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Autore: Yellow Daffodil    29/05/2018    2 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
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Fin da piccola, ho questa concezione di capitolo come porzione di una storia che al suo interno ha molte, ma molte pagine. Forse avendo letto poco, in generale, non mi sono mai abituata alla diversità e, forse, leggendo solo libri e pochissime fanfiction, non ho pienamente interiorizzato il capitolo-pagina, che invece va molto di moda sul web. Per me un capitolo dev'essere lungo, ma davvero lungo, proprio come quelli dei libri, proprio come in Harry Potter o nel Grande Gatsby, dove dici: 'ma sì, dai, un ultimo capitolo e poi spengo la luce'... e ti ritrovi a dormire un'ora dopo. Anche sforzandomi di dividere o sfoltire, non ce la faccio. Vuoi o non vuoi, i miei capitoli raramente escono corti... anzi, a dirla tutta, più pubblico, più batto i miei stessi record, arrivando anche alle 15/16 mila parole per capitolo. A me piace così (mi viene così, più che altro) e so che a qualcuno di voi invece risulta pesante, perché più il capitolo è lungo più anche l'attesa è lunga, o perché semplicemente ogni volta arriva una botta di contenuto difficile da smaltire. Ma spero che vogliate portare pazienza, perché il mio stile è fatto così e a cambiarlo non riesco proprio. Per esempio, il capitolo che state per leggere è un record di lunghezza, che tuttavia non vorrei suddividere in due o più parti pubblicate separatamente. Per me ha un senso così, bello pesante, intriso di seghe mentali e, soprattutto, eterno XD Male che vada potete seguire i break come divisori di capitolo, oppure sfidare la vostra stabilità mentale e leggere tutto in una volta. L'importante è che non ve la prendiate se il capitolo è troppo lungo, Daffy!, dato che non li faccio così per cattiveria, ma perché, mentre scrivo, nemmeno mi rendo conto di quanto scrivo e arrivo sempre alla fine guardando il numerino in alto e dicendo: 'Cacchio, stavolta mi uccidono veramente'. Anche se, come dico sempre, ogni singola parola ha il suo valore e un motivo per esistere. Grazie per la comprensione :)

Riassunto della puntata precedente
non si origliano mai i discorsi altrui, tenetelo bene a mente. Dovrebbe saperlo ormai anche Marinella, dopo anni di incidenti derivati da questa cattiva abitudine. Eppure, sembra sempre scordarlo, come nell'ultimo capitolo in cui si è avvicinata alla stanza di Mattia e ha ascoltato per bene tutta la discussione tra lui e Pierpaolo, ricavandone le seguenti conclusioni: Mattia non è stato del tutto sincero con lei, Mattia vorrebbe partecipare alla missione in Siria più di ogni altra cosa, Mattia è frustrato perché il legame con Marinella potrebbe ostacolare i suoi progetti futuri. A questo punto della storia, la nostra protagonista decide di fare la prima scelta matura della sua vita, ovvero lasciare a Mattia lo spazio necessario per poter scegliere, assicurandosi di non essere l'ostacolo davanti ai suoi sogni. Il metodo che Nelli ritiene più efficace a questi fini è diventare più distaccata, come da lui richiesto, cercando di rendere il tutto più credibile grazie a Sayid. Se infatti all'inizio, Nelli si era pentita di averlo fatto rimanere e progettava di rispedirlo a casa, ora sa che invece la sua presenza può essere un vantaggio per lei. O meglio, un vantaggio per Mattia. Che casino. In ogni caso, quasi nessuno di voi ha ritenuto saggia la sua decisione.
Nel frattempo, a villa Magna, il giorno del matrimonio si avvicina. Alessandra Gruccia se n'è andata da Cecina, Diego Vallicroce è ancora arrabbiato con Nelli per i cinque anni passati, Lorenzo Castelli sta aspettando un fegato compatibile per un trapianto, Giorgia Ponti ha lasciato Marco ed è convinta che lui ne abbia parlato alla bambina, Cristiana Romanin è incinta di due gemelli e nel bosco, ogni mattina, Pierpaolo e Federica si aggirano a cercare bacche. Diamo inizio alle danze.




"Io e te" è semplicemente complicato 

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La verità in tasca

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Hai deciso al posto suo.

Sei una cretina.

Devi imparare a comunicare.

Sei immatura.

È la storia infinita.

Si poteva trovare una soluzione insieme.

Sei stata egoista.

Imperdonabile. 


Grazie mille. No, davvero, grazie mille.

Queste sono solo alcune delle risposte che ho ricevuto da chi avrebbe dovuto capirmi e supportarmi. Invece a quanto pare non mi capisce nessuno, proprio nessuno, e di supporto non parliamone neanche.

E ci credo... tutti bravi a giudicare, quando non vivono la situazione in prima persona. Pretendono di saperne più di me, di avere la verità in tasca, ma la realtà è che non sono loro quelli che si ritrovano davanti agli occhi insicuri di Mattia, non sono loro quelli che hanno ascoltato la sua voce incerta con le proprie orecchie e, soprattutto, non sono loro quelli che l'hanno già fatto soffrire una volta, realizzando quanto a fondo possono infliggere delle ferite.

Dieci anni... e vengono a dire a me che non so ancora come comportarmi in questa pseudo-relazione, chiamiamola così. Beh, sarà anche vero, ma loro al mio posto avrebbero davvero fatto quel che predicano? O avrebbero scazzato anche peggio di me? Dovrebbero sapere che, finché non vivi le situazioni, le critiche hanno un valore molto relativo e sarebbe più apprezzabile cercare di comprendere, anziché osteggiare per partito preso.

E poi, tutti bravi a sottolineare con saccenza che cosa Nelli ha sbagliato, ma nessuno che si sia reso conto che il primo a scegliere questa soluzione è stato Mattia. Il primo a desiderare di essere meno presi gli uni dagli altri è lui... non di certo io, gente. Aprite gli occhi.

Non ci posso credere, davvero. Tutti a darmi contro, anziché analizzare il problema alla fonte e dire: 'ehi aspetta un attimo, il principe azzurro di questa storia ha appena rivelato che la principessa sta ostacolando il suo cammino, nonostante nei venti giorni precedenti le avesse raccontato un sacco di belle cose su di loro e sul loro possibile futuro assieme!'

Ma sono sul serio l'unica a vedere l'elefante nella stanza?

Dai, non venite a menarmela, è palese che stia accadendo sempre lo stesso dramma, che Mattia si stia inceppando sempre sullo stesso punto, che io sia sempre destinata allo stesso finale. È la storia che si ripete, anzi; per la precisione, questa storia che si ripete.

Sospiro, frustrata, tirandomi nervosamente indietro i capelli.

Non sono arrabbiata con Mattia. Infatti, sto solo cercando di imparare dal passato, di agire con cognizione di causa, almeno questa volta. E non ce l'ho neanche con quei commenti, in realtà... non posso prendermela così per dei pareri che, tra l'altro, ho pure richiesto.

È che mi sento fraintesa, impotente. Non solo mi trovo in un vicolo cieco, ma sono anche l'unica ad esserne consapevole e dalla parte opposta ci sono un branco di lupi pronti ad attaccarmi. Qualsiasi strada io prenda, è automaticamente quella sbagliata.

Ok, ok... il vittimismo, Marinella. Lo so.

Ma come non sentirsi in questo modo? Come non avere questi pensieri contrastanti?

Un giorno sono il futuro di Mattia, il giorno dopo sono ciò che lo preclude. E nessuno capisce quanto male abbia fatto esserne venuta al corrente. Pensano che sia facile per me? Pensano che sia piacevole?

La decisione che ho preso e che mi sto sforzando all'inverosimile di rispettare non è né un atto di eroismo, né uno sclero di immaturità, né tanto meno un colpo di testa eseguito con leggerezza. Non è l'unica decisione che potevo prendere, certo, ma è quella che, a posteriori di un'attenta e dolorosa riflessione, si avvicina di più al lasciare che Mattia sia veramente libero.

Difatti, l'assurdità della gente che mi ha accusato di scegliere al suo posto non ha confini. Io ho scelto al posto suo? Io sto prendendo la decisione per entrambi? Io gli sto solo permettendo di scegliere davvero! Ho scelto di farlo scegliere; è così difficile da capire?

Coraggio, pensateci... ragionateci con me.

Il mio prendere le distanze è la condizione che Mattia ha posto come necessaria affinché tutte le scelte possano essere più facili. Io sto semplicemente esaudendo un suo desiderio, che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di esternare in mia presenza. Anzi, se io non mi levassi di mezzo, la scelta sarebbe già ovvia: io. Mattia sceglierebbe me, perché si sente costretto. E non da me, ma da se stesso.

Quello che farò sarà dargli il modo di valutare senza costrizioni. Mi allontanerò dalla sua area, ma non significa che mi getterò a capofitto in quella di Sayid, come molti hanno frainteso. Rimarrò semplicemente in un territorio neutro. Ovviamente, il fatto che abbia messo in mezzo anche il mio ex ha un senso. E il senso non è affatto far ingelosire Mattia, come ha pensato chi non ha nemmeno letto le mie spiegazioni; si tratta solamente di sembrare più credibile.

Potrei mai allontanarmi di colpo da Mattia, dopo tutto quello che c'è stato tra noi? Potrei farlo così a caso, senza destare sospetti? No, se voglio che il mio allontanamento non faccia capire tutto a Mattia, ho bisogno di un pretesto. E un pretesto solido, credibile, addirittura opportuno, è Sayid.

Se Sayid non ci fosse stato, credetemi... ne avrei trovato un altro.

Ma ritengo che Sayid sia davvero il più efficace, anche se per la gente ciò mi rende una stronza sfruttatrice senza cuore. Tsè... come se gli fossi saltata addosso, come se ci fossi andata a letto, come se gli avessi chiesto di sposarmi! A Sayid non prometterò nulla, perché sono ancora dell'idea che nemmeno lui si meriti di soffrire. Ma se ci pensiamo bene, senza condannare sempre e solo Marinella e le sue stupide idee, Sayid è il primo che non ha rispettato il nostro accordo di essere solo amici, perciò non vedo come lui possa tranquillamente continuare a flirtare con me, non tenendo nemmeno conto delle mie intenzioni, e io non possa farlo con lui. Ho solamente deciso di non rigettare del tutto le sue provocazioni e restare un po' al gioco, per uno scopo superiore.

Ma non ho mai dichiarato nulla di diverso da: io amo Mattia; quindi non arriverò al punto di illudere Sayid che non sia vero.

Ti sarebbe bastato parlare con Mattia e raccontargli tutto, anziché ricorrere a queste misure.

Sì, certo! Andiamo a parlare con Mattia, raccontiamogli che abbiamo origliato accidentalmente la delicatissima conversazione tra lui e Pierpaolo, ma che siamo assolutamente felici di averlo fatto, perché ora che sappiamo la verità sul suo voler partecipare alla missione in Siria, abbiamo magicamente convenuto con noi stessi che sarebbe la più bella opportunità del mondo!

Ma non si rendono conto di quanto risulti contraddittorio? Mattia non è un cerebroleso, per l'appunto; anche con le mgliori intenzioni da parte mia, ci metterebbe mezzo secondo a capire che il suo desiderio di vita va brutalmente contro il mio desiderio di vita. E mettiamo anche che io mi sforzi sul serio per accettare questi due anni... lui si fiderebbe davvero del mio cambio di prospettive? Partirebbe a cuor leggero, o si ritirerebbe all'ultimo secondo perché schiacciato dai dubbi e dalla paura?

Potrei promettergli qualsiasi cosa... qualsiasi, sul serio, anche di amarlo per sempre, dovunque e comunque, e aspettare con devozione il suo ritorno, e pensare a lui ogni secondo in cui sarà lontano, ma l'inquietudine gli rimarrebbe lo stesso, sempre. Lo conosco. E lui conosce me. E voi coniscete entrambi per sapere che su questo ho ragione.

Andiamo, onestamente... pensate che Mattia partirebbe davvero, con me in qualche modo legata a lui?

Che ne sai, magari è cambiato, magari non pensa come credi tu, vorrebbe sicuramente obiettare qualcuno.

Ma se non la pensasse esttamente così, non avrebbe fatto quel discorso a Pierpaolo a priori; non sarebbe stato così indeciso, così combattuto, e soprattutto non avrei sentito tutta quella disperazione nella sua voce. Sembrava un animale ingabbiato... ingabbiato nella sua stessa impossibilità di compiere una scelta. A Pier ha fatto una chiara richiesta d'aiuto, ma lo stesso Scilla ha dichiarato di non essere quello giusto per dargli una mano. L'unico che deve decidere è Mattia e io gli sto solo dando la possibilità di farlo nel modo più libero e istintivo possibile.

Ma perché compiere per forza una scelta? Si può sempre decidere assieme, trovare un compromesso...

Mi dispiace, ma un compromesso non esiste.

Fidatevi, se fosse esistito, sarei stata la prima ad accoglierlo a braccia spalancate pur di non dover accoltellare il mio cuore con le mie stesse mani. Però no. Non c'è.

Ho cercato di trovarne da me e ho pensato di discuterne anche con Mattia, ma, innanzitutto, ho bocciato la seconda ipotesi, proprio per tutta quella serie di motivi che ho già specificato. Parlarne a Mattia equivarrebbe automaticamente metterlo in una posizione di non scelta.

Che pensino quello che vogliono... io a lui non lo dirò mai e poi mai. Non trapelerà mai nulla di tutto questo e farò pure in modo che non arrivi a capirlo da solo, per nessun motivo al mondo. 

È anche per questo che non ne farò parola con i miei compagni.

Ho capito quanto utile e prezioso sia il loro aiuto, ma in questa situazione non posso coinvolgerli, perché sono troppo di parte, sono troppo legati al loro grande piano, senza sapere quanto forti e contrastanti siano, in realtà, i miei sentimenti e quelli di Mattia. Sia la mia scelta che la sua, sul futuro di entrambi, devono essere autentiche, condizionate al massimo dall'uno e dall'altra e da nessun altro all'infuori.

Questo è il mio modo di amare, e se è sbagliato, allora forse vuol dire che Mattia si merita di meglio. Sono stata in mezzo ai piedi per troppo tempo, ho già fatto abbastanza danni... per come mi sento adesso, so che è arrivata l'ora ora di essere maturi e restituire lo spazio e il tempo che ho preso; anzi, rubato. Come lui, anche io cerco solo di non fargli del male ancora una volta. Come lui, nemmeno io posso sopportare il pensiero di vivere assieme, ma con la consapevolezza che lui non sia felice.

E sì, in questo caso potete anche chiamarmi egoista, ma, almeno, sarò egoista in un gesto di altruismo.

Ho comunque tentato il tutto per tutto per trovare da sola dei compromessi; non pensate che sia così melodrammatica solo per il gusto d'esserlo (come se ce ne fosse, in questo caso). Giusto ieri notte, infatti, ho provato a mandare una mail all'Accademia, dove fingevo di essere la moglie di uno dei soldati che parteciperà alla missione. Ho chiesto se fosse possibile trovare un alloggio nei dintorni, o un impiego come segretaria o signora delle pulizie. Mi hanno risposto che le truppe partono per ventiquattro mesi verso una destinazione siriana non comunicabile, in quanto informazione riservata, e per questo anche ampiamente limitata, nel raggio di centinaia di chilometri, a qualsiasi civile. 

Quindi ho chiesto loro se scegliessero a caso quale dei soldati quel giorno avrebbe fatto il domestico o il cuoco, e loro mi hanno risposto che bisogna far parte del personale addestrato per svolgere servizi per l'esercito e, soprattutto, che il sarcasmo è uno dei più ricorrenti motivi di richiamo, nonché congedo forzato, dei soldati. Allora ho garantito che per me non sarebbe stato un problema, che avrei svolto il corso per far parte dello staff dell esercito e avrei imparato quali comportamenti si devono o non devono tenere. Mi hanno invitato ad iscrivermi al test psicoattitudinale che si tiene ogni gennaio, con tanti auguri di riuscire a rientrare nel 10% di promossi annui, che hanno poi accesso al secondo turno di selezioni per intraprendere l'addestramento quinquennale. E poi il sarcasmo non è ben visto, eh?

Mi hanno anche ricordato che, per ragioni di sicurezza, qualsiasi contatto con le truppe sarà bloccato almeno per il primo anno, onde evitare rischi di intercettazioni o infiltrazioni. È una missione molto importante, addirittura cruciale, hanno scritto, e ci auguriamo che suo marito gliel'abbia preventivamente comunicato.

In realtà no, a quanto pare il "marito" in questione si è risparmiato questo gioioso dettaglio, ma ora capisco ancora meglio perché non sapesse nemmeno come dirmelo. Sarebbe solo la ciliegina sulla torta di situazione di merda, per citare il diretto interessato: lui se ne va, non ci sentiamo per un anno, aspetto con ansia il suo ritorno, e nel frattempo lui magari è morto. O io sono morta e lui non lo sa. Mattia è proprio un idiota.

Ma comunque è solo colpa di Marinella, eh, è lei che ha sbagliato tutto. Mattia è un santo. Mattia è solo confuso.

Vorrei vedere loro.

Vorrei vedere cosa farebbero se il loro grande amore volesse andare in missione in Siria per due anni senza possibilità di vedersi, parlarsi, o quanto meno comunicare in qualche modo. E soprattutto che idee avrebbero, se il sopracitato manifestasse il desiderio di non avere relazioni amorose che ostacolino la sua partenza per tale grandiosa avventura.

Sentirsi di troppo, sentirsi traditi e sentirsi inutili è solo l'inizio dell'incubo che vivreste per sempre.

Ma non ancora pronta alla resa, comunque, ho deciso di cambiare tattica e puntare sul sentimentale. Ho detto al tizio delle mail (ormai siamo entrati in confidenza) che ero una neosposa incinta di un primogenito con problemi di salute e che avrei anche alloggiato nell'accampamento militare in Siria, pur di essere sicura che mio marito vedesse la faccia di suo figlio, prima che uno dei tre all'interno del nucleo familiare potesse morire. Mi hanno nuovamente invitato a intraprendere una carriera militare o, in alternativa, suggerire a mio marito di cambiare lavoro.

A quel punto ho scritto: I soldati almeno tornano per le vacanze di Natale?

E mi hanno risposto: No, la guerra non prende ferie a Natale.

Questo è quanto, dunque; ed è anche è ciò che vorrei rispondere a tutte quelle persone che, più o meno amichevolmente, hanno criticato la mia scelta. Ma è decisamente troppo lungo, quindi lascerò semplicemente perdere.

Nell'arco di una notte ho avuto modo di pensare molto, di arrovellarmi ancora di più, incessantemente, ma la mia decisione non è cambiata. Anzi, a fronte di tante osservazioni, forse, ne sono ancora più convinta.

Ed è questa la risposta che lascio nei vari blog, siti e gruppi che ho ammorbato con i miei problemi. Già; perché dovete sapere che tutto questo mio lunghissimo monologo è partito da quando ho sbloccato il telefono, controllato le notifiche e letto questa miriade di opinioni sul mio caso. Non sembra, ma la gente di Internet si appassiona un sacco ai post che parlano di dissidi amorosi.

Non criticatemi pure voi adesso, però... mi sono rivolta alla comunità del web per un motivo valido. Avendo deciso di non coinvolgere nessuno dei miei compagni, sentivo comunque l'esigenza di condividere le mie ansie con qualcuno, anche per capire se viste dall'esterno le mie azioni avessero un senso, o fossero solo sciocchezze. Quindi ieri notte anziché dormire ho cercato una marea di gruppi di supporto, soprattutto su Facebook, e ho postato il riassunto della mia storia con Mattia, chiedendo un consiglio sul da farsi.

Beh, il responso lo sapete già e... francamente, mi ha ferito molto che dall'esterno le mie azioni siano viste come sciocchezze, cagate colossali e addirittura follia pura da curare in un sanatorio di quelli potenti alla Shutter Island. Eppure, mi ha fatto bene sentirmelo dire. Paradossalmente, è stato positivo, quasi rivelatorio. Perché... davanti alle critiche ho notato di avere delle risposte, davanti agli 'hai sbagliato' mi sono trovata a gridare fermamente 'no, ho ragione!' e davanti a chi non condivide la mia scelta ho provato solamente rabbia, non senso di colpa.

Insomma, ho scoperto di credere davvero tanto nella mia decisione, così tanto che nessuno di quei consigli mi ha fatto titubare, come invece spesso accade, quando si tratta di qualcuno che smonta le mie idee. Stavolta sono certa che l'unica persona ad avere la soluzione di quest'enorme Cluedo sono io; tutto il resto non prova le mie emozioni... non può semplicemente capire. Punto.

Certo, non ho ricevuto solo rimproveri, anzi. C'è stato qualcuno che veramente si è sforzato di immedesimarsi, che anche se ha visto altre soluzioni, ha comunque capito la mia scelta, che ha capito me. E di questi mi sono salvata il nick perché poi voglio fare un gruppo di Telegram per diventare loro amica.

Ma comunque - il punto è che all'ora attuale mi trovo con un gran mal di stomaco; per la disperazione, per la tristezza e per la rabbia. Tutte le mie certezze sono crollate, la gioia che avevo accumulato in questi giorni è svanita, l'alba di una vita infelice mi saluta dall'orizzonte, ma c'è una cosa a cui mi posso ancora aggrappare ed è la certezza che questa volta sto davvero facendo la scelta giusta.

Questa volta, scriverò il finale migliore. E non per la protagonista, ma per il personaggio che se lo merita davvero.

Con questa massima strappalacrime, pongo finalmente termine dall'opera di autoconvincimento. Sono seduta da ormai un po' troppo tempo sull'amaca in giardino, distante dai miei compagni, mentre loro aiutano Paola a scaricare le composizioni floreali dal furgone. Gli occhi mi stanno bruciando per vari motivi, tra cui quello di essere appiccicata allo schermo del telefono da mezz'ora, mentre le orecchie sono concentrate sulle voci dei miei compagni, nel caso qualcuno, tipo Francesco Natale, si accorgesse della mia assenza e iniziasse a sclerarmi contro.

"Cazzo?"

A quanto pare una voce non è fra le altre, ma molto vicino a me, anzi... proprio di fronte a me.

Il contenuto della domanda mi fa alzare gli occhi dal cellulare con somma costernazione. So chi è ancora prima di vederlo, ma verificare che Diego Vallicroce ti stia porgendo dei biscotti qui, lontano dalla civiltà, mentre vorresti solamente morire, è comunque sorprendente.

Prima di chiedergli perché abbia detto la parola cazzo con flessione interrogativa, controllo i biscotti e... sì, sono a forma di pene. Quindi la parafrasi della domanda di Diego è: "Vuoi un cazzo?"

"Perché...?" chiedo con smarrimento, intendendo contemporaneamente Perché sei qui? , Perché mi stai offrendo dei biscotti? e Perché mi stai offrendo dei biscotti a forma di pene?

La risposta di Diego non aiuta per nulla a darmi certezze sulla vita, infatti dice: "Li ha fatti Filippo."

Filippo, vorrei ricordare, è suo figlio. E ha quattro anni.

"Cos...?"

"Non dovevano essere cazzi; sono solo venuti male." Diego sorride, mentre osserva intenerito i biscotti. "Francamente, avrei apprezzato se mio figlio avesse creato dei membri maschili, ma... no. Deve ancora sviluppare certi istinti vallicrociani."

"Oh."

Diego insiste mettendomi il vassoio direttamente sotto il naso, in un esplicito invito a mangiarne uno. 

Ah, e va bene. Prendiamolo questo benedetto ca...

Questo biscotto. Prendiamo il biscotto.

È tutto sempre un doppio senso con Diego.

"Cristiana si è fissata con un canale YouTube di un gruppo di mamme che fanno tutorial come se non ci fosse un domani." esordisce Diego, mentre a sua volta seleziona il biscotto più... ehm... (non ce la posso fare) lungo. "Ho sempre detto che YouPorn è cento volte meglio di YouTube, ma quelle tizie le hanno fatto il lavaggio del cervello. Hanno iniziato una rubrica che si chiama Creativity Day." gratta l'aria e mastica il biscotto con la voracità di un leone. "In pratica si tratta di un giorno al mese in cui le madri costringono i poveri bambini liberi ad essere schiavizzati dai loro deliri. Danno a disposizione fogli, penne, colori, utensili, ingredienti, strumenti musicali, insomma, Art Attack featuring Masterchef, e spronano i loro figli a dare sfogo alla creatività, senza limiti di tempo o valutazioni su quello che producono. Dicono che è un modo per scoprire e far scoprire loro il potenziale di ognuno, ma in realtà serve più che altro a conoscere la propria prole fin dai primi anni, senza un giorno ritrovarsi un adolescente gay suicida che di punto in bianco ti vaga per la casa."

Lo fisso.

"Flippo non è gay, per la cronaca." precisa. "Ma Vittoria potrebbe esserlo, secondo un pancake di pongo che ha modellato nello scorso Creativity Day."

"Io penso che siano un mucchio di stronzate."

"Anch'io."

"E comunque, credo che anche Filippo potrebbe essere molto gay, se fa dei biscotti a forma di pene."

"Sì..." sospira Diego. "In effetti, lo credo anche io."

Sorrido, percependo la totale lontananza di Diego da questo tipo di speculazioni. Lui è un ragazzo di pancia, l'orientamento sessuale dei suoi figli lo saprà e basta, quando glielo dirà il suo istinto e non un pancake di pongo o un biscotto fallico. 

Comunque mi incuriosisce come discussione e dunque gli faccio una domanda: "Se Filippo fosse gay, sarebbe un problema per te?"

"No. Ma vorrei che almeno uno su quattro dei miei figli avesse una passione in comune con me. E l'uccello non è una mia passione."

"Diego, per favore."

Ride di nuovo, piuttosto di buon umore, e avvicina alla mia faccia il suo biscotto, ora decisamente circonciso dal suo morso: "Dovevano essere delle faccine, vedi?"

"Delle faccine?"

"Sì, faccine sorridenti, l'ha spiegato Filippo a Cristiana." precisa. "Ma poi è andato tutto a puttane nel forno e sono usciti tanti piccoli peni. Se non altro, sono molto buoni. Pippo farà strada nel campo culinario."

Senza farmi vedere da Diego, sbriciolo gran parte del mio biscotto e lo faccio cadere a terra. Senza offesa, ma più mi parla di questa ricetta, meno mi va di averla nello stomaco. Che, tra l'altro, contiene già troppe schifezze. Schifezze di sentimenti, per essere precisi.

"Buoni, davvero."

"Comunque, non ti ho portato solo questi." annuncia inaspettatamente, mettendosi una mano nella tasca dei jeans ed estraendo due fogli piegati. Una volta afferrati entrambi, me li lancia in grembo con una spiegazione, mentre io ho ancora la testa sui biscotti a forma di pene: "Sono un paio di disegni di Vittoria, sempre del Creativity Day di oggi." dice.

A questo punto, mi sforzo di dimenticare dei biscotti, del mio stomaco e dei commenti stronzi della gente e mi concentro su ciò che Diego mi ha portato.

Dispiego i disegni con un po' d'ansia, perché il fatto che me li abbia dati in esame può essere il preludio di un ennesimo rimprovero alla sottoscritta, o un modo definitivo per dirmi di stare lontano dalla sua famiglia. Chissà che avrà scarabocchiato Vittoria... ci sarò io con le zanne da mostro, o io con in mano dei coltelli insanguinati, o comunque io nella versione che qualsiasi bambino traumatizzato delle serie tv disegnerebbe.

...e invece mi sbaglio.

Nel primo disegno ci sono Filippo e Vittoria che si stanno sposando; si riconoscono perché lei si è disegnata con i capelli rossi e lunghi e l'anello di Gloria al dito. Nel secondo disegno, invece, sono rappresentate quattro persone che si tengono per mano: una è chiaramente lei, mentre le altre tre mi sfuggono, ma per lo meno non c'è nessuno che assassina qualcun altro.

Beh... una dei quattro è stata rappresentata con due enormi cosce fatte da cerchi sovrapposti. Su attento esame, potrei essere io.

"In questo, Vittoria ha disegnato il giorno più divertente della sua vita." illustra Diego, riferendosi al primo foglio. "Nell'altro, invece, gli amici che non vede l'ora di conoscere." fa in modo di guardarmi negli occhi, mentre con il dito indica nell'ordine: "Uno dei due gemelli che sta per nascere, l'altro, e poi una culona."

"Sono io?"

"Già, sei tu. Ha detto che non vede l'ora di diventare la migliore amica di zia Nelli."

Oh mio Dio.

Mi sono commossa.

Oddio, quanto sono commossa.

Questa cosa è... oh mio Dio. La dolcezza di Vittoria mi sconvolge. Mi sono sciolta.

Ma vi rendete conto? Vuole essere mia amica! Vittoria vuole essere la mia migliore amica! Quindi mi vuole bene! 

E addirittura, pensa che il giorno più divertente della sua vita sia quando io ho celebrato il falso matrimonio tra lei e suo fratello.

Sono così meravigliosi. Sono. Così. Meravigliosi. 

Sono davvero onorata di essere una loro zia acquisita. Adoro questi bambini.

"Devi insegnarle a fare bene la firma." mi schiarisco la voce per nascondere la commozione e indico il secondo foglio, dove, nell'angolo in basso, Vittoria ha autenticato con il suo nome.

"In che senso?"

"Si è firmata, ma ha scritto Vittroia." 

"Oh, cazzo!" esclama Diego riprendendosi i fogli e ficcandoseli in tasca. "Grazie per avermelo fatto notare."

"Dovere."

"In ogni caso, non era quello l'importante del disegno. Ma grazie per avermelo detto... mio Dio, quella bambina è da tenere d'occhio."

"Già, speriamo non abbia mai problemi di dislessia."

"Avrei dovuto chiamarla Gina, lo sapevo."

"Diego."

"Comunque." tossicchia. "Ci tenevo che li avessi. Farò correggere la firma, e poi te li lascio, sono un regalo."

Deglutisco con leggero timore: "Grazie, Diego. Per me è molto importante. È un regalo davvero apprezzato. E... inaspettato."

"Per me no." se ne esce, ora di nuovo serio. "A dire il vero, me lo aspettavo."

"In che senso?" domando, incuriosendomi e sentendomi combattuta sul continuare o meno la conversazione. Ho paura di dove potrebbe andare a parare, ma allo stesso tempo ho troppa, troppa voglia di parlare con Diego. 

È da letteralmente una vita che prego che un giorno o l'altro ricominci a rivolgermi quantomeno un sorriso. Dopo il nostro incontro ravvicinato al suo arrivo in villa, da parte sua non ci sono state altro che spiacevoli frecciatine o fredde considerazioni. Da parte mia nemmeno a parlarne: con il torto marcio che ho e il senso di colpa nei confronti di tutta la famiglia Vallicroce, aggirarmi a coda bassa era la decisione più sensata che potessi prendere.

Per questo mi stupisco che Diego sia venuto spontaneamente da me e che ora sia sul punto di intraprendere una conversazione a lungo sperata, ma non ritenuta possibile.

...il che mi fa ripensare anche alle parole di mio fratello: cerca di sistemare i tuoi casini, perché non fai altro che lasciare morti per strada. In effetti è vero; intorno a me ho solo i cadaveri delle mie relazioni di un tempo. Sono brava a fare stragi; sono come Attila.

Non diventate mai miei amici, ve lo sconsiglio.

"Quando ho saputo che ci saresti stata, ero sicuro che i miei figli si sarebbero appiccicati a te e che avrebbero voluto conoscerti." mi spiega Diego. "Ero certo che si sarebbero affezionati, tutti e due, senza esitazione. E infatti te l'avevo detto."

"Però speravi che non succedesse?"

"Al contrario, speravo fortemente che succedesse, perché sapevo che sarebbe stato bello e lo auguravo anche ai miei figli. Capitò anche a me, anni or sono, quindi so cosa vuol dire affezionarsi a una persona come te."

Rimango in silenzio per qualche secondo e poi: "Diego, mi stai facendo sentire malissimo."

"Non voglio farti stare male." alza le mani. "Sono venuto proprio perché sono stanco di vederti stare male, e di stare male a mia volta."

"Perché stai male anche tu? Che è successo?"

"Niente." risponde, posando il vassoio e sedendosi accanto a me sull'amaca. "È solo che stamattina, quando Vittoria mi ha dato i suoi disegni spiegandomene il significato, ho avuto una sensazione assurda, che mi era capitata solo una volta nella vita."

"Ovvero?"

"Ho visto quanto i miei figli fossero felici di averti come amica e... mi sono scoperto invidioso. Sono invidioso dei miei figli."

"Ma ti era già capitato."

"Sì, quando si potevano attaccare al capezzolo di Cris per l'allattamento e io no, ma sono dettagli e sono sicuro che, a posteriori, avresti preferito non saperlo."

"Quoto."

"Comunque mi è servito." afferma, ispirato. "Per l'ennesima volta ho ricevuto una lezione dai miei figli. Certo... a dire il vero, c'erano già dei conflitti dentro di me, ma il disegno di Vitto ha fatto scattare l'interruttore; mi ha fatto dire basta. È ora di chiarirsi... o meglio, è ora che io mi chiarisca con te, dato che sono stato lo stronzo di turno."

"Avevi i tuoi buoni motivi. Non ho mai pensato che tu sia uno stronzo."

"Sul serio?" mi domanda, sinceramente sorpreso. "Perché ero certo che mi odiassi."

"Non ti ho mai odiato, Diego. Eccetto alle superiori quando facevi il guardone e non sapevo ancora che in realtà fossi un gran rammollito, pieno di sentimenti e grandi ambizioni, non ho mai provato odio verso la tua persona."

"Vaffanculo."

Ridacchio; mi sento molto più distesa, ora.

"Comunque ti chiedo scusa, veramente." prosegue, determinato. "So che il mio atteggiamento è stato molto duro nei tuoi confronti e... tutto sommato, era comunque autentico, perché ogni cosa che ho detto, è stata di pancia."

"Lo so, non servono giustificazioni."

"Però ti ho osservato in questi giorni, Nel, e più ti osservavo più mi sembravi una cazzo di formichina spaesata, in un mondo troppo grande e troppo complicato rispetto a te. Hai presente Dot di A Bug's Life? Lei. Mi sembri proprio lei."

"In realtà, direi più Flick." osservo. "È lui che scazza sempre, alla fine. È un disastro vivente, e pure fuori di testa, direi che mi rappresenta di più."

"Va bene, allora sei Flick, e sei decisamente nel pieno della caduta del raccolto nell'acqua." Diego si adegua al mio spunto e continua a fare riferimento al cartone animato. "Non sei al passo con gli altri, non segui il ritmo, non... c'è qualcosa che non va, vero?"

"Beh, ho avuto degli enormi picchi di felicità in questi giorni."

"Sì, ma non sei ancora del tutto parte di qualcosa. Ho come l'impressione che tu stia a metà tra due mondi: il tuo, e quello vero. Oppure il nostro, e quello che ti ha accolto negli ultimi cinque anni. Mi sembri ingabbiata in un limbo e... cazzo, tutta questa metafora è davvero fica per essere stata prodotta dal mio cervello, quindi apprezza le mie parole, aiutami a non averle partorite invano."

"No, Diego, ho capito." gli sorrido, con la giusta dose di gratitudine e amarezza. "E sinceramente, hai ragione, ma è successo tutto così in fretta che non so raccapezzarmi nemmeno io. Non so che dirti; probabilmente continuerò a sbagliare per tutta la vita..."

"Ehi, non ti sto dicendo che stai sbagliando." interviene, allungando una mano e posandola rispettosamente sul mio ginocchio. "Sto dicendo che ti capisco."

"Davvero?" chiedo, completamente immersa nei suoi occhi, saltando dal destro al sinistro con incredulità.

Oh, quanto avrei bisogno di qualcuno che mi capisse in questo momento!

"Sì." conferma. "Guardandoti e ascoltando i racconti dei bimbi su di te, ho capito che la vita non è facile per nessuno. Non lo è stata per noi senza di te, ma nemmeno per te senza di noi. Ma soprattutto nel tuo caso, perché, se ti sei comportata come ti sei comportata, è a causa di qualcosa che in te non funzionava più bene, probabilmente un cuore che ha sofferto e da quel che vedo, sta ancora soffrendo. E sì, hai ragione a dire che sono uno stracazzo di rammollito, ma mi sono reso conto che non hai mai smesso di essere nostra amica e ne sono estremamente, estremamente felice."

Imbarazzata e colpita molto sul vivo, mi mordo un labbro e annuisco, distogliendo lo sguardo. Quanto avrei voluto sentirmi dire queste parole giorni, mesi e anni fa, ma sono comunque grata di sentirle ora. Ormai non ci speravo più... non pensavo esistesse ancora qualcuno in grado di perdonare, ma soprattutto, capire i miei errori.

E in effetti, ora che ci penso - e lo sto realizzando per la prima volta - Diego potrebbe davvero essere la persona che sto cercando. Lui, più di ogni altro al mondo, può capire a fondo tutto quello che sto passando, tutto quello che ho fatto e che ho intenzione di fare per cercare di dare un senso al casino in cui ho vissuto per un'infinità di tempo.

"Credo che non sia possibile, per una come te, abbandonare noi... pur sforzandoti, non è semplicemente possibile. È come un'erezione, in fondo; puoi nasconderla quanto vuoi, ma non puoi evitare di sentire l'eccitazione."

"Ok, ho afferrato il concetto."

"E secondo me questo discorso vale anche per te. Tu non sei affatto meno Nelli di un tempo, sei sempre te stessa, solo che ti sei persa tra i vari problemi. Si tratta solo di ritrovarti e... forse il cammino sarà lungo, ma se Vitto e Fil non avessero visto la tua scintilla, non ti avrebbero di certo incluso nelle loro fantasie, nei giochi e nel Creativity Day. Forse loro, perché sono bambini, ti hanno già ritrovato. A volte bisognerebbe solo essere meno grandi."

"Io non sono per niente grande, Diego, fidati. Non sono cresciuta nemmeno un po'."

"Crescerai." mi sorride. "Non avere fretta."

"Sì, ma..." scuoto la testa. 

Parlare sta diventando molto difficile e spero che la smetta, prima che mi riversi in un fiume di lacrime. Ho i condotti lacrimali aperti da giorni, ormai, potrei erompere anche vedendo volare un moscerino.

"Nel, ho sbagliato a trattarti così male." ammette, concitato, come se questo concetto non fosse mai troppo chiaro e avesse bisogno di ripeterlo fino alla nausea. "Ha fatto male anche a me, finché non mi sono accorto che sforzarmi di fartela pagare era stupido, immaturo e di certo non poteva aiutare nessuno. Né me a superare la rabbia per aver perso degli anni di amicizia, né te a recuperare i rapporti, né i miei figli a conoscere una delle poche persone che sa vedere il bello negli altri fin dal primo momento."

"Diego, basta... ti prego." lo imploro, sull'orlo della crisi, notando anche in lui un lieve incrinamento della voce, che mi fa stare ancora peggio.

"Vorrei solo che facessimo pace. Vorrei che mi perdonassi per non essere stato un vero amico come lo sei stata tu, anni fa, quando eri l'unica che credeva che Diego Vallicroce potesse valere più dei suoi errori."

"Ok, ok..." respiro a fondo. "Qualsiasi cosa, pur di passare oltre a questa conversazione."

Nonostante io sia la fotocopia della disperazione e del disagio, Diego si esprime in un caloroso sorriso e dà un finale ad hoc a tutto questo confronto pacificatore. Si china in avanti, mi abbraccia con slancio e poi mi chiude in una stretta che toglie il fiato.

Non posso credere che sia successo.

Non posso reggere tutti questi avvenimenti.

Crollo emotivo tra tre, due, uno...

Sulla maglietta gialla di Diego, che profuma di biscotti e latte in polvere, mi accascio ormai senza energie e piango tutte le lacrime che speravo invece di aver terminato. Ci speravo, ma era inevitabile: in questo momento così profondo confluiscono tutte le mazzate sentimentali che ho dato e subito. Si rovescia la medaglia e la Nelli forte delle proprie idee non condivise lascia il posto alla Nelli spaventata e delusa da ciò che è successo.

In questo momento, per fortuna, mi riapproprio almeno di una piccola parte di me. Di quello che è stato per me un palo della mia adolescenza, di un amico bizzarro e decisamente illegale, il cui odio immotivato era come una lancia conficcata nel fianco. Ora la lancia è stata finalmente tolta, ma il sangue esce copioso dalle numerose ferite, specialmente quella al centro del petto, che non dipende dalle mie decisioni, né dalla missione in Siria, ma da una consapevolezza che si è fatta largo dentro di me nelle ultime ore.

Vorrei solo che fosse meno presa da me, e io da lei.

Arrabbiarmi con la gente, scrivere mail a destra e a manca, mettere a punto un piano a prova di bomba sono tutte attività che mi sono cercata per tenere occupato il mio cervello, per fargli fare rumore, tanto rumore.

Perché c'è quella frase da sovrastare. C'è il cuore da tenere in silenzio.

Il mio cuore sta cercando di dirmi che devo accettare la verità che sta dietro a tutto questo, ovvero le semplici parole pronunciate da Mattia. Parole che uno non direbbe mai, se fosse davvero felice di come stanno le cose.

Ma il fatto è che lui non ha bisogno del mio amore per proseguire la sua vita. Anzi, avrebbe bisogno che io non lo amassi, per poter proseguire la sua vita.

Lui non è come me e, forse, sommando un po' i conti, non lo è mai stato.

"Ehi, mio Dio, stai singhiozzando..." osserva Diego, preoccupandosi.

Accidenti...

Non voglio di certo che a Diego vengano più dubbi del dovuto, così mi stringo ancora di più a lui, stritolandogli le braccia e facendo della sua spalla il punto di esaurimento scorte, finché non riesco a ricompormi un minimo per dare senso a questa scenata.

"Va tutto bene." mento spudoratamente. "È solo un periodo difficile, ma passerà."

Il mio amico mi fissa a sua volta con gli occhi lucidi, senza nemmeno sbatterli, quasi.

"Cosa?" mi incuriosisco della sua estrema apprensione.

"Mi dispiace."

"Ma no, puoi stare tranquillo. Davvero. È tutto normale; faccio così perché sai che mi lascio prendere dalle emozioni."

"Avrei dovuto starti più vicino, invece sono tra le cause che hanno contribuito al tuo malessere." sospira, seriamente in difficoltà. "Cris aveva ragione. Aveva detto che mi sarei pentito di certi atteggiamenti. Sono un amico di merda."

"Io lo sono." lo correggo. "E Cris, in ogni caso, ha sempre ragione su tutto. Indiscutibilmente. Personalmente, poi, avrei preferito che l'ascoltassi, ma solo perché mi sei mancato da pazzi. Cazzo."

"Cazzo." ripete, concedendomi quel benedetto sorriso.

"Diego..." inspiro, titubante, ma cosciente di ciò che sto per chiedere. Tra l'altro sono ancora mezza sconvolta dai piagnistei, ma sto trepidando nell'attesa di sapere l'opinione di Diego, non riesco più a trattenermi. "Voglio chiederti un consiglio, che solo tu mi puoi dare sul serio."

"Tutto quello che vuoi. Potrei anche rivelarti tutte le tecniche che conosco sull'orgasmo multiplo femminile... è il minimo che ti devo."

"Scemo." lo colpisco sulla spalla, mentre mi asciugo il moccio e cerco di riprendere serietà. "Ti ricordi cinque anni fa, quando Cris ha avuto la prima manifestazione dei suoi attacchi di panico?"

"Uh, se mi ricordo..."

"Il problema era che avevate deciso di scappare assieme e vivere a Firenze, ma sotto sotto lei preferiva non farlo. Anche se ti amava alla follia ed era il progetto a cui più teneva, ciò in realtà l'avrebbe resa davvero felice era rimanere con i suoi genitori."

"Esatto, grazie per aver ficcato con delicatezza l'intero pugno nella ferita. Lo chiamano fisting, ma non è sempre piacevole, a quanto pare."

"Vallicroce, ti puoi risparmiare certe similitudini?"

"Ho già smesso di mancarti?"

Roteo gli occhi, incapace di sorridere alla battuta, ma comunque concentrata sulla mia domanda: "Quella volta, per il bene di Cris, hai rinunciato al vostro progetto, giusto? E hai addirittura spiegato tutto ai suoi, senza dirle nulla, correndo il rischio di perderla senza che lei potesse mai sapere com'erano andate le cose."

Ripensare a quel momento fa tornare Diego in modalità alta sensibilità, con tanto di gola chiusa e sguardo basso: "Sì."

"La mia domanda è... pensi di aver fatto la scelta giusta?"

Alza gli occhi e non esita nemmeno un secondo: "Sì."

"No, ma non devi tenere conto di come sono andate poi le cose; devi dirmi se l'avresti comunque fatto, anche se non fosse andata bene alla fine."

"Alla fine non è andata bene, infatti." mi stronca. "Io avevo un sogno per me e Cris e quel sogno era di scappare da soli, di farci una vita lontano da tutti, di andarcene e diventare ricchi in un altro paese. Ma ci ho rinunciato. Non dico di non essere felice ora, anzi, non fraintendermi, non scambierei la mia vita per niente al mondo, però ho rinunciato a una parte di me per lei, una parte che poi non ho più ritrovato e che non ritroverò mai."

"Oh."

"Ho messo al primo posto la sua felicità, facendo cose che... insomma, lo hai visto anche tu quanto ho dovuto smussare il mio carattere, i miei sogni e i miei piani. A dire il vero, di alcune questioni lei non sa ancora nulla e nemmeno glielo dirò mai. Ma è giusto così. Scommetto che anche lei ha fatto dei sacrifici per me, e nessuno al di fuori di lei lo saprà mai, perché altrimenti perderebbero di valore."

Esatto... è esattamente questo che ho capito, vivendo la mia vita recentemente, e che non ho saputo spiegare altrettanto semplicemente. Ma è questo. È questo che sto provando anch'io, è questa consapevolezza che sto sentendo giusto inseguire.

"Ma... Diego, non ti dispiace nemmeno un po'?"

"Beh, un po' sì." ammette, colpevole ma disteso. "Ma lo rifarei altre mille volte. Anche sapendo che andrebbe a finire peggio, anche con la garanzia di perdere Cris per sempre."

"Davvero?" mi stupisco.

"Sì."

"Ma, Diego, come fai a sopportarne anche solo il pensiero? Come faresti a sopravvivere, se perdessi Cris?"

"Oh, soffrirei come un cane, e probabilmente non sopravvivrei, ma sarei pronto a compiere il sacrificio. Credimi, Nel, per me che l'ho provato, non c'è niente di peggio di essere il motivo per cui la persona che ami non è felice."

Oh mio Dio.

Deglutisco, tremendamente toccata dalle sue parole e ulteriormente affranta dalla realtà: "Ti credo."

"A volte, l'unica soluzione è mettersi da parte. D'altronde è quello il senso del vero amore... no?"

Esatto.

E sapete cosa, a questo punto?

Io odio l'amore.

"Comunque, Nelli, perché ci stai ripensando?" mi domanda Diego. "Ha a che vedere con ciò che è successo recentemente tra te e Mattia? E risparmia la recita; da quando l'avete fatto in piscina, seguo la vostra vicenda nei dettagli."

"Eva?"

"Eva."

"Bene." annuisco, senza ormai nemmeno più stupirmi di fronte alle malefatte della nostra compagna. "In realtà sì; ho pensato molto all'amore in generale, in questi giorni, e volevo chiedere un tuo consiglio, perché penso che tu sia una delle persone che se ne intende di più."

"Sul serio? Grazie, che bel complimento." si pavoneggia, fiero. "Anche un po' insolito... di norma le donne mi vengono a chiedere consigli sul sesso, non sull'amore."

Gli batto una mano sulla spalla, cercando di recuperare un po' di allegria: "Di quelli non ne ho bisogno, Vallinator."

"Ah no?" ridacchia. "Nella piscina c'era acqua santa? Ha fatto miracoli?"

"Simpatico."

"O li ha fatti Zingaretti battendo il suo stesso record di durata 0,5 millesimi di secondo?"

Rido, sentendo in realtà una forte nostalgia e un'ennesima morsa allo stomaco: "Ti lascerò con questo dubbio a vita. Ma conosci la mia mail; aspetto le tecniche per l'orgasmo multiplo che mi hai promesso."

"Sissignora."

"Ci becchiamo dopo, a pranzo? Così mi riporti il disegno?"

"Propongo una pizza in famiglia giù in paese; io, te, Cris e i bambini, così facciamo contenti i piccoli, che vorranno suicidarsi dopo una mattinata di Creativity Day."

"Ci sto."

"Ah, e... chiaramente porta pure il tuo consorte; chiunque esso sia. L'invito è aperto."

"Ottimo. A dopo."

Mmm... ci porterò Davide, ho capito.

***

PRIMO BREAK

Spero che nessuno si sia offeso per la parte iniziale, in cui ho volutamente riportato certi commenti ricevuti al capitolo precedente (ponendoli tutti ovviamente in anonimo!). Il mio intento era quello di fornire una risposta alle vostre osservazioni che derivasse direttamente da Nelli. La mia opinione in merito non è detto che rispecchi quella della protagonista, per cui una mia risposta non sarebbe stata tanto utile quanto quella della diretta interessata. Ovviamente, fa tutto parte del gioco, quindi non prendiamola sul personale, anzi, mi piacerebbe che questa discussione sulle varie scelte continuasse, per poi poter dire anche la mia, a tempo debito :)

Ora lasciamo spazio a qualche contenuto spensierato, che sono riuscita a fare grazie al suggerimento di Ellie, in quanto la mia solita app continua a non funzionare come sempre. Quindi come prima cosa vi metto un paio di momenti social che avrei voluto pubblicare nel capitolo precedente. La conversazione, infatti, si riferisce all'inizio del capitolo precedente, quando Nelli racconta la sua giornata dopo l'arrivo di Sayid e dice di aver poi parlato con Mattia su Whatsapp per spiegargli tutto riguardo la sua decisione di far restare Sayid a villa Magna.

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Se siete ponti e non volete rimandare il proseguimento della lettura a un altro giorno, allora buona continuazione :)


***

Alla fine, ho portato con me Marco.

Uscire da sola con una famiglia di quattro più due persone mi faceva troppo zitella frustrata, ma mio fratello non poteva accompagnarmi, dato che si è sorprendentemente trovato un nuovo hobby che gli impedisce di staccare gli occhi dal pc (meglio, almeno non c'è il rischio che si droghi o dia fuoco alle cose).

Quindi non sapevo a chi chiedere di venire - Mattia e Sayid sono fuori discussione almeno finché non riesco ad evitare una crisi di pianto in loro presenza - così Vittoria e Filippo hanno scelto per me. Per loro era necessario che a pranzo venisse anche Rachele e dunque ho reclutato l'intera stirpe Ravasi. Adesso anche io sembro una donna di famiglia, con il mio maritino figo e la mia figlioletta carina. 

Peccato che non sia esattamente così, ma dettagli. L'importante è che la gente in pizzeria non pensi che sono una zitella frustrata.

In ogni caso, la novità per Davide è che vuole fare lo youtuber. L'avreste mai detto? Io sono scioccata.

Partendo dal fatto che non pensavo Davide potesse mai sviluppare un'ambizione per se stesso, si è pure trovato un mestiere che lo costringe a rapportarsi con l'Altro. Il pubblico sarà pure virtuale, ma è comunque un pubblico, e la piattaforma che utilizza lo costringe a sottostare a delle regole. Per questo è sconvolgente che Davide abbia compiuto spontaneamente questa scelta, ma l'aspetto che mi turba ancora di più è che, come se non bastasse, si è addirittura trovato una collega: Eva.

Vi dicevo che c'era qualcosa di strano nell'aria a metà tra i loro sguardi assatanati, eppure non avrei mai immaginato che si trattasse di una collaborazione. O, dovrei dire, di una collab.

Davide inizia già a parlare social, devo tenere il passo.

Non so di che diavolo parlerà il loro canale, né come si chiamerà (anche se, conoscendo i miei polli, ipotizzo che ci sarà in mezzo un imperativo esortativo come Svegliati! o Datti fuoco!), ma comunque sia, ci stanno davvero mettendo un sacco di energie. Non avevo mai visto Davide così entusiasta per un'idea e così impegnato per un progetto. Sembra un'idiozia, ma è veramente un grande passo per lui... semmai si rivelerà essere più di un misero fuoco di paglia (perdonate il continuo riferimento al fuoco, ma non posso farne a meno), potrò davvero essere felice per mio fratello.

Sento che in qualche modo questa potrebbe essere la sua occasione di realizzarsi. E non come youtuber (quello sarebbe una vera tragedia), ma come persona. Finora non ha trovato nessun ambito in cui potersi davvero esprimere, anzi, è sempre scappato da tutto. Adesso, invece, ho la sensazione che abbia finalmente iniziato a trovare le coordinate per una sua dimensione.

In queste ore hanno addirittura rapito Ilenia per farsi aiutare con la regia della presentazione del canale, poi so che, per partire, pubblicheranno un video sul matrimonio di Gloria e Magno.

Non capisco che diavolo possa fregare alla gente del matrimonio di due sconosciuti, ma temo che condiranno il tutto con del gossip e del sarcasmo, sperando in qualche fallimento epocale o ubriacatura da parte degli invitati. Immagino già: Video COLLAB. - Sesso, droga e rock'n'roll a un matrimonio di amici.

Ho molta paura.

In ogni caso, il mio tarlo mentale non si focalizza su Eva e Davide, né sul matrimonio, né tanto meno su questo pranzo di famiglie Mulino Variopinto. Certo, sono felice di esserci e di venire distratta dalle grida aborigene dei bambini, dalle palpatine sotto al tavolo di Diego a Cris e dai commenti sul cibo di Marco, ma purtroppo la mia testa è altrove. 

Ho un chiodo fisso, anche se cerco di non farlo capire.

Se non mi stessi impegnando così tanto per fingere che vada tutto alla grande, i miei amici mi avrebbero sgamato subito, si sarebbero accorti della mia assenza mentale e mi avrebbero già ricoperto di mille domande. Ma sebbene stia continuando a macinare pensieri, parole, opere e omissioni, sto recitando divinamente, come se non esistesse nient'altro che questo pranzo. Sono certa che porterò a termine il piano in modo magistrale; sono più che mai determinata stavolta, davvero. Non mi scoprirà mai nessuno.

"Senti, ma che hai?" Marco si volta e mi sussurra questa domanda all'orecchio. "È tutto il pranzo che sei assente, a cosa stai pensando?"

Benissimo, perfetto.

Dov'è il mio Oscar?

"A niente, Marco, stai tranquillo."

"Ah, ok, non stai pensando a niente, allora a posto, nessun problema, sto tranquillissimo." sorride con immenso sarcasmo.

Assottiglio gli occhi, offesa: "Senti da che pulpito arriva la predica. È  tutto il pranzo che commenti le pizze come se fossi un cuoco affermato."

"E quindi? Ne so comunque molto più di te. E sono il pizzaiolo ufficiale delle nozze, nel caso ti sfuggisse come particolare."

"Un pizzaiolo; non un critico." lo correggo. "Fai così quando sei agitato e devi dare aria alla bocca per non dover ascoltare i pensieri."

Nonostante tutto, so osservare molto bene, specialmente i miei amici. Avevo già notato questa sorta di glitch in Marco; sono già un paio di giorni che fa così, ma non ho avuto modo di preoccuparmene abbastanza. Soprattutto perché attualmente non so quanto sono in grado di fare il bravo tecnico.

"Due opposti, noi due." si riferisce allora al mio commento. "Te i pensieri non solo li ascolti, ma li trascrivi pure per poi potertici immedesimare come il copione di un film, o peggio, un romanzo rosa."

"Esattamente. Ma almeno non coinvolgo i miei commensali in un dibattito su quanto nere siano le olive nere."

"Senti." continua a bisbigliare. "Scusa la franchezza, ma a me quel Sayid sta davvero tanto sul cazzo."

"E cosa c'entra? Stavamo parlando di olive." scuoto la testa. "È questo il motivo per cui sei schizzato? Stai pensando a Sayid?"

"No, ma forse è il motivo per cui tu sei schizzata, dato che dopo la ramanzina che ti abbiamo fatto ieri sei diventata una specie di vegetale. Ti manca solo la salivina ai lati della bocca."

"Grazie. Che poeta."

"Ehi." ci interrompe Diego puntandoci contro una forchetta. "Se non foste ex fidanzati da circa dodici anni, direi che vi state sussurrando frasi erotiche." passano circa quattro secondi. "Nelli, sei arrossita, quindi è vero. Che maialina."

"Diego!"

Cristiana dà un calcio sotto al tavolo a Diego, per nulla discreto e anche piuttosto violento.

"Macché frasi erotiche." sbotto, preoccupata che questo discorso possa condurre ad altri più seri, e dunque alla verità sul mio piano segreto. "Stavamo solo con..."

...versando? ...dividendo? 

"...fabulando. Confabulando una... cosa. Segreta." a volte dimentico quanto faccio pena a inventare scuse. "Marco? Verresti un secondo fuori, per favore? Arriviamo subito." sorrido ai miei amici e mi defilo, lanciando a Marco uno sguardo-minaccia traducibile in 'se non mi segui senza fiatare, ti rapisco la figlia'.

Quindi Marco, da bravo bambino, viene con me all'esterno della pizzeria, che, tra le altre cose, si chiama 'Pizzeria Te la diamo calda'. L'ha trovata Diego su Trivago... non l'avreste mai detto, eh?

Mi fermo poco distante dalla porta d'entrata, vicino a un gruppo di uomini in pausa sigaretta.

"Si può sapere che malattie mentali hai?" mi domanda Marco, chiudendo la porta alle sue spalle e uscendo innervosito.

"Tu, piuttosto." lo aggredisco. "Perché uno non può essere pensieroso, senza subire ogni volta il terzo grado? Posso essere semplicemente un po' distratta o presa dai miei problemi, come una persona normale?"

"No, perché tu non sei una persona normale, capisci?" ribatte, accorato. "Tu sei Marinella Argenti. Chiunque può essere pensieroso, ma tu no, perché il tuo essere pensierosa assume tutto un altro significato. È come se io ti dicessi: 'ehi, Nel, vorrei far esplodere un missile nucleare'. Tu rideresti, giusto? Giusto, perché non sono per nulla credibile. Ma se te lo dicesse Pyongyang, come reagiresti? Eh?"

"Lo vedi che stai straparlando?!" lo indico, irritata dalle sue critiche demenziali. "Tutto questo non ha un senso; lo sai che sto attraversando un momento difficile, sono solamente un po' presa dai pensieri."

"Novità assoluta."

"Piuttosto che t'è preso a te, stamattina? Sei sgorbutico e decisamente fuori di testa. Non che di solito la situazione sia tanto più rosea, ma già mi hai sclerato contro ieri e adesso siamo di nuovo qui a litigare."

"Ho dei problemi personali."

"Ma dai?" incrocio le braccia.

"Avrei voluto parlartene, ma che vuoi che ti dica? A quanto pare, sei stata troppo occupata a pensare."

"Oh, non osare rigirare la frittata per darmi la colpa." lo redarguisco, puntandogli l'indice addosso. "Se me ne stai parlando solo adesso, è perché prima quello impegnato eri tu, a preoccuparti del mio ex fidanzato, anziché del tuo problema. Che poi, lasciami indovinare, riguarda Rachele e il fatto che non le hai ancora detto della sepa-"

"Zitta!" Marco, giusto per precauzione, mi chiude tra le sue braccia, usandole per tapparmi la bocca in una mossa che fa molto WWE SmackDown. Ci manca solo che mi sbatta a terra, si metta a cavalcioni sopra di me e agitandosi le dita davanti alla faccia mi minacci con un bel 'You can't see me'. 

Mi guardavo decisamente troppa TV da piccola.

"Ma sei scemo?" grido, suscitando la curiosità dei tizi con la sigaretta, che ora staranno pensando che la famiglia felice è in realtà un nucleo privato di violenze e abusi. Cacchio.

Marco ha uno sguardo ansiosissimo: "Se sai che è quello il problema, allora perché lo urli ai quattro venti? Anzi, meglio ancora, perchè non mi hai aiutato prima a risolverlo?!"

"Perché non sono io la mamma di Rachele. Né il papà."

Questa frase offende parecchio il genitore dell'anno, che si rabbuia, fra il broncio e poi si gira pure di spalle.

"Aspetta." rimedio in un sospiro. "Intendevo dire che per quanto io possa aiutarti, comunque l'intera mansione del parlare a tua figlia spetta a te. E l'unico motivo per cui non sono stata molto d'aiuto, in questi giorni, è perché ho avuto davvero, davvero un sacco di cose a cui pensare."

"Sì, tipo il tuo ex?" mi provoca, con sguardo ferito. "Tipo a come restaurare un rapporto d'amicizia con un stronzo che ti ha piantato in asso dopo sei mesi di relazione?"

Fisso Marco a lungo, molto a lungo.

"Oh, vaffanculo." sbuffa allora, realizzando che, paradossalmente, anche lui tempo fa si è ritrovato nei panni di Sayid e che se io non fossi una persona così meravigliosamente compassionevole e misericordiosa, ora non saremmo amici.

"Ho un talento nel mantenere relazioni con degli stronzi." rimarco con un sorrisetto.

"Nah, hai solo un talento nel farti sfuggire quelli giusti." allude a Mattia, naturalmente. "Comunque hai ragione. Il fatto è che speravo che un giorno tu venissi da me e mi obbligassi con la forza a parlare con Rachele, perché ti giuro, da solo non ce la faccio... ho provato, mi sono imposto di farlo, mi sono tirato degli schiaffi e dato dei pizzicotti, ma io proprio non ce la faccio. È impossibile."

"Beh, Marco..." rifletto, allontanandomi un po' dalla nube di fumo e andando verso il parcheggio, distante da possibili orecchie indiscrete (tra cui anche quelle dei bambini, che stanno correndo attorno alla pizzeria per giocare ad acchiapparella mortale, un gioco dove chi viene preso sostanzialmente deve fingere di morire come un opossum). "Puoi sempre prenderla con calma, fare prima un percorso di preparazione personale..."

"No, non posso."

"Perché no?"

"Perché il matrimonio è fra due giorni ed esattamente domani alle dieci di mattina arriverà anche Giorgia. Sai, Giorgia Ponti, la madre di Rachele."

"Sì, e quindi?" sbotto. "Gio capisce la situazione, sono sicura che ti darà il tempo necessario."

Marco mi interrompe, lapidario: "Si porta dietro anche quell'infame del suo nuovo fidanzato." a questo punto si contorce tutto, rabbrividendo. "Scusa, solo pensare a quel faccione deformato e ai suoi cosciotti da dinosauro mi fa salire il crimine."

"Marco..."

"È addirittura stempiato!" esclama mentre reprime un conato di vomito. "Come si fa a passare da questo..." si indica. "A uno spauracchio del genere?"

"Ok, capisco lo sconforto."

"È come quando voi donne state una vita con uno, che poi in realtà è gay e vi cornifica pure con vostro fratello, o vostro padre, o comunque con un altro uomo panzone e ciabattaio. Orrore puro."

"Ok, basta." mi faccio seria, prendendogli le spalle. "Stai straparlando."

"Cazzo."

"Sei proprio costretto a parlare con Rachele prima dell'arrivo di Giorgia?" gli chiedo.

"Sì."

"E allora parlale oggi. Adesso."

Marco allarga gli occhi: "No, adesso mi viene un infarto. Non ce la faccio. Non posso dire a una povera bambina 'ehi, tua madre ha lasciato tuo padre per andare con uno scherzo della natura'. È minorenne, potrebbe non reggere certe batoste."

"MARCO!" 

Mi verrebbe davvero da mollargli uno schiaffo in pieno viso! Ma come diavolo ha fatto Giorgia a sopportarlo per tutti questi anni? Immaginatelo il giorno della nascita di Rachele. Sarà andato a importunare persino il reparto malattie infettive, noncurante del rischio, pur di dare aria a quella bocca durante l'attesa in ospedale.

"Basta fare il mentecatto!" gli grido in faccia, scuotendolo pure io alla John Cena. "Mi stai dando fastidio, ok? Taci e fai l'uomo! Appena torniamo a casa, ti chiudi in camera con tua figlia e le dici la benedetta verità!"

"Signorsì signora." risponde, concentrato. "Lo farò e lo farò da vero uomo."

"Bene."

"Poi mi aiuterai a raccogliere i brandelli del mio cuore."

"Come sempre."

"E mi tratterrai dallo strozzare a mani nude quello scarabocchio umano che ha preso il mio posto."

"Certo, oppure ti aiuterò a strozzarlo."

"Oh, Nelli..." sospira, affranto, scrutandomi con pentimento. "Non avrei mai dovuto interrompere la nostra relazione di quando eravamo ragazzini."

Quest'uscita mi intenerisce troppo: "Oh, davvero?"

"Sì... almeno non avrei mai avuto desideri sessuali nei tuoi confronti e mi sarei risparmiato un sacco di responsabilità."

"Ora mi ricordo perché ci siamo lasciati." ringhio. "Sei una merda, sei proprio una grandissima merda."

Marco sogghigna, mentre decide che è ora di chiudere qui la discussione e dirigersi di nuovo verso la pizzeria: "Marco batte Sayid dieci a zero! Nessuno è meglio di me nel ruolo di ex fidanzato stronzo."

Mi prende sottobraccio, mi arruffa i capelli e poi fa strada all'interno, mentre nasconde sul fondo degli occhi un'inquietudine spaventosa.

***

SECONDO BREAK

Con un paio di immagini divertenti :) Vi suggerisco anche di approfittare di questa pausa per riposare gli occhi e rifocillare lo stomaco. Il capitolo è ancora molto lungo e riserva attimi di tensione...

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Sono brava a disegnare, eh? XD


***

Rachele è chiusa nella stanza di fianco. Sta giocando con le Barbie, mentre tutti gli altri stanno fuori in giardino a sistemare i fiori e i fratelli Vallicroce, grazie a Dio, sono stati costretti a fare il riposino pomeridiano.

C'è silenzio, un inquietante silenzio, nel corridoio di Villa Magna.

La stanza di Marco e Rachele, giusto di fronte a quella di Pierpaolo, Amerigo e Francesco, sembra una sorta di inferno dantesco in cui nessuno ha il coraggio di entrare, nonostante all'interno ci sia solo un'innocua bambina di otto anni.

Io e Marco stiamo passeggiando a vuoto qui davanti da svariati minuti, ormai, e mi chiedo per quanto potremmo continuare a temporeggiare, prima che Rachele si stanchi di giocare con le bambole o qualche nostro compagno ci chiami per contribuire nei lavori.

Nessuno dei due ha realmente trovato le parole adatte e temo che lo sforzo dell'improvvisazione spetterà unicamente a Marco. Il mio aiuto è davvero marginale, posso solamente dargli sostegno e pregare che a breve raccolga il coraggio a due mani e apra finalmente quella porta.

"Oh, ecco dove eravate!"

Per un momento, sto per gridare un 'no' prolungato e accasciarmi teatralmente nella paura che qualcuno sia venuto a stanarci, ma poi mi accorgo con sollievo che quel qualcuno è Fede. È appena spuntata nel corridoio, salendo l'ultimo gradino delle scale.

E non è sola.

"Vi stavamo cercando." annuncia Pierpaolo, che accompagna Federica reggendo tra le mani un cesto di... qualcosa. "Nelli, la fioraia deve farti provare la lunghezza del manico del bouquet."

"Ah." prendo atto, cercando di evitare il contatto visivo con lui. Dopo la scena in camera di Mattia, semplicemente non riesco ad affrontare Scilla; non ce la faccio, troppi ricordi.

"E tu Marco dovresti fare la spesa con Magno, per gli ingredienti del pranzo." aggiunge Fede.

"Non può andarci qualcun altro con Magno?"

La mia amica rileva subito l'alterazione nel tono di Marco e si ferma per scrutarlo: "Sei tu il cuoco."

Lui nemmeno le risponde, e si perde a guardare dalla finestra. Conseguentemente, io e Federica abbiamo un breve dialogo a gesti. In meno di dieci secondi ci mimiamo questo:

Lei: "Che diavolo ha Marco?"

Io: "Che stavi facendo con Pierpaolo?"

Lei: "C'è per caso Rachele chiusa dentro quella stanza?"

Io: "Siete tornati a fare i fringuelli tutto d'un tratto, ora?"

Lei: "Non ci credo, non le ha ancora detto della separazione! Ma è pazzo?! Domani Giorgia arriva qui, quando pensa di avvertire Rachele?"

Io: "Ti interessa qualcosa che Pier stia con la Trepalle o anche stavolta vuoi rimanere traumatizzata dalla vita?"

"Che avete da gesticolare?" se ne esce Pier, mentre a mani occupate, apre elegantemente la porta della sua stanza con il ginocchio. "Sembrate delle assistenti di volo velocizzate."

"Si chiama Silent Chatting 2.0, l'abbiamo potenziato negli anni, ma c'è una versione aggiornata che sta per essere rilasciata a breve." gli spiego, osservando i suoi gesti scavezzacollo per poter appoggiare il cesto da qualche parte, evitando i vestiti sparsi di Amerigo.

"Ovvero?"

"Quella in cui chiedo direttamente cosa stavate facendo assieme, così sorridenti e spensierati." faccio mettendomi le mani sui fianchi e guadagnandomi un'occhiataccia da Fede. 

Mi spiace, ma non mi va di essere troppo gentile con Pierpaolo. Ora che so cosa pensa davvero di me, ho rivalutato anche le mie opinioni nei suoi confronti.

Lui sorride, per nulla scalfito dalle mie insinuazioni: "Siamo andati a raccogliere delle bacche nel bosco."

"Raccogliere bacche nel bosco is the new flirtare alle spalle della propria fidanzata?"

"Marinella!" Fedrica è color prugna. Sono sicura che poi me la farà pagare amaramente.

Pier aggrotta le sopracciglia: "Che fai, improvvisamente difendi la Silvia? Comunque, stai tranquilla, tra me e lei le cose non stanno andando a meraviglia e penso che non dureremo per molto. Non so neanche se dovrei ritenerci ancora una coppia. Con Fede stavamo solo sistemando la mia ricerca. Sto scrivendo una tesina per il corso di botanica, dove faccio uno studio sulle bacche che crescono in Toscana, e se sono abbastanza bravo, per il giorno del matrimonio, vi porto pure la guarnizione della torta. Sono buonissime." me ne lancia una dal suo prezioso cestino e poi fa addirittura l'occhiolino a Federica.

Porco mondo.

Ogni volta che questo ragazzo apre bocca, mi sconvolge e non poco.

Lui e Silvia si stanno lasciando? Esce a fare ricerche nel bosco, di proposito, con Federica? Si fanno l'occhiolino?

Io, davvero, un giorno di questi farò a mia volta uno studio su quanto assurdi siano i miei ex compagni di classe.

"Spero che non sia avvelenata..." borbotto mentre, con un pelo di diffidenza, assaggio la bacca.

"Ma va.È persino detossificante." Pierpaolo mi sorride, esce dalla stanza e chiude la porta. "Nelli, dai, per piacere... cinque anni che spero nel tuo ritorno e ora ti dovrei far fuori con una bacca?"

Pier mi guarda negli occhi, io lo guardo negli occhi.

Per sicurezza, aspetto a deglutire.

"Sei sempre la solita!" ride e poi se ne va di nuovo verso le scale, indicando Federica. "Noi due ci becchiamo dopo per la partita, vero?"

"Certo, a dopo!" lo saluta lei, come una vera e propria verginella ottocentesca, facendo ondeggiare le dita e colorandosi gradevolmente di rosa.

Peccato che il mio sputo rovini decisamente il quadretto.

"Nelli!" mi rimprovera, vedendo come, del tutto irrispettosa di qualsiasi galateo, tossisco pezzi di bacca e saliva dentro a un fazzolettino che mi sono trovata in tasca.

La barbarie pura.

"Ma che fai? Perché l'hai sputata?"

"Perché secondo me quello è uno psicopatico." cerco di non strozzarmi e contemporaneamente mi assicuro di aver rimosso qualsiasi traccia di frutto dalla mia lingua. "Sicuramente mi vuole uccidere."

Fede rotea gli occhi: "Direi che la psicopatica sei tu. Che paranoie ti fai di punto in bianco?"

"Credimi, ho i miei motivi per pensarlo." decreto. "E comunque, di quale partita stava parlando l'assassino?"

"Di quella che ci sarà stasera in giardino." risponde Marco, tornando finalmente tra noi. "La stavamo organizzando noi ragazzi ieri, giusto per fare i cazzoni e tirare un po' di pallonate ai pavoni di Magno, ma poi si è intromessa Eva e l'ha reso un evento di massa, coinvolgendo anche le femmine. Che palle."

"Queste discriminazioni sessiste sono davvero retrograde."

"Ti dico io cos'è retrogrado." 

Federica sbuffa: "Lasciamo perdere. In ogni caso, come procede qui?"

"Male." rispondiamo io e Marco contemporaneamente.

"Ancora peggio ora che sei arrivata." specifica lui.

Federica comincia già a indispettirsi, ma non se ne va. Penso che avendo capito quanto la sua presenza dia fastidio a Marco, goda nel rimanere a punzecchiarlo: "Beh, l'avevo capito, grazie mille. Guarda caso non sono mai invitata alle tue festicciole di famiglia. Non sapevo nemmeno che foste qui ad affrontare un momento così serio... se non ricordo male, dovevamo farlo tutti e tre assieme."

"Forse non hai mai sentito parlare di terzo incomodo." la stronca lui. "O forse non ho voluto disturbare la tua raccolta di frutti proibiti nei boschi, chi lo sa."

"Chiami me e Lorenzo solo quando ti fa comodo. Solo quando la tua voce da sola non è abbastanza potente per primeggiare con arroganza come al solito."

"Dovresti ritenerti fortunata di essere una mia groupie."

"Gente, gente..." cerco di calmare gli spiriti, mentre Marco prende a camminare nervoso davanti alla porta della sua stanza e Federica si appoggia al muro con l'orgoglio ferito. 

Che amici umani mi sono trovata... si sbranano a vicenda rischiando di coinvolgermi nel processo, si contendono il mio favore escludendosi l'un l'altro, così da costringermi a scegliere, e  vanno d'accordo solo quando hanno un nemico in comune, che guarda caso, sarei sempre io. Alla fine quella che ci rimette in ogni circostanza è la sottoscritta. Ottima cosa, no?

Immagino che il karma, in questi giorni, si stia trastullando di soddisfazione con me.

"Ah..." Marco emette un sonoro soffio di tensione, controllando l'orologio. "Sono già passati venti minuti."

"Entra." lo esorto. "Non lasciarti scappare quest'occasione."

Marco è d'accordo con me, ma per nulla fiducioso: "Non ce la faccio..."

"Fammi entrare con te, allora."

"Davvero?"

"Se ti fa stare più tranquillo, sì." annuisco. "Ma sappi che non aprirò bocca. Parlare con Racky è un compito riservato esclusivamente a te."

"Ok... ok..." respira, sembrando leggermente più convinto. "Andiamo, allora."

"Andiamo."

Prima di entrare, però, mi volto istintivamente verso Federica e la guardo, e lei guarda noi e ci guardiamo tutti in un attimo di estremo imbarazzo. Poi Marco le si rivolge con onestà e senza troppa premura: "Vorrei solo Marinella."

Federica mantiene la sua facciata impervia alzando le mani, come se la decisione non la toccasse minimamente (quando in realtà le sta sicuramente bruciando da matti): "Certo."

Così, io e Marco entriamo nella stanza, chiudendoci la porta alle spalle e lasciando fuori Federica, sia fisicamente che metaforicamente. 

Non posso biasimare Marco per aver scelto di non includerla nella sua sfera confidenziale, però mi dispiace che nonostante il tempo e gli sforzi, questi due non siano mai riusciti ad avvicinarsi davvero. La loro rivalità è nata quand'eravamo ancora bambini e non si è mai smentita negli anni... forse sono semplicemente due persone dai caratteri troppo discordi, o forse devo accettare che, nella vita, non tutto può andare come vorrei io.

E visti i recenti sviluppi, è meglio che inizi ad abituarmi all'idea.

Rachele si è costruita una casa delle bambole utilizzando la valigia di Marco e qualche altro oggetto disparato. Al momento se ne sta beatamente a giocare davanti alla finestra, mentre un fascio di luce colpisce i suoi occhi. Non ha idea della notizia che sta per ricevere, anzi... sembra proprio la persona più spensierata del mondo, con quelle iridi di un blu pacifico come la superficie del mare piatto. Èconcentrata unicamente sulla treccia che sta cercando di fare alla sua Barbie bionda; una versione di plastica e in miniatura della sua mamma.

"Ciao papi, ciao zia Nelli!" ci saluta con entusiasmo, non appena ci vede entrare.

"Ciao principessina dell'universo." ricambia Marco, con la sua solita megalomania, ma con la gola già annodata. "Stai giocando?"

"Sì, sto facendo andare Rachele a un appuntamento." spiega, indicando la Barbie a cui ha dato il suo stesso nome - d'altronde la megalomania è genetica.

"Devo farla andare a prendere il gelato con Davide." prende in mano Ken e me lo fa vedere. Gli ha tagliato i capelli con la stessa pettinatura che ha mio fratello e siccome gli hanno fatto gli occhi azzurri di serie, lei glieli ha coperti con il pennarello marrone.

Così, oltre che essere inquietante perché si ispira a Davide Argenti, ora quel Ken ha pure un aspetto da bambola indemoniata.

"Che bello." commento, tirando un sorriso.

Piccoli Brividi, spostati. Bambino psicolabile di Toy Story 1, spostati.

"Senti, pulcino adorato, papà ti deve dire una cosa importante." esordisce Marco, chinandosi sulle ginocchia per arrivare alla stessa altezza di sua figlia. "Ti spiace interrompere il gioco per un secondo?"

"Ok, papi." Rachele ripone le bambole, obbediente. "È qualcosa che riguarda la mamma? Domani mattina arriva, vero? Non è che ha avuto un imprevisto e non può più venire?"

"No, no, la mamma arriva domani."

"Evvai, che bello!" Rachele esulta, radiosa. "Non vedo davvero l'ora, papi, sarà bellissimo!"

"Sì, tesoro..."

Marco cerca di continuare il discorso, ma la piccola gli si getta al collo e lo stringe senza paura di fargli male: "Sono così contenta di rivedere la mamma, mi manca troppo! E mi manca stare noi tre assieme! Appena arriva, ci possiamo guardare Frozen sul tablet come al solito? Così cantiamo tutte le canzoni con il karaoke e poi tu fai gli scherzi alla mamma e le fai sbagliare le parole!"

Oh, cavolo.

"Oppure andiamo a mangiare la pizza come hanno fatto oggi lo zio Diego e la zia Cris? Però ci andiamo solo noi tre. Non li voglio Filippo e Vittoria domani; non voglio nessuno quando arriva la mamma."

È mai possibile che i bambini abbiano quest'innata abilità di mirare esattamente al punto debole, proprio quando uno è già in fin di vita?

Sembra davvero un perculo del destino. Come diavolo può riuscire questo povero ragazzo a risolvere una situazione del genere, adesso? Come può mai avere la forza di smorzare una tale ingenuità con una mazzata in pieno stomaco?

Vedo Marco sbiancare completamente e la sua faccia contrarsi in un'espressione di puro dispiacere. Rimane stretto a sua figlia per un po', poi sciolgono l'abbraccio e si guardano negli occhi.

"Cosa mi dovevi dire, papi?"

Eh.

Guardo Marco, poi lei, poi Marco, poi lei. Non ne usciremo mai, lo so.

"Niente di che, piccolina." si lascia sconfiggere dalla debolezza e le accarezza il capo, senza nemmeno aver abbozzato il discorso. "Sono molto contento anch'io di rivedere la mamma."

Rachele sorride compiaciuta e poi ritorna sulle sue bambole, mentre Marco chiude gli occhi ed espira tutta la sua delusione. Non ha neanche cominciato: è andato tutto a rotoli fin da subito, una chance bruciata in meno di cinque secondi. È come quelle partite di calcio in cui una squadra forte sfida una squadra debole e al ventesimo minuto sono già cinque a zero. È quasi una farsa continuare, ci si arrende in partenza, letteralmente.

"Vado a vedere se Vittoria e Filippo si sono svegliati." annuncia la bambina, afferrando Ken e Barbie. "Così giocano con me e mi aiutano a far andare bene l'appuntamento di Rachele e Davide. Dopo la gelateria, li facciamo andare in giardino e li sposiamo." entusiasta, corre verso la porta e la spalanca, salutando Federica che si trova nel corridoio. Prima di correre dai suoi amici, però, si rivolge di nuovo verso Marco: "A proposito, papi... quand'è che anche tu e la mamma vi sposate?"

La faccia di Marco sembra quella di un passeggero con il mal di mare durante una tempesta su una barca in mezzo all'oceano.

"Non lo so." risponde con un filo di voce.

Rachele si chiude nelle spalle: "Va beh, quando vi sposate, organizzo io il matrimonio. Ciao zia Nelli, ciao zia Fede!" la bambina agita le bambole in un saluto e poi sparisce, saltellando, dietro l'angolo delle scale.

Il silenzio imbarazzato che segue è decisamente emblematico.

"Ok, o è stato estremamente rapido e indolore, oppure qualcosa è andato storto." riassume Federica, affacciandosi alla porta con le braccia incrociate al petto. "Opterei per la seconda, ma non si sa mai che si tratti della prima. Magari Marco ha delle doti nascoste da oratore quintiliano."

"Ma chiudi quella bocca." le risponde lui per le rime.

Avanzo un paio di passi verso di lui e gli poso una mano sulla spalla, mentre se ne sta ancora inginocchiato in mezzo alla stanza, con un'espressione affranta e un cimitero di Barbie attorno: "Mi dispiace, Marco..."

Lui scuote la testa e si copre il volto con una mano.

"È davvero difficile, ti capisco." cerco di consolarlo, sentendo tutta la desolazione del momento ed entrando in empatia con lui. "La prossima volta andrà meglio, vedrai."

"Sì, la prossima volta..." commenta, alzandosi in piedi e scrollandosi da qualsiasi contatto. "Quale prossima volta? Non ce ne sarà una, se continuo a non combinare un cazzo di niente come adesso." si appoggia con il gomito alla finestra, nervoso e scattoso, guardando fuori a labbra serrate.

"Non ci sarebbe riuscito nessuno." gli faccio notare. "Non è colpa tua."

"Sì, è colpa mia se mi sono ridotto a dover spezzare il cuore di mia figlia."

"È colpa di Giorgia." precisa Federica, lanciando quest'accusa fuori dai denti.

Marco la degna di uno sguardo, ma non di una risposta.

"Secondo me dovresti semplicemente essere chiaro con Rachele." insiste lei. "Le dovresti raccontare com'è andata, e basta. Non tanto per discolparti, ma per dare alle cose il loro vero nome, se capisci cosa intendo."

"Quindi secondo te dovrei dire a Rachele che sua madre mi ha voluto lasciare per un altro? Così, di brutto?"

"Le diresti solo la verità. Non è di certo piacevole, ma quanto meno merita di saperla."

Marco si altera e non poco, rivolgendosi a Federica con tono troppo alto e troppo sgarbato: "Sto per distruggere i sogni di mia figlia, della mia stessa bambina, e tu mi vieni a dire che se lo merita? Che la soluzione è demonizzare sua madre?"

"Ma quali demoni, si tratta solo di essere trasparenti!" specifica Federica. "Si ottiene più comprensione mettendo sul tavolo le dinamiche esattamente come si sono verificate."

"Ma che comprensione delle dinamiche pensi che abbia una bambina di otto anni?!" Marco è scandalizzato. "È mia figlia, dovrei proteggerla dalle sofferenze e assecondare ogni suo desiderio, e tu mi vieni a dire che dovrei raccontarle chiaro e tondo che invece di sposarsi, i suoi genitori si separano e che la sua mamma mi ha voluto mollare per accoppiarsi con un cesso?! Sentiamo, come dovrei impostare il discorso? Dicendo che è colpa di Giorgia, se ha dei gusti di merda e se ora si dovrà guardare Frozen con vecchio stempiato che ha le cosce da dinosauro?"

Federica non si lascia intimidire dai toni e ribatte con testardaggine: "Il casino l'avete combinato voi due, per la cronaca, e adesso ci sono delle conseguenze da pagare. Avresti dovuto preoccupartene molto prima e cercare di risolvere in un altro modo direttamente con Giorgia, ma non l'hai fatto e ora sei in difficoltà. Io te l'avevo detto."

"Ma che cazzo ne sai tu?" rilancia Marco, arrabbiato. "L'unica cosa al mondo che sai fare è raccogliere more nel bosco, quindi perché non raggiungi il tuo principe azzurro e riveli anche a lui, dall'alto della tua esperienza nella vita, la marea di perle di saggezza bigotte che conservi nella tua anima ottocentesca?"

Federica si esprime in una risatina sprezzante che è tutto dire, avvicinandosi temerariamente a Marco e ignorando le mie occhiate ammonitrici.

"Se non ricordo male, quello che ha accettato il cambiamento e che vuole affrontare la nuova situazione in modo del tutto sciallo sei tu." gli ricorda, facendo riferimento a quel giorno in cui Marco ci ha rivelato della sua situazione familiare. "Io te l'avevo detto che stavate combinando un abominio, ma tu stesso hai gentilmente fatto notare che molti bambini sopravvivono al divorzio dei loro genitori. Come la pensi adesso, eh?"

Marco la fissa intensamente, i muscoli tesi e il respiro pesante.

È il momento in cui si sbranano per davvero, me lo sento.

"Penso che c'è un motivo se non ti voglio tra i piedi. Tu non sai niente di cosa significhi essere genitori e non hai nemmeno il buonsenso di provare ad immedesimarti, come fa Marinella. Sei solo acida, arida e vuota. E adesso vai via dalla stanza di mia figlia. Non metterci neanche più piede."

Federica continua a mantenere il contatto visivo con lui: "Va bene. Ai tuoi ordini. Semmai ti renderai conto della gravità della questione e vorrai una spalla su cui piangere, non sarà di sicuro la mia."

"Non verrei mai a piangere da te."

"D'altronde sei un uomo tutto d'un pezzo, no? 'Ci parlo io a Rachele, ci pensa il suo super papà a non farla soffrire, salvo la faccia sia a me che a Gio che al suo nuovo fidanzato, lasciarsi non è niente di che, i bambini con genitori separati se la spassano'. Buona fortuna, fatemi sapere se la bambina regge il trauma o se a lei una spalla su cui piangere serve davvero." Federica scuote la testa e guarda male pure me, poi, finalmente, decide di levare le tende.

E si volta per uscire, ma... non si muove.

Naturalmente non si lascia mai la porta aperta, quando stai parlando di cose segrete. La gente origlia a porte chiuse, figuriamoci quando rimangono spalancate.

E vi dirò di più... per esperienza so che spesso, ad origliare le vostre conversazioni, è proprio l'ultima persona che vorreste.

E per questa storia, ormai, è un classico.

"Racky..."

La bambina ci fissa tutti e tre con gli occhi che da blu sono diventati grigi. Altro che mare piatto... ora il mare è decisamente in pre-tempesta. È impalata sulla porta e non sa nemmeno a chi dei tre riservare più rancore, mentre già le si arricciano le labbra.

Marco scansa malamente Federica e fa un passo verso la piccola, mettendo le mani avanti: "Racky, amore, hai sentito i nostri discorsi?"

La bambina annuisce.

"Guarda che stavamo parlando di cose complicate tra grandi. Adesso ti spiego tutto per bene, ok?"

Ma lei non si lascia affatto avvicinare, né convincere da Marco.

Anzi, getta le due bambole ai nostri piedi e si volta per scappare da noi a gambe levate.

Un dramma nel dramma... benissimo.

Marco non esita un solo secondo ed esce dalla stanza di corsa per inseguire sua figlia. Io e Federica ci guardiamo negli occhi per qualche istante, ma non c'è tempo di scambiare nemmeno una parola, perché pure noi siamo pienamente prese dalla situazione. Automaticamente, usciamo per raggiungere Marco e scendiamo fino a metà scale, dopodiché ci blocchiamo per assistere alla scena che si sta svolgendo in salotto.

Marco è riuscito a fermare Rachele, ma lei ha già i lacrimoni fino al mento e non è affatto disposta ad ascoltare alcun tipo di scuse. È inutile che lui cerchi di stringerla a sé o di parlarle smentendo quanto detto poco fa; ormai la bambina ha tratto le sue conclusioni e ha rilevato in lui il nuovo nemico.

La tecnica del se sarà suo padre a parlarle, andrà tutto bene si è definitivamente provata inefficace.

Come se la provvidenza l'avesse inviata, in questo momento Cristiana compare in salotto con i bambini a mano. Non appena la vede, Rachele si libera dalle grinfie di Marco e si fionda da lei avvinghiandosi al suo pancione.

Ovviamente la ricciolina si preoccupa e ci guarda tutti e tre con espressione confusa, mentre in uno spontaneo gesto materno stringe a sé la bambina.

"Voglio stare con la zia Cris!" grida Rachele, stringendosi alla sua pancia e affondando il viso nel tessuto del suo prendisole premaman.

Marco scuote la testa per indicare a Cris che è una situazione troppo complicata e poi, con un cenno di resa, le acconsente di prendere Rachele con sé ed occuparsi della situazione, confidando nella sua dimestichezza a trattare con i più piccoli. Cris gli mostra un sorriso per quanto possibile comprensivo e incoraggiante e gli fa segno di vedersi più tardi. Così si rivolge a Rachele, le dice che andrà tutto bene e con tre bambini a mano e due in pancia, si apparta per cercare di rimettere tutto in ordine.

Anche se, purtroppo, non sono sicura su quanto le cose per Rachele potranno mai tornare nell'ordine giusto.

Rimaniamo solo noi tre; io, Federica e Marco, in silenzio ed immobili nelle nostre posizioni, ognuno alle prese con i propri pensieri e i propri rimorsi.

Marco si volta verso le scale e guarda Federica: "Hai rovinato tutto."

Lancia un'ultima occhiata verso il punto dov'è sparita Cris e poi ci sorpassa, salendo al piano superiore e sbattendosi la porta alle spalle.

***

TERZO BREAK

Eccoci all'ultimo break del capitolo, cui seguirà la parte finale (hallelujah!). Ci sono stati dei momenti sicuramente movimentati, quindi adesso, prima di proseguire, vi invito a prendere una piccola pausa ristoro. 

Nel frattempo, io cerco di condividere qualcos'altro di... carino? Non lo so, ditemelo voi XD

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Ho anche un bellissimo disegno che ha fatto per voi Nicole. E' un'anteprima di ciò che leggerete nel prossimo capitolo e ve l'ho messo anche questa mattina su Instagram. Vi siete fatti qualche idea? Avete delle sensazioni a riguardo? Ovviamente bisogna prima capire chi è quest'affascinante e bagnato giovane XD

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Come sempre un grazie di cuore al talento delle nostre disegnatrici. Anche Angelica presto farà un disegno da aggiungere a questo capitolo o da inserire nel prossimo! 

E ora niente più scuse. Manca poco, quindi forza e coraggio e buona lettura <3


***

"Pazzesco..." Lorenzo si porta una mano alla bocca, con lo sguardo assorto sul tramonto in lontananza. "Ma ora Marco come sta?"

"Non lo so." affermo, sconsolata. "Ho provato a chiamarlo, scrivergli e addirittura bussare alla sua stanza, ma mi ha chiesto di essere lasciato solo. Non è arrabbiato con me, ha solo bisogno di sbollire, sperando che Rachele si decida ad ascoltarlo.È preoccupatissimo per lei; mi ha chiesto di tenerla d'occhio finché vuole stargli alla larga."

Lori si rattrista, dispiaciuto per la bambina, ma anche per Marco: "Invece ce l'avrà a morte con Fede, immagino."

Schiocco la lingua: "Sembrava così, ma poi lui non è più uscito dalla sua camera e lei si è messa a cincischiare con Scilla. Da una parte meglio, perché penso che si sarebbero uccisi a vicenda; dall'altra non so che le prenda... prima è tutta un fremito per questa questione su Rachele, in cui non è stata nemmeno inclusa, e poi fa come se non fosse successo nulla, e si immerge nei discorsi sulle bacche di quello lì."

Indico sia Federica che Pierpaolo, non molto distanti da noi, che si stanno scambiando divertenti battute in mezzo all'area di gioco. Il torneo di calcio a squadre miste è iniziato già da un po' e quanto meno sta servendo alla maggior parte di noi per scaricare la tensione pre-cerimonia. In più, Eva ha proposto di incaricare la squadra perdente a ripulire tutto il macello che ci sarà dopo il ricevimento nuziale. Chi non partecipa è automaticamente nel comitato pulizie; esclusi infanti, soggetti malati e soggetti incinti.

Io e Lori, dunque, non giochiamo. Lui per ovvie ragioni, io perché, ovviamente, ho accettato la condizione più che volentieri: pulirei anche due volte l'intera villa pur di evitarmi la partita di calcio. Così, mi sono seduta qui sull'erba a fare la ragazza pon pon, godendomi un po' di pausa dopo questa giornataccia e cercando mille e uno modi per silenziare il casino nella mia testa. Vi dirò che, tutto sommato, non mi dispiace starmene qui a chiacchierare con Lori, controllare che Sayid non venga preso a pallonate sulle palle e contemporaneamente guardare Mattia che si rinfresca gettandosi la bottiglia d'acqua sulla testa.

Federica, al contrario di noi antisportivi, ha deciso di partecipare in prima persona e casualmente è finita in squadra con Pierpaolo. Di tre che ce ne sono, la loro sta perdendo miseramente per la seconda volta, ma nessuno dei due sembra esserne più di tanto turbato.

Hanno passato più tempo a chiacchierare che a dare calci al pallone, cosa che risparmia sicuramente i genitali di Sayid, nella squadra avversaria, ma che mi dà di cui pensare anche per altri motivi. Infatti, non capisco se stiano solamente recuperando un'amicizia da tempo perduta, o se effettivamente abbiano raggiunto un livello di maturità tale per potersi finalmente dichiarare amore eterno. Trovare un modo per riavvicinarsi dopo tanti anni è stato un grande passo, da parte loro, ma non sono del tutto certa che possa portare a qualcosa di buono.

Pierpaolo come al solito non è molto rispettoso delle relazioni, mentre Federica non sembra aver imparato dal passato. Per come la sto percependo in questi giorni, mi sembra piuttosto presa, invaghita e attratta da tutta questa storia del bosco... ma all'interesse di entrambi per le bacche toscane chi crede davvero?

Purtroppo quei due sono avvezzi a questo tipo di stronzate: prima sembrano appassionati di cavalli, poi di scommesse, ora di bacche... tutto per non ammettere che la vera passione di entrambi sono l'un l'altra, vicendevolmente. Ma se ancora oggi dopo otto anni non riescono a fare quel salto di qualità, allora che cosa c'è che non funziona?

Che poi parlo io, va beh, ma il succo l'avete capito... sostanzialmente sono preoccupata che possano rimanere sempre allo stesso punto, che Pier veda Fede come solo un'amica e che lei invece si faccia delle illusioni, per poi rimanerci male.

Però, d'altro canto, la speranza viene pure a me, è inevitabile. Tralasciando il fatto che ora ai miei occhi è un mostro, Pierpaolo parla di rottura con Silvia, quindi potrebbe avere cambiato le proprie intenzioni. Non è che magari anche a lui le passeggiate nel bosco sono servite ad aprire gli occhi? Non è che stavolta stia preparando il terreno per affrontare qual faccia a faccia con Federica che otto anni fa è andato malissimo?

All'epoca c'era Camilla Addobbi di mezzo (la prima volta di Mattia... schifo!), ora invece, pare che non ci sarà nessuno.

"Dici che finiscono assieme?" mi domanda Lori, seguendo il mio sguardo rapito.

"Complessi sentimentali permettendo, potrebbe anche essere." wow, senti da che pulpito. "Oggi Pier mi ha detto che lui e la Trepalle stanno pensando di lasciarsi."

Lori si esibisce nei suoi classici occhi a gufo: "Stanno pensando di lasciarsi?"

"O lui lascerà lei, boh."

"Ah, ecco, molto più nel suo stile. Pier con le donne è come Opel con le formiche: vengono, mangiano, se ne vanno, vengono, mangiano, se ne vanno..."

A quanto pare, oggi è la giornata dei riferimenti ai cartoni animati.

Rido a questa metafora troppo azzeccata e contemporaneamente sento un fortissimo impulso di raccontare a Lorenzo tutto quello che è successo l'altro giorno, quello che ho sentito da Pierpaolo e Mattia, la decisione che ho preso, il dolore che sto provando. È un istinto davvero improvviso e prepotente, ma per fortuna, riesco a fermarmi in tempo.

Devo sforzarmi di restare fedele a quello che mi sono imposta, non posso crollare.

Una sola parola con qualcuno metterebbe tutto a rischio, a maggior ragione se si tratta di Lori, che ha sempre e comunque avuto un'inclinazione per farsi impietosire da Zingaretti. Non esiterebbe un solo istante a renderlo partecipe delle mie folli idee.

E sì, sono pienamente consapevole che durante la mia esistenza la scelta di tenere i miei migliori amici all'oscuro dei miei problemi non è mai stata saggia, ma stavolta so che loro capirebbero. Sto facendo qualcosa per Mattia, non per me, esattamente come Diego fece per Cristiana, durante quel nostro epico viaggio di maturità. E sto facendo qualcosa che si fonda sull'amore, non sull'orgoglio o sulla vendetta come ci si potrebbe aspettare da me. Sono certa che un domani, una volta che Mattia avrà scelto liberamente per il suo futuro e io potrò raccontare tutto ai miei amici, loro saranno orgogliosi.

Sempre che prima non si ammazzino a vicenda, ovviamente. E sempre che, anche per loro, tutti i problemi si risolvano...

"Comunque, Lori, come sono messi nei vari ospedali? Hai ricevuto qualche chiamata?"

"Credimi, se ricevessi la chiamata, lo sapresti. Mi sentiresti urlare di gioia da qualsiasi parte del mondo."

"Mmm..." la mia espressione non è affatto allegra.

Lorenzo sospira: "Sono in lista da mesi, ormai, e credo di aver stalkerato tutti gli ospedali dall'Emilia Romagna in su, ma..." scuote la testa. "Aspetto e aspetto e aspetto. Mi faccio visitare da Glo, guardiamo assieme i siti con le ultime notizie sulla mia malattia, ma finché non trovano un benedetto fegato compatibile, sono in stallo."

Mi mordo un labbro preoccupata: "Essere in stallo quanto è grave da uno a dieci?"

"Tanto più grave quanto più velocemente peggiori."

"E tu stai peggiorando?"

"Mmm... facciamo che sono a sette su dieci."

"Lori!" mi inorridisco, anche se non vorrei suonare così agitata.

"Stai tranquilla." sorride, mentre toglie i fili di troppo sullo strappo modaiolo dei suoi jeans. "Gloria mi tiene sotto controllo peggio di un pacemaker attaccato al cuore. Non lascerebbe che mi succedesse niente di male; pensa che è quasi più concentrata sulla mia salute che sul suo stesso matrimonio. Anche se... appena vedrà il vestito... wow..." gorgoglia con aria sognante, portando le nostre menti a figurare una bellezza come quella di Gloria avvolta da un abito altrettanto mozzafiato. Sarà davvero splendida, ne sono sicura.

"Non vedo l'ora di vederglielo addosso." cinguetto, infatti.

"Io piangerò come una donna in preciclo."

"Anch'io."

"Nelli." inaspettatamente, la mano di Lorenzo scatta verso la mia e la stringe con impeto. "Promettimi che non mi abbandonerai."

Ora tocca a me fare gli occhi a gufo, totalmente presa in contropiede da questa sua uscita: "Ma che stai dicendo? In che senso?"

"Promettimi." ripete, improvvisamente molto meno calmo di cinque secondi fa. "Comunque vada, fegato o non fegato, promettimi che non ci allontaneremo più, che non mi lascerai da solo, che mi starai vicino."

"Sì, Lorenzo." lo rassicuro con apprensione, facendomi influenzare in negativo dal suo drastico cambiamento di umore. "Ti ho giurato che non farò mai più l'errore di staccarmi dalle persone a cui tengo." 

Eccetto una...

"Voi... tu... siete importanti tanto quanto la mia famiglia. Anzi, siete la mia famiglia. Indipendentemente dalle mie e dalle vostre psicosi, giuro che non abbandonerò mai più nessuno di voi."

"Non solo da quel punto di vista, Nelli. Io intendo proprio in questo momento della mia vita, adesso... ho troppa paura di restare solo, sento davvero il bisogno che i miei amici mi stiano vicino e in particolare che tu mi stia vicino."

"Non devi neanche dirmelo, Lorenzo. Puoi contare su di me. E comunque non mettere nemmeno in conto le cose brutte; tu quel fegato ce l'avrai, a costo di far asportare il mio da Gloria."

Lorenzo fa una risatina contaminata dalla preoccupazione: "Non lo voglio il tuo fegato. Dio solo sa quanto l'hai massacrato a suo di arrabbiature con Zingaretti. Però allora se sei sicura che prima o poi un fegato arriverà, voglio te. Al mio fianco, durante l'operazione... voglio te. Promettimi che ci sarai."

Stringo più forte la mano di Lorenzo e mi appoggio alla sua fronte con la mia: "Te lo prometto."

"Ehi, piccioncini." la presenza che oscura il sole davanti a noi è quella di Mattia Zingaretti, che ci scruta da in piedi e con un sorrisetto.

"Ancora dubbi sulla tua sessualità, Castelli?" lo provoca avvertendo il momento delicato e facendo (giustamente) dell'indelicato sarcasmo. "Lo so, il culone di Nelli porta sempre con sé una vastità di dubbi."

"Uh, è appena arrivata una vastità di simpatia." rilancio. "Perché non ci spostiamo, Lori? Potrebbe travolgerci con tutto quel carisma."

Mentre Lorenzo rotea gli occhi, Mattia mi sorride e io ricambio.

Dio... quanto sarà difficile sopravvivere a questi ultimi giorni.

"A parte gli scherzi, Lori." dice Mattia, passandosi la bottiglietta di acqua da una mano all'altra e accennando a me con la testa. "Te la posso rubare un secondo?"

Lorenzo si alza in piedi con rinnovato buonumore e cede il suo posto sull'erba a Mattia: "È sempre stata più tua che mia, non ti preoccupare." ci fa un occhiolino da vera suocera, prima di lasciarci soli. "Buona chiacchierata!"

Oh, cielo.

Mattia si siede vicino a me e mentre Lorenzo se ne va, respira sonoramente asciugandosi la fronte. Dopo la partita non è che sia proprio un mazzolino di rose, ma vederlo comunque così da vicino, così bagnato e accarezzato dalla luce del tramonto, mi manda in loop cerebrale e mi rivedo otto anni fa a contemplarlo, sognante, fuori dallo stadio della Giudecca, mentre desidero di poterlo possedere carnalmente qui e ora, esattamente come mi accadeva al tempo. Con la differenza che in questi otto anni è successo il finimondo e adesso ho preso la decisione di fare la persona matura ed evitare colpi di testa come questi.

Io mi odio.

"Che caldo." commenta lui, passandosi una mano sul collo.

Eh. Che caldo.

"Mh." lo assecondo in leggera difficoltà.

Sempre in difficoltà, io.

"Come va?" mi chiede, a sua volta in imbarazzo.

Dopo ieri sera non è che ci siamo visti e sentiti molto. Anzi, se devo essere sincera, la serata di ieri è andata esattamente come da copione, cioè male. Dopo le mie ambigue battutine iniziali su Sayid e l'appartamento di New York, l'umore aveva già subito un notevole calo e non ha fatto altro che peggiorare fino alla fine. Ci siamo messi a scrivere, discutevamo di tanto in tanto su una struttura grammaticale piuttosto di un'altra, ma era completamente un'altra storia in comparazione al nostro primo tentativo di discorso, in cui neanche cinque minuti dopo aver iniziato, siamo finiti a letto.

Ieri è stato tutto molto più freddo, tanto che a una certa mi ero pure convinta che non avrei dovuto sforzarmi troppo per inseguire il mio piano. Tuttavia, Mattia non è riuscito a fare finta di niente, nonostante avesse le palle palesemente girate, e mentre stavamo mettendo via le nostre cose, mi ha chiesto senza mezzi termini se volessi riprendere i discorsi della sera prima, oppure no.

Discorsi che, voglio ricordare, erano rimasti sospesi su me che avevo promesso a Mattia che l'avrei seguito a Modena e che avrei abitato nei pressi dell'Accademia rinunciando ai miei progetti americani e lui che aveva promesso a me che, a quel punto, avrebbe attentamente valutato di rinunciare alla missione in Siria.

Poi è arrivato a Sayid, io ho origliato i veri dissidi interiori di Mattia e tutto è andato a puttane.

Così, ho risposto a Mattia che non c'era realmente fretta di parlarne in quel momento, che avremmo fatto meglio a lasciar passare questi ultimi giorni di vacanza e che, dopo il matrimonio, ne avremmo discusso per bene.

Chiaramente questo mio prendere tempo è a favore del piano e a favore di un finale senza troppi spargimenti di sangue. Sappiamo già come vanno a finire le promesse, qui... non sono utili né a me né a lui, specialmente sapendo preventivamente come stanno le cose, almeno questa volta. È giusto che Mattia scelga di andare in missione, è giusto che scelga la vita che si è guadagnato e quella che sogna davvero.

Io lo aspetterò comunque, sul serio, semmai un domani sarà pronto per tornare. Ma nel frattempo, purtroppo, penso che morirò di tristezza. Tipo... lui parte il 26 e io muoio il 27.

In ogni caso, Mattia ha semplicemente preso atto delle mie parole, poi abbiamo chiuso baracca e burattini e ognuno è andato per la sua strada. Eravamo entrambi silenziosi, pensierosi e stroncati dai risvolti. Mattia sicuramente non si aspettava che io avessi certi atteggiamenti e gli ha dato tutto molto fastidio, ma in ogni caso non si è accorto di nulla.

Ha imputato questo mio modo di fare alla presenza di Sayid e, in fondo, non si è opposto al rimandare a più avanti le grandi decisioni. So che gli fa comodo, e almeno di questo, sono felice.

"Potrebbe andare meglio." concludo infine, in risposta all'interessamento di Mattia.

"Idem. Sono stato battuto dalla squadra di Sayid."

Gli lancio un'occhiata in tralice.

"Italia-Libano. È una questione di principio." si giustifica.

"Ah-ha." non do corda alle sue provocazioni. "L'importante è che non siate finiti terzi, sennò vi toccava pulire."

Accenna a me con la testa: "Perché tu non hai giocato, allora? Così dovrai pulire per forza..."

"Quando mai mi piace giocare a calcio?"

"Giusto." mi concede, riservando uno sguardo significativo alle mie cosce. "Comunque, ti volevo dare una cosa." annuncia, prima che possa picchiarlo per aver osato indirettamente giudicare la mia paffutaggine.

Si mette una mano nella tasca dei pantaloncini e tira fuori un foglio di carta piegato su se stesso, un po' come Diego stamattina. Vi dicevo che la storia si ripete...

Mi passa questo pezzo di carta e nei secondi in cui le nostre dita si toccano, io ho i più impensabili pensieri di sempre. Vorrei potergli stringere la mano, anziché sfiorare solamente le sue dita, vorrei poterlo baciare perché odio dover fingere di non starne sentendo una voglia pazza, vorrei che mi avesse scritto una lettera d'amore, vorrei che fosse una lettera di congedo dalla carriera militare, vorrei che non fosse mai venuto a chiedermi ripetizioni in terza superiore, vorrei averlo seguito subito, cinque anni fa, quando è partito per Modena, vorrei averlo ascoltato prima che fosse così tardi, vorrei smettere di sbagliare e vorrei che quelli a sposarsi, fra due giorni, fossimo noi due, e non Gloria e Magno.

"Che cos'è?" gli chiedo, curiosa e anche un po' impanicata dal ricordo dell'ultima volta in cui aveva un foglio per me.

Lui mi fa segno di aprire, così eseguo e me lo metto ben vicino al viso, anche per nascondere il rossore che Dio solo sa perché mi è spuntato sulle guance.

Il foglio è bello grande, un A4, ma ci sono scritte solo tre righe al centro, in matita, e con una calligrafia che dire gallinacea è un complimento. Si tratta di quella di Mattia, ovviamente.

L'amore non è giusto, non è equilibrato e non è semplice. Ma, paradossalmente, è quello che più si avvicina alla giustizia, all'equilibrio e alla semplicità. L'amore è semplicemente complicato.

Wow.

Prima fisso queste poche parole, poi mi volto verso il suo viso, ammirata da ciò che ho appena letto e curiosa di sapere tutto sul perché l'abbia dato a me.

È per caso, davvero, una dichiarazione d'amore? 

"Ieri sera hai detto che il finale che avevo pensato per il nostro discorso da testimoni faceva schifo, così ne ho inventato un altro." mi spiega, troncando così subito le mie vane aspettative.

"Oh..." abbasso lo sguardo sul foglio, rileggendolo con fare forse fin troppo deluso. "Oh."

"Non ti piace?"

"Sì, è bellissimo." mi riprendo. "L'hai davvero inventato tu?"

"Qualcosa l'ho preso un po' da internet."

Lo guardo malissimo.

"Solo la struttura della frase, stai tranquilla. Le parole le ho cambiate tutte; anche perché era una massima sul calcio."

Lo guardo ancora peggio.

"Era tipo... il calcio non è giusto, non è equilibrato e non è semplice. Ma, paradossalmente, è quello che più si avvicina alla giustizia all'equilibrio e alla semplicità."

"Ma non avevi detto di aver cambiato tutte le parole?!" mi infervoro. "Hai solamente scambiato calcio con amore, capirai che profondità, Mattia!"

"E ho aggiunto l'ultima frase." precisa. "Quella l'ho presa da te."

Mi fissa.

"Se ti ricordi."

Lo fisso anch'io, stavolta molto, mooolto in difficoltà, facendo addirittura fatica a deglutire.

Certo che mi ricordo.

"Beh... è bella."

"Certo che è bella, altrimenti non l'avrei scritta." dice. "La teniamo?"

La rileggo ancora una volta, concentrandomi su ogni parola, legandola ai vari riferimenti nella mia testa e facendomela piacere ancora di più di quanto non mi sia piaciuta la prima volta.

"No." rispondo, infine.

"Come no?" si offende Mattia, riprendendosi malamente il foglio e controllandolo da vicino. "Cos'ha che non va? Ci sono degli errori? Ho scritto male qualcosa? Avevi detto che era bella!"

"Troppo bella." specifico. "Per stare in quel discorso. Me la posso tenere io?"

Lui mi guarda, smarrito, confuso... lo sto chiaramente disorientando con queste uscite contraddittorie, ma non posso farne a meno. Vorrei con tutta me stessa riuscire ad essere più distaccata, ma questa volta lo trovo semplicemente impossibile. 

Anzi, semplicemente complicato.

La frase è così bella, così... sua, che voglio tenerla per sempre come ricordo. Vada come vada, qualsiasi finale ci sia, voglio essere sicura che almeno queste parole e questo momento rimangano per sempre miei. Non voglio nient'altro, poi, mi farò bastare questo e la sua felicità.

"Ok." si chiude nelle spalle. "Come vuoi. Anzi, se preferisci ho una fototessera in più nel portafogli. Te la posso dare anche firmata."

Mi lascio scappare una risatina divertita, che quando sto con Mattia mi viene spesso spontanea: "Anche no, grazie. Mi basta doverti guardare adesso con tutto quel sudore sparso per la faccia."

"Non è sudore, è acqua." 

"Tutto?" gli chiedo scendendo con lo sguardo sulla maglietta umida.

Mattia sogghigna maliziosamente, spostando lo sguardo oltre la mia figura e sussurrando: "C'è chi perde liquidi come impone la natura, e chi invece trasuda incenso. Mi spiace deluderti, ma io sono solo umano."

"Nelli!" Sayid ci raggiunge arrivando alle mie spalle e Mattia ne approfitta per aggiungere: "Ed ecco Baldassarre."

L'umorismo di Mattia è un'altra delle cose che mi fa perdere la testa. Ma non posso proprio perderla adesso, anzi... devo tenermela ben appiccicata al resto del corpo, e usare tutto saggiamente. 

Perciò mi alzo in piedi, accolgo Sayid con un sorriso fin troppo sdolcinato ed esulto come una vera cheerleader oca: "Complimenti per la vittoria!"

Lui si compiace visibilmente e, senza preoccuparsi di perdere la dignità, o la vita, mi abbraccia calorosamente. Non lo fa in maniera irrispettosa, certo, ma comunque avanza la sua pedina senza farsi troppi problemi, contento e sicuro di sé.

Ricambio l'abbraccio in maniera forzata, colpendogli ritmicamente la schiena, mentre anche Mattia si alza in piedi e si ferma di fianco a noi: "Già, Sayid. Complimenti per la vittoria."

Ripiega il foglio che aveva in mano e me lo infila nella tasca posteriore dei jeans, poi se ne va, mentre io me ne sto ancora tra le braccia di Sayid e vorrei solamente piangere.

In questo momento, più di qualsiasi altro nella mia vita, sto soffrendo da impazzire, ma sono davvero convinta di essere l'unica ad avere la verità in tasca.

***

ANGOLO AUTRICE



Chi non si è mai chiesto che cos'è l'amore? Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate e quale definizione avete dato a questo sentimento, semmai siete riusciti a trovarne una. Oppure se, secondo voi, esiste qualcuno che ha la verità in tasca e saprebbe dirlo con certezza. Magari quel qualcuno, inaspettatamente, è proprio il nostro idiota di sempre... chi lo sa?

Per quanto riguarda il capitolo, ritengo di aver già fatto un'insopportabile introduzione all'inizio e durante i break, perciò vi voglio solo dire che, nonostante i soliti drammi, a me è piaciuto scriverlo. Mi rendo conto di averla buttata molto sul riflessivo e talvolta introspettivo, ma secondo me c'era bisogno che Nelli desse delle spiegazioni, soprattutto vedendo che qualcuno nel capitolo precedente non aveva capito alcuni passaggi importanti ed era saltato a conclusioni sbagliate.

Invece, per quanto riguarda gli altri personaggi, spero di aver riportato un po' d'equilibrio per alcuni, mentre temo di aver alimentato l'odio per altri. Alla fine, le mie previsioni non sono mai del tutto corrette, quindi aspetto con ansia il vostro resoconto. Gli haters di Federica, in ogni caso, me li aspetto eccome e li accoglierò nelle recensioni con tè e pasticcini XD

Sono contenta di essere riuscita per questa volta ad avere l'aiuto della beta Ellie. Non certo per merito mio, ma grazie alla sua rapidità e dedizione, che ha permesso anche a voi di leggere un capitolo sì pesante, ma quanto meno grammaticalmente corretto. E sì, se non faccio questa battuta ogni volta, non sto bene. Ridete... almeno per compassione di me.

Spero che tutto sommato il capitolo sia piaciuto anche a voi e che abbia aperto qualche prospettiva in più in vista del finale, ovvero del tanto discusso e temuto prologo. Per rispondere ufficialmente a tante domande simili, vi dico che il giorno del matrimonio sarà descritto tra i capitoli 18 e 19 (questo qui che avete appena letto è il 16), mentre i capitoli totali della storia saranno 22/23. Ovviamente sono dati che si basano sui miei programmi, ma sono sempre e comunque soggetti a cambiamenti e imprevisti dell'ultimo minuto, quindi niente è sicuro finché non è scritto.

Prima del prossimo capitolo, comunque, avevo intenzione di pubblicare una OS da aggiungere alla raccolta e, dato che si tratterebbe di una OS richiesta e speciale, volevo anche abbinarla al test: Che personaggio di 'Io e te' sei?
Se anche a voi piace l'idea, ci lavorerò in questi giorni e poi, a seguire, pubblicherò il capitolo 17.

E adesso, spazio alle domande!

1) Avete riconosciuto qualche vostro commento nella carrellata a inizio capitolo? Ai fini della lettura, vi è sembrata una mossa stronza, una polemica inutile oppure una trovata interessante?

2) 
Siete soddisfatti della riappacificazione tra Diego e Nelli? So che la aspettavate da molto e magari è servita anche a voi per riflettere su alcuni concetti, come amore, sacrificio e perdono.

3) Riuscite a capire le difficoltà di Marco? Ritenete che si stia comportando bene, come uomo e come papà?

4) Secondo voi, la reazione di Rachele è passeggera o avrà ulteriori sviluppi negativi? Vi siete mai trovati nei suoi panni?

5) Trovate un senso nell'opposizione tra Marco e Federica in questa situazione? Siete schierati da una delle due parti, oppure guardate da una prospettiva al di fuori? Che cosa ne pensate?

6) La richiesta di Lorenzo a fine capitolo è sembrata abbastanza disperata. Pensate che Nelli sarà in grado di dargli il sostegno morale di cui ha bisogno, così da riconfermarsi l'amica che è sempre stata per lui?

7) Le interazioni tra Nelli e Mattia, in questo capitolo, sono confinate alle poche righe finali. Che interpretazione avete dato voi a questo brevissimo momento di condivisione?


Sono davvero impaziente di andare avanti con la trama e uscire da svariate brutte situazioni. Attraverso gli ultimi capitoli e alcune OS ad alta tensione, arriveremo a capo di tutti i nodi della storia, per poi trarre le conclusioni che saranno auspicabilmente positive per tutti.

Seee, ma chi ci crede. Buon inizio estate! <3


Alla prossima,

Daffy



***


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***

E vi lascio con questa canzone :)

Always - Gavin James
   
 
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