Crossover
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Autore: Ash Visconti    25/05/2018    2 recensioni
Via Lattea. Un futuro imprecisato. Un Nuovo Ordine è sorto dalle ceneri di un era di lotta e devastazione, pronto a riportare la pace e l'unità nella galassia con ogni mezzo necessario, anche quelli sporchi. Ma quando i fautori di ordine e stabilità negano le libertà altrui è tempo di combattere. Tra i combattenti per la libertà un gruppo di persone forma un team per lottare uniti insieme ad altri eroi.
Crossover tra: Warhammer, Hunger Games, Maze Runner, Divergent, World of Warcraft, Starcraft, Diablo e Thief. Nonché personaggi originali. Se questa premessa vi ha incuriosito, leggete pure!
Nota: potrebbero apparire un paio di personaggi OOC.
Genere: Fantasy, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 - L'imperatore


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Karl Franz, attuale sovrano dell'Impero



Era pomeriggio inoltrato quando Anduin riuscì ad infiltrarsi all’interno dell’immenso palazzo imperiale.
Avere nel Team un ex ladro come Garrett, che aveva dedicato la sua vita rubare merce ai ricchi su commissione per poi rivenderla, era sempre molto utile.
Nella sua esperienza sapeva trovare un’apertura in ville o palazzi apparentemente impenetrabili da dove potersi intrufolare per rubare i preziosi accuratamente custoditi in una solida cassaforte.
Così era stato col la residenza imperiale di Altdorf, con una buona ricerca era riuscito a trovare un’apertura nella sorveglianza da cui entrare senza essere visto.
Lui ed Anduin si erano lanciati senza esitare ulteriormente in quel “varco” ed ora erano all’interno del palazzo, al sicuro.
“Bene, siamo qui. Spero che tu sappia quello che fai” mormorò Garrett.
“Certamente. Da qui, in poi proseguo da solo. Attirerò di meno l’attenzione. Tu torna pure dal team.”
“Ti stai infilando tra le fauci del nemico” borbottò il ladro.
“Sono in zona ancora neutrale, e sono un ambasciatore quindi ho po’ di immunità”.
“Loro potrebbero non essere dello stesso parere”.
“Può darsi, in tal caso me la darò a gambe”.
“Ricordi la strada che abbiano fatto usato per entrare?”
“Certo; ho buona memoria”.
“Hai parecchio sangue freddo in certe situazioni” ammise Garrett. “Apprezzo questa cosa, ciononostante cerca di evitare problemi”.
“Lo farò” annuì il biondo con un leggero sorriso.
“Buona fortuna, allora”.
Garrett gli voltò le spalle e sparì nelle ombre.
Al sicuro da occhi indiscreti, Anduin si attaccò al petto una preziosa spilla d’oro che raffigurava una testa di leone stilizzata, un simbolo del suo regno.
In seguito si inoltrò per i corridoi del grande palazzo, sperando di trovare la sala del trono, o qualunque fosse il luogo dove il sovrano teneva le riunioni.
Passò tra vari corridoi, cercando di evitare eventuali coppie di guardie: qualora le vedesse si nascondeva per evitare che lo trovassero o girava al largo.
Dopo alcuni minuti di giri infruttuosi, giunse a un corridoio era all’apparenza deserto, ma vicino ad una delle finestre vide una giovane donna sui ventitre anni, dai lunghi capelli neri raccolti sulla testa e gli occhi castano scuro. Indossava una lunga veste blu notte con interni rossi. Alla mano destra impugnava un lungo bastone di legno decorato sulla cima da una mezzaluna d’ottone in posizione verticale al cui centro vi era una sfera dello stesso materiale.
Quella lo notò e lo osservò con curiosità: ai suoi occhi appariva come un giovane qualunque dall’aria spaesata ed anche un po’ tesa.
“Ti sei perso?” chiese.
“A quanto pare sì” fu la risposta.
La donna lo osservò con curiosità maggiore: percepiva qualcosa di insolito in lui, ma allo stesso tempo familiare… Quando capì rimase un poco colpita.
“Avverto la magia in te…”
“E avverti giusto. Immagino che anche tu sia una maga, altrimenti non avresti percepito il mio potenziale magico” rispose lui con tranquillità.
“Esatto, sono dell’Ordine Celestiale. Tu a quale Collegio Magico appartieni?” gli domandò scrutando la sua spilla dorata sul petto.
Il biondo rimase un momento in silenzio prima di rispondere.
“A nessuno. In realtà sono giunto da un paese esterno all’Impero, ben oltre i vostri confini. Ho fatto un lungo viaggio per poter giungere qui”.
“Oh, capisco” commentò la maga, sorpresa. “Benvenuto ad Altdorf, allora. Posso sapere chi sei, se non sono troppo scortese?”
“Anduin. Mi chiamo Anduin”.
La giovane rifletté sul nome.
“Nome insolito… Si vede che non sei di queste parti. Cosa ti porta al palazzo imperiale?”
“Desidero parlare con  il sovrano di queste terre”.
La giovane inarcò un sopracciglio.
“Mi spiace, ma in questo momento l’imperatore Karl Franz è a riunione con il suo consiglio, per discutere con gli individui scesi da quella diavoleria volante sopra la città. Dubito che avrà tempo di ascoltare le tue richieste, riprova domani”.
“In realtà preferirei che mi riceva il prima possibile”.
“Perché?”
“È una faccenda importante”.
La donna lo fissò per quasi un minuto senza fiatare, poi scosse la testa.
“Non ti posso aiutare, non faccio parte del consiglio”.
“Allora perché sei qui?”
“Ho accompagnato il Supremo Patriarca dei Collegi della Magia a palazzo: lui fa parte del consiglio”.
“Allora… potresti presentare la mia richiesta a lui, e lui poi la presenterà all’imperatore”.
“Cos’è quest’ansia di vedere il nostro sovrano?” esclamò lei.
Anduin rimase zitto per un momento, poi fissando la donna negli occhi cercò di insistere su questa possibilità.
“Riguarda gli uomini scesi dalla nave d’acciaio. Non posso dirti altro, ma ti assicuro che devo comunicare all’imperatore delle informazioni su di loro.
La maga strinse con forza il bastone, corrugando la fronte, in preda a diversi dubbi.
“Non ti offendere, straniero, ma non posso rischiare di portare un individuo pericoloso da sua maestà!”
“Capisco i tuoi dubbi, ma ti assicuro che non intendo nuocere a nessuno, se non sarò costretto altrimenti. Ma solo per difesa personale” affermò Anduin cercando di essere il più conciliante possibile.
La maga restò un attimo in silenzio, riflettendo sulle sue parole.
“D’accordo, vedrò cosa posso fare. Presenterò al Supremo Patriarca la tua richiesta, magari intercederà presso sua maestà per farti ricevere al più presto”.
Anduin sorrise.
"Come ti chiami?" le domandò, per curiosità.
"Isabela" rispose lei dopo un attimo. "Sì, lo so non suona di queste parti il mio nome".
“Bene, Isabela. Ti ringrazio di cuore, per il tuo piccolo ma importante aiuto”.
 
 
Karl Franz, il sovrano del più solido e florido regno umano del continente noto come "Vecchio Mondo" tra i locali, aveva governato l’Impero per venti decadi. Si sarebbe aspettato ogni tipo di vicenda nella sua vita da sovrano, dalle grandi invasioni esterne ai problemi interni dell’Impero, ma nemmeno nei suoi sogni più reconditi avrebbe immaginato una gigantesca fortezza d'acciaio scendere dal cielo del mondo quasi come se fosse una bizzarra divinità venuta ad osservare i semplici mortali che camminavano su Mallus.
Tantomeno avrebbe immaginato che da quella gigantesca massa d’acciaio scendessero degli esseri umani identici a lui.
Seduto sul suo trono fece passare rapidamente lo sguardo sugli uomini presenti al consiglio: tutte le personalità più importanti dell’Impero presenti ad Altdorf erano lì riunite.
Tra essi spiccavano, seduto alla sua sinistra, Balthasar Gelt, dalle vistose vesti color rosso ed oro e con una maschera dorata che gli copriva completamente il volto. Egli era il Supremo Patriarca dei Collegi della Magia, dove i giovani maghi dell’Impero apprendevano e miglioravano le loro abilità magiche.
Vicino a Balthasar c’era l’attempata e severa figura di Volkmar, il capo religioso della Chiesa di Sigmar.
Alla destra dell’imperatore era seduta la famigliare figura di Kurt Hellborg, generale veterano di molte battaglie, suo personale consigliere militare.
Ricordò come, diversi mesi fa, era stata avvistata nei cieli la Cometa a Due Code. Sigmar stesso sembrava annunciare grandi cambiamenti, e quegli ambasciatori venuti dalle stelle in piedi davanti a lui ne erano la prova.
Avevano parlato di numerosi mondi situati oltre le stelle, mondi di ogni genere che stavano venendo riuniti sotto la benevola mano di un “partito” chiamato Nuovo Ordine, intenzionato a riunire tutti gli umani sparsi per i mondi della Galassia.
In quel settore della Galassia dove si trovava anche Mallus, gli avevano spiegato, era il governatore Lord Solar Macharius a riunire i mondi, per conto del partito.
Se gli umani di Mallus si fossero uniti a loro avrebbero vissuto in una vera epoca di pace e prosperità.
Sistemandosi meglio sul trono esibì i suoi pensieri agli ambasciatori giunti dal mondo chiamato Scintilla.
“Sono molto attratto da questa offerta, lo ammetto. Prima di darvi un responso finale, desidero discuterne col mio concilio. Ma non credo che ciò mi occuperà molto tempo”.
“Nessun problema maestà, aspetteremo trepidanti la vostra risposta” disse l’ambasciatore di Macharius con aria allegra, scambiandosi un’occhiata col colonnello Hamsha.
Questi  incurvò le labbra in un lieve sorriso soddisfatto, il compito procedeva nella maniera più ottima possibile, e presto un altro pianeta si sarebbe unito al Nuovo Ordine.
Da una piccola porta laterale della corte, uscì Isabella, che si avvicinò da dietro a Balthasar, sussurrandogli alcune cose all’orecchio.
L’uomo a capo dei Collegi della Magia annuì e congedò con cenno della giovane, per poi rivolgersi al suo sovrano.
“Perdonatemi sire, ma secondo la maga dell’Ordine Celestiale qui presente, fuori dalla porta c’è un giovane uomo che desidera parlare con urgenza con voi di questioni importanti”.
“Chi è questo uomo?” domandò l’imperatore.
“Un giovane ambasciatore straniero che richiede udienza da voi, maestà. Dice di avere con importanti comunicazioni per voi”.
“Ossia?”
“Non le ha specificate, ma pare che sia molto importante”.
Franz rifletté brevemente, scambiando uno sguardo con il gruppo giunto da Scintilla.
“Uhm… in effetti abbiamo appena concluso questo colloquio. Molte bene, se è così urgente che entri pure: cercheremo di sbrigarcela in breve” e con un cenno della mano diede ordine alle guardie vicino alle porta principale di aprirla.
Isabela chinò il capo.
“Grazie, maestà, lo chiamo subito”, ed uscì a passo svelto dalla porta principale, mentre Franz si rivolse ai scintillani.
 “Signori, i miei saluti; ci rivedremo domani dove vi comunicherò la mia decisione” concluse l’imperatore congedando l’ambasciatore di Macharius e il colonnello dei Fucilieri di Scintilla.
Questi salutarono anche loro e si voltarono per uscire dalla porta principale.
Da tale porta entrò quasi contemporaneamente un maschio biondo e con gli occhi azzurri, che suscitò curiosità in tutti gli uomini radunati nella corte per la sua giovane età.
“I miei saluti, imperatore!” disse con cortesia il giovane inchinandosi davanti al sovrano. “Sono Anduin Wrynn, principe di Roccavento!”
“Wrynn?” fece l’ambasciatore di Macharius, che stava uscendo dalla sala, corrugando le sopracciglia: quel cognome li suonava familiare, così come il nome di Roccavento…
“Roccavento? Mai sentito, dove si trova questa città?” chiese l’imperatore.
“Inoltre non ci sembri tanto un ambasciatore…” commentò Kurt.
Infatti il giovane presentava abiti abbastanza normali, tranne per il fatto che spiccava sul suo petto una spilla d’oro a forma di testa di leone.
“Comprendo, signori. Purtroppo le circostanze mi hanno obbligato a viaggiare in incognito, ma questa spilla che porto…” e si indicò l’accessorio della sua veste “rappresenta il permesso di mio padre, il sovrano di Roccavento, di essere il suo portavoce in terre straniere…”
Mentre parlava, l’ambasciatore del Nuovo Ordine fissava il giovane accigliato, tanto che Hamsha gli chiese cosa avesse.
“Mi sembra…”
D’un tratto l’uomo sgranò gli occhi, afferrando Hamsha per la manica per sussurrargli una frase concitata all’orecchio.
“Quello è il figlio di Varian Wrynn, uno dei leader della Resistenza!”
“Cosa?” sibilò l’ufficiale, gettando un’occhiata al giovane.
L’ambasciatore, ancor sorpreso da quell’inaspettata svolta, si chiese come era meglio agire, ma Hamsha aveva già deciso come fare.
“Soldati, quel ragazzo è un ribelle della Resistenza! Prendetelo!” urlò ai due scintillani di scorta indicando il giovane.
Quell’urlo giunse così inatteso che tutti si bloccarono, gli stessi soldati rimasero un attimo interdetti prima di scattare verso Anduin, impugnando le carabine.
Il biondo però si riprese per primo dallo stupore, e girandosi di scatto con le mani che brillavano di luce, produsse un’onda di energia che scagliò indietro i due soldati, facendoli finire con la schiena a terra.
“Indietro!” gridò. “Sono un ambasciatore e per le leggi universali della diplomazia non potete toccarmi!”
Hamsha di tutta risposta gli puntò alla testa la pistola in sua dotazione.
“Come sei giunto fin qui? Dove si nascondono i tuoi compagni? Parla!”
Di colpo la pistola li si deformò nella mano: la canna e il calcio dell’arma si contorsero e parvero anche sciogliersi. Perplesso, l’uomo la lasciò cadere sul pavimento, mentre Anduin, avvertendo l’energia magica sprigionata dietro quel fenomeno, si voltò nella direzione del responsabile: Balthasar.
Il mago si era alzato in piedi e puntava  il palmo della mano destra, ricoperto di energia dorata, verso i due.
“Fermi! Siamo qui per parlare! Questa è una riunione diplomatica, non un campo di battaglia!”
Karl Franz si alzò dal trono, fissando irato Hamsha.
“Il vostro comportamento è stato indecoroso, ma cosa vi è preso? E perché avete accusato questo ambasciatore di essere un ribelle?”
“Perché lo è!” abbaiò Hamsha.
“Eppure mi avete trattato come un bandito, cosa che non sono” ribatté Anduin con sangue freddo.
“Non vedo una grande differenza!”
“Colonnello, basta così. Non è questo il momento” lo riprese l’ambasciatore.
Hamsha parve calmarsi e fece un passo indietro da Anduin, mentre i due soldati di Scintilla si rialzarono da terra. Fissò per terra quell’ammasso metallico che non poteva più considerare come un’arma da fuoco.
“Come ha fatto a deformare la mia arma? Credevo che i maghi potessero lanciare palle di fuoco e cose simili!” esclamò rivolgendosi al Supremo Patriarca.
“Non so quanti e quali maghi tu abbia visto, ma dubito che tu abbia visto dei Maghi d’Oro come me!”
Dato che l’uomo non aveva capito, Balthasar precisò:
“In quanto membro dell’Ordine d’Oro, io manipolo Chamon, il Vento Giallo della Magia, che mi conferisce maestria nell’alchimia e potere sui metalli!”
Anduin trovo quella spiegazione molto interessante, d’altronde niente del genere era presente su Azeroth o sui mondi che conosceva in cui la magia era presente.
“Ora spiegatevi!” disse Franz. “Tu chi sei, giovane forestiero? E perché saresti un ribelle?”
“Perché lo è!” ripete il colonnello Hamsha.
“Non ritengo corretta tale definizione: molti governi che si sono uniti nella Resistenza hanno semplicemente rifiutato la proposta di unirsi al Nuovo Ordine. Siete voi che non avete accettato le nostre obiezioni. E se la guerra infiamma il Segmentum XIII… siete stati soprattutto voi a causarla, con le vostre azioni!"
“Tu e tutti gli altri siete soltanto degli anarchici alienofili, non…”
“Basta!” li interruppe l’imperatore. “Di che guerra state parlando, in nome di Sigmar?”
Fu l’ambasciatore a spiegare la situazione.
“Alcuni mondi abitati sia da umani che da non-umani hanno rifiutato la proposta del governatore Macharius di entrare nel Nuovo Ordine. Purtroppo il loro comportamento scorretto ha provocato incidenti anche armati ed alla fine ha reso inevitabile un conflitto armato”.
“Immagino che sia questa la versione che raccontiate al resto della Galassia, peccato che in molti punti non sia corretta” obbiettò Anduin. “Tanto per cominciare avete omesso le vostre responsabilità”.
“Calunnie!” ribatté rigido l’altro.
“Basta così!” ripeté di nuovo Karl Franz, per poi fissare il biondo.
“Anduin Wrynn” domandò. “Perché hai voluto giungere  davanti a me pur sapendo i rischi che correvi col Nuovo Ordine?”
“Non si può dire che gli manca il coraggio” commentò Kurt.
“Desidero presentarvi la proposta di alleanza con la Resistenza” rispose tranquillamente il giovane principe.
Il colonnello Hamsha lo fissò perplesso. L’ambasciatore emise uno sbuffo simile ad una risata.
“Sul serio?” chiese.
“Questo è il compito che mi è stato affidato, signori” fu la tranquilla risposta. “Imperatore Karl Franz, non vi posso parlare di grandi vantaggi, ma posso informarvi maggiormente sul quadro della situazione”.
“Cosa speri di ottenere, ribelle?” interloquì Hamsha. “L’imperatore accetterà la nostra offerta di alleanza, non la tua! Sei arrivato tardi!”
“Purtroppo sì, ma credo che la decisione finale di sua maestà qui presente debba essere ponderata con attenzione”.
“Non sta a te decidere con quale fazione dovrà schierarsi questo pianeta!” obbiettò il militare.
“No infatti: la scelta è di Karl Franz, sovrano dell’Impero. Mai sostenuto o pensato il contrario. È sua e solo sua la scelta finale nel decidere con chi schierarsi!”
La corte non fiatò e non espresse pareri, in attesa della decisione finale del suo sovrano.
Karl Franz rimase a lungo in silenzio, il mento appoggiato alla mano destra e sul volto impassibile e gli occhi semichiusi che saettavano dal giovane Wrynn agli emissari di Macharius. Infine prese una decisione.
“Hai ragione giovane: l’ultima parola, in questa circostanza, spetta a me. Per questo, prima di prendere una decisione definitiva sentirò cos’ha da dire il rappresentante della Resistenza”.
“Cosa?” esclamò Hamsha. “Con tutto il rispetto, imperatore, ma costui è un ribelle alla nostra autorità, le chiedo di consegnarlo a noi”.
Fu Volkmar, a ribattere.
“È un ambasciatore che si è presentato pacificamente a parlamentare. Il suo attacco di prima è stato eseguito soltanto per difendersi, e non ha ferito o ucciso i vostri uomini. Va contro tutti i principi anche solo toccarlo”.
Hamsha sembrava sul punto di ribattere ancora, ma il ministro inviato da Macharius si fece avanti.
“È sicuro di quello che vuole fare, imperatore? Dopotutto ha già sentito ampiamente la nostra vantaggiosa offerta, perché vuole sentire anche quella della Resistenza?”
“Perché preferisco avere uno sguardo d’insieme sulla situazione. D’altronde voi non mi avete parlato di una ribellione nei confronti del governatore Macharius e del Nuovo Ordine che rappresenta”.
“Non ne abbiamo parlato con voi perché il vostro pianeta è assai lontano dallo spazio civilizzato del settore governato da Lord Macharius e quindi anche dalla guerra che lo riguarda. Ammettiamo di avere commesso una leggerezza, ma solo perché non ci immaginavamo una immediata presenza della Resistenza qui”.
“Allora è un motivo in più per conoscere maggiormente nel dettaglio la situazione sugli altri mondi. Mi sarà d’aiuto per evitare di prendere decisioni affrettate!”
L’ambasciatore capì che era inutile insistere, a quel punto.
“Molto bene, sire. Ci comunicherete sempre domani mattina la vostra decisione definitiva?”
“Sì”.
“Allora confidiamo che lei faccia la scelta giusta”.
Con queste parole il scintillano si inchinò e si congedò dalla corte, seguito da Hamsha che non mancò di scoccare un’occhiataccia ad Anduin.
I due se ne andarono, lasciando il giovane da solo con la corte imperiale.
Karl Franz si risedette sul trono e lo fissò negli occhi.
L’imperatore era un uomo alto e in forma, sui quarant'anni, vestito con un abito cerimoniale da corte. Aveva i capelli neri e gli occhi grigi, occhi piantati in quelli di Anduin.
“Bene, principe di Roccavento, parliamo”.
 
 
“Mi auguro che il nostro compagno abbia successo”.
Questo commentò Thorvald quando Garrett tornò dal resto del Team Rogue, comunicandogli la buona riuscita dell’azione, osservando il palazzo imperiale a braccia incrociate.
Tutti gli altri lanciarono occhiate piene di dubbi all’edificio e all’astronave che incombeva minacciosa sulle loro teste.
La cosa piaceva loro sempre di meno, e finché Anduin non avesse comunicato loro qualcosa, non potevano fare niente.
Leah gettò un occhiata ai civili di Altdorf che si muovevano per le vie. Ironico come conducevano ancora un’esistenza normale a differenza loro. Anche se continuavano a  gettare occhiate alla nave d’acciaio sopra la loro città
“E se qualcosa andasse storto?” chiese poi ai suoi compagni.
Christine alzò lo sguardo sull’imponente edificio.
“Se qualcosa va storto, beh… non voglio dare brutte notizie a suo padre”.
“Neanch’io” mormorò Kyle.
E non ebbero altra scelta che rimanere in città, presso il palazzo imperiale, in attesa del loro compagno.



Angolo dell'autore:
Ad alcuni lettori ormai sarà evidente, ma lo confermerò qui. Sì, ho messo anche il mondo e i personaggi di Warhammer Fantasy Battle nel mio crossover!
In esso infatti ci sono entrambe le ambientazioni e i loro personaggi creati dalla Games Workshop, ovvero il mondo più strettamente fantasy di Warhammer e quello di stampo più fantascientifco di Warhammer 40.000.
Spero che questo crossover continui a piacervi; anche se un po' rallentato lo porterò a termine.
Al prossimo capitolo!

   
 
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