CAPITOLO NOVE
“Voi
tutti che vivete rinchiusi entro le mura del monastero osservate, pertanto,
sia le
regole dei Padri sia gli ordini del vostro superiore e portate a compimento
volentieri i comandi che vi vengono dati per la vostra salvezza(…).
Prima
di tutto accogliete i pellegrini, fate l'elemosina, vestite gli ignudi,
spezzate il pane agli affamati, poiché si può dire veramente consolato colui
che consola i miseri”.
Cassiodoro,
Institutiones.
Rufillo non avvertiva altro che il semplice fruscio della
natura. Ancora.
“Questi Longobardi”, tornò a dire l’amico a cavallo, “vivono
in un regno di boschi e di rovine?”.
Il monaco sapeva che parlava per scacciare le paure, per
quello lo avrebbe assecondato. Era poco avvezzo alle parole, bensì più portato
per i fatti.
“Stanno ricostruendo le antiche città. Non vivono nei boschi,
né nelle rovine, bensì in grandi curtis, una specie di fattorie”.
“Io posso solo chiedermi come abbia fatto un Cassiodoro(1) ad
ambientarsi in terre così misere”, borbottò infine il Vescovo, con tono
sconsolato.
Per Rufillo, quello risultò quasi un affronto, ed infatti
quella pace interiore che lo dominava andò in mille e più frantumi,
all’improvviso. Era da tantissimo tempo che qualcuno non gli ricordava il suo
passato e la sua vera identità, e tutto ciò parve tornare a piovergli addosso come
un macigno.
Il suo vero nome, Lucio, abbandonato per accogliere quello di
Rufillo, come il santo ateniese che era giunto dalla Grecia per sconfiggere il
drago che spadroneggiava tra Forum Livii e Forum Popili(2). Era un nome da
devoto al sacrificio.
Suo padre, conosciuto da tutta Ravenna come Cassiodoro(3), in
virtù della gens alla quale apparteneva, era stato un fedele servitore del re
ostrogoto Teodorico, e in seguito dei primi Esarchi. Lui, suo ultimo figlio
nato durante la sua senilità, era stato destinato a grandi studi, ma aveva
scelto di ripudiarli per via della vocazione che avvertiva dentro di sé.
A suo modo, aveva lasciato alle spalle anche la prima parte
della sua vita molto agiata, condotta presso la corte di Ravenna, dove anche il
padre del Vescovo aveva prestato a lungo servizio. Erano stati molto amici fin
da bambini, ma la vocazione aveva sbaragliato ogni altro sentimento terreno,
alla fine.
Dio gli aveva dato il dono della vita, e lui l’avrebbe usato
al meglio.
Da brivido quell’ennesimo ricordo di un’esistenza passata che
aveva cercato di dimenticare in tutti i modi.
“Un tempo ero Lucio, un tempo ero un Cassiodoro. Ora sono
solo Rufillo, umile servo del Bene e del Signore”, sancì, infine, a mezza voce.
“Eppure la tua famiglia aveva combattuto contro i barbari…”,
tornò ardito il Vescovo.
“Diversi secoli fa, quando la barbarie dei Vandali(4) aveva
messo a rischio ogni prospetto di civiltà; ma i Longobardi non sono come quei
distruttori senza cuore”, spiegò.
“Sai una cosa, Rufillo? Un giorno gli stendardi della civiltà
torneranno anche qui”.
“Nessuno può più difenderci”.
“I Greci…”.
“I Greci sono, per l’appunto, Greci. Le aquile dorate(5) non
torneranno mai più, non saranno più innalzate contro il nemico da conquistare”,
replicò con immensa freddezza il monaco. Ad averlo spinto a proseguire il
dialogo era stato solo il fatto che l’amico era anche un suo superiore, e lui
rispettava le cariche predisposte sulla Terra dal Signore, altrimenti non si
sarebbe mai azzardato in terreni così scoscesi.
Quelli erano discorsi che lo facevano soffrire e gli davano
tormenti troppo terreni, pensieri che andavano al di là delle lodi a Dio, alle
quali aveva votato la sua vita.
Mentre si stava irritando più del dovuto, non riuscendo a
controllare le proprie emozioni e temendo che il suo lato più barbaro stesse
per emergere, quello stesso che era stato stimolato dalla lunga convivenza con
i Longobardi, qualcosa interruppe quel concitato momento. Infatti, il rumore di
zoccoli in avvicinamento gli fece aguzzare le orecchie, e si immobilizzò sul
posto, guardingo.
Dietro di lui, il Vescovo faceva altrettanto, così come i
dieci soldati dell’Esarca(6), che sguainarono le armi.
Rufillo si volse verso di loro e fece cenno di rinfoderarle;
conosceva i modi di fare dei Winnili, e coloro che si stavano muovendo verso di
loro avevano senz’altro intenzioni amichevoli, altrimenti sarebbero stati molto
più silenziosi.
La ridottissima guardia armata eseguì con reticenza ciò che
era stato ordinato.
Ben presto, un nutrito gruppo di cavalieri apparve in
lontananza, e si avvicinò al galoppo.
Il monaco sorrise, quando riconobbe il nobile Duca, che
cavalcava davanti a tutti; il suo Adalberto era uomo ormai, ed emanava autorità
solo con la sua presenza.
Giunse di fronte al gruppo di stranieri e fermò il suo
cavallo, salutando in latino.
“Siate i benvenuti nelle mie terre”, affermò, poi. Sia i
Longobardi e sia coloro che provenivano dalle terre al di là del Limes si
studiarono un po’, con un Vescovo rimasto impettito e le guardie altrettanto.
Rufillo invece sorrise con sincerità ed andò incontro al suo
signore.
“Che Dio vi benedica”, affermò, felice.
Molti Longobardi sorrisero a loro volta; erano arimanni
esperti e maturi, ed alzarono i loro scudi, sui quali era stata impressa una
croce(7). A quella vista, gli stranieri parvero tranquillizzarsi.
NOTE
(1)antica famiglia romana(di probabile origine siriana), una
delle più influenti in epoca tardo-imperiale e nei primi secoli dopo la caduta
dell’Impero Romano d’Occidente. I Cassiodoro erano ricchissimi e godevano di
grande fama. Ricoprirono numerosi incarichi di immenso prestigio, soprattutto
tra il V e il VI secolo d.C.
(2)odierne Forlimpopoli e Forlì. Rufillo fu infatti un santo
ateniese della chiesa delle origini, che giunse a Forlimpopoli probabilmente
attorno al IV secolo d.C.
Si narra che Rufillo(spinto ed aiutato da Mercuriale da
Forlì) uccise un drago che si era installato tra le due città, entrambe situate
lungo l’importantissima via Emilia. Naturalmente, tutto ciò è una allegoria; il
drago rappresenta il paganesimo e le prime eresie. Rufillo, poi reso santo,
combatté arduamente contro i movimenti religiosi non accettati dai primi
pontefici.
Attualmente, san Rufillo è il patrono di Forlimpopoli, presso
cui riposano le sue spoglie.
(3)colui che è passato alla Storia come Cassiodoro Senatore.
Fu consigliere di Teodorico, prestò a lungo servizio presso la corte di Ravenna
con grande talento e carisma. Ebbene, il nostro Rufillo altri non è che il suo
figlio più giovane.
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro(485-580 d.C. circa) era molto
credente, per questo fondò anche un monastero e la rispettiva biblioteca, essendo
un grande amante dei libri e del sapere.
(4)i Cassiodoro entrarono nella
Storia grazie alla grandissima resistenza che opposero contro i Vandali durante
il V secolo.
Quando questi barbari si stanziarono
nel Nord Africa(zona dell’attuale Libia-Tunisia), iniziarono a minacciare
seriamente la penisola italiana, unico possedimento rimasto in mano
all’Imperatore di Ravenna. L’antenato del nostro Rufillo(conosciuto
semplicemente come Cassiodoro) costruì una grande flotta e si mise a difesa
dell’Italia, stanziandosi nei porti dell’attuale Calabria. Ottenne l’effetto
desiderato; durante il periodo del suo servizio, i Vandali non giunsero mai a
saccheggiare Roma o a mettere seriamente a repentaglio l’ultimo lembo di terra
in mano romana.
(5)simbolo rappresentante le antiche
legioni romane.
(6)delegato dell’Imperatore d’Oriente
al governo dei possedimenti italiani.
(7)nonostante la religiosità resti un
problema per i Longobardi, in numerose fare(come, ad esempio, questa che ormai
ben conosciamo), la religione cristiano-cattolica radicò abbastanza in fretta.
In altre fare, invece, l’arianesimo continuò a provocare dissidi per secoli,
giacché era ritenuta eresia. Da qui la nascita delle prime spaccature tra
pontefici e Longobardi; i primi, nel secolo successivo ai fatti narrati, si
ritrovarono a richiedere l’aiuto dei Franchi(cattolicissimi) per riuscire a
liberarsi dall’insidia longobarda.
Sono passati quasi vent’anni dai
momenti ricordati dal nostro Rufillo nei capitoli scorsi; la mentalità
longobarda si è evoluta, si costruiscono armi appariscenti e non solo da
battaglia, e sì, si ornano i propri oggetti anche con simboli religiosi, come
le croci che appaiono su questi scudi.
NOTA DELL’AUTORE
Semplicemente, grazie a tutti ^^