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Autore: tre 88    25/05/2018    0 recensioni
Due anni, sono passati dalla fine della guerra; Ace si è salvato e a salvarlo, è stato proprio l'uomo che lo aveva colpito, l'ammiraglio Akainu.
TRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Era pomeriggio inoltrato e il sole stava per tramontare, Ace se ne stava sdraiato a letto e fissava il soffitto:
-“Incomincio a credere, che Akainu mi abbia mentito su tutto.”-
era da un po’ che aveva questo pensiero fisso ma, non riusciva a convincersi che l’ammiraglio mentisse:
-“Devo smetterla di avere questo dubbio. Come posso dubitare dell’uomo che mi ha salvato la vita?”-
TRATTO DAL 16° CAPITOLO:
Giunti sulla spiaggia, Ace si bloccò di colpo costringendo le due gemelle a fermarsi, davanti a loro c’era una foresta e da lì, uscì l’unica persona che avevano sperato di non incontrare.
Akainu uscì dalla foresta e fissò Ace, dopo settimane di inseguimento era riuscito a trovarlo e non se lo sarebbe fatto sfuggire.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akainu, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In Viaggio verso il Passato'
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4° CAPITOLO:
INIZIA IL VIAGGIO




 
A Foosha, era una mattina come tante, Makino aveva appena aperto la locanda e stava tirando giù dai tavoli le sedie, quando dalla porta entrò il vecchio sindaco:

-Buongiorno, ti ho portato il giornale.-

la ragazza sorrise e andò dietro al bancone:

-Buongiorno anche a lei e grazie per il giornale.-

l’uomo si sedette su uno degli sgabelli e appoggiò il giornale:

-Dadan, non si fa vedere da un bel po’ di tempo.-

Makino annuì:

-E’ ancora arrabbiata con Garp. Ormai sono due anni che non viene al villaggio, soprattutto se c’è lui.-

il sindaco bevve un sorso di sakè:

-Due anni fa, lo ha colpito con un pugno e non capisco la sua reazione.-

la ragazza si sedette accanto al vecchio uomo, lei aveva capito benissimo la reazione della donna; se lei, che conosceva Ace da meno tempo, aveva sofferto molto per la sua morte, poteva solo immaginare quanto Dadan abbia sofferto, dato che lei lo aveva cresciuto fin da quando era un neonato:

-Per Dadan, Ace era come un figlio.-

l’anziano sospirò:

-Questo lo so ma, Garp ha fatto solo il suo dovere.-

la ragazza preferì cambiare argomento, rischia di far partire una discussione dato che quello, era un argomento molto delicato:

-Di cosa parlano i giornali? Spero che non siano brutte notizie.-

il sindaco sorrise, grato alla giovane per aver cambiato argomento:

-Parla di Rufy. Dopo due anni, lui e la sua ciurma si sono fatti di nuovo vivi e ora sono nel Nuovo Mondo.-

Makino sorrise, era molto orgogliosa del ragazzo di gomma e non aveva dubbi che presto i giornali avrebbero parlato di nuovo di lui:

-Sono così contenta.-

la locanda incominciò a riempirsi dei soliti clienti abituali:

-Tolgo il disturbo, passerò più tardi.-

salutò la ragazza e uscì, Makino sorrise:

-“Chissà se Dadan ha letto il giornale.”-

sparì in cucina e iniziò la sua giornata di lavoro.
 

 
*


Intanto sul monte Corbo, nella vecchia catapecchia dove vivevano i banditi di montagna, Dadan se ne stava seduta sul pavimento a bere e fumare, odiava casa sua e non perché cadeva a pezzi ma perché c’erano troppi ricordi, ricordi che da ormai due anni erano diventati troppo dolorosi.

Era in quella vecchia casa, che Garp aveva portato Ace e poi Rufy e con loro era arrivato anche Sabo.

Agli altri diceva sempre che erano tre pesti e che era molto felice che non erano più tra i piedi ma, in realtà non era così e chi la conosceva molto bene lo sapeva, Dadan voleva bene a quei tre e ne voleva ancora nonostante due non c’erano più.

Dadan, soprattutto voleva molto bene ad Ace, a differenza di Rufy e Sabo, lui era con lei da quando aveva pochi mesi, lo aveva cresciuto come se era davvero suo figlio:

-“Sembra ieri, quando Garp è piombato qui e mi ha praticamente obbligato ad occuparmi di Ace, come poteva pensare che ne sarei stata capace.”-

sorrise a quel ricordo lontano ma, che per lei era vivo nei suoi ricordi come se fosse successo ieri:

-“Aveva pochi mesi e da come urlava avevo capito che mi avrebbe fatto impazzire, poi quando quel vecchio idiota mi ha rivelato chi era il padre rimasi senza parole, non riuscivo a credere che mi sarei dovuta occupare del figlio del Re dei pirati.”-

non aveva mai capito il perché Garp, che era un marines, aveva preso la decisione di proteggere il figlio di Roger e non gli importava un bel niente saperlo, perché ormai Ace era come un figlio per lei e sempre lo resterà:

-“Alla fine mi sono fatta incastrare e mi sono occupata di quella piccola peste urlante, che poi crescendo ha smesso di urlare ma non di farmi disperare. Devo ammettere che è stato bello vederlo crescere, imparare a camminare e a parlare. Ricordo, quando a soli cinque anni, aveva detto chiaro e tondo a Garp che sarebbe diventato un pirata, la faccia che aveva fatto quel vecchio idiota era stato uno spasso.”-

gli veniva ancora da ridere a ripensarci, ogni volta che l’amico l’andava a trovare, lui cercava di far capire ad Ace che doveva diventare un marines, da neonato non poteva rispondere ma, più cresceva e più discuteva con il nonno; come poteva Garp credere che il figlio di un grande pirata, non avrebbe seguito le sue orme:

-“Come dimenticare il giorno in cui scoprì chi era suo padre. Aveva solo sei anni e Garp gli aveva detto tutto e come era prevedibile non aveva accettato di essere suo figlio. Mi preoccupava ogni volta che attaccava lite con gli uomini che parlavano male di suo padre, tornava a casa sempre pieno di lividi e graffi.”-

uscì dalla vecchia casa a prendere un po’ d’aria fresca:

-“Ma lasciando perdere quei momenti, ce ne sono stati altri dove non c’era motivo per cui dovevo preoccuparmi. Come quando mi disse di aver trovato un amico della sua età e che per mia sfortuna un giorno me lo sono trovata come terzo figlio da fare da balia.”-

considerava tutti e tre i fratelli come dei figli ma, Ace era quello che più sentiva come suo figlio:

-“Comunque Garp mi ha preso per una balia, non solo Ace, un giorno mi molla qui anche suo nipote ma alla fine lui ed Ace e Sabo sono diventati fratelli e soprattutto inseparabili. Speravo veramente che prendessero il mare insieme ma, la morte di Sabo ha diviso le loro strade anche se il loro legame non si è mai spezzato.”-

sbuffò era stufa di quei ricordi che l’assillavano da troppo tempo:

-“Basta mi sono rotta di ignorare Garp, la prossima volta che viene mi farò due chiacchiere con lui.”-

i suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Dogura:

-Capo, è arrivato il giornale.-

la donna gettò a terra la bottiglia vuota e prese il quotidiano e iniziò a sfogliarlo, sperando di non leggere brutte notizie:

-Tu guarda quell’idiota. Si è deciso a farsi vivo.-

l’uomo non avendo ancora letto il giornale, non capiva di chi stesse parlando:

-Rufy, è ritornato a far parlare di se e ora sta nel Nuovo Mondo.-

Dogura sorrise:

-E’ una bella notizia.-

Dadan sbuffò:

-Basta che non si faccia ammazzare.-

rientrò in casa e si mise a dare una sistemata, soddisfatta di sapere che il ragazzo di gomma non  aveva mollato e che continuava ad inseguire il suo sogno.
 
 
***
 

A Marineford, c’era aria di tempesta e la giornata doveva ancora iniziare dato che non era ancora sorto il sole.

Akainu aveva cercato Ace per tutto il Quartier Generale senza trovarlo:

-“Dove diavolo si è cacciato quel moccioso? Non può aver recuperato la memoria, è da escludere dato che ho sempre fatto in modo che non recuperasse nemmeno un ricordo.”-

sbuffò irritato:

-“Spero solo che non abbia incontrato Garp o saranno guai.”-

i suoi pensieri furono interrotti da un marines sotto il suo comando:

-Scusi il disturbo, signore.-

l’ammiraglio lo fulminò con lo sguardo:

-Che c’è?-

non aveva tempo da perdere e sperava di liberarsi di lui il più presto possibile; il marines era leggermente impaurito dal suo superiore anzi ne era terrorizzato:

-Ieri, nel tardo pomeriggio, abbiamo avvistato al largo da Marineford una piccola nave ma, subito dopo è sparita. Abbiamo controllato tutta la base, per essere certi che non ci fossero intrusi, alla fine non abbiamo trovato nessuno di sospetto e pensiamo che fosse solo una nave di passaggio.-

disse tutto d’un fiato, temendo che se avesse parlato con più calma l’ammiraglio si sarebbe arrabbiato:

-“Una nave avvistata nel tardo pomeriggio? Credo di aver capito dove sia sparito Ace, qualcuno ha scoperto che è ancora vivo e lo ha portato via. Ne sono certo, è andata così.”-

fissò il suo sottoposto con aria molto severa:

-Avresti dovuto avvertimi prima, comunque lasciamo perdere quella nave. Torna dagli altri e digli di preparasi, fra dieci minuti si salpa.-

il marines ricambiò lo sguardo del suo superiore ma, nei suoi occhi si leggeva solo la paura:

-Scusi, ma credevo che il Grand Ammiraglio avesse detto di aspettare prima di partire.-

Akainu afferrò l’uomo per il colletto della camicia e urlò:

-Vuoi forse disubbidire ad un mio ordine?!-

l’uomo scosse la testa:

-No, signore. Vado a riferire a gli altri di prepararsi.-

l’ammiraglio lo lasciò andare e lo fissò mentre si allontanava:

-“Che razza di fifone. Ritornando al mio problema è meglio trovare e uccidere Ace, ormai ovunque si trova non si fiderà più di me e quindi non mi serve più per il mio piano.”-

non poteva lasciare Ace libero di andare dove voleva, c’era il rischio che i suoi colleghi sapendolo vivo, potevano capire come erano andate le cose e nei peggiori dei casi potevano scoprire quali fossero le sue intenzioni.

Akainu sbuffò e si diresse alla sua nave, salendo a bordo notò con piacere che i suoi uomini erano stati molto veloci nel organizzare la partenza:

-Levate l’ancora e salpiamo verso nord.-

non sapeva con chi era Ace e nemmeno dove fossero diretti ma, sapeva che per lasciare Marineford la via verso nord era la più facile da attraversa per i pirati perché le correnti erano meno forti, infatti da lì passavano anche molti navi mercantili.
 

 
*
  

Intanto nel suo ufficio, Sengoku stava discutendo con Garp, il vice ammiraglio aveva visto Akainu salpare di fretta e la cosa lo aveva insospettito:

-Ascolta, non è la prima volta che Akainu salpa senza aver ricevuto l’ordine e lo fa per fermare i pirati diretti nel Nuovo Mondo.-

il vecchio marines sbatté un pugno sulla scrivania del superiore:

-Sta volta è diverso. Nasconde qualcosa e io anche senza il tuo permesso lo vado ad inseguire.-

 Sengoku sospirò:

-Ti proibisco di inseguirlo e non è un consiglio ma un ordine.-

Garp si arrabbiò:

-Vai al diavolo! Non ho intenzione ti restare qui, mentre quello là combina chissà cosa!-

si voltò e fece per uscire:

-Se metti un piede fuori da questo ufficio, ti assicuro che bandirò tutti i dolci da Marineford e tu dovrai dire addio ai tuoi amati biscotti.-

non gli piaceva ricattare la gente, tantomeno dire assurdità come quella appena detta, però era disposto a tutto per fermare l’amico, perché era certo che avrebbe fatto casini se fosse partito e poi già in passato, quel ricatto aveva funzionato; Garp non si voltò:

-Fai pure, non me ne frega nulla. A me basta renderti la vita impossibile per farti cambiare idea.-

sorrise e uscì dall’ufficio.

Sengoku sbuffò:

-“Mi rende già la vita impossibile ma, conoscendolo sarebbe capace di rendermela ancora più difficile se dovessi proibirgli di mangiare biscotti.”-

non poteva far altro che sperare che le cose si sistemassero, anche se incominciava a sospettare pure lui dell’ammiraglio, dato che per due anni non aveva voluto far altro che stanare Barbabianca e ora che aveva la possibilità di trovarlo, se ne andava senza autorizzazione.


 
*


Garp non impiegò molto a trovare Kobi:

-Giusto te cercavo.-

il ragazzo si chiese cosa aveva combinato:

-Raduna tutti, tra un’ora salpiamo.-

il giovane marines annuì:

-E se posso sapere, dove siamo diretti sta volta, signore?-

il vice ammiraglio sorrise:

-Che domande, a confermare che i miei sospetti sono fondati.-

Kobi sapeva di cosa parlava, tutta Marineford sapeva della guerra che c’era tra Garp e Akainu:

-Ho capito, signore. Vado.-

il vecchio marines lo osservò allontanarsi e sorrise:

-“E’ un bravo ragazzo. Se continua così, presto potrò lasciargli il mio posto.”-

era orgoglioso di Kobi, da quando lo aveva conosciuto aveva notato fin da subito la sua determinazione, la stessa determinazione che aveva sempre visto negli occhi dei suoi nipoti:

-“Quel ragazzo crede nel suo sogno. Mi ricorda quelle tre pesti che hanno sempre voluto essere dei pirati.”-

si trovava spesso a ripensare al passato ma, in quegli ultimi due anni passava molto più tempo a ricordare i momenti andati.

Garp, dopo aver passato un’ora a capire dove fosse diretto Akainu, decise di andare sull’isola più vicina anche perché su quell’isola, c’era una sua vecchia conoscenza che poteva aiutarlo a rintracciare l’ammiraglio.

Raggiunti i suoi uomini il vice ammiraglio Garp salpò deciso a scoprire cosa nascondeva il collega.

 
***
 

Il sole pian piano stava sorgendo tingendo il cielo di rosa, Ace si trovava sul ponte appoggiato al parapetto da qualche minuto, non aveva dormito molto quella notte, per via dei pensieri che lo assillavano:

-“Ultimamente non dormo molto.”-

sbadigliò e rimase ad osservare i gabbiani che planavano sull’acqua, quell’uccello gli fece ricordare la marina:

-“Mi sembra assurdo, fino a ieri ero un marines anche se ho sempre dubitato di Akainu e ora mi trovo qui, con quella ragazza che non mi sembra affatto normale.”-

trovava Momo una ragazza fuori dal comune e qualcosa gli diceva che lo aveva pensato anche in passato ma, nonostante questo sentiva di potersi fidare di lei.

Era strano ciò che sentiva, senza ricordi e sapendo che l’ammiraglio lo aveva ingannato, non sapeva più di chi fidarsi ma, nello stesso tempo, si sentita di poter fare affidamento su Momo:

-“Forse grazie a lei, capirò quale è il luogo a cui devo far ritorno.”-

era dal giorno in cui si era svegliato dal coma, che l’unica certezza che aveva, era quella di dover far ritorno in un posto ben preciso ma, quale non lo sapeva ancora.

Sentì dei passi seguiti da un sonoro sbadiglio:

-Da quando sei mattiniero? Una volta non c’era verso di svegliarti.-

Ace sorrise, gli piaceva come lei, gli parlava come se non aveva mai perso la memoria, lo faceva sentire più a suo agio:

-A causa del solito incubo, non sono più riuscito ad addormentarmi.-

Momo si fece curiosa:

-Racconta.-

lui la fissò:

-E perché dovrei?-

la ragazza si legò i capelli nella solita coda alta:

-E’ semplice, forse quell’incubo è legato ad un tuo ricordo.-

Ace ci pensò su un attimo, poi decise di raccontagli tutto anche perché aveva intuito che lei avrebbe insistito:

-E va bene, ti racconto tutto.-

si sedette sul parapetto:

-Tutte le notti, mentre dormo, sento delle urla e degli spari poi all’improvviso vedo delle ombre molto famigliari che però non riesco ad identificare, ad un tratto vedo una luce abbagliante e sento un forte calore e alla fine sento qualcuno gridare il mio nome, poi mi sveglio.-

abbassò la testa e il suo sguardo divenne triste:

-E’ così tutte le notti e non ne posso più.-

Momo gli appoggiò una mano sulla spalla e gli sorrise:

-Forse il tuo incubo è legato alla guerra di Marineford avvenuta due anni fa. Comunque stai tranquillo, ti aiuterò io ha ritrovare il tuo passato te l’ho detto anche ieri.-

Ace alzò la testa e ricambiò il sorriso:

-Ti ringrazio.-

la ragazza andò in cucina seguita da lui:

-Vuoi un panino? Quelli li so fare.-

il ragazzo rise, poco dopo entrambi erano seduti al tavolo a mangiare i panini e Momo aveva già fatto fuori una bottiglia di rum:

-Ascolta, tra poco arriveremo su un’isola e lì ti procurerò dei vestiti, con addosso la divisa della marina dai troppo nell’occhio.-

Ace bevve un sorso di rum per non soffocarsi con il panino:

-Posso andare io a prendermi dei vestiti, non c’è bisogno che ti scomodi.-

Momo sbuffò:

-Ascoltami bene perché non voglio ripetermi, io scendo a terra e tu resti qui. Ti procuro dei vestiti e scopro quanto ci vuole per registrare il magnetismo dell’isola e poi una volta che ti sarai cambiato scendiamo e cerchiamo una locanda. E’ tutto chiaro?-

Ace annuì:

-Un’ultima cosa Baka Hono-chan, fino a quando non recupererai la memoria non usare i tuoi poteri, è meglio continuare a far credere che sei morto.-

anche lui pensava di far così, senza un ricordo non sapeva di chi fidarsi e di chi non fidarsi ed era meglio fingersi morto:

-Tranquilla, ci avevo già pensato. Comunque, perché mi chiami così?-

Momo sorrise:

-Ti chiamavo così in passato. All’inizio non ti piaceva ma, alla fine ti sei rassegnato, a quel nomignolo.-

i tempi passati gli mancavano; scacciò dalla mente quei ricordi felici e allo stesso tempo tristi:

-Bene, metti a posto questo caos, io vado a vedere se l’isola è vicina.-

uscì di corsa dalla cucina lasciandolo da solo.

Ace fissò il disordine:

-“Come ha fatto a ridurre così la cucina? Ha solo preparato dei panini.”-

decise di lasciar perdere e iniziò a pulire.

Momo, intanto si era seduta sulla polena e fissò l’orizzonte:

-“E’ strano vedere Ace così, non sembra lui. Una volta mi avrebbe urlato dietro se gli avessi detto di fare qualcosa e invece ora mi ascolta senza dire nulla, non si arrabbia nemmeno quando lo chiamo Baka Hono-chan.”-

sospirò, gli mancava bisticciare con lui, gli mancava il suo capitano e sperava che l’amico tornasse come una volta.

Ace qualche minuto dopo la raggiunse:

-Finito?-

lui sbuffò:

-Si, ma se sapevo che mi avresti usato per pulire la cucina, non ti avrei seguita.-

Momo lo fissò, forse stando insieme il loro rapporto sarebbe tornato come prima e se così fosse, sarebbe stato più semplice ritrovare il suo passato:

-Non lamentarti e comunque siamo arrivati.-

Ace osservò l’isola davanti a loro, era piccola però vi era una grande città molto frequentata dai forestieri.

Attraccarono al porto, dato che non avevano nessuna bandiera pirata a sventolare sull’albero maestro:

-Bene, io scendo e quando torno andiamo a mangiare.-

fissò Ace dritto negli occhi:

-Tu, non azzardarti a scendere, chiaro?-

il ragazzo annuì, non aveva molta voglia di discutere con lei.

Momo dopo aver avuto la certezza che non sarebbe sceso, si incamminò verso la città.

Ace fissò la ragazza fino a quando non sparì dalla sua vista:

-“Mi ha preso per scemo, me lo ha già detto di non scendere quindi non ha senso ripetermelo.”-

si senti stanco e la testa gli faceva male, troppe cose erano successe in quelle ore e aveva assolutamente bisogno di dormire, manco a dirlo la sua narcolessia gli venne in aiuto e in un attimo crollò addormentato sul ponte.

Quando si svegliò, vide Momo seduta a gambe incrociate su una cassa:

-Oh, ti sei svegliato.-

Ace si alzò e sbadigliò:

-Per quanto ho dormito?-

la ragazza alzò le spalle:

-Non so, però io sono tornata da un’ora.-

il ragazzo sorrise:

-Come mai non mi hai svegliato?-

Momo sbuffò:

-La pianti con tutte queste domande? Comunque non ti ho svegliato, per il semplice fatto che mi hai detto che ha causa dell’incubo non riesci a dormire molto.-

gli porse un sacchetto:

-Tieni, ti ho preso dei vestiti così ti levi la divisa. Non sei tu con quella addosso.-

Ace prese il sacchetto:

-Grazie.-

Momo si irritò:

-Finiscila di ringraziarmi!-

lui non capiva la sua reazione:

-E perché? E’ normale ringraziare chi è gentile con te.-

la ragazza scattò in piedi:

-Perché non è da te! Noi non facciamo altro che bisticciare e invece di ringraziare, tu di solito mi fai saltare i nervi! E’ sempre stato così prima che le nostre strade si dividessero! Non sei più tu!-

aveva urlato così tanto, che ora era senza fiato:

-Scusa, io non ricordo nulla e forse è per questo che non mi comporto come una volta.-

a quelle parole capì di aver sbagliato, non sapeva come comportarsi con lui, a volte pensava che era meglio comportarsi come sempre ma, a volte non era sicura che fosse la cosa giusta da fare:

-No, scusami tu. So che non ricordi nulla e che sei confuso.-

fissò Ace e poi sorrise:

-Dai lasciamo perdere e vai cambiarti. Sto morendo di fame.-

ricambiò il sorriso e scese sottocoperta per cambiarsi.

Una volta chiusa la porta, Ace si tolse la camicia della divisa e osservò attraverso lo specchio il tatuaggio che aveva sulla schiena:

-“Se prima avevo qualche dubbio, ora ho la conferma che Momo è sincera.”-

fissò quel tatuaggio che gli diete la conferma di essere un pirata, ad un tratto ebbe un flash e per un attimo vide il volto di un uomo, cercò di ricordare chi fosse quando una fitta alla testa cancellò quel volto.

Ace chiuse gli occhi e aspettò che il dolore passasse, una volta passato si cambiò velocemente; indossò una semplice camicia bianca mezza abbottonata con le maniche arrotolate fino al gomito, in modo che il tatuaggio sul braccio rimanesse nascosto, dei lunghi pantaloni neri molto larghi e ai piedi, degli stivali anch’essi neri.

Una volta cambiato, raggiunse Momo sul ponte:

 
-Ce ne hai messo di tempo.-

Ace sorrise:

-Scusa, ho avuto il solito dolore alla testa e ho aspettato che mi passasse.-

la ragazza scese dal parapetto:

-Ho capito. Ora stai meglio?-

lui annuì, Momo gli mise in testa un cappello simile a quello che aveva una volta solo di colore nero, lo aveva preso proprio per quel motivo:

-Con questo sarà più difficile vederti in volto. A prima di dimenticarmi, ci vogliono tre giorni per registrare il magnetismo dell’isola.-

Ace si sistemò meglio il cappello:

-Ok, vorrà dire che aspetteremo.-

Momo sorrise:

-Bene ma, ora basta chiacchiere e andiamo a mangiare.-

i due ragazzi scesero a terra diretti verso una locanda.

  
Continua…
 
 


 
Ciao,

questo è solo un capitolo di passaggio e non ho cambiato molto, ho modificato qualche dialogo.

Si inizia a scoprire qualcosa su Momo, Ace un tempo era stato il suo capitano.

Nel prossimo capitolo, ci sarà un altro nuovo personaggio, legato ad Ace e anche a Momo.

Se avete tempo e voglia, fatemi sapere con una recensione, il vostro parere, grazie.

Ringrazio chi ha visto gli scorsi capitoli e chi ha messo la storia, tra i preferiti.

A mercoledì con il nuovo capitolo della raccolta e a venerdì, per il prossimo capitolo della storia.

A presto.
  
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