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Autore: gigliofucsia    26/05/2018    1 recensioni
Io mi chiamo Eco Rondòn, è la prima volta che ti scrivo in tutti i vent'anni della mia vita e sono molto nervoso. Qualche mese fa non avrei potuto nemmeno provandoci. Vedi; è proprio di questo che vorrei scriverti. Vorrei confidarti cosa è cambiato in un mese. So che forse non mi crederai visto quanto è incredibile; ma so che non mi negherai la tua attenzione. Sono felice di parlare con te, o meglio, di scriverti in questo caso.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Data l'ora decisi di tornare a casa. I miei genitori furono felici di vedermi. Ci scambiammo le informazioni. Mio padre fu molto pressante con le domande. Avevo il sospetto che non si fidasse dello zio, ma non sapevo il perché. Sembrava che volesse conoscere tutto ciò che avevo fatto per filo e per segno.
Mia madre invece voleva sapere se mi era passata la depressione e io risposi di sì ma... anche se cambiare aria mi aveva fatto bene, il mio desiderio continuava ad intensificarsi. Ma era una sensazione piacevole, come un formicolio lungo i muscoli.
Chiacchierando, arrivò la sera. Io disfai la borsa in camera mia dissi a loro che dovevo salutare Marianne prima che si facesse mattina. Questo fatto confermava a loro che mi ero ripreso, quindi non fecero storie. Inoltre, non ero più un ragazzino.
L'aria della sera mi investiva mentre camminavo lungo le strade. Era così silenzioso che sentivo i miei passi rimbombarmi nelle orecchie. La notte aveva il suo fascino. Tra mille suoni riuscivo quasi a vederla.
Quando arrivai alla piazza centrale, sentì di nuovo quell'odore di stufato, seguito da un chiacchierio allegro. Mi diressi, senza timore, in quella direzione. Non incontrai resistenza quando toccai la soglia. Entrai e il calore e l'odore di stufato mi penetrò sotto la pelle. Rimasi sulla soglia cercando di sentire la voce di Marianne. Quel posto mi confondeva le idee ogni volta: troppe voci, troppi rumori, troppi odori. Era sempre lei a venire da me. Riconobbi subito i suoi passi e la sua voce. Aveva una voce bassa, priva di esitazioni e dei passi pesanti.
– Eco! Finalmente! Ma dove sei sparito per tutti questi anni?! Vieni ti accompagno al tavolo –
con una forza che stupiva, mi afferro il braccio. La segui trotterellando. Non capì dove mi stava portando perché il bastone non toccava più a terra. Voci e odori si scambiavano intorno a me. Mi parve di passare attraverso un sentiero stretto e pieno di curve. Ad un tratto lei si fermò e mi disse di sedermi. Mi chiese cosa desideravo con una certa fretta, come se volesse chiudere la questione in fretta. Io risposi, e sentì i suoi passi scomparire nella nuvola di voci intorno a me.
Era sempre stata una persona che non perdeva tempo in chiacchiere, ma mai l'avevo vista così agitata.
Passarono una trentina di secondi e la sentì ritornare. Lo stridio di una sedia, uno scricchiolio e poi cominciò:
– Devo dirti una cosa. Sono anni che aspetto. Ascoltami perché ne vale la pena –
– Perché tutta questa agitazione? Non ti ho mai vista così – La cosa mi faceva un po' ridere.
– si, lo so! Adesso ascoltami, tu hai sempre desiderato vedere giusto? –
Rimasi in silenzio per qualche secondo. Avevo già capito dove voleva andare a parare. Non riuscivo a capire. Nessuno poteva ridarmi la vista, per me questo era un dato di fatto.
– Si, ma solo un miracolo riuscirebbe a... – Non volevo sminuire le sue speranze, volevo solo essere realistico, ma lei mi precedette. Con un certa risatina rispose:
– C'è qualcuno che può far avvenire il miracolo! – Il mio cuore cominciò a correre come un carro.
  
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