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Autore: Shireith    27/05/2018    1 recensioni
{Marichat // raccolta mista di trentuno storie che partecipa alla challenge Marichat di maggio 2018 indetta dai fan su Tumblr}
#01 — Mentre fuori piove » Vestito d’una tuta nera che ricopre ogni centimetro del suo corpo, i capelli biondi e sbarazzini ora intrisi d’acqua piovana, la figura che vede distesa a terra sul balcone di casa sua non può essere altri che lui.
#13 — Il mio faro nella notte » Lo scenario che si presenta ora ai suoi occhi, tuttavia, gli sbatte in faccia la triste e crudele e realtà: che un individuo qualsiasi può, se quello è il suo volere, porre fine alla vita di tanti altri come lui.
#17 — Sul filo del rasoio » La pioggia, intanto, è fitta, malinconica: lo scenario ideale per una tragedia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#27. Sin

Sorpasso della linea


 «Mio padre lo adorerà.»
  «Dici così di ogni modello che ti mostro.»
 «Non è colpa mia se sono tutti validi! È colpa del tuo talento.»
 «Sei un bugiardo. Ma anche il ragazzo più dolce del secolo.»
  Era primavera. Le finestre, in camera di Marinette, erano socchiuse: lasciavano penetrare una rinfrescante brezza pomeridiana che accarezzava gentilmente i volti dei due ragazzi. I raggi del sole si univano a quello scenario, gettando sulla stanza quella luce luminescente e naturale che era tanto cara a Marinette: la preferiva di gran lunga a quella artificiale, troppo anonima, troppo fredda.
Il regalo più bello di tutti, però, era la presenza di Adrien: ogni volta che poteva, il ragazzo vestiva i panni di Chat Noir e la andava a trovare. Quei tipi di incontri erano i più segreti, i più romantici: nessun adulto necessitava di essere informato, potevano incontrarsi quando il cuore più lo desiderava.
 Marinette riprese possesso del suo blocco da disegno, sfogliandone le pagine alla ricerca di un altro modello che credeva avrebbe fatto al caso suo. «Che cosa ne pensi di questo?» chiese, porgendo nuovamente il quaderno a Chat Noir, seduto sul bordo della chaise-longue. «Onesto.»
 «Marinette, lo sai che adoro ogni tua singola creazione.» Non poteva farci niente: era vero.
 Da un lato Marinette apprezzava che Adrien l’amasse a tal punto, ma dall’altro avrebbe desiderato poter ottenere da lui un parere più critico. In ogni caso, comunque, sapeva che ad Adrien piacevano davvero tutti i suoi lavori e che non lo diceva solo perché accecato dal suo amore per lei.
 «Anche mio padre ti stima tanto.»
 «Ma non vuol dire che gli piacerà qualsiasi cosa io proponga» ribatté. «E poi non sarà l’unico giudice del concorso.»
 Facendo leva sui piedi, Marinette si spinse con la sedia dalla chaise-longue alla scrivania, continuando poi a girovagare in quel modo per tutta l’ampiezza della stanza alla ricerca di solo lei sapeva cosa.
 Adrien la trovò semplicemente adorabile. Tuttavia, siccome era pur sempre preoccupato per lei, aspettò che le fu vicina abbastanza per ghermirle il polso con una mano e attirarla a sé, accogliendola poi in grembo. «Ti preoccupi sempre troppo. Andrà tutto bene, vedrai» mormorò contro il suo collo, schiudendo poi le sua labbra in un bacio in quella stessa zona.
 «Adrien» rise quando le loro pelli che si sfioravano generarono in lei una sensazione di solletico. Era, tuttavia, un tocco piacevole, applicato in un’area del suo corpo piena di terminazioni nervose. Marinette decise di lasciarlo fare, inclinando leggermente la testa all’indietro per concedergli un accesso migliore. In così poco tempo si erano ormai già completamenti dimenticati della conversazione che stavano avendo prima.
 La ragazza desiderava toccarlo, ma il tessuto di cui era fatto il suo costume da supereroe glielo impediva: perciò affondò le mani nei suoi capelli, giocando con i suoi ciuffi biondi e arruffandoli più di quanto non lo fossero già in precedenza.
 La primavera aveva portato con sé una temperatura mite, di conseguenza Marinette non indossava che una semplice maglietta a maniche corte: Adrien, desideroso di qualcosa che non aveva mai posseduto, giocherellò un po’ con l’orlo prima che, incerto, decidesse di sfilargliela lentamente. Si aspettava che Marinette rispondesse negativamente, invece acconsentì senza opporre resistenza, benché fosse anche lei un po’ esitante.
 Nella mente della ragazza, intanto, aveva iniziato a trillare un campanello d’allarme: sapeva che stavano raggiungendo un punto di non ritorno, ma non voleva fermarsi.
 All’improvviso, però, fu Adrien a fermarsi, allontanandosi da lei e guardandola con un’espressione vogliosa ma al tempo stesso insicura. «Forse dovremmo…»
 «Non vuoi che…?»
 «No, no. Solo che… il letto. Qui sarebbe un po’ scomodo.»
 Marinette rise a voce bassa. «Giusto.»
Il tempo di spostarsi dalla chaise-longue a una piattaforma più comoda e pratica e Adrien era già di nuovo alla ricerca di ogni singolo centimetro della pelle di Marinette.
 «Adrien» rise l’altra a un certo punto.
 Il giovane si puntellò sui gomiti e la guardò confuso. «Cosa?» domandò, pensando di star sbagliando qualcosa.
 «Il tuo costume.»
 Adrien realizzò solo allora di essere ancora nei panni di Chat Noir e rise. «Oh, giusto. Plagg, ritrasformami.»
 La trasformazione venne sciolta e il kwami nero fuoriuscì dal suo miraculous del ragazzo. L’esserino nero stava per dire qualcosa, ma si interruppe quando li vide nel bel mezzo di qualcosa che non lasciava spazio a dubbi di alcun tipo. «Tikki! Dove sei?»
 Con il secondo kwami andato, Adrien tornò a guardare Marinette negli occhi. «Sei sicura?» Doveva accertarsi che lo volesse davvero, perché sapeva che di lì a poco sarebbe stato sempre più difficile fermarsi.
 «Sì» rispose con convinzione. Era calma, rilassata: si fidava di lui. Adrien tornò a stendersi su di lei, distribuendo una scia di basi lungo il collo.
 «Solo che…» iniziò lei tra un sospiro e l’altro.
 «Nino mi ha fatto prendere un paio di precauzioni.»
   
 
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