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Autore: Moonwalker_Deppiana    29/05/2018    0 recensioni
TRATTO DALLA STORIA:
'All'angolo della via che stavano costeggiando, lo sguardo di Perugina annegò in una graziosa casetta di legno ornata dall'incanto di quel mondo che, a gesti delicati, le fece illuminare il volto di una luce così appariscente da ridarle indietro ciò che aveva perso e che, senza farvi caso, aveva riperduto.
E ad attenderla poco prima dell'ingresso di quella casa, la quale all'apparenza sembrava piccola, vi era la più inaspettata delle sorprese...'
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Michael Jackson
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 10

IL RANCH


L'uno al fianco dell'altra, Michael e la sua ospite stavano oltrepassando uno stretto corridoio oscurato dall'assenza di luce, porte o finestre. Nell'aria, fatta eccezione per il flebile risuonare di passi sul pavimento in legno che si diffondevano pigramente nel piccolo ambiente circostante, chi sicuri e consapevoli e chi incerti e apprensivi, non vi era alcun tipo di ronzio.

Il dolce profumo emanato da chi le era accanto e la guidava nell'oscurità, inconsapevolmente, stava riempiendo i polmoni della ragazza di aria pura intanto che il coro di We are the World tornava a diffondersi in quella magica avventura scritta in un romanzo non ancora uscito in libreria. Piccole vocine stavano ornando quello spazio buio, avvolto dal silenzio, vuoto, insinuandosi caldamente nell'udito sino a scorrere nell'anima e raggiungere quel piccolo organo battente chiamato cuore, portando con sé un qualcosa che andò disperdendosi per tutto il corpo ormai non più teso nonostante il groviglio di pensieri che s'accatastavano l'uno dietro l'altro.

Una parte di Rossana sapeva che ogni tassello del puzzle avrebbe raggiunto la sua giusta casella vuota per completare l'immagine di ciò che stava costruendo pezzo dopo pezzo, portando così chiarezza tra i pensieri e destreggiarli nella giusta maniera per renderli nitidi e comprensibili. Ma l'altra parte, quella incredula, che cosa sapeva, esattamente? Forse era solo questione di tempo, di attendere qualche ora per scoprire la verità sulla storia che doveva seguire il suo corso: se era entrata -in qualche modo bizzarro- nel suo romanzo e quello non era un sogno né stava divenendo pazza, allora tutto avrebbe avuto un senso e un proprio percorso da seguire.

Eppure lei aveva bisogno di capire in quel momento, non di attendere oltre. Doveva capire come aveva fatto ad arrivare lì, a ritrovarsi immersa nelle pagine del suo romanzo, come era riuscita, dopo tanto tempo, a calpestare quel magico mondo tanto sognato quanto ambito. Doveva capire perché, tra tanti altri sogni, Michael aveva scelto proprio il suo: di sogni ce ne sono a valanghe e spesso combaciano tra loro, no? E poi c'era una cosa ancora più importante da capire: come aveva fatto Michael ad entrarle nei sogni e leggere quel che aveva scritto?

Intenzionata a scoprire ciò, Rossana modificò i propri passi, passando dall'incerto al determinato; ma la sua determinazione crollò quando un flebile fascio di luce le fece ricordare un'altra parte del romanzo...

 

 

Piccoli passi andavano intrecciandosi nel cammino buio di due anime intrappolate da uno stretto corridoio privo di luce. Il battito di un cuore sgomento andava riempiendosi di calore grazie a quell'esotico aroma sparso per aria e i pensieri catatonici ben presto divennero ben presto più irrisolti che mai.

Ma loro non erano da soli.

In sottofondo vi erano le dolci note di We are the, le quali li stava accompagnando lungo lo spazio impregnato di passi e domande circostante, crogiolandosi in quelle risposte mancate di cui le fitte tenebre andarono dissolvendosi in quella preziosa luce solare che portò alle porte una nuova, magica ed inaspettata dimensione: il ranch!

 

 

Un grazioso fascio di luce bianco avvolse nella sua morbida spirale magica Michael e Rossana, dove nei loro sguardi apparve, in tutto il suo esteso fascino, il ranch, quel vasto incanto avvolto da una delicata brezza di metà mattina che oscillava nei raggi incandescenti del sole imperioso sparso nel lontano cielo turchino, così difficile da raggiungere ma facile sa sognare. Il dolce canto degli uccelli stava accompagnando il verde della natura sparpagliandosi in quei campi fioriti dal profumo che si dissipava nell'aria rendendola vitale.

Fiori, alberi e fontanelle ornavano, nella loro maestria, quel magnifico ranch di all'incirca tremila acri vissuto nella fantasia del passato, quella dei sogni futuri e anche nella realtà del presente. Ogni cosa era esattamente come Rossana l'aveva immaginata e sognata per dare così vita al suo magico mondo parallelo; tutto era al suo posto, persino le foglioline che, col frusciare del vento, cadevano al suolo perché l'autunno era quasi alle porte.

«Da questa parte.»Le disse Michael, guidandola lungo i vari viali che permettevano alla gente esterna di immergersi nel ranch.

Insieme seguirono un ampio sentiero di un magnifico prato verde. Gli alti alberi, sia spogli che folti e fluenti, ombreggiavano quelle alte montagne innevate sulla cima stagliate contro l'orizzonte, quest'ultimo ornato da un voluminoso turchino in cui uno sguardo ambrato e stupefatto andò perdendosi in esso. E fu proprio allora che si materializzò, in uno sbuffo improvviso di scintille argentee, una lunga staccionata bianca che separava il verde prato dall'azzurro smosso di quelle acque cristalline di una pozza poco profonda, là dove Rossana andò a specchiarsi.

Michael si tenne in disparte, i gomiti poggiati sulla staccionata bianca mentre la sua ospite a malapena vi aveva poggiato su le mani per osservare attentamente il proprio riflesso nell'acqua: era sbigottita, sgomenta... Ma non riusciva a non sorridere, ad illuminarsi di ilarità, perché era finalmente a casa, perché ora poteva convertire lo scetticismo e la povertà del mondo reale con quella splendida magia recondita sia nel suo romanzo che nella canzone ricevuta in dono: We are the World. E il ranch... Chi non avrebbe sognato, almeno una volta, di annegarvi nelle sue grazie verdeggianti?

«Guarda meglio oltre l'orizzonte.»Le suggerì poco dopo Michael, sorridendo radioso.

«Perché? Oh...»

Sotto la folgorazione della stessa autrice di quella realtà parallela e apparentemente strana per quanto magica fosse, l'acqua in cui si stava specchiando oscillò, sibilando nelle proprie bollicine trasparenti come se una forza invisibile vi stesse soffiando all'interno attraverso un'enorme cannuccia grande quanto una pertica. Era come assistere a un vulcano pronto all'eruzione, come al crollo di una montagna e... splash! Nell'urlo estasiato che lanciò Rossana e dal sorriso appena sparso sul volto di Michael, a distanza, spuntarono dalla pozza due grossi fili d'acqua che schizzarono in alto, verso il cielo, quasi a volerlo sfiorare per giocare assieme alle nuvole e confondersi col canto animato degli uccelli che volavano nei suoi dintorni.

Ma la magia non ebbe fine lì.

«Wow!»Esclamò Rossana in un sussurro uscito dall'anima.

Simile ad una folata di vento imperiosa che spazza via qualsiasi cosa nei paraggi, un fascio di luce dorata fece apparire al largo del verde orizzonte un grazioso ponte che conduceva dall'altra parte del ranch, lì dove vi erano recondite altre meraviglie ancora da scoprire, da immortalare nell'album dei ricordi. E come se vi fosse una mano di pennello ad intingere la tela, il tutto assunse una nuova luce, ossia quella di chi non vede l'ora di incappare in un'altra magica stranezza avventuriera.

«Seguimi!»Disse Michael dopo aver usato la staccionata come batteria. «È giunto il momento.»

«Il momento per cosa?»Lo guardò sgomenta Rossana, ma non ricevette alcuna risposta.

Michael la guidò con grazia attraverso un fresco sentiero erboso che si espandeva maestosamente alla loro sinistra. Insieme, in completo silenzio, raggiunsero l'immacolato sentiero fatto di ciottoli chiari che andavano rincorrendosi lungo il ponte.

Là, il cantautore di We are the World stava camminando con le mani giunte dietro la perfetta schiena, mentre la sua ospite preferì riportarle lungo il davanti dell'abito perché imbarazzata dal silenzio; allo stesso tempo non smise un solo secondo di roteare il capo a destra e a manca per non perdersi nulla di quel ranch, finché non arrestò i propri passi al centro del ponte per guardare in basso, là dove l'acqua cristallina era oscurata dalle ombre delicate di quelle due cavità sotto la struttura ad arco fino a spuntare dall'altra parte.

Fiori rossi ornavano le piccole sponde leggermente inumidite dall'acqua. Alberi dalle chiome folte si stagliavano boriosamente contro l'orizzonte mozzafiato esteso alle loro spalle. Il vento nei paraggi accarezzava tutto, anche i capelli della marionettista, la quale, sorridendo e più sicura grazie a quella morbida carezza, affiancò l'uomo che l'aveva accolta nella sua vita e gli afferrò il braccio che lui stesso le stava gentilmente offrendo, lasciandosi guidare ovunque egli bramasse condurla.

Pertanto lo scrosciare rilassante dell'acqua li accompagnò lungo un sentiero parallelo alla struttura ad arco, dove vi era un asfalto bianco che conduceva a un muretto poco alto fatto di mattoni che passavano dal chiaro al scuro secondo la luce del sole. E fu lì che, con un gesto galante della mano, Michael invitò la sua ospite ad accomodarsi al suo fianco. Quest'ultima non si sentiva neanche più imbarazzata come poco prima, anzi, parlare con lui anche solo di brufoli o cibo spazzatura era stato talmente sufficiente che persino il silenzio non aveva più valore, né rammentava cosa fosse il disagio: era come conoscerlo da sempre...

Tuttavia non poté evitare di zittirsi ancora una volta per guardare altrove, tipo la fiorina alle sue spalle fatta di fiori bianchi intrecciati a quelli arancioni; oppure di guardare il terreno davanti a sé; o meglio, immergere lo sguardo nel lontano cielo turchino. Ma no, niente era lontanamente paragonabile a Michael, lo stesso di cui Rossana stava ammirando attraverso gli occhiali scuri e perdersi in quella sua dolce voce che, accompagnata da un'improvvisa stretta di mano nei suoi confronti, cominciò a sciogliere -anche solo in parte- il groviglio annidato nei suoi pensieri: in testa aveva un nido, non un cervello.

«C'è un motivo per il quale tu sei qui.»Cominciò a dirle Michael anche se con difficoltà. «Io non sono molto bravo con le parole perché mi imbarazzo facilmente, per questo ti chiedo di aiutarmi.»

«Cosa devo fare?»Chiese a sua volta Rossana.

«Devi solo dirmi cosa brami di più sapere.»Fu la semplice risposta di Michael.

Cosa bramava di più sapere... Praticamente tutto!

Rossana bramava sapere ogni cosa. Bramava sapere perché lui conosceva il suo romanzo per filo e per segno, bramava sapere come aveva fatto ad entrarle nei sogni, come era riuscito a condurla all'interno di... di... Alla fine scelse la domanda principale, ovvero quella che avrebbe sciolto ogni nodo nei pensieri e che avrebbe fatto chiarezza su parecchie cose rimaste in sospeso; il resto poteva aspettare.

«Be'... ehm... Come... Come sei venuto a conoscenza del mio mondo?»

«Mi hai aperto tu la porta.»Le rispose Michael, sorridendo.

«Quale porta?»Si sbigottì la ragazza.

«Quella di casa tua.»Rispose egli, immergendosi in un racconto filato che da solo non avrebbe saputo cominciare. «Era il giorno del tuo diciottesimo compleanno, precisamente il venti dicembre. Era poco prima della mezzanotte, stavi aspettando tuo padre che quella sera si era attardato al lavoro per guadagnare del pane in più. Avevate in programma, seppur fosse tardi, di uscire insieme e fare un giro in piazza come una normale famiglia, senza litigi o l'inveirsi contro.

«Quel giorno non hai voluto una festa per via dei parenti che non volevi invitare né vedere: se non ti conoscono nel momento del bisogno, tu non conosci loro per il divertimento. Altresì ti sei accontentata di un tablet di sottomarca per non rovinarti il momento e anche perché, secondo la tua logica, le festività passano, mentre invece i regali restano. Ah, l'hai anche scassato...»

«Me lo hanno scassato!»Lo interruppe Rossana: mica era colpa sua se il tablet le era caduto di mano e si era rotto sul touch? Era stato... un incidente, ecco!

«Comunque sia, tuo padre era in ritardo.»Riprese Michael senza scomporsi. «Tu continuavi ad osservare l'orologio, ma alla fine ti sei stufata e sei andata in camera per ascoltare un po' di musica. Avevi già scelto una traccia a caso, quando qualcuno suonò alla porta. Il tuo alter ego subito ha creduto che fosse tuo padre e quindi sei corsa ad aprire, solo... hai visto me.»

«No, Michael! Questo è impossibile: non c'era nessuno là fuori...»

«In quel momento la tua mente ha rimosso il ricordo di avermi visto perché io ho voluto così: inconsapevolmente mi hai sbarrato l'ingresso verso il tuo mondo immaginario attraverso i sogni ed io ho deciso di osservarti da lì; mi incuriosivi. Col tempo sono riuscito a scavare nei tuoi meandri più reconditi e fu allora che trovai la vera magia... quella che da tempo stavo cercando ma che non trovavo: i sogni non sono più limpidi come una volta, questo perché non tutti pensano a salvaguardare il mondo, ma in te... in te ho trovato luoghi incontaminati, sorprese dietro ogni angolo e una grande scarica di magia che non ho mai visto in vita mia!»Esclamò Michael, prendendola felicemente per le spalle. «In te ho visto il sorriso puro di una bambina che non si è mai arresa, che nel mondo reale ha indossato magnificamente la maschera della tristezza, che per le strade ha smarrito la sua infanzia e perso qualcosa che ad oggi non ricordi ma che hai trovato. E sai cosa? Io so di cosa si tratta...»

«Davvero?»Lo interruppe Rossana, illuminandosi di speranza, il cuore che prese a batterle forte contro il petto. «Ti prego, Michael, dimmi cos'è!»

«Non posso, piccola, mi dispiace: devi scoprirlo da sola... Così hai voluto.»

«Ma non è giusto, questo è giocare sporco!»Esclamò ella con sarcasmo. «Hai incrementato la mia voglia di sapere e... e hai detto che era il momento di sapere...»

«Solo quello che più bramavi sentirti dire, se ben ricordi.»

«Ma io voglio sapere tutto!»

«Non lo hai specificato. Hai scelto una sola cosa, mi dispiace.»La guardò egli con fare mesto; Rossana si spense e il volto si incupì, delusa.

«Io voglio sapere cos'è...»Disse poco dopo.

«Lo scoprirai molto presto, te lo prometto!»Esclamò Michael, illuminandola con un nuovo raggio di speranza. «Adesso ti è dato sapere che ho scelto te perché sei quella giusta, quella che completa il nostro puzzle: cambiare il mondo è anche una mia priorità. Questo è un obiettivo che mi sono prefisso di raggiungere e credo che il tuo romanzo, unito alla nostra canzone, possano fare la differenza, perché là fuori c'è bisogno di collaborazione, di amore e soprattutto non bisogna mai smettere di credere nei propri sogni.»

«Quindi tu...?»

«Ero già nel tuo mondo quando hai cominciato a scrivere il romanzo che stai vivendo. Eri così decisa, così insicura anche del titolo... È stato in quel momento che ho deciso di trasferirti la parola chiave che ha dato vita a tutto questo.»

«Ma allora... We are the World è tuo, non mio...»

«Non l'ho mica scritto io!»Esclamò Michael, sorridendo. «Ho solo aggiungo qualche scemenza per divertirmi un po' con te, ma il resto era già scritto tutto nel cuore.»

«Però... perché solo adesso?»Gli chiese incuriosita Rossana.

«Perché solo adesso hai avvertito la forte necessità di scappare verso casa.»Rispose Michael. «Hai mollato il tuo scudo, hai lasciato cadere le armi e ti sei lasciata andare al dolore. In questo modo non ti sei resa debole come pensi, bensì ti sei solo sentita stanca di essere forte e per un giorno hai espresso il desiderio di voler essere la bambina che non sei mai potuta essere. Tu mi hai chiamato e io sono arrivato.»

«Ah, sì? E dov'eri quando sono caduta nel tunnel?»

«Io ero acquattato dietro l'albero e ti ho protetta con la pioggia di glitter, perché avevi creato un varco di paura a causa di un incubo che voleva impossessarsi della purezza infantile, ma che hai sconfitto risvegliandoti in ciò che più bramavi vedere: il tuo mondo.»Le confessò Michael. «Ho cercato di modificare la storia facendoti venire sonno, ma poi ho capito che per crescere bisogna affrontare ciò che più ci spaventa e quindi mi sono solo limitato a proteggerti dall'interferenza. Certo, dopo ti sei sentita svuotata, ancora una volta non ricordavi me e continuavi a sentire la canzone, ma solo perché volevo regalarti una cosa diversa seppur confusa nella sua bellezza. E per farmi perdonare da questa scemenza ti ho regalato la canzone, quella che canti mentre scrivi, mentre cuci... mentre fai tutto, insomma!»

«Molte cose sono più chiare adesso.»Sorrise appena Rossana, lo sguardo di nuovo basso.

«Eppure non sembri felice...»

Rossana sospirò.

«Ho voluto un giorno diverso, questo sì, ma continuo a credere di non averti chiamato... neanche ci conosciamo a fondo!»

«Lo credi davvero?»Sghignazzò Michael; Rossana lo guardò sgomenta. «E nei sogni, allora, chi ti veniva a trovare? L'altro me?»

«Appunto, Michael!»Lo apostrofò ella. «Non riuscivo a ricordarmi di te neanche dopo i sogni... lo hai ammesso tu stesso, no?»

«Perché ho voluto io così! Non sono quel giorno diverso che volevi vivere?»

«Tu sei solo strano! Ma... tutto questo quando finirà?»

«Non chiedermelo più, tesoro.»Cambiò espressione egli. «La storia deve seguire il suo corso.»

 

 

In tutto il suo fascino scintillante di paillettes colorate che gli risaltava la carnagione scura, Michael si sollevò dal muretto nella sua affascinante statura e porse a Perugina il proprio braccio senza aggiungere altro sull'argomento. Questo perché era giunta l'ora di andare a scoprire un'altra meraviglia celata in quel ranch pronto a rianimarsi nei suoi incanti luccicanti, avvolgendosi di una scarica magica rilasciata dal canto della natura e, cosa più importante, induceva a scoprire uno dei suoi segreti più belli: gli animali.

 

 

Esattamente come recitava quel paragrafo, Michael accarezzò le mani di Rossana prima di tirarsi su, sorridendole e porgendole un proprio braccio per scortarla altrove, chiudendo l'argomento senza aggiungere altro in merito alle sue domande ancora irrisolte. Quindi disse: «Andiamo?»; Rossana, dal canto suo, sorrise, afferrò il braccio e lasciò perdere anch'essa l'argomento, chiedendo invece: «Mi porti a vedere gli animali?»

«Può darsi.»

«Non puoi essere, anche solo per mezzo secondo, un libro aperto?»

«Non posso farci niente se la mia scrittrice mi ha manipolato a suo piacimento.»

Colpita e affondata.

«Permaloso!»Esclamò Rossana.

«Golosona!»Si difese scherzosamente Michael.

«Senti chi parla, l'amore è una ciambella!»

Fu solo guardandosi negli occhi e sorridersi che Rossana rilassò i nervi e si lasciò condurre lungo un viale di ciottoli bianchi oltrepassando gli altri, approdando nel magnifico mondo degli animali dove vi erano alte giraffe dal collo lungo, bellissime tigri chiuse in gabbia e tanti altri; un grazioso scimpanzé vestito con un'allegra salopette di jeans si avvicinò a Michael; egli lo prese in braccio come fosse il suo bambino e solo allora Rossana constatò che avevano lo stesso profumo.

«BUBBLES!»Esclamò esaltata, ricordandosi di aver, nei sogni, giocato con egli.

«Esatto!»Le confermò l'uomo vestito di paillettes rosse. «È un birbantello! Spesso mia madre lamenta il fatto che il suo profumo le ricorda il mio.»

«E non pensi che abbia ragione?»Rise Rossana.

«No!»Esclamò Michael fintamente piccato. «In verità sì.»

Lasciò andare lo scimpanzé affinché egli fosse libero di arrampicarsi su qualsiasi cosa nei dintorni anche solo per consentirgli di mangiare, per poi afferrare le mani di Rossana e dirle con un ampio sorriso:

«Voglio presentarti Louis.»

«Il tuo lama?»

«Aspettami, torno subito!»

Michael sparì da qualche parte nei paraggi, ma Rossana non seppe mai dove perché nel romanzo non vi era specificato. Altresì lo vide riapparire, qualche minuto dopo, oltre una gabbia di animali che si trascinava dietro un bel esemplare di lama bianco. Era poco più alto di lui, aveva una bella gobba macchiata di marrone e un pelo fluente. Aveva due magnifici occhi neri e Michael lo teneva al guinzaglio da una redine di cuoio.

Come un piccolo paragrafo inserito nel romanzo, Michael raccontò alla sua ospite che quel lama lavorava in un circo e trascinava sempre carichi molto pesanti. Lì a Neverland, invece, trascinava i bambini in giro per il ranch.

«Avevo anche una femmina. Si chiamava Lola, ma...»

«...sfortunatamente è stata attaccata dai tuoi cani.»Lo precedette lei.

«È una storia triste.»Sospirò lui.

Ma Rossana... lei come faceva a saperlo? Sì, aveva scritto qualcosa di simile nel suo libro, ma questo solo perché una piccola voce glielo aveva sussurrato all'orecchio... credeva di averlo solo immaginato, non che tutto fosse vero! Che c'entrasse lo zampino di Michael?

«Non fare domande!»Esclamò quest'ultimo dapprima che ella glielo chiedesse. «La storia segue il suo corso passo dopo passo. »

Dopodiché si trascinò via Louis, dicendole di attenderlo lì.

Nel frattempo Rossana si avvicinò alla gabbia di tigri per osservarle da vicino senza però osare avvicinarsi troppo. Avevano un magnifico pelo dorato con lunghe strisce nere; possedevano enormi zampe e la bocca era popolata da fauci spaventosi, capace di sbranarti con un solo balzo felino e un morso affamato. Poi avvertì un "psss" dietro di sé, quindi si voltò e...

«Oh, Santo cielo!»

... il cuore le saltò in gola.

Rossana ebbe il coraggio di appiattirsi contro la gabbia delle tigri pur di non stare troppo vicino a Michael, perché quest'ultimo era tornato da lei con un lungo serpente bianco attorcigliato intorno al collo. Con la mano priva di guanto lo stava accarezzando come fosse un animaletto docile, di tremendo fascino. La sua ospite, dal canto suo, lo trovava viscido e raccapricciante nonostante fosse lei stessa l'autrice di quel paragrafo che, a pensarci, non era neanche sicura di averlo scritto per sua volontà.

 

 

Chiedendole di attenderlo lì mentre riponeva Louis al giusto posto, Michael si allontanò qualche minuto prima di ritornare alle gabbie delle tigri con una nuova sorpresa viscida ad avvolgerlo: un serpente.

Perugina si ritrovò appiattita contro le gabbie col cuore pronto a balzarle fuori dal petto, spaventata e disgustata anche solo da quel sibilo proveniente dall'animale, di cui la lunga coda stava avvolgendo la stretta vita di Michael e gli strisciava intorno al collo. La mano di egli, a gesti delicati, gli stava accarezzando la testa viscida e sorrideva come se avesse tra le mani un esserino da coccolare.

Dal canto suo, Perugina bramava una sola cosa: vederlo sparire!

 

 

«Come ho potuto scrivere una cosa del genere?»Si chiese Rossana, ansante.

«Scusa, ho approfittato della tua distrazione.»Confessò Michael.

«Cosa hai osato fare?» Si irrigidì la sua ospite.

«C'è sempre tempo per rispondere a questa scemenza.»Concluse Michael, leggermente imbarazzato. «Questo esemplare è...»

«Saltiamo questa viscida spiegazione e fallo sparire!»Lo interruppe Rossana, indignata da quella strisciante presenza.

«Cosa? Perché? È così bello e dolce...»

«Tsk! Ma ti senti?!»

«Io mi sento, ma tu rammenti?»

«Cosa? Che mi sono distratta continuamente? Be', scusami se continuavi a bisbigliarmi parole incomprensibili all'orecchio per infastidirmi: sei peggio delle zanzare, quando ti ci metti!»

«No, intendo che ogni lettore, prima di pubblicare la propria opera, revisiona i capitoli per eliminare ciò che secondo lui non ha importanza.»

«Sì, e quindi?»Domandò ora sgomenta la ragazza.

«Il tuo romanzo è ancora in fase di revisione, quindi puoi ancora convertire questa viscida scena che, secondo te, non ha molto senso in quanto sia futile. Ma permettimi una cosa: io la trovo molto eccitante!»Si espresse Michael, tornando a giocare col serpente.

Mentre roteava gli occhi al cielo per l'assurdità di quel gioco serpentesco, Rossana avvertì uno strano pizzicorio nelle mani e... puff! Le apparvero le giuste pagine scritte a mano di quella scena, lì dove vi era incisa la descrizione e tutte le altre cose riguardanti il serpente di Michael, una gomma e una matita; non ci pensò due volte.

Sbuffando perché il monologo era lungo e ameno, riuscì a rintracciare il giusto paragrafo per revisionarlo: il serpente spariva solo alla fine del papiro... Ma lei non aveva voglia di aspettare! Quell'essere non le piaceva e... Doveva eliminarlo! Non gli avrebbe mai fatto del male, ma c'erano cose migliori da raccontare al posto dei serpenti e quindi tracciò una spessa riga sulla descrizione dell'animale. Puff! La pagina tornò come nuova, senza cancellature né papiri inutili e il serpente si dissolse in glitter argentei.

«Hai cancellato la mia descrizione... L'hai trovata noiosa?»Sorrise Michael, per nulla piccato. «Eppure sono uno scrittore provetto.»

«Da quando sei così vanitoso?»Gli domandò Rossana, incrociando poco dopo le braccia al petto.

«Io non sono mica vanitoso.»Si difese egli.

«Come no! Comunque resta il fatto che non ti ho autorizzato ad influenzare la mia storia con tali scemenze!»

«Volevo solo renderla più accattivante.»

«Ma a chi vuoi che importi tanto dei serpenti?!»

«Importa a me.»Sorrise Michael.

«Ma non a me, che sono l'autrice!»Esclamò Rossana.

«Stiamo forse litigando per dei serpenti?»

Silenzio. Poi...

«Consideriamolo solo un behind temporaneo.»Decise Rossana, concludendo così la lite.

«Temporaneo e divertente, ma ora basta. Non possiamo più attardarci: ci resta poco tempo.»Disse Michael, serio, porgendole il proprio braccio.

«Poco quanto?»Si incupì Rossana, mutando la propria espressione: non era pronta ad abbandonare tutto...

«Non ora.»Le rispose egli, comprensivo. «È giunto uno dei momenti tanto attesi del romanzo.»

«Quale?»

«Quello di essere bambini per un giorno!»

   
 
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