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Autore: _doubled_    01/06/2018    1 recensioni
SEQUEL DI "EL FUEGO Y EL MAR"
Mi avevi promesso che non ti saresti mai dimenticato di ciò di cui ho bisogno e che avresti passato il per sempre al mio fianco, eppure adesso mi hai lasciato da solo, con tutte le mie debolezze che nessun altro capisce, a parte te.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1. L'importante è che siamo vivi

Legenda personaggi:
Lorenzo Galieni
Andrea, Fada, Fadani
Simone De Pisis
Andrea, Lisu, Lisandri
Matteo, Roffo, Roffino, Roffins, Roffini
Giacomo, GiaLiga, Ligambi
Jacopo Galieni
Diego Fadani
Alice Ferrari
Mattia Memi

GALIENI'S POV

Mi svegliai all'improvviso, urlando per un dolore lancinante al braccio destro; sentivo fitte e bruciori dappertutto, tentai di muovermi, ma ero immobilizzato fino al collo, solo in quel momento mi accorsi del suono della sirena, così mi guardai intorno e capii: mi trovavo in un'ambulanza. Intorno a me c'erano dei paramedici, uno mi stava immobilizzando il braccio, una stava tamponando le varie ferite, e l'altro stava pompando l'aria nella mascherina che avevo sul viso: «Lorenzo, ti stiamo portando in ospedale, andrà tutto bene» disse uno di loro.

D'un tratto, ricordai il camion che ci aveva investiti, Fada, incosciente e ricoperto di sangue, con la fronte sul volante, l'auto ribaltata sull'asfalto, e vetro ovunque. Nonostante la mascherina, non riuscii più a respirare, il mio cuore cominciò a battere freneticamente e l'ansia e il panico si appropriarono del mio corpo; tentai, invano, di liberarmi dai paramedici, che, però, mi tenevano fermo: «Lorenzo, respira, ci siamo noi, Andrea è vivo, vi salverete entrambi, ma ti devi calmare».

Mi concentrai sul fatto che sia io che mio marito fossimo in vita, così, dopo qualche minuto, riuscii a rilassarmi, giusto in tempo per l'arrivo in ospedale: «Dov'è Andrea? Voglio vederlo» annaspai.

«C'è qualcuno che si sta occupando di lui, non preoccuparti, ora pensiamo a te, dobbiamo anestetizzarti per l'operazione: dobbiamo levarti i vetri, bloccare le emorragie e sistemare la frattura al gomito; quando ti sveglierai, sarà tutto finito» spiegò un medico, mettendomi la mascherina per l'anestesia, «conta insieme a me».

«Cinque, quattro, tre...» sussurrai, seguendo la sua voce, prima di addormentarmi.

Al mio risveglio, mi ritrovai in una stanza con luci soffuse; avevo il braccio immobilizzato da un gesso fino alla spalla e bende e cerotti su tutto il corpo.

«Buongiorno, Lorenzo» sentii dall'altro lato della camera, così mi girai a fatica e notai un uomo sulla trentina, sdraiato sul letto accanto al mio.

«Giorno» borbottai, confuso, «visto che sai chi sono io, hai notizie di mio marito Andrea?».

«No, mi dispiace» rispose, «figa l'anestesia, eh?».

«Non proprio, io vado».

Provai ad alzarmi, ma il dolore non me lo permise, quindi mi riappoggiai al cuscino, facendo una smorfia, e suonai il campanello. Quando arrivò un'infermiera, provai a chiedere anche a lei informazioni: «Vado a sentire» disse, gentilmente, lasciando la stanza.

«Cosa vi è successo?» domandò il mio vicino di letto.

«Un incidente con mio marito» risposi, sbrigativo, non guardandolo neanche.

«Scusa» farfugliò, sarcastico.

Mi sentii un po' in colpa per come l'avevo trattato, di certo non era causa sua tutto ciò che stava succedendo, ma ero davvero tanto preoccupato per Fada e non riuscivo a pensare ad altro.

«Lorenzo, puoi stare tranquillo, anche le operazioni di Andrea sono andate bene, adesso deve solo svegliarsi dall'anestesia» mi informò l'infermiera, rientrando.

Tirai un sospiro di sollievo, fortunatamente nessuno dei due era in condizioni gravi, e io non vedevo l'ora di riabbracciarlo e partire per la nostra luna di miele a Bora Bora.

L'infermiera procedette con i controlli necessari insieme a un medico, che mi disse che entro due giorni mi avrebbero dimesso, poi uscirono.

«Scusa per prima, come ti chiami?» chiesi, rivolgendomi all'uomo accanto a me.

Solo in quel momento mi accorsi che la sua carnagione tendeva al giallo, così pensai che avesse problemi al fegato.

«Mattia, non ti preoccupare, ti capisco» mi tranquillizzò, sorridendo.

«Mi sono sposato stamattina, stavamo andando al ricevimento e uno stronzo in camion ci ha presi in pieno, passando col rosso» raccontai, sentendo le lacrime affiorare, «tu, invece?».

«Ho scambiato il fegato con qualcuno» disse, stringendosi nelle spalle.

«Mi dispiace, adesso come stai?».

«Abbastanza bene, sono stato meglio, forse» ridacchiò.

«Lory!» urlò mio babbo, irrompendo, con zia Alice e Manuele, nella stanza, e avvicinandosi a me.

«Diego ci fa entrare a due a due, arriveranno anche gli altri, stanno tutti bene» affermò mia zia, «tu come stai?».

«Potrebbe andare peggio, almeno so che Andrea sta bene».

«Non preoccuparti, recupereremo questa giornata» mi consolò Jacopo, sedendosi sul letto, accanto a me.

«Già, l'importante è che siamo vivi» sospirai.

Parlammo ancora per una ventina di minuti e tentai di coccolare un po' Manuele, poi i miei familiari uscirono per far entrare Andrea e Simone: il Lisu aveva il collare, mentre il suo ragazzo si teneva un braccio, probabilmente fasciato. Mi vennero incontro e mi abbracciarono delicatamente: «Ho pensato veramente al peggio» sussurrò Simo, preoccupato, con gli occhi colmi di lacrime.

«Amore, tranquillo, vedi? Stanno bene» lo rassicurò Andrea, stringendolo a sé e dandogli un bacio sulla fronte.

«Anch'io ho avuto paura, credimi» risposi.

«Mi dispiace tanto, non ve lo meritavate, e quel pezzo di merda del camionista non si è fatto un cazzo, adesso è in questura a deporre» sbraitò il Lisu.

«Che stronzo» intervenne Mattia, per poi presentarsi.

«Non la passerà liscia, abbiamo Jacopo Galieni dalla nostra parte!» esclamò Simone.

«Cazzo! È il vostro avvocato?» domandò il nostro nuovo amico.

«Eh sì, se n'è appena andato, è mio padre».

«Cazzo!» ripeté.

Ridemmo tutti e spostammo la conversazione su argomenti più felici, finché Simone e Andrea non cedettero il posto a Roffo e GiaLiga; dopo di loro, a due a due, entrarono tutti i miei amici, fin quando non arrivò la cena e furono mandati via. Mentre mangiavo il mio riso in bianco, Mattia mi domandò: «Come mai tu hai questo trattamento speciale? Prima ti portano subito notizie di tuo marito, poi ti fanno stare in compagnia per tutto il giorno».

«Il padre di Fada è il primario di quest'ospedale» ridacchiai, «anzi, quando ti serve qualcosa chiedi pure a me».

Gli lasciai il mio numero, cosicché potesse chiamarmi in qualsiasi momento, poi arrivò Diego: aveva ancora i vestiti della cerimonia che erano ricoperti di sangue, ormai secco, il suo viso era sconvolto, sembrava che avesse pianto molto, quindi mi allarmai subito. Si sedette sulla sedia accanto al mio letto e mi prese la mano: «Come stai?» sussurrò.

«Cos'è successo?» chiesi, ansimando e ignorando la sua domanda.

«Andrea è in coma».

 

NdA

Ciao a tutti! Questo è il primo capitolo del sequel di “El fuego y el mar”, la nostra prima storia. È passata un'eternità, ma ce l'abbiamo fatta! Siete contenti di ritrovare Lory e Fada? Diciamo che l'inizio non è dei migliori, cosa pensate che succederà? Scriveteci le vostre idee, ci farebbe molto piacere! Grazie a tutti!
Un abbraccio,
Sofia e Luna

   
 
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