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Autore: StrongerH    31/05/2018    0 recensioni
La storia di Kat Evergreen comincia a San Francisco. Dopo essersi allontanata da New York e dalla famiglia, decide di ricominciare da capo, senza pensare al passato. Frequenta la San Francisco State, e nel frattempo lavora part-time in una biblioteca. Dopo che il suo migliore amico, Mash l'ha convinta ad andare ad una festa, tutto cambia. Kat incontra, in un modo quasi imbarazzante ed irripetibile, Jayden West: donnaiolo, tatuato, bello e impossibile. Nonostante per Kat sia lo stereotipo del "bad boy", qualcosa in lui la attrae. Le coincidenze non giovano poi, mettendolo sempre sul suo cammino, in un modo o nell'altro. Kat però non vuole cascarci. Vuole pensare a se stessa. Ha un passato oscuro da cui scappare, e da dimenticare, e un futuro pieno di speranza.
Ma come se il destino avesse già deciso, Kat sembra avere le mani legate. Dovrà sorbirsi quel sexy e dannato Jayden West, ma croce sul cuore, non se ne innamorerà... O almeno spera.
Alla fine cosa può farci, se è vittima di Un pazzo Amore a San Francisco?
Tutti i diritti riservati. ©
StrongerH
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: Universitario
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Prologo:


Ci sono molte cose in cui non sono brava. La geografia, ad esempio. O accettare i complimenti, o ancora, riuscire ad ambientarmi in un posto totalmente nuovo. 

Allo stesso modo, ci sono molte cose di cui ho paura. I ragni, i vicoli bui… Si, lo so, sono un cliché. Essere morsa da un serpente o morire per annegamento. 

Ecco, in quest’esatto momento preferirei farmi mordere da centinaia di serpenti piuttosto che entrare nell’aula magna per assistere al discorso di inizio anno e di orientamento. 

Okay, forse sono un po’ esagerata. Mi farei mordere da dieci serpenti piuttosto che entrarci. 

Do un’ultima occhiata alla me riflessa nel vetro della bacheca e sussulto. Sembro esattamente una matricola, una piccola matricola indifesa e spaesata. Una sfigata, a dirla tutta. 

Reprimo la voglia di scappare a gambe levate e afferro la maniglia aprendo lentamente la porta. Alcuni ragazzi sono seduti a chiacchierare tra di loro, altri stanno guardando il telefono. Nessuno guarda me, grazie a Dio. Tiro un sospiro di sollievo e mi accomodo su una delle sedie vuote. 

Quando ho fatto domanda a questa Università, mia madre è letteralmente impazzita. Ho rifiutato l’ammissione alla Columbia, e per poco non si è strappata i capelli. La Columbia era la mia prima scelta da sempre. Il college prestabilitomi dai miei genitori, anche loro ex-alunni della Columbia. Ero destinata ad arrivarci, frequentarla e laurearmi diventando un brillante avvocato, come i miei genitori. Peccato che qualcosa sia andato storto. E da New York  mi sono trasferita a San Francisco, esattamente dall’altra parte degli Stati Uniti. 

Inutile dire che i miei genitori quasi non mi rivolgono più la parola, hanno anche minacciato di tagliarmi i fondi, peccato per loro che il mio fondo fiduciario non possa essere toccato da nessuno a parte me, e da quando ho compiuto diciotto anni (ovvero l’anno scorso) ne sono ufficialmente l’unica intestataria. 

Così sono riuscita a pagare interamente la retta per tutti e tre gli anni, e con quello che mi è avanzato, ho affittato un appartamento a due chilometri dal campus. Mi toccherà lavorare per non far finire subito i soldi che rimangono sul conto, ma ci riuscirò. Ho già avvisato la segreteria di aver bisogno di lavorare, così hanno sviluppato un orario che possa permettermi di lavorare il pomeriggio e frequentare le lezioni di mattina. Andrò a trovarmi un lavoro subito dopo che questa specie di “incontro” sarà finito. 

L'incontro finisce, e dopo aver avuto varie delucidazioni sui corsi e via dicendo, decido di correre all'arrembaggio e cercarmi subito un lavoro come si deve. Inutile dire che non so fare praticamente niente. Se mi azzardassi ad avvicinarmi ad una macchinetta per il caffè, sono sicura, la brucerei. Non so fare cocktail, dato che sono astemia, il massimo che ho bevuto è stata una birra, se non contiamo un shot di tequila, ma solo perché me l'hanno praticamente buttato giù per la gola senza il mio consenso. Quindi non optiamo per i bar. Potrei provare a fare la cameriera... se non fosse che ho la coordinazine mano-occhio inesistente e per quanto sono goffa dovrei usare lo stipendio per ripagare tutti i piatti e bicchieri rotti. No, niente cameriera. Potrei provare facendo la segretaria... e se dovesse capitarmi uno di quei capi molesti, che allungano le mani? Oh santo Dio, proprio no. 

L'idea mi arriva quando su una bacheca leggo "Cercasi Addetta/o Biblioteca anche senza esperienza". Strappo il foglio dalla bacheca e mi segno la via su Google Maps. Arrivo alla biblioteca in meno di cinque minuti, e un ragazzo biondo, molto attraente è dietro il bancone, a rimettere i libri apposto. Mi avvicino timidamente e lui mi fa un sorriso enorme, folgorante da quanto sono bianchi i suoi denti.

«Ti sei persa tesoro?» mi chiede sorridendo ancora. Scuoto la testa e gli mostro il foglio. 

«Uuuh, sei qui per il lavoro! Perfetto, lo adorerai!» batte le mani e apre il varco per farmi entrare dietro il bancone. Sussulto un attimo quando lo lascia sbattere per richiuderlo e tutti si voltano a fissarci «Continuate a fare quello che stavate facendo, nerd.» conclude il ragazzo, per poi guardarmi.

«Ma come... senza colloquio?» chiedo. Insomma, non che io sia un asso nei lavori, ma dovrebbe essere di consuetudine fare un colloquio o dei giorni di prova prima di assumere qualcuno.

«Senti cuoricino, sarò onesto. Non c'è nessuno in due mesi si è fatto avanti, tu sei la mia salvezza. Accetta il lavoro.» quasi mi implora, e sorrido. «D'accordo, accetto.» annuisco e lui sbatte di nuovo le mani, per poi guardare in cagnesco tutti quelli che si sono girati nuovamente a guardarci. 

«Quando incomincio?» 

«Anche subito tesoro. Poggia lì le cose, ti spiego come si fa.»

Tante spiegazioni, e due ore dopo, sono seduta alla scrivania catalogando i libri in ordine alfabetico. Mash si avvicina a me. 

«Lo vedi il biondino lì nell'angolo?» ridacchia. Annuisco «Bene, mi ha appena fatto delle avance esplicite. Sembro un tipo facile se ci pomicio dietro l'ultimo scaffale?» strabuzzo gli occhi. Mash è gay, come ho fatto a non pensarci prima! 

«Vuoi il mio onesto e sincero parere?» annuisce e mi sorride «Si, sembreresti un tipo facile da una botta e via.» lui ridacchia.

«Era proprio quello che volevo sentirmi dire.» 

 
   
 
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