.

Poche ore dopo, ad un orario più umano, i suoi compagni iniziarono a risponderle. Erano vivi. Stavano bene. Faith si sentì di nuovo inondare di sollievo, anche se ovviamente sapeva che le sue paure erano sciocche e irrazionali.
Avevano semplicemente deciso di mollare.
Faith si consultò con loro e con gli altri due che ancora giocavano, e decisero tutti di comune accordo di iniziare una nuova Campagna fra loro, bidonando Saduel e i suoi deliri di onnipotenza.

La domenica seguente il Master si sedette al tavolo disponendosi ad aspettare i giocatori. Aspettò per quasi mezz'ora, poi ricevette un messaggio sulla chat di gruppo:
Addio piccolo egocentrico stronzetto, vai a farti le seghe davanti allo specchio usando le schede dei tuoi PNG divini. Cordialmente, tutti i tuoi ex giocatori.
Poi, uno alla volta, si cancellarono dalla chat di WhatsApp.

Saduel rimase da solo, a contemplare con aria cupa il cellulare e le schede dei nemici (chiaramente fuori scala) che aveva preparato per la giocata di quella sera.
Poi sospirò, prese il suo tablet e aprì Facebook ed un paio di forum di giochi di ruolo.
Era venuto il momento di cercare dei nuovi giocatori.


È il turnover!
Che non ti guarda in faccia
e lascia una sottile traccia.
È stato già applicato;
spero che ti piaccia.
È il turnover!
   
 
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