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Autore: PersephoneAm    31/05/2018    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Sussultai e per poco non scoppiai in un urlo. «Tu che ci fai qui?»

«Vieni con me e non fare cazzate.»mi disse Michael. «Muoviti.»

Feci un sorriso a un fotografo e seguii il ragazzo. «Lo sai quanto tempo Cri ha impiegato a cercarti?»

«Non me ne frega un cazzo di quel coglione!»ringhiò lui. «Il tuo ragazzo è l'obiettivo principale. E tu sei l'unica cosa che gli importi davvero, perciò adesso vieni con me.»

«Col cazzo.»risposi io, strattonando il mio polso dalla sua presa.

Come veniva in mente a quel cretino di farsi trovare ad una sfilata alla quale partecipavo lavorando e pretendere che lo seguissi, lasciando tutto e tutti? Si era bevuto il cervello?

Lui tirò fuori una pistola e sussultai, sgranando gli occhi. «Adriana, portala nei camerini e falla cambiare. Poi andremo alla macchina.»

La ragazza che si era occupata di me nei camerini, quella con l'accento dell'est, mi comparve improvvisamente alle spalle e mi afferrò per un braccio. «Vieni con me.»mi tirò con arroganza.

«Ho detto no.»insistetti, iniziando però ad aver paura: eravamo due contro una. Vidi che Michael stava per dire qualcosa, ma lo interruppi subito. «Puoi anche spararmi, ma non arriverai al tuo scopo.»

«Il fratello di Adriana si trova sotto casa di tua cognata, Monica.»disse Michael, sogghignando. «Se non vuoi che capiti qualcosa al bambino o a lei, seguimi.»

Mi irrigidii. «Bastardo!»sibilai.

«Davvero credevi che non avessi pensato al fatto che non saresti voluta venire volontariamente con me?»fece, alzando un sopracciglio. «Dal primo momento in cui ti ho vista, Alice, ho capito che saresti stata una rottura di palle e non avevo torto!»

E ora cosa avrei fatto? Eravamo troppo lontani dalla sfilata, perché potessi urlare in cerca di aiuto. Tony, Teo e Ste sembravano essersi volatilizzati ed io ero sola. Solo contro Michael e la sua amichetta.

Dovevo provare qualcosa. Almeno per avvisare per tempo Monica o specialmente Nathan, che avrebbe provveduto ad aiutare la sua ragazza e il loro bambino!

«Io, con voi, non ci vengo.»ripetei. «Non credo che uno dei tuoi sia sotto casa di Monica e che lei non sia controllata, quindi cerca di lasciarmi in pace.»

«Se non vieni, ti sparo Alice. Non me ne frega un cazzo che ci sia gente dappertutto. Ti sparo.»

«Io, invece, direi che è meglio se la lasci stare.»

Mi voltai verso destra e vidi Tony, insieme a Teo e Ste. I due amici di Tommy avevano le mani dietro la schiena e l'aria incazzata.

Sgranai gli occhi, quando Ste abbassò la mano e mise in evidenza una pistola.

Iniziai a sentire l'adrenalina circolarmi in corpo e le gambe presero a tremarmi, comprese le mani.

Michael rise. «Pensi di farmi paura con il ferro? Non mi conosci proprio.»

«Ste, lascia perdere!»balbettai impaurita. «Monica è in pericolo. Devo andare con loro.»

«Ma guarda come è intelligente, la ragazza.»mi schernì Michael. «Ora vedete di levarvi, altrimenti farò una sola telefonata...»

«No...»cercò di fermarlo Tony.

«Sta' lontano, damerino.»lo avvertì Michael. «O le sparo.»

Sussultai, sentendo qualcosa infastidirmi alla parte inferiore della schiena.

Oddio! Mi stava puntando una pistola alla schiena? Ora sì che me la stavo facendo sotto! Chiusi gli occhi e iniziai a pregare Dio che non mi facesse nulla di male, né intenzionalmente, né casualmente.

«Ste, chiama Marco e digli di andare sotto casa di Monica con i ragazzi.»disse Teo, non perdendo il contatto visivo con Michael, che sembrò irrigidirsi.

Aprii gli occhi e guardai il mio migliore amico negli occhi: perché Ste doveva chiamare Marco e chiedergli di andare da Monica? Se avessero incontrato i romeni sarebbe finita male!

«Abbassa quella pistola o chiamo la sicurezza.»minacciò Tony, indicandomi e guardando furioso Michael.

Sentii Ste parlare sottovoce al telefono, poi chiuse la chiamata. «Marco e Lele sono a casa di Nathan. Sono scesi in strada a controllare se ci fosse qualcuno, ma non hanno trovato anima viva.»

Sospirai di sollievo e, con uno spintone, mi allontanai da Michael, lanciandogli un’occhiataccia.

Lui rise. «Touché.»

«Perché hai fatto credere a tutti che fossi morto?»gli chiesi, avvicinandomi a Tony, che mi sostenne.

Sentimmo uno scampanellio, poi le porte di un ascensore si spalancarono. Lui spinse Adriana nell’ascensore, sempre puntando la sua pistola contro di noi.

«Non è affar tuo.»sibilò, mentre le porte si chiudevano.

«Pezzo di merda.»fece Ste, con tono di voce adirato. «Ma cosa cazzo gli sta saltando in testa?»

Sentii le gambe vedere e Tony mi fece sedere su una delle sedie del corridoio. Teo mi venne subito incontro, mentre Ste parlava con qualcuno al telefono.

«Alli...»iniziò Teo, sfiorandomi il viso.

Lo scansai di scatto, sgranando gli occhi. «Non toccarmi.»sussultai, voltandomi verso Teo. «Lasciami un po' di tempo... per favore, Teo.» I denti battevano gli uni contro gli altri, come se un vento gelido mi avesse colpita dritto sul corpo e stessi morendo di freddo. Ma non era freddo, quello che sentivo in quel momento.

«Alli, sei sconvolta...»iniziò lui.

«Appunto per questo mi devi mollare cinque fottuti secondi, Teo!»esclamai, spazientita. «Ci mancava solo lo psicopatico sparito, che appare nei momenti meno opportuni. Quella ragazza… quella che stava con lui… era la stessa che mi ha truccata. Capisci cosa intendo? Era a pochi passi da me, Cristo!»

«Chiamo Tommy? Così magari ti senti meglio.»tentò Ste, dopo aver chiuso la chiamata che stava facendo.

«No. Voglio andare a casa.»risposi, cercando di alzarmi in piedi.

Se Tommy avesse saputo cosa era appena accaduto, sarebbe accorso qui in un batter d’occhio, perdendo un’importantissima opportunità. E io non potevo permettere una cosa del genere.

«Alli, non puoi tornare a casa.»mi disse Tony, dispiaciuto. «Tra mezz’ora ci sarà un cocktail, al quale devi presenziare.»

Lo guardai scocciata e presi un profondo respiro: forse, una serata con gente che beveva e che parlava di vestiti o di altre stupidaggini, mi avrebbe aiutata a lasciarmi scivolare di dosso quanto era appena successo.

Annuii. «Andiamo.» Un lieve giramento di testa mi costrinse però a tornare seduta.

Teo e Tony iniziarono a farmi domande a raffica. L'unico che fu utile in qualche modo fu Stefano, che domandò, a un cameriere che passava di lì, un bicchiere d'acqua, perché non mi sentivo bene. Il cameriere sparì e riapparve in un batter di ciglia con un bicchiere d'acqua e alcune bustine di zucchero.

«Se alla signorina va, ho portato anche dello zucchero.»disse l'uomo. «Forse è un abbassamento di pressione.»

Gli sorrisi e bevvi piano l'acqua. «Grazie.»

«Di nulla.»fece lui, prendendo il bicchiere vuoto. «Se avete bisogno di qualcos'altro...»

«No, grazie.»rispose per me Tony, con un sorriso cordiale. «Grazie per il suo aiuto.»

Il cameriere sparì definitivamente. Tutti e quattro tornammo alla sfilata e Magda mi disse di tenere il vestito addosso, durante il cocktail. Conversai amabilmente con molti ospiti e alcune modelle. Sorrisi talmente tanto, che temetti mi si fosse bloccata la muscolatura facciale!

Tony mi fece poi conoscere una ragazza bellissima. Alta quanto il mio amico e con i capelli biondissimi, quella ragazza sembrava un angelo con gli occhi verdi.

«Ali, lei è Charlotte.»me la presentò Tony.

Annuii. Quella era Charlotte, quindi. «Piacere di conoscerti! Io mi chiamo Alice.»

Lei mi sorrise timidamente e allungò verso di me una mano, che strinsi delicatamente. Tony ci disse che sarebbe andato a prendere qualcosa da bere per tutte e due e ci lasciò sole. Iniziai a parlare, chiedendole come le sembrava il vestito.

Lei si illuminò. «Oh, ti sta benissimo!»esclamò. «È un colore che ti dona.»

Le sorrisi. «Ti ringrazio.»

Quando finalmente la serata finì, erano le tre e mezzo di notte. O di prima mattina. L'autista ci riportò a casa, mentre Magda rimase all'hotel.

Charlotte se n'era andata un'ora prima, salutandomi con un sorriso splendido. Tony offrì poi ospitalità a Ste e a Teo e diede loro alcuni dei suoi vestiti, per cambiarsi. Era strano come tutti e tre avessero la stessa taglia: sembrava un caso fortunato del destino. E meno male! Almeno potevano cambiarsi d' abito, poverini!

Prima di andare a letto, accesi il telefono, che avevo spento prima della sfilata. Vidi un mucchio di notifiche, messaggi e e-mail, ma quello che mi interessò di più, fu un messaggio di Tommy.

Aprii la conversazione e lessi avidamente ogni parola, mentre le labbra si incurvavano in un sorriso e la gioia prendeva il posto di ogni preoccupazione.

"Ciao Alli. Stasera ho finalmente firmato il contratto con la ***! Dal mese prossimo inizierò a giocare per loro, quindi sarò sempre a Milano, a meno che non ci siano altre novità all'orizzonte. Anche tuo fratello è stato preso. Ci hanno detto che saremo una coppia infallibile, pensa un po'! Settimana prossima dovremmo tornare a Milano, spero ci sarai. Altrimenti verrò a prenderti a Roma e ti riporterò a casa in spalla, come un sacco di patate. A proposito di casa: se la situazione sarà stabile, ho intenzione di prendere un appartamento. E tu verrai a vivere con me. Buona fortuna per la sfilata. Ti amo."

Non c'era alcuna emoticon, né un cuore. Tommy era fatto così: i suoi messaggi non erano per nulla emotivi, se non nel contenuto. Ma quello che più mi aveva stupita era quella notizia di voler prendere casa e andare a vivere insieme!

Mi voltai a fissare il soffitto e iniziai a sorridere come un'ebete, finché mi addormentai, sognando di dormire accanto a Tommy.



Il mattino successivo mi svegliai alle undici e mezzo, sentendo il rumore di un'aspirapolvere a breve distanza. Sbadigliai e stiracchiai le membra indolenzite. Afferrai il telefono e guardai l'ora: non mi ero mai svegliata così tardi, ma vista l'ora in cui eravamo rincasati, ci e trentadue mi sembrava un orario decente per aprire gli occhi e iniziare una nuova giornata.

Sbloccai lo schermo del telefono e selezionai il menu delle chiamate, toccando il nome di Thomas. La chiamata partì e lui mi rispose subito.

«Alli, buongiorno!»mi salutò lui.

«Ciao, amore. Come stai? Scusami, ma ieri siamo tornati a casa tardi e ho visto il tuo messaggio verso le tre.»

Alcune voci in sottofondo mi fecero capire che Tommy si trovava in compagnia di altri giocatori. I ragazzi, quando stavano tra di loro, avevano sempre quei comportamenti da veri deficienti: urlare al telefono che il tuo ragazzo aveva baciato un'altra era uno di questi.

«E smettila, Lori!»si lamentò Tommy. «Alli, non credergli: non ho baciato nessuna!»

Risi. «Non c'è bisogno che me lo dici. Mi fido di te in ogni caso.»

Parlammo del più e del meno, di come il suo nuovo allenatore avesse esplicitamente chiesto di avere in squadra sia Tommy sia mio fratello. Poi lui chiese come era andata la mia sfilata.

Sgranai gli occhi, ma non mi feci prendere dal panico. «Bene!»risposi. «Magda mi ha fatta uscire sulla passerella per due volte, con due creazioni diverse. Le modelle non erano così antipatiche come mi aspettavo e due di loro mi hanno anche chiesto di poterci vedere a Milano, quando verranno.»

Omisi appositamente quello che era accaduto con Michael: era meglio parlarne a quattr'occhi e non al telefono. Una mezz'oretta dopo, chiusi la chiamata e uscii dalla camera e l'odore di pesto fresco mi invase le narici. Inspirai profondamente e seguii quel buon profumino fino alla cucina, dove Tony e Teo stavano preparando il pranzo.

«Voi lo sapete che vi amo?»dissi loro.

Teo rise, mentre Tony non mi guardò nemmeno, troppo impegnato a salare per bene la pasta e a girarla nella pentola.

Ste ed io apparecchiammo la tavola e dopo dieci minuti iniziammo a mangiare. Mentre pranzavamo, però, mi venne un dubbio.

«Tu dici che sono ancora qui?»chiesi a Teo, mentre portava alla bocca l'ennesima grossa forchettata.

Lui fermò il boccone a metà strada e mi guardò. «Secondo me sì.»rispose lui. «A meno che non è tornato su per fare qualche cazzata.»

Aggrottai la fronte. «In che senso?»

«Nel senso che potrebbe veramente rompere i coglioni a Monica o a Samuele, ma in quel caso Nathan gli farebbe spezzare l'osso del collo.»mi spiegò Ste. «Gli conviene stare alla larga da tutti quanti noi.»

«Appena Tommy finirà il ritiro, ci dobbiamo mettere sotto e capire cos'è 'sta storia.»continuò Teo. «Non ho capito come mai è sparito e poi riapparso, così dal nulla. Tra l'altro aiutando i romeni!»

«Credete che casa mia sia abbastanza al sicuro, nel caso quell'idiota sia ancora qui?»domandò Tony.

«Sì, casa tua è perfetta.»lo rassicurò Ste. «Però mi sentirei meglio se fossimo a Milano. Almeno lì conosciamo bene il territorio e sappiamo da chi farci aiutare.»

«Sembra quasi una sorta di caccia al bersaglio.»commentò Tony.

«E lo è.»annuì Teo. «Purtroppo Alice è quella più esposta, tra noi, perché è la ragazza di Tommy.»

«Ma si può sapere cosa ha fatto Thomas?»

Stefano guardò Teo, poi si rivolse a Tony. «Michael e Thomas dovevano essere esaminati da alcune importanti personalità calcistiche. Durante la partita precedente a quell'esame Thomas, involontariamente, lo ha fatto male. Michael non è riuscito a giocare quando c'erano gli esaminatori e non gliel'ha mai perdonato.»

Guardai Ste. Sapevo che quelle erano tutte stronzate, ma non avevo la benché minima voglia di dire cosa, in realtà, ci fosse tra Tommy e Michael.

«Ha perso un'occasione importante.»fece Tony. «Ma dall'essere rancoroso all'essere psicopatico ce ne passa!»

Annuii senza rendermene conto. Psicopatico lo era davvero! Michael sembrava veramente incontrollabile e imprevedibile. I suoi occhi erano pieni di rabbia e di odio già da quando mi ero ritrovata a casa di Christian l'estate precedente. Appena aveva saputo che ero la sorella di Alex, il suo sguardo sembrava essersi acceso di una luce sinistra e ora quel presentimento era diventato una realtà tangibile: Michael era veramente una persona sinistra e senza regole.

Da evitare come la peste.





ANGOLO MIO.
Sì, sono imperdonabile. Scusatemi davvero tanto, per l'assenza e per la storia che ho lasciato in sospeso. Sono io la prima a innervosirmi, quando vedo le storie abbandonate lì a casaccio e poi finisco per fare quello che odio! Però sappiate che questa assenza è stata giustificata, in primis, poi avevo anche un po' perso il desiderio di scrivere. È stato un periodo orribile. Ho tanti progetti e tante cose che vorrei fare, che alla fine mi soffocano! Comunque, spero propri O continuiate a seguire "Dammi un brivido" e spero che la commentiate come avete sempre fatto. Non mi resta che promettervi questo definitivo (Si spera) ritorno e salutarvi. Alla prossima :*
   
 
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