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Autore: Theironlady    30/05/2018    4 recensioni
Cosa accadrebbe se qualcuno promettesse a Fujiko miliardi di rubini in cambio della testa di Jigen?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Jigen Daisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giunsero a riva poco dopo; feriti, esausti, ma salvi.
Avevano trascinato il motoscafo in un angolo isolato della spiaggia, mentre sopra di loro il cielo si era fatto buio già da un pezzo.
Decisero di rimanere lì per la notte, non avendo idea di dove si trovassero né di cos’altro fare; si sdraiarono l’uno accanto all’altro, supini, con lo sguardo rivolto verso il cielo ma gli occhi troppo stanchi per osservarlo.
<< Mi sembra incredibile. >>  aveva detto Fujiko, sbadigliando.  << Tutta questa situazione, intendo. Quello che ci è successo e come siamo riusciti a fuggire. Mi sembra incredibile che poche ore fa fossi convinta di poter morire davvero. >>
<< Stupida. >> la voce grave del pistolero era assonnata, lenta. << Non ti avrei lasciata morire.>>
<< No? Eppure sono stata io ad averci salvati. >> rispose la ladra, ridendo.
<< Sei stata tu? Ah, lasciamo perdere. >> sbottò lui, seccato, voltandosi dalla parte opposta.
<< Dai, stavo solo scherzando! >> tentò di calmarlo, cingendolo da dietro. << Ti sono grata per tutto, pistolero. >> gli sussurrò, mentre passava le dita nella sua barba, folta e ispida, e gli stampava un bacio accanto alle labbra.
Jigen, come preso da un istinto irrefrenabile, si voltò di scatto e la baciò  intensamente, assaporando le labbra di Fujiko come se avesse voluto prosciugarle e divorarle.
Ma quel bacio non era come gli altri che si erano dati in passato; non carico di foga, di pura lussuria. Era diverso, era dolce, come l’incontro di due anime che si univano, fondendosi l’una con l’altra nella maniera più naturale possibile, e avvolti da quella sensazione si lasciarono cullare dal suono delle onde ed, esausti, si addormentarono.
Qualche ora più tardi, vennero destati da una luce luminosissima puntata contro di loro; i fanali di un’auto nera ed elegante, dalla quale scese, con un’aria a dir poco nervosa, Tony Morello, accompagnato da un uomo piuttosto robusto e corpulento, probabilmente la sua personale guardia del corpo.
Jigen e Fujiko lo videro avvicinarsi a loro, ancora addormentati, e vennero svegliati del tutto soltanto quando il Boss prese a sparare un paio di colpi a vuoto, come se sparare direttamente a loro sarebbe stato troppo semplice.
<< Ben svegliati, miei cari. Avete fatto bei sogni? >>
Jigen balzò giù, prontamente puntando la pistola contro di lui che in un quarto di secondo aveva fatto lo stesso, creando una situazione di stallo in cui i due uomini si trovavano l’uno con la pistola rivolta contro la testa dell’altro, tanto vicini da potersi fissare negli occhi.
<< Bene, mi hai evitato la fatica di venirti a cercare per ucciderti. Devo ringraziarti. >> disse Jigen con freddezza, mentre Fujiko, dietro di lui, rifletteva su come avventarsi contro Morello per disarmarlo.
<< Mi sa che non hai capito, qui sarai tu a morire. Tu e quella inutile sgualdrina che sta dalla tua parte. >> rispose il boss, lanciando una gelida occhiata alla ladra proprio mentre stava sul punto di avvicinarsi a lui.
<< Prova a muovere anche solo un altro muscolo e faccio fuori sia te che il tuo innamorato. >> la minacciò, facendo cenno al suo compare di bloccarla.
<< Molto bene. Adesso a noi due, mio caro. >> continuò, mentre gli sorrideva con una strana superbia che il pistolero non riusciva a comprendere. Dopotutto sapeva che Jigen fosse più abile di lui, eppure, pur potendo farlo, non li aveva uccisi prima quando avrebbe potuto, mentre erano ancora in dormiveglia e disarmati.
No, non si sarebbe affatto goduto la sua vendetta in un modo tanto facile. Morello voleva guadagnarsi ogni vittoria, sudarla fino all’ultimo, e soltanto allora avrebbe potuto apprezzarla.
In quel momento, abbassò la pistola e la lanciò a Fujiko, che la afferrò istintivamente.
<< Bendala. >> ordinò alla guardia, la quale, afferrato un fazzoletto dalla sua giacca, lo annodò intorno agli occhi di lei, che non poteva in alcun modo impedirlo.
<< Cos’hai intenzione di fare, bastardo!? >>
<< La riconosci la pistola, Jigen? È una rivoltella Smith & Wesson M19 Combat Magnum in ottimo stato. Non la trovi divertente, la possibilità di venire ucciso con la tua stessa affezionata arma? >>
<< Maledetto figlio di puttana! >> un moto di rabbia fortissimo lo pervase, l’unica cosa che lo fermava dall’avventarsi su quell’uomo era Fujiko, la sua Fujiko intrappolata e inerme, che rischiava la morte per ogni movimento sbagliato che avrebbe potuto fare.
<< Shh, suvvia! Non ti conviene innervosirti così tanto. Se vuoi che il mio amico non spezzi le braccine alla tua amata ti conviene collaborare! >>
Il pistolero digrignò i denti, e con estremo rammarico riposò la pistola all’interno della sua giacca, aspettandosi da un momento all’altro un colpo a sorpresa, un inganno, qualunque cosa Morello stesse tramando lui non avrebbe voluto scoprirla, se avesse potuto scegliere.
<< Fujiko cara, sarai proprio tu a sparare. Sarai tu la Dea bendata! Sceglierai se a vivere dovrò essere io, oppure il tuo amico qui presente. Se sparerai a me, allora vi lascerò andare. In caso contrario, purtroppo, verrai uccisa anche tu subito dopo. Ti piace il mio gioco? >>
Non gli rispose, limitandosi a lanciargli uno sguardo carico di odio e rabbia.
<< Cominciamo! >> esclamò, facendo l’occhiolino alla guardia che , ancora, la teneva bloccata. Poi lasciò la presa su di lei, appositamente per farla girare su se stessa quattro, cinque volte, finchè alla fine, si sentiva talmente confusa da riuscire a stento a reggersi sulle gambe.
Tony Morello costrinse Jigen ad avvicinarsi a lei.
<< Adesso, l’unica cosa che devi fare è scegliere se sparare davanti a te oppure dietro di te. Puoi girarti se vuoi, invertire la tua posizione, la scelta è unicamente tua. Noi due invece, amico mio, dobbiamo tenere gli occhi chiusi, in questo modo la sorpresa sarà ancora maggiore! >>  disse, con tono esaltato. << Ah, dimenticavo; un solo passo falso e la mia guardia del corpo sparerà in testa sia a te che al tuo amichetto. Quando sei pronta, puoi premere il grilletto! >>
Fujiko si voltava confusamente, prima dietro di lei, poi davanti, poi di nuovo dietro. Il suo cuore batteva fortissimo, tremava come una foglia. Non voleva essere l’artefice della possibile morte di Jigen, non voleva che tutto dipendesse da lei, eppure era costretta. Analizzava nella sua mente ogni possibile reazione. “ Potrei sollevare la benda “ pensava;  “ potrei avvicinarmi a entrambi e tentare di riconoscere l’odore. L’odore di Jigen è di tabacco, è un odore acre, maschile. Quello di Morello invece… “ tentava di ricordare i momenti che aveva passato con lui, in cui c’era stata vicina abbastanza da poter sentire il suo profumo. “ Gelsomino, colonia … “
Ma non riusciva a comprendere da quale parte venisse un odore e da quale l’altro.
<< Spara, dannazione! Quanto tempo hai intenzione di farmi perdere!? >> inveiva il Boss, probabilmente nel pieno di una crisi isterica.
Quindi, schiacciata dalla pressione psicologica, Fujiko si voltò e sparò, rapidamente, senza rifletterci troppo.
Solo allora sollevò la benda e vide il volto di Jigen, tramortito, osservarla con gli occhi spalancati e il sudore freddo sulla fronte.
Il proiettile lo aveva colpito di striscio, mancando la sua tempia solo per pochi millimetri. Gli aveva perforato il cappello e alcuni ciuffi dei suoi capelli gli erano caduti sulla spalla, però era vivo, e questo gli bastò per avere abbastanza riflessi da strappare la pistola dalle mani di Fujiko, la sua pistola, e sparare un colpo prima alla guardia del corpo del Boss, in mezzo ai suoi occhi, e poi a Morello, nella stessa posizione, proprio nell’istante in cui stava per pregustare la sua gloriosa vittoria.
Cadde all’indietro, inerme, con la bocca sbarrata come fosse sul punto di parlare, forse di urlare qualcosa che non sarebbe mai stato detto.
Afferrò rapidamente il braccio alla ladra e corse verso l’auto, dove salirono, ed avendola messa in moto, spinsero sull’acceleratore e partirono, di corsa, per scappare il prima possibile da quel luogo, da quella disavventura che troppe volte li aveva messi in fatale pericolo.
<< E adesso, dove andiamo? >> fece Fujiko, quando furono abbastanza lontani da permettere a quel pensiero di sovrastare la gioia di essere sopravvissuti anche quella volta, nonostante tutto.
<< Che domande, dove vuoi che andiamo? Lupin e Goemon saranno preoccupati per noi. >> rispose il pistolero, con una sigaretta storta tra le labbra.
<< Hai intenzione di raccontare tutto quanto? >>
<< Soltanto che siamo salvi grazie alla tua pessima mira. >> rispose, ridendo a facendo ridere anche lei.
<< Però, peccato per tutti quei rubini … >>
<< E’ proprio vero, Fujiko, tu non cambierai mai. >>
<< Forse, ma è proprio per questo che ti piaccio tanto. >>  gli stampò un rapido bacio sulla guancia e gli strinse la mano poggiata sull’acceleratore, mentre davanti a loro, l’alba tingeva di luce il cielo dissipando la notte passata, e con essa, la loro piccola disavventura.
Non scoprirono mai che, il luogo in cui erano stati fatti prigionieri, fosse effettivamente il nascondiglio segreto di Morello, pieno di rubini e altre pietre preziose, nascoste tuttavia in un anfratto che soltanto lui, in vita, conosceva.

 
   
 
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